ROMA – Due bar e una trattoria a due passi da San Pietro, immobili, società, aziende, veicoli e conti bancari. Maxisequestro della polizia di beni per un valore di 25 milioni di euro riconducibili a nove persone considerate legate alla camorra, alla ‘ndrangheta e alla famiglia Casamonica. Un “tesoro” che, secondo gli inquirenti, sarebbe riconducibile a un nuovo gruppo criminale “trasversale” che avrebbe riciclato nella città di Roma i rispettivi profitti illeciti provenienti dal traffico di stupefacenti, usura ed estorsioni. L’attività è il frutto di un’indagine patrimoniale della Divisione Polizia Anticrimine, diretta da Angela Altamura, che si è avvalsa del personale della Squadra Mobile, di 28 Commissariati e delle Divisioni Polizia Anticrimine di 12 Questure italiane. A finire sotto sequestro 10 immobili, 43 società, 45 aziende, 30 veicoli e rapporti bancari presso 68 istituti. Tra questi due bar e un ristorante nei pressi del Vaticano, intestati formalmente a terze persone, tra cui due cittadini cinesi, un bar nel quartiere Prati, una trattoria a Trastevere, una concessionaria in periferia e un bar a Tivoli. Sigilli anche a una palestra e un negozio a Ciampino, vicino Roma, riconducibili alla famiglia Casamonica e attività commerciali in altre città italiane. Sequestrati inoltre un appartamento in zona Monteverde, uno all’Aurelio, un altro in zona Flaminio e una villa ad Ardea, sul litorale a sud di Roma. Per gli inquirenti i beni sono riconducibili a persone «dall’elevato spessore criminale» e «a più riprese in alcune attività investigative per delitti di particolare gravità, commessi anche in forma associativa, quali traffico e spaccio di stupefacente del tipo cocaina, proveniente dalla Calabria e destinata al mercato romano». Il giudice nel provvedimento di sequestro parla di «pericolosità qualificata» dei soggetti «poiché gli stessi – anche quando non siano direttamente appartenenti ad associazioni di stampo ‘ndranghetista – sono tuttavia pronti ad agevolare tali associazioni ed inoltre attuano altresì attività di riciclaggio». Le stesse società sequestrate, nel provvedimento sono indicate come «contenitori per la gestione di capitali provenienti da attività delittuose le cui prerogative sono anche quelle di costituire uno schermo atto a neutralizzare eventuali azioni giudiziarie ablative, di massimizzare, se possibile, ulteriormente i profitti ed offrire un volto presentabile di colletti bianchi capaci di contrattare con l’imprenditoria, ma anche con la pubblica amministrazione».