Archivi categoria: Cultura&Spettacolo

Al Via Il Concorso Corti di Memoria

Corti di memoriaCOSENZA – La Federazione Italiana dei Circoli del Cinema – Centro regionale della Calabria, in collaborazione con l’Associazione Culturale “Fata Morgana”, il Dipartimento di Filosofia ed il Corso di Laurea in Comunicazione e Dams (Unical), organizza la prima edizione della rassegna-concorso “Corti di Memoria. Segni Privati (ma non troppo)”.

Un concorso video dedicato a filmati realizzati originariamente in ambito familiare, che riguardino la sfera familiare/amicale, ma che contengano anche tracce storico-sociali e contestuali di evidente interesse collettivo. Verranno premiate le tre opere che mostreranno la migliore commistione estetica tra gli aspetti privati raccontati nei corti e le esperienze sociali comuni, all’interno delle quali gli stessi risultano inscritti.

Bando e scheda di partecipazione sono reperibili sul sito della FICC http://www.ficc.it/ (Centro Regionale della Calabria) e sul sito dell’associazione “Fata Morgana” www.fatamorganacinema.it, sezione Eventi.

 

Il Salone degli Specchi ospita “Sulle onde della Luna. Donne di mare, storie di pesca”

COSENZA – Sarà presentato il prossimo 31 ottobre alle 17,30 presso la sala degli Specchi del Palazzo della Provincia di Cosenza, “Sulle onde della luna. Donne di mare, storie di pesca”, l’ultimo libro della scrittrice e giornalista calabrese Assunta Scorpiniti, pubblicato in questi giorni da Ferrari editore con prefazione di Pasquino Crupi.

Saranno presenti all’evento oltre all’autrice, Maria Francesca Corigliano, Assessore alla Cultura della Provincia di Cosenza,  l’editore Settimio Ferrari, Pasquino Crupi, critico letterario e storico della letteratura calabrese, Matteo Cosenza, direttore del Quotidiano della Calabria.

Interverranno per i saluti, il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Oliverio e Leonardo Trento, Assessore all’urbanistica della Provincia di Cosenza.

Previsto un reading interpretato dall’autrice e la proiezione di immagini d’epoca.

La raccolta di 15 racconti più un testo teatrale fa parte della collana “Terre della memoria”; si tratta del frutto di un lungo scavo nella memoria, compiuto dall’autrice ascoltando tante “voci del mare” raccolte nella sua comunità d’origine, che è Cariati in provincia di Cosenza; il tempo e il mondo da lei portati alla luce sono, tuttavia, da considerarsi emblematici di un’identità mediterranea che accomuna tante comunità analoghe, fondate sul lavoro quotidiano e sullo stretto rapporto con il mare.

g.m.r.

“La Frontiera” e Tex Willer protagonisti alla VI edizione delle “Strade del Paesaggio”

COSENZA – Sarà la Galleria d’Arte Provinciale Santa Chiara-Cosenza a ospitare dal 3 al 29 novembre 2012 la sesta edizione de “Le Strade del paesaggio”, festival dedicato alle arti visive organizzato dalla Provincia di Cosenza.

Quest’anno il tema è “La Frontiera” lungo una commistione fra arti visive, disegno, musica e teatro, tra mostre, incontri, reading, sonorizzazioni, ma soprattutto seminari e workshop rivolti ad artisti e operatori culturali del territorio.

L’apertura ufficiale del festival è fissata per il 10 novembre, tuttavia sabato 3 novembre sarà possibile assistere a un’inusuale anticipazione, ovvero “Il cantiere” di una delle quattro mostre in programma, quella sul celebre fumetto Tex: “Tex la frontiera dell’avventura” con la performance dal vivo di Gianluca Cestaro storico disegnatore del Ranger. La mostra ospiterà, tra tavole originali, schizzi, bozzetti e illustrazioni inedite spunta anche un meraviglioso acquerello originale disegnato da Aurelio Galleppini, il creatore grafico di Tex. Un capolavoro assoluto che ritrae il Ranger insieme a Kit Carson e che merita di essere visto molto da vicino.

Proprio attorno a Tex Willer,uno dei personaggi più fortunati e longevi della storia del fumetto italiano  ruotano buona parte degli eventi previsti.

