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Grande successo per la rassegna “Aspettando il Natale 2012”

Mirto Crosia (Cosenza) – La quarta edizione della rassegna “Aspettando il Natale 2012” – mercatini natalizi è stata caratterizzata da un’ampia partecipazione di pubblico. Tanta gente, proveniente anche dai paesi limitrofi, ha visitato i mercatini e ha partecipato alle numerose attività che dall’8 al 16 dicembre hanno fatto da cornice e hanno arricchito l’intera kermesse. L’iniziativa, che si è volta nella centralissima piazza Dante di Mirto, è stata pianificata dalla Gg eventi, guidata dal giovane imprenditore locale Giuseppe Greco, con il patrocinio del Comune di Crosia.

In questi nove giorni si sono susseguite iniziative di carattere sociale, culturale e ricreative, fra cui l’esibizione di numerose scuole di danza, sfilate di moda, incontri e dibattiti su argomenti sociali.  Tante sono state le attrazioni di tipo folkloristico, culinario e sportivo, fra cui un raduno ciclistico, un moto-incontro e la partecipazione di un gruppo di amatori di fuori strada, ma anche concerti, rappresentazioni teatrali, sagre e spettacoli vari.

“Il Canto dei Cantici” mostra di Maurizio Romani

La sensualità dello spirito e la bellezza della carne si incontrano nella mostra del maestro Maurizio Romani, “Il Cantico dei Cantici”, che sarà inaugurata mercoledì alle 17, con la benedizione del Vescovo, presso la sala “Mario Donato” della chiesa “Sacra Famiglia” di Andreotta di Castrolibero, alle porte di Cosenza.

La mostra è organizzata dal “Centro Studi e Ricerca delle Arti Gianfranco Labrosciano”, con la collaborazione dell’Associazione Milleventi e il patrocinio del Comune di Castrolibero, che si è impegnato nel supportare l’organizzazione dell’evento culturale. Sarà un momento di grandissimo fervore spirituale, artistico e letterario, su un tema, quello del Cantico dei cantici, che sarà dibattuto da importanti figure che ne hanno studiato la profondità di pensiero e di fede.

Mercoledì 19, alle ore 17, il critico Gianfranco Labrosciano inaugurerà la mostra alla presenza del Sindaco di Castrolibero, Orlandino Greco, e di quella del Vescovo don Salvatore Nunnari. Durante la cerimonia saranno ospiti  il biblista Don Michele Fortino, che si concentrerà sull’esegesi dell’opera sul piano religioso, e il professor Flavio Nimpo, che offrirà delucidazioni dell’opera dal punto di vista letterario.
La mostra sarà visitabile fino al 29 dicembre e culminerà, il 10 gennaio, in un grande evento culturale e fideistico con una conferenza incentrata sul “Cantico dei Cantici”, alla presenza del sindaco di Castrolibero Orlandino Greco. Ospite d’eccezione, oltre all’artista Maurizio Romani, sarà il biblista e membro del Presbiterio della Patriarcale Basilica Vaticana, don Ennio Innocenzi, che fu grande amico personale del compianto Papa Giovanni Paolo II. Per l’occasione, il Dance Studio “Mirella Castriota” offrirà una interpretazione di danza del Cantico dei Cantici. Modererà il giornalista del quotidiano Gazzetta del Sud Carlo Minervini.

La nudità… la nostra identità!

Cosenza – La Mujer Invisible, ultimo spettacolo del progetto Isole in Rete, è stato messo in scena, ieri pomeriggio, al Teatro dell’Acquario che, in questo mese, ha visto tra le sue quinte e il suo palco un susseguirsi di attori e ballerini con produzioni allettanti ed innovative. Con la compagnia Provisional Danza di Madrid si chiude così il cerchio e si pone fine alla complessa, tortuosa e spinosa ricerca dell’identità, della propria essenza, del proprio io. Uno spettacolo intenso fatto di corpi, parole e musiche; corpi che volteggiano, si muovono all’unisono e poi si scorporano, corpi che si inseguono, si sfiorano, si cercano mettendo in scena amori, affetti, relazioni fatte di presenze e spesso anche di molte assenze impreviste, dolorose e, a volte, necessarie.

