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Aladino, liberamente tratto da “Le mille e una notte”

Cosenza – Domenica 14 ottobre alle 18,00 al Teatro Morelli va in scena Aladino.

Aladino e Jasmine sono due bambini dei nostri giorni, ad entrambi manca qualcosa. Aladino non vuole andare a scuola perché i compagni lo prendono in giro e non hanno fiducia in lui. Jasmine si sente grande e non sopporta di essere considerata una bambina dalle persone che le vogliono bene, così butta via le bambole che le hanno regalato per il suo compleanno, insieme con una strana lampada della quale non sa che cosa fare. Sarà proprio quest’oggetto

misterioso a provocare il pirotecnico incontro fra i due: Aladino la trova, Jasmine la rivuole indietro. In realtà, è una lampada fatata, basta strofinarla e ne viene fuori un Genio pronto a soddisfare i desideri di chi la possiede. Ma ecco che all’improvviso, dopo un lungo viaggio attraverso paesi lontani, arriva il terribile mago Jaffar, deciso ad impossessarsi della lampada ad ogni costo.

Aladino e Jasmine riescono, insieme, a sconfiggere Jaffar e, a quel punto, il Genio della lampada chiede loro di esprimere tre desideri da esaudire ma… lasciamo che gli spettatori scoprano da soli il finale della storia.

Uno spettacolo pervaso da semplice poesia, che riesce ad evocare l’incanto della Mille e una notte e, al tempo stesso, si rivela di grande impatto pedagogico. Soltanto attraverso la relazione e l’amicizia è possibile crescere, acquistare fiducia in se stessi e capire ciò che veramente conta nella vita.

Di e con Delia De Marco, Giulio Ferretto, Luigi Tagliente

scene Pancrazio Leonardo De Padova

regia Sandra Novellino.

Al “Rendano” il 26 e il 27 ottobre “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti con i giovani cantanti lirici

Cosenza – Interessante fuori programma lirico venerdì 26 ottobre e sabato 27 ottobre al Teatro “Rendano” di Cosenza.

In scena “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti con i giovani cantanti che hanno partecipato la scorsa estate all’Opera studio promosso dall’Assessorato alla cultura della Regione Calabria e organizzato dal Comune di Verbicaro, in collaborazione con il comune tedesco di Oberstenfeld. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Cosenza, dalla Provincia di Cosenza e dal Parco Nazionale del Pollino.

Nel rimarcarne il carattere internazionale, l’Assessorato alla cultura della Regione Calabria sottolinea come tra le finalità dell’evento ci sia soprattutto quella di offrire ai giovani cantanti lirici provenienti dalle istituzioni musicali calabresi un’ulteriore opportunità di approfondimento, anche attraverso lo scambio di esperienze con colleghi provenienti da altri Paesi.

Obiettivo finale del workshop, sviluppatosi in una vera e propria full-immersion durata 15 giorni è stato, infatti, il raggiungimento di una conoscenza corretta dello stile più autentico del melodramma italiano. Il progetto ha avuto come finalità il perfezionamento musicale, vocale e scenico-espressivo del repertorio lirico italiano, e si è rivolto agli studenti di canto e di pianoforte (per la parte riguardante la “collaborazione pianistica”).

Sono stati coinvolti giovani cantanti di 11 nazionalità diverse, tra i quali molti calabresi insieme a quelli della regione tedesca del Baden-Wurttemberg.

Dalle selezioni sono usciti i protagonisti dell’allestimento dell’Elisir d’amore che sarà messo in scena al Teatro “Rendano” venerdì 26 ottobre, alle ore 20,30, e sabato 27 ottobre, alla stessa ora. Sempre sabato 27 ottobre, prevista, ma alle ore 10,00, una recita per le scuole.

A dirigere il workshop, il maestro Angelo Guaragna e la cantante lirica argentina, naturalizzata tedesca, Graciela Alperyn.

Ne “L’Elisir d’amore” in scena al “Rendano”  al maestro Guaragna è affidata sia la concertazione che la direzione. Graciela Alperyn firmerà anche la regia.