Partenza ufficiale, come detto,  il 10 novembre, con un incontro dedicato a Sergio Bonelli e all’avventura del fumetto, al quale parteciperanno Raffaele De Falco e Pasquale Ruju, autore di Tex, cui seguirà l’inaugurazione di tutte le mostre in programma: Tempi DiversiPercorsi mostra collettiva degli artisti partecipanti ai workshop promossi dal Festival nelle passate edizioni; Una favola per Rino, immagini tratte dal libro “Sereno su gran parte del paese” di Andrea Scoppetta dedicato al celebre cantautore calabrese e infine Formic Wars, una anteprima mondiale che vedrà in mostra i disegni originali di una nuova serie firmata Marvel America.

Nutrito il calendario degli spettacoli con diversi reading e performances in programma, cui si alterneranno presentazioni di libri e pubblicazioni.

Per visionare il programma completo visita Le strade del Paesaggio.

 

g.r.

Per non dimenticare Rino Gaetano

COSENZA – Il 29 ottobre di 62 anni fa nasceva a Crotone uno degli autori italiani più apprezzati e criticati degli ultimi decenni, portatore di una genialità capace di mantenersi ferma all’intuizione e alla lungimiranza pura, tipica di uno spirito contemplativo e tormentato quale era quello di Salvatore Antonio Gaetano meglio conosciuto come Rino Gaetano.

Di difficile collocazione non rientrava nella distinzione canonica del cantautorato italiano, non era così impegnato come Fabrizio De Andrè o Francesco Guccini ma non era neanche così disinteressato come Lucio Battisti, faceva parte di tutto e di niente ma con un’eccezionalità in più, quella di snudare con destrezza il coltello tagliente del sarcasmo, dell’autoironia, della provocazione estrema con il quale, senza stancare, raccontava la società di allora che poi è ancora quella di oggi, costringendo alla riflessione.

Da subito fu il paladino di un sud oppresso e l’antagonista principale di ogni potere politico diventando punto di riferimento ideologico per moltissime generazioni.
Fortemente incompreso in vita ed entusiasticamente osannato dopo la sua prematura morte avvenuta a soli 31 anni, non risparmiava nessuno, ha sovvertito le regole della musica con una dissacrazione ai limiti del buffonesco e della dolcezza.
Era certamente il maestro indiscusso del nonsense, nell’accezione più alta del termine, ma le sue canzoni possedevano un contenuto che obbligava tutti a pensare perché penetrava nel profondo di un Paese fatto, allora come oggi, di dubbi, incognite ma soprattutto di contraddizioni.

La notte in cui scomparve, il destino o chi per lui, ci ha resi orfani di un grande talento che sicuramente ancora oggi avrebbe colmato quel vuoto fatto di disimpegno civile e sociale dentro il quale siamo immersi.
L’unica cosa che ci resta da fare è lasciare che questo giorno non passi mai inosservato, continuare a ricordare sempre tutto quello che profeticamente ci ha lasciato in eredità e magari provare e essere un po’ come era lui quando cantava “cerco in tutte le canzoni e in un passero sul ramo uno spunto per la rivoluzione”.
Auguri Rino.

Gaia Santolla

Zahir e CSM all’Unical

Lunedì 29 ottobre 2012
ore 18.30
C.A.M.S. Università della Calabria edificio Polifunzionale
Pinocchio perché – laboratorio teatrale e musicale  indisciplinato
Finale aperto al pubblico del laboratorio di teatro e musica* a cura
di Zahir ass.cult. con gli utenti dei Centri di Salute Mentale di
Rende, Rogliano, Montalto Uffugo, San Giovanni in Fiore
Condotto da Ernesto Orrico e Sonia Falcone con la collaborazione di
Teresa Bruno e Daniele Siciliano.
Foto: Pietro Scancello; riprese e video: Gianluca Bozzo, Antonio Cuda;
ufficio stampa: Mariateresa Fabbri; progetto grafico: Bruno La
Vergata; organizzazione Alessandra Fucilla, Giulia Cappelli
Ingresso libero