Una compagnia che ha fatto della semplicità e del sentimento il proprio stile di ballo e di vita; quattro uomini e tre donne hanno calcato le “tavole” del teatro con l’intenzione di mettere da parte tecnica e virtuosismi e lasciare ampio spazio all’anima, al sentimento, al cuore di chi, con il solo ausilio del proprio corpo, riesce a comunicare la propria identità; un’identità piena, chiara e cristallina come l’acqua pura ed incontaminata che sgorga dalla sorgente.

I ballerini hanno deciso di mettersi a nudo e mostrare la propria pelle, il proprio corpo; un nudo non proprio metaforico perché il corpo di ballo ha deciso realmente di abbandonare, in diversi momenti della coreografia, le proprie gonne, le proprie maglie, i propri pantaloni e mettere in evidenza i propri corpi longilinei e vigorosi; un nudo mai volgare, mai osceno perché abbellito dai movimenti leggeri, docili e soavi del corpo. Si è detto no agli abiti diventati ormai involucri di pelle artificiale atti a contenere le proprie insicurezze, i propri difetti, il proprio illusorio moralismo, la propria falsa castità che in privato si trasforma in immorale oscenità; è arrivata l’ora di spogliarsi, di mostrare realmente sé stessi, di tornare nel giardino dell’Eden perché nudi siamo nati e nudi ritorneremo. Bisogna dunque mostrare la rosea pelle è questo il nostro involucro naturale, il nostro abito da sera, da giorno, il nostro abito preferito; è il nostro corpo, con le sue miriadi di peculiarità e di difetti, che definisce la nostra identità.

Termina così un viaggio fatto di spettacoli e compagnie diverse; quattro produzioni e quattro differenti modi di approcciarsi al pubblico, all’arte, alla tematica dell’identità; quattro viaggi dissimili ma mai banali o scontati, quattro diverse letture del nostro essere o, forse, del nostro non essere più.
“È così che si conclude” – afferma il direttore artistico del Teatro dell’Acquario Antonello Antonante – “un’esperienza molto forte per noi e spero e penso anche per gli spettatori. Vi do appuntamento al prossimo anno con un nuovo progetto che vedrà coinvolte 12 città europee. Vi ringrazio molto per la vostra presenza e per il vostro sostegno”

Annabella Muraca

Buone Feste Cosentine: due giorni dedicati ai bambini

Sempre più vario il programma di attività che l’Amministrazione comunale, nell’ambito del “Buone Feste Cosentine”, dedica ai bambini che, quest’anno, hanno un ‘Villaggio’ loro dedicato in piazza dei Bruzi.

Gli animatori dell’Associazione Piccole Stelle propongono per il pomeriggio di martedì 18 dicembre, dalle ore 15 alle 19, un laboratorio che insegna ai bambini come costruire “I giochi di una volta” per scoprire poi come si divertivano i nonni, magari giocando proprio con loro.

Mercoledì 19 dicembre, sempre nella fascia pomeridiana, doppia animazione: un divertente ventriloquo e il “Truccabimbi”. Un’animatrice ‘trasformerà’, con materiali assolutamente innocui, il volto dei bambini con un abile trucco creativo.

 

Cineforum LiberalAmente: Alta Fedelta’ di Stephen Frears

Giovedi 20 Dicembre alle ore 21,30, presso la Sala Consiliare del Comune di Rogliano, verra’ proiettato il film Alta Fedelta’ (2000) di Stephen Frears, terzo cineappuntamento organizzato dall’Associazione Culturale “LiberalAmente” di Rogliano.