Il cast vocale è composto da Mima Millo e Annalena Schmid (nel ruolo di Adina), Marco Ciaponi e Riccardo Gatto che si alterneranno in quello di Nemorino, Ken Watanabe (Belcore), Antonino Mistretta (Dottor Dulcamara) e Marialaura Padula (Giannetta).

Maestri collaboratori al pianoforte sono Rosangela Flotta e Stefania Mobilio (del Conservatorio “Giacomantonio” di Cosenza) e Laura Sarubbi (del Conservatorio “Torrefranca” di Vibo Valentia) .

Maestro del coro è, invece, Francesco Laino.

Prima delle rappresentazioni in programma al “Rendano” venerdì e sabato prossimi, i giovani cantanti porteranno l’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti in Germania per quattro spettacoli.

I biglietti sono in prevendita presso l’agenzia “Inprimafila” di viale degli Alimena (tel.0984795699).

 

Enologia: a Rossano confronto dei produttori regionali d’eccellenza

ROSSANO (CS) – “La promozione turistica delle Città, attraverso la comunicazione del suo patrimonio storico-culturale e l’attenzione strategica, coerente e costante, ai marcatori identitari territoriali, resta la strada maestra da percorrere. Se ciò vale ovviamente in generale e per lo stesso recupero di credibilità del brand Italia, quella via appare addirittura salvifica per il Sud e la Calabria, soprattutto in questa grave fase di crisi di liquidità per gli enti locali e, quindi, di stop ai grandi progetti infrastrutturali. Il marketing territoriale, il dialogo tra territori ed istituzioni, insieme alle alleanze nel mondo delle aziende, quelle legate alle terra in particolare, sono valori aggiunti che possono ridurre gli sforzi ed avvicinare le comuni attese ed ambizioni di sviluppo sostenibile”. È quanto sostiene l’assessore al turismo rossanese Guglielmo Caputo esprimendo soddisfazione per la scelta, sostenuta e patrocinata anche dall’Amministrazione Comunale, di ubicare a Rossano l’anteprima nazionale di “Aspettando radici del sud”, ospitato venerdì 12 Ottobre, dalle ore 17, presso l’Auditorium Alessandro Amarelli allo scalo.

Più di venti i 20 produttori d’eccellenza nel settore enologico regionale, da Cirò al Pollino, da Lamezia all’alto ionio cosentino ai territori dell’area urbana di Cosenza si confronteranno sull’importanza dei vitigni autoctoni e sul valore sociale, culturale ed economico ruotante attorno al fenomeno vino.

Oltre ai produttori ed a numerosi rappresentanti istituzionali, impreziosiranno il parterre di ospiti anche Nicola Campanile, ideatore e curatore di “Dolce Guida – Percorsi enogastronomici di Puglia e dintorni e “Radici Wines”, Luciano Pignataro, coordinatore di Slow Wine per Campania, Basilicata e Calabria, membro della comitato esecutivo della Guida Ristoranti de L’Espresso, deus ex machina del blog www.lucianopignataro.it, Piero Sardo presidente della Fondazione Internazionale per la Biodiversità di Slow Food e Franco Ziliani, importante operatore della comunicazione del vino a livello internazionale.

Il cabarettista Emanuele Gagliardi alla Commissione Cultura di Palazzo dei Bruzi

COSENZA – La Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, nell’ambito delle iniziative volte a tributare un riconoscimento a quei talenti locali, ha ospitato il cabarettista calabrese Emanuele Gagliardi.

L’artista è approdato al cabaret dopo una formazione teatrale classica. Non fa mistero nel riconoscere di aver avuto due mentori: il primo Ennio Scalercio, regista cosentino formatosi a sua volta all’Accademia d’arte drammatica “Silvio D’Amico” e l’altro, Totonno Chiappetta, che lo ha avviato sulla strada dell’umorismo e della comicità made in Calabria.