L’Elisir d’Amore; il melodramma giocoso

Una breve parentesi lirica al Teatro A.Rendano che ha visto, tra le sue quinte e il suo palco, la preparazione e la messa in scena dell’Elisir d’amore, il melodramma giocoso di Gaetano Donizetti. Ieri sera il palco è stato calcato non dai professionisti che noi siamo ormai abituati a contemplare nel “tempio” cosentino dell’arte, ma da giovani cantanti scelti tra coloro che, la scorsa estate, hanno partecipato all’Opera studio promossa dall’Assessorato alla cultura della Regione Calabria e organizzato dal comune di Verbicaro grazie anche alla collaborazione con il comune tedesco di Oberstenfeld.
I giovani, non ancora professionisti, hanno cercato di conquistare lo scarno pubblico accorso per assistere al fuori programma lirico e sono sicuramente riusciti nell’intento. Ciò che ha colpito è stata, certamente, la loro genuinità, la modestia, la semplicità, la naturalezza con cui sono riusciti ad approcciarsi al pubblico spogli da qualsiasi sovrastruttura o artificiosità. È stato dunque apprezzato l’impegno, il carisma e la generosità artistica che, molto spesso, si va dissipando nel corso della carriera lasciando spazio al divismo che allontana inevitabilmente l’attore dal suo pubblico. I giovani cantanti hanno quindi messo in mostra diverse qualità ma non sono, invece, riusciti a brillare per le loro doti vocali e canore; forse ancora troppo giovani, troppo acerbi per riuscire a metabolizzare e fare propria la complessità e la ricchezza della lirica da sempre genere musicale di nicchia.
Appropriata, invece, la scelta dell’opera che rientra a pieno nella tradizione comica e ha permesso, ai giovani esordienti, di esprimere il proprio humor grazie ad un sottile sarcasmo che percorre l’intero melodramma. Si è difatti deciso di mettere in scena una storia ambientata nel XVIII secolo ma ancora squisitamente attuale; la tematica centrale è infatti l’amore, quello desiderato e agognato, quello fortemente voluto ma non sempre ricambiato. Questi sono i sentimenti che si aggrovigliano simultaneamente nell’animo del protagonista che, bramoso di avere al suo fianco la persona per cui prova una smodata passione, decide di riporre le proprie speranze in un magico Elisir prodotto, in realtà, con un corposo vino rosso e dunque taroccato. “Chi fa da sé fa per tre” è la logica del protagonista che, in possesso di un vino DOP e non di un vero elisir, spera di conquistare la sua amata dimenticando di diffidare delle imitazioni e controllare, prima dell’uso, il “marchio” di provenienza.

Annabella Muraca

Musica Versus Mafia, li faremo fuori con la musica

COSENZA – Un contest dove non si vince alcun premio, 50 cantanti, 4 tappe che attraversano l’Italia da Nord a Sud solo per ricordare che la mafia non è un problema solo del meridione e che la lotta non è compito esclusivo degli inquirenti e dei magistrati ma di ognuno di noi.
Questo è l’obiettivo di Musica contro le mafie un progetto a cura dell’etichetta discografica Mkrecords promotrice e produttrice dell’iniziativa nazionale, in collaborazione con il Mei – Meeting delle etichette indipendenti e Rubettino Editore.

Ieri sera nell’Auditorium Guarasci di Cosenza si è svolta la semifinale Centro-Sud presentata da un raggiante Dario Brunori che senza impaccio alcuno, in bilico tra l’ironia e il paradosso, ha indossato perfettamente le vesti, non originariamente sue, di conduttore.

Ad aprire il contest è una donna che canta di una donna, la cantastorie Francesca Prestio con la sua struggente Ballata per Lea Garofalo, in ricordo della collaboratrice di giustizia calabrese sciolta nell’acido dalla ‘ndrangheta.
L’artista afferma con forza la necessità di raccontare ai bambini le storie del nostro presente che spesso non hanno un lieto fine ma che sempre hanno dei mostri contro cui combattere e uno dei modi per sconfiggere coloro che vogliono decidere sulle sorti dei nostri finali è fare uscire la voce, squartare il silenzio, l’omertà restando uniti perché “a vita po’ cangiari”.
I secondi ad esibirsi sono Dario De Luca e Omissis Mini Orchestra che denunciano con graffiante ironia quell’intreccio diabolico tra politica e criminalità organizzata meglio conosciuto come zona grigia. Teatrali nella loro esibizione quando riescono a ricostruire un mini comizio elettorale con un finale colpo di pistola.
Il loro scopo è raccontare questa realtà attraverso la presa in giro buffonesca, svelarne l’inganno, ridere di loro per dimostrare di non temerli.
La gara continua con l’esibizione degli Operai Fiat 1100 conosciuti come la tribute band di Rino Gaetano ma che per l’occasione presentano un loro pezzo sulla misteriosa vicenda della Jolly Rosso la nave che naufragò sulle coste calabresi.
Un’occasione, spiegano, per raccontate la ragnatela che si cela dietro i rapporti tra la mafia e i sistemi deviati dello Stato.
Dopo la terza esibizione arriva il momento dei primi ospiti gli Spasulati sempre coinvolgenti nella loro alchimia tra lingua arbereshe e musica reggae.
Si ritorna alla gara con il rap di Nicola Casile che è una ferma denuncia contro chi toglie la libertà ed essere contro la ‘ndrangheta vuol dire essere per la giustizia sociale che è il solo concetto assoluto che possediamo.
E la volta dei pugliesi U Papun che cantano l’amore, quello per la propria terra ma denunciandone spietatamente tutte le nefandezze.