Rob Gordon è il proprietario di un fallimentare negozio di dischi su vinile a Chicago. In compagnia dei suoi due dipendenti, che hanno come lui una conoscenza musicale enciclopedica, stila classifiche “Top-five” su qualunque tema. Quando Laura, la sua ragazza di vecchia data, lo lascia è costretto ad esaminare la sua vita e ad entrare, suo malgrado, nell’età adulta attraverso una vera e propria autocoscienza maschile.TRAMA LUNGAA Chicago, Rob Gordon è proprietario di un negozio di dischi modesto e in verità poco vivace. Rob infatti si ostina a vendere dischi alla vecchia maniera, ossia quelli in vinile. I clienti quindi sono solo appassionati e collezionisti, che tuttavia spesso non sono nemmeno bene accolti. Al negozio lavorano anche Dick e Berry, che condividono la stessa passione musicale e con i quali Rob si diverte a stilare personali classifiche “dei migliori cinque” su qualunque tema. Succede però che Laura, la ragazza con cui vive, decide di piantarlo, e allora Rob, nel tentativo di capirne i motivi, comincia a riesaminare il proprio passato. Mette insieme i nomi di cinque ragazze che a vario titolo hanno segnato per lui momenti importanti, e, ricordandole una per una, ricostruisce la propria vita a partire dall’adolescenza. Di volta in volta, i flashback riguardano Allison, Penny, Charlie, Sarah, Jackie. Con tutte Rob capisce di aver ad un certo punto fatto qualcosa di sbagliato, che ha provocato equivoci e indotto le ragazze ad allontanarsi. Laura intanto é andata a vivere con Ian, ma Rob non si rassegna, parla con l’uomo, lo caccia malamente quando lui si presenta al negozio. Muore il padre di Laura e Rob va al funerale. Dopo i due si ritrovano, e lei dice che vuole tornare a casa con lui. Tempo dopo, Rob dice a Laura che ha conosciuto una certa Carolina ma che non significa niente: ora lui chiede a Laura di sposarlo.

 

FalsoMovimento: L’AVVENTURA DI ARTHUR CURTIS / THE BOX a cura di Ugo G. Caruso

Mercoledi 19 Dicembre doppio appuntamento cinematografico organizzato dal gruppo FalsoMovimento di Rovito.

Alle ore 20,30 verra proiettato L’AVVENTURA DI ARTHUR CURTIS (1960). Trasmesso per la prima volta in Italia dalla RAI il 12 aprile 1964, diretto da Ted Post con Howard Duff, Frank Maxwell, Eileen Ryan, David White, Gail Kobe, Peter Walker, William Idelson, Susan Dorn.

Arthur Curtis arriva in ufficio, scambia due parole con la sua segretaria Sally e tenta di fare una telefonata. E’ molto seccato quando scopre che il telefono non funziona, ma il disappunto lascia il posto allo sbigottimento quando Curtis sente alle spalle una voce gridare “Stop!”. Si volta e scopre che una parete dell’ufficio è scomparsa e al suo posto ci sono una troupe cinematografica, accecanti riflettori, ingombranti apparecchiature e un regista molto, molto nervoso che continua a chiamarlo Jerry…

Alle ore 21.00 THE BOX (2009) di Richard Kelly, con Cameron Diaz, James Marsden, Frank Langella, James Rebhorn, Holmes Osborne.

Norma e Arthur Lewis sono una giovane coppia, sposata con un figlio piccolo. Un giorno alla porta di casa loro, in un tranquillo quartiere residenziale, bussa uno sconosciuto che gli consegna una misteriosa scatola di legno con un bottone. L’uomo gli rivela che premendo il pulsante sulla scatola riceveranno un milione di dollari, ma che, alla pressione, qualcuno nel mondo morirà. Norma e Arthur avranno solo 24 ore a disposizione per decidere cosa fare, se premere il pulsante e uccidere uno sconosciuto o rinunciare ai soldi di cui avrebbero bisogno, dopodiché la scatola gli sarà portata via.

Cinema Campus 100: gli appuntamenti della settimana

Martedi 18 dicembre

Ore 20,30 Omicron (1963) di Ugo Gregoretti, con Renato Salvatori, Rosemarie Dexter, Calisto Calisti, Ugo Gregoretti.