Gagliardi considera l’arte made in Calabria una sorta di specie protetta da difendere ad ogni costo, contro ogni tentazione esterofila. E lo ha ribadito con forza anche davanti alla Commissione cultura. L’audizione di Gagliardi è iniziata con un’introduzione del Presidente della commissione Claudio Nigro che ha apprezzato la scelta dell’attore ed umorista cosentino di restare a lavorare e a fare spettacolo nella sua terra, anziché percorrere la strada dell’emigrazione artistica. Relatore della proposta di ospitare in commissione cultura Emanuele Gagliardi è stato il consigliere comunale Michelangelo Spataro che ne ha seguito passo passo la carriera.

Uno spaccato di questo sketch Gagliardi lo ha offerto anche ai componenti la commissione cultura che lo hanno molto apprezzato.

L’altra faccia di Gagliardi è il suo impegno nel sociale dove la sua vena attoriale e comica è messa al servizio dei meno fortunati. “Ho recitato e continuo a recitare – ha affermato l’attore – anche in ambienti difficili, come le carceri, dove ho attivato laboratori teatrali”. O anche per i ragazzi albanesi o rumeni ai quali declama i versi di “A’ Livella” di Totò o le gesta di Jugale. Eppure i suoi primi passi Gagliardi li aveva mossi portando in scena alcuni personaggi di Cechov ( ne “La domanda di matrimonio” “L’orso” o “Il tabacco fa male) o di Ibsen in “Casa di bambola”. Decisivo nella sua conversione, l’incontro con Totonno Chiappetta.

Lo stile di Triolo al Dok di Bologna

BOLOGNA – Sabato 6 ottobre 2012 il DOK di Bologna ha inaugurato la sua serata con un imperdibile appuntamento con la moda. Ad aprire le danze è stato lo stilista catanzarese Mario Costantino Triolo che ha riservato grosse sorprese con il debutto della sua nuova collezione PRIMITIVE. A fare da musa ispiratrice e da modella, la splendida e richiestissima Farah Zulaikha passata recentemente dal mondo delle sfilate al mondo della televisione lavorando per “Couture & Luxury” come “Correspondent Fashion Supermodel”, e per la nuova rete AVI OSTER MEDIA(New York). Splendida modella mediorientale Farah Zulaikha dopo aver trascorso l’infanzia in giro per il mondo con la sua famiglia , si trasferisce a Manhattan per studiare medicina. Louis Vuitton, Dolce & Gabbana, Indashio, sono alcuni dei più famosi brand con cui ha lavorato; GQ Magazine, Latina, TeenPeople, Seventeen, CosmoGIRL e ElleGIRL, alcune delle riviste sulle quali è apparsa; Tyra Banks, Kim Kardashian, Perez Hilton, Kristin Cavallari, Lance Bass, Kathy Griffin, Cindy e Meghan McCain, Ashlee Simpson-Wentz e Pete Wentz, alcuni dei personaggi famosi con cui ha lavorato. Mario Costantino Triolo ancora una volta non manca di originalità e creatività, e si lancia su nuovi mercati grazie a capi che disegnano la silhouette , tubini molto elaborati e costruzioni sartoriali. Lo stilista di PRIMITIVE ironizza sulla collezione presentando due capi remake vintage, elaborando canotte da basket maschili e trasformandole in estrosi abiti per occasioni importanti. Pezzo forte della collezione, è stata una giacca in mikado di seta bianca, ricamata con cristalli e pietre. Un altro importante successo per il giovane emergente stilista catanzarese, che sente sempre salde le sue radici calabresi ed il suo legame con la terra d’origine nella quale vengono realizzati parte dei capi della sua collezione. Intorno alla fine ottobre, sarà online anche il suo sito personale www.primitivelab.com, concepito come una galleria d’arte e aperto a collaborazioni con altri artisti.