Secondo ospite della serata è Cristiano Godano frontman dei Marlene Kuntz che per una notte ha abbandonato le distorsioni più sature del rock per immergersi in una dimensione dall’intimismo acustico, solo voce, chitarra e birra che sorseggiava tra un pezzo e un altro, le note correvano lente La notte, La canzone che scrivo per te, Danza, Ti giro intorno e Fantasmi, 20 minuti di semplice magia.
Gli ultimi a esibirsi sono stati gli Scarma che con il loro pezzo cantano l’assoluto dovere di credere nel cambiamento.
Il progetto Musica contro le mafie si chiuderà a Bari a fine novembre con 4 finalisti e trova la sua massima realizzazione nel Libro/Cd “La Musica che scrive le parole che si fanno sentire” prodotto da Mk Records e Rubbettino a cui hanno preso parte tutti gli artisti coinvolti cimentandosi nella forma d’arte che più li ispirava.
Tutti proventi saranno destinati all’associazione LIBERA (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie).

Gaia Santolla

Galleria Fotografica

Al Musmi di Catanzaro, presentazione del libro di Antonio Gioia su “Guerra, Fascismo, Resistenza”

E’ stato ospitato nel salone del MUSMI – Museo Storico Militare di Catanzaro, il convegno per la presentazione del libro di Antonio Gioia “Guerra, Fascismo, Resistenza.  Avvenimenti e dibattito storiografico nei manuali di storia”, edito da Rubbettino nella collana Università. All’incontro sono intervenuti, con l’autore, Wanda Ferro, presidente della Provincia di Catanzaro; Silvana Afeltra, dirigente scolastico Liceo Scientifico “Siciliani” di Catanzaro; Maria Bordino, dirigente scolastico Istituto d’istruzione superiore “De Nobili” di Catanzaro; Antonino Ceravolo, Istituto d’istruzione superiore “Einaudi” di Serra San Bruno; Elena De Filippis, dirigente scolastico Liceo Classico “Galluppi” di Catanzaro; Antonio Cavallaro, della Rubbettino Editore. Il libro del prof. Gioia, docente del liceo De Nobili di Catanzaro, parte dall’analisi di 32 manuali di storia pubblicati dopo l’emanazione, nel 1996, del decreto dell’allora ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer, con il quale è stata modificata la suddivisione annuale del programma di Storia. Il prof. Gioia ha quindi esaminato le “nuovissime edizioni” dei manuali aggiornati con i nuovi  programmi, tracciandone le caratteristiche con l’obiettivo di riflettere sul rapporto tra storia e storiografia, oltre che di sollevare nuovi spunti di dibattito, come quello sulla attuale “rivoluzione digitale” o, ad esempio, sulla condizione dei giovani e degli studenti, anche grazie alla “riscoperta” di un’indagine realizzata tra nel 1957 dal Resto del Carlino.