Un alieno, Omicron, spedito sulla terra per organizzare l’invasione, si incarna nel corpo dell’operaio Trabucco, creduto morto sulla riva del Po. Con la sua attitudine all’automazione si guadagna la stima dei padroni, ma comincia a umanizzarsi e muore incitando allo sciopero. L’invasione della terra e’ cosi incominciata.

 

Ore 22,15 Terrore nello spazio (1965) di Mario Bava con Barry Sullivan, Evi Marandi, Angel Aranda, Norma Bengell, Massimo Righi.

Dal racconto Una notte di 21 ore di Renato Pestriniero, sceneggiato, tra gli altri, da Alberto Bevilacqua e Callisto Cosulich. Disavventure di due astronavi in esplorazione di un misterioso pianeta i cui abitanti si reincarnano in corpi di esseri defunti. Fantascienza con tendenze horror basato su una storia che convince poco e che solo le belle scene e l’abilità di uno specialista come Bava riescono a rendere potabile.

 

Giovedi 20 dicembre

Ore 15,30 Premiazione concorso “Corti di memoria. Segni privati (ma non troppo)” presso la Sala Stampa dell’Aula Magna del Campus Unical di Arcavacata (CS) .

Ore 20,30 Senza pieta’ (1948) di Alberto Lattuada, con John Kitzmiller, Carla Del Poggio, Pierre Claudé, Giulietta Masina.

Angela, ragazza-madre, scappa da un istituto relogioso per andare a Livorno in cerca del fratello; qui diventa l’amante di Jerry, un ufficiale di colore USA. Dopo essere entrata nel giro della droga e della prostituzione, verra’ infine uccisa all’alba in uno scontro a fuoco, facendo scudo all’amato, che ne carica il cadavere su un camioncino nel suo ultimo viaggio.

 

Ore 22,15 Cielo sulla palude (1948) di Augusto Genina, con Rubi D’Alma, Ines Orsini, Mauro Matteucci, Michele Malaspina.

La poverissima famiglia Goretti – padre, madre, la primogenita Maria e gli altri cinque figli – trovano lavoro nella tenuta dei conti Teneroni, vicino alle paludi malariche pontine. Dopo la morte del padre, Maria comincia ad essere insidiata da Alessandro, il figlio del contadino Serenelli. Di fronte all’ennesimo rifiuto, lui l’accoltella, ma sul letto di morte (il 6 luglio 1902) la ragazza lo perdona e intercede per lui presso Dio.

 

Tutte i film verranno proiettati presso il cams (Centro Arti Musica e Spettacolo) dell’Università della Calabria.

Il premio Tropea va a Mimmo Cangemi

TROPEA (VIBO VALENTIA): E’ Mimmo Gangemi, autore de ‘La Signora di Ellis Island’ (Einaudi) il vincitore del Premio Letterario Nazionale Tropea, primo concorso ad aver adottato i libri in formato ebook. Al secondo posto Benedetta Cibrario con ‘Lo Scurnuso’ (Feltrinelli) ed a seguire Alessio Torino con ‘Tetano’ (Minimum Fax). A scegliere il vincitore sono stati i 409 sindaci della Calabria col voto combinato di una giuria popolare composta da accademici, studenti e cittadini calabresi.

“Amo la vita Storia di un malato di Sla” di Giacomo Guglielmelli: esistere e non sopravvivere

COSENZA – Una sala gremita ieri, presso la sede dell’Ordine provinciale dei Medici chirurghi e Odontoiatri nel centro di Cosenza, ha accolto l’invito degli organizzatori della manifestazione “Anatomia di un evento: segni e storie del Natale”, in occasione della quale si è tenuta nel pomeriggio la presentazione del libro “Amo la vita Storia di un malato di Sla” (Comet Editor Press, 2012).