 Il periodo sul quale si concentra l’attenzione del prof. Gioia è quello tra il 1940-1945, un passaggio cruciale della storia d’Italia: con l’entrata in guerra, la crisi del regime e la caduta del fascismo, il 25 luglio e l’8 settembre 1943, la continuità ambigua del Regno del Sud e la rottura ambiziosa della Repubblica Sociale Italiana, il complesso fenomeno della Resistenza, la guerra civile e la resa dei conti. “Il periodo storico complesso e difficile che va dalla nascita del Fascismo alla seconda guerra mondiale alla Resistenza, è uno dei temi più importanti per il nostro Paese – ha detto il prof. Gioia -, per certi aspetti è ancora presente, per altri aspetti è stato rimosso.  La complessità è data proprio da questa ambivalenza. Il libro non è un racconto su quel periodo storico, ma è una analisi su come i manuali scolastici pubblicati tra il 1997 e il 2009 raccontano questo periodo. Dopo il decreto del ministro Berlinguer, i manuali hanno adottato delle nuove periodizzazioni, ma mentre alcuni testi mantengono permanenze di 40 anni dalla prima adozione, altri si sono rinnovati non soltanto nell’impianto grafico, ma anche nei contenuti”. Nel corso del dibattito il prof. Gioia ha affrontato anche il tema dell’oggettività della storia: “Un’oggettività che non può esistere, perché i fatti ricostruiti vengono osservati da punti di vista diversi e può essere messa in discussione addirittura l’autenticità di alcuni documenti. Bisogna piuttosto parlare di ricostruzione corretta. Ho seguito le polemiche sulla “storia di parte” che sarebbe raccontata da alcuni manuali, ma devo dire che per molti la preoccupazione è legata all’argomento di attualità, quello più politico. Invece bisognerebbe riflettere sul fatto che non vengono trattati argomenti più vicini, anche distanti 40 o 50 anni, e ciò significa trascurare una parte significativa della storia dell’Italia Repubblicana. La riflessione dovrebbe riguardare maggiormente questo problema e più in generale la didattica sulla storia”.  Una storia che, per l’autore, “è una passione ed è una cosa viva, che soprattutto trasmette uno straordinario senso di umanità: tutti apparteniamo, infatti, alla stessa storia”.   “Il libro di Antonio Gioia – ha detto Wanda Ferro – riproponendo il periodo forse più controverso della nostra storia, gli anni che vanno dal ’40 ed al ’45 con al centro il Fascismo, la guerra e la Resistenza, si pone non soltanto come una importante sintesi di avvenimenti che hanno caratterizzato il secolo scorsodeterminando le sorti del nostro Paese, ma diventa un fondamentale dibattito storiografico con una serie di citazioni che producono l’effetto di una grande tavola rotonda intorno alla quale si siedono tutti coloro che la storia l’hanno scritta e raccontata.  L’autore, oltre  a documentare, diventa uno spirito critico che guarda a chi la storia la legge e l’apprende nel periodo delle conoscenze, e poi non sempre trova modo di approfondirla, se non con il sistema usa e getta delle trasmissioni televisive. È un messaggio di vero amore verso la storia, un invito a tutti, e specie ai più giovani, a non limitarsi allenozioni scolastiche, ma ad andare alla ricerca dei propri convincimenti oltre il limite ristretto delle sintesi obbligate per chi deve riassumere in un manuale didattico secoli di avvenimenti che avrebbero, ciascuno, necessità di analisi profonde e complete.  Ancora una volta, grazie al lavoro importante di Antonio Gioia, si ripropone l’eterna contrapposizione tra la verità storica e la storia come viene scritta e tramandata dagli studiosi e dai protagonisti.  Uno dei primi capitoli che sono andata a leggere è quello relativo alla Repubblica di Salò, dove è centrale il tema di un revisionismo storico avviato, dopo brevi interventi negli anni ’80, sul finire del ‘900 e che trova una momento di assoluta deflagrazione nelle parole di Luciano Violante, da Presidente della Camera nel maggio del ’96, quando dice: “occorre sforzarsi di capire i motivi per i quali migliaia di ragazzi e soprattutto di ragazze, quando tutto era perduto, si schierarono dalla parte di Salò e non dalla parte dei diritti e delle libertà”.  La storia delle guerre la scrivono quasi sempre i vincitori, ed assume contorni reali quando al dolore ed alla devastazione si sovrappone una definitiva pacificazione. Io appartengo ad una generazione che quella  epoca l’ha ritrovata nei libri di storia o nel racconto degli anziani, ma una generazione ancora successiva alla mia è cresciuta anche sulle note di una mirabile canzone di un grande cantautore, intellettualmente di sinistra, quel Francesco De Gregori che nel 2001 con “Il cuoco di Salò”, scatenò un dibattito dalla cultura alla politica, usando espressioni come “qui si fa l’Italia o si muore” oppure “dalla parte sbagliata”. Un grande critico musicale prese le difese di De Gregori parlando di un racconto dell’ingenuità che accompagnò e seppellì i protagonisti di una delle stagioni più disperate della nostra storia, vissuta, appunto “dalla parte sbagliata”.  Alcune di queste espressioni le ritroviamo anche nel libro di Antonio Gioia e sono utili a comprendere quanto sia lodevole l’intento dell’autore di affermare il principio di una sfida della “società della conoscenza”, che io interpreto come un dovere di raccontare sempre tutta la verità, di non nascondere crimini commessi dai vincitori per mantenere vivo l’odio dei vinti. Ad orrori come l’olocausto, le deportazioni o le foibe – conclude Wanda Ferro – nessuna giustificazione potranno mai dare né il cuore, né la ragione, ma ogni racconto deve assumere la dignità di verità storica e lasciare spazio alla volontà di approfondimento. Ogni volta che i nostri giovani scopriranno le ragioni controverse della storia dai cantautori o dai format televisivi, vorrà dire che stiamo costruendo una società che avrà perso molti dei suoi valori”.