Il libro, scritto da Giacomo Guglielmelli poeta e scrittore , nasce dall’incontro dello stesso con Cristian Filice, giovane 37enne che da quattro anni convive con la diagnosi della Sclerosi Laterale Amiotrofica, lungo una testimonianza che colpisce ed emoziona, ma soprattutto fa riflettere sul valore e le priorità che spesso nella quotidianità (non) si danno alle cose.

Il libro infatti, racconta la storia di Cristian e – riprendendo le parole della dott.ssa Agata Mollica che ha moderato gli interventi della presentazione –  il “superamento della dimensione della malattia verso l’apertura al mondo”.

Oltre la dott.ssa Mollica, erano presenti al dibattito, l’autore del libro, Don Giacomo Panizza che ne ha scritto la prefazione, il presidente dell’Ordine dei Medici Eugenio Corcioni e lo stesso Cristian Filice.

Ad introdurre l’incontro, una scena tratta dal celebre film “Natale in casa Cupiello”, interpretato da Eduardo De Filippo, a richiamare le ragioni dell’evento che ha ospitato la presentazione, ovvero la volontà dell’ordine di celebrare il Natale con una manifestazione che, attorno al senso della natività e del presepe, innescasse delle riflessioni sul cambiamento del modo di “vivere” questo periodo dell’anno.

Il presepe, la famiglia, l’intimo degli affetti che spesso indispensabile per affrontare le difficoltà; cui nel caso di Cristian, protagonista del libro, si sono uniti a una rete di relazioni affettive esterne al nucleo famigliare rivelatisi indispensabili per affrontare la quotidianità con addosso il fardello di una malattia invalidante. In questa rete di affetti rientra proprio lo stesso autore del libro, Giacomo Guglielmelli che offre il proprio supporto a Cristian da diverso tempo e che, con il libro, ha deciso di dare un ulteriore input a questo suo “ruolo” donando– come ha dichiarato lo stesso autore – “voce a chi voce non può avere, in modo che l’esperienza narrata accomuni e coinvolga anche chi non la vive in prima persona”. Quello dell’autore è un vero e proprio invito a “condividere e rivolgersi al prossimo”, indipendentemente dalle proprie credenze religiose.

L’esperienza della condivisione e del racconto come accrescimento personale e apertura verso l’esterno, è stato il concetto ripreso anche nell’intervento di Don Giacomo Panizza, personalità celebre per il suo impegno sociale in Calabria da circa quarant’anni. “Per vivere appieno le esperienze è necessario sapere darvi un nome, saperle raccontare, dunque sapere leggere e scrivere”, per questo è necessaria la massima apertura e il massimo sostegno affinché anche chi “non sa di saper leggere le cose belle della vita” ne divenga capace.

Don Giacomo ha sottolineato come spesso si tenda a dare tutto per scontato, senza porsi troppe domande su ciò che si ha intorno, sul senso delle cose, sul senso della vita; chi soffre una malattia da questa prospettiva possiede una marcia in più, perché supera la barriera del “consueto” e “coglie il da farsi senza poterlo fare”. E’ qui, nel modo in cui si affronta il quotidiano, che risiede la sottile differenza tra vivere e sopravvivere; riprendendo le parole del sacerdote: “esiste una logica dell’esistere, diversa da quella del sopravvivere: e questo è nel libro, l’esistenza e non il sopravvivere. La malattia fa vedere cose diverse, realtà diverse; aiuta a focalizzare non su quanto tempo si ha nella vita, ma su quanta vita c’è nel tempo che abbiamo”.

A concludere la presentazione, la testimonianza del protagonista del libro, portavoce del messaggio in esso veicolato, di cui è saltata subito all’occhio la tenacia e la determinazione nel combattere la malattia, ma anche il pregiudizio e l’indifferenza che purtroppo spesso si manifesta anche a livello istituzionale, con una società che non è in grado di tutelare chi per forza di cose non può condurre una vita “normale”.

“La malattia è la prigione del mio corpo, ma io non mi rassegno, voglio vivere, amo la vita”.Queste le parole di Cristian che ha poi proseguito: “spesso comprendiamo il valore delle cose nel momento in cui stiamo per perderle, quando invece sarebbe sufficiente viverle giorno per giorno; in questo senso la Sla mi ha consentito di andare oltre, di non dare le cose per scontare e capire che nella vita ci sono dei doni, il primo fra tutti la famiglia”. Il ruolo della famiglia e degli affetti che è fondamentale, e che acquista ancor di più un valore se rapportato a chi è affetto da patologie pervasive.

Un messaggio forte ed importante quello trasmesso ieri nel corso dell’incontro che è stato accolto in maniera particolarmente partecipata dai presenti nel pubblico, tra cui è importante citare Maurizio Casaddio, presidente dell’AISLA/RC, il quale, tra l’altro, ha contribuito alla stesura del libro con la propria testimonianza dal punto di vista del malato.

 

Giovanna Maria Russo

Al Rendano la Locandiera di Goldoni: il successo di Nancy Brilli

È un esordio brillante quello della stagione di prosa cosentina. Sabato 15 dicembre il Rendano ha ospitato La Locandiera di Goldoni, diretta da Giuseppe Marini che, per la prima volta alle prese con l’opera goldoniana, ne firma la regia e accoglie anche il consenso della città bruzia, unica tappa calabrese della tournée. La scenografia di Alessandro Chiti fa la differenza e salta subito all’occhio. La “trovata” dei pannelli girevoli, rigorosamente bianchi sullo sfondo nero, consente un fluire costante degli ambienti che, di fatto, variano solo sensibilmente sulla base di una scena fissa. L’attualità dell’opera è vivacizzata anche dai costumi disegnati da Nicoletta Ercole: fedeli all’epoca di Goldoni eppure vicini ai vezzi contemporanei. L’incedere è costante, ma privo di ansie. Nancy Brilli, nei panni di Mirandolina dopo otto anni di assenza dalle scene, incarna fedelmente, con le dovute modulazioni del caso, quella modernità concepita dal librettista veneziano. È una donna strategica e narcisista che gode dell’ammirazione maschile e non può farne a meno. È cinica, calcolatrice e si compiace del corteggiamento “utile” e insistente del Marchese di Forlipopoli e del Conte di Albafiorita. Il primo (interpretato da un Fabio Bussotti che piace particolarmente) cerca di conquistarla con l’altisonanza di parole e maniere “ridicole” tra finta protezione e tirchieria che imprimono all’opera la vena più comica. Il secondo, invece, (che sulla scena è Maximilian Nisi), punta tutto sullo sperpero ostentato: cosparge la locandiera di doni preziosissimi ai quali lei, ovviamente, non si sottrae. L’equilibrio viene spezzato dall’arrivo del Cavaliere di Ripafratta. La misoginia del Cavaliere (Claudio Castrogiovanni) stuzzica l’orgoglio della locandiera che non accetta l’indifferenza e i modi rustici di un uomo che non ha mai amato una donna. «Tutto il mio piacere consiste nel vedermi servita, vagheggiata, adorata» ammette la donna che ancora una volta escogita e colpisce. Si insinua nella debolezza del tenebroso, si fa complice di lui nella “crociata” verso la libertà priva di legami. E il Cavaliere abbocca. Ma una volta appagata la fame di vanità, Mirandolina “soffre” i suoi stessi inganni: la locanda si scalda con uno scontro tra uomini innamorati e una donna astuta che li dirige abilmente. L’ingannevole groviglio si sbroglia, solo formalmente, con una promessa: per proteggere se stessa e i propri affari, alla fine la donna concede la mano a Fabrizio (Andrea Paolotti) il cameriere sempre presente, gelosissimo e tormentato. La borghesia avanza, la nobiltà decade, ma la decisione è amara: la locandiera, in fondo, non sarà sposa per amore e la guerra tra i sessi non ha vinti né vincitori.

 

Beatrice Anna Perrotta