A Cetraro l’ottava edizione del festival internazionale del cinema “Il fiore in ogni dove”

CETRARO (CS) – Sabato 27 ottobre al Palazzo del Trono di Cetrato si svolgerà l’ottava edizione del festival internazionale del cinema “Il fiore in ogni dove”, premio Simona Gesmundo, organizzato dal Laboratorio Losardo. Per quest’anno il premio “Il Cristo d’argento” del Festival Internazionale andrà alla nota drammaturga, Valeria Moretti, per i soggetti cinematografici tratti da suoi testi teatrali e le sceneggiature di film da lei scritte o co-scritte che hanno avuto premi e riconoscimenti in Festival tra i maggiori in Europa. Nel corso della serata saranno proiettati i cortometraggi vincitori del premio sui corti di animazione, il disegno animato, le sezioni digitale, comunicazione e cinema.

La performance di Walter Carnì – così il MACA ha celebrato la “Giornata del Contemporaneo”

Acri (Cs) – Lo scorso 6 ottobre il MACA (Museo di Arte Contemporanea di Acri),
che per circa tre mesi ha ospitato la prestigiosa rassegna di pittura dal titolo “Richter, Dada fino all’ultimo respiro”, dedicata appunto al poliedrico artista, tra i massimi esponenti dell’avanguardia storica, ha celebrato – oltre al finissage della retrospettiva – la “Giornata del Contemporaneo”; e lo ha fatto in piena linea con lo spirito avanguardista custodito in questi giorni entro le sale del museo, con una performance dal vivo di un giovane artista calabrese.

Ad esibirsi, Walter Carnì, artista di origine reggina (Caulonia – Rc, ’79), giovane talento partecipante all’esposizione “Young at Art”, ospitata in questi giorni dal museo, insieme alle opere di Richter e finalista del premio Terna dedicato all’arte contemporanea.

“Le installazioni di Carnì trovano la loro origine nell’estrema attenzione che da sempre l’artista volge alla materia e alle sue infinite declinazioni. Dopo un iniziale approccio al gesso, al polistirolo e alla resina, indirizza successivamente la sua ricerca ai materiali di recupero, intesi non come opera in sé, ma come materia,appunto, capace anche di riscattare il lavoro manuale dell’artista”.

Il rapporto tra Stato/mafia/Chiesa cui Carnì sta dedicando un’intensa ricerca estetica è stato oggetto della performance in perfetto stile dada, cui lo stesso, assieme ad altri cinque performer, ha dato vita sotto gli occhi di un pubblico stupito e inevitabilmente rapito dall’esibizione.

Il Dada nasceva agli inizi del Novecento, come uno tra i più eversivi movimenti d’avanguardia, allo scopo di sovvertire le logiche tradizionali dell’arte stessa e dell’estetica, criticandone i canoni e i mezzi per giungere a una soluzione che “scuotesse” il senso critico del singolo stimolandolo alla libera e soggettiva interpretazione. Un’esaltazione dell’anticonvenzionale, che ora come oggi, ha il suo soggetto nella società.

La performance di Carnì, in perfetta linea con gli intenti appena descritti – ma lontana da facili anacronismi – ha rievocato quello che è delicato equilibrio e gioco di relazioni tra le tre “istituzioni” su cui oggi si regge la società italiana: lo Stato e la Chiesa, istituzioni canoniche e riconosciute, e la mafia che, seppur possa definirsi impropriamente un’istituzione a tutti gli effetti, per via della sua onnipresenza e pervasività, lo è in via informale.

Uno spago legato a un pezzo di legno a tracciare una circonferenza ideale – uno spazio chiuso entro il quale la performance potesse compiersi –, lungo la quale perfettamente allineati si posizionavano due piedistalli su cui erano esposte le due parti di un cranio di un cavallo tinto d’oro. Poi otto tuniche bianche, a evocare quelle usate dalle sette religiose (e non), accoppiate a otto corone di spine,intrecciate con l’asparago selvatico (nella tradizione popolare simulacro del dolore di Cristo); queste le componenti della performance, che ha preso vita nel momento in cui tra queste componenti si è insinuata la presenza degli artisti.

Indossate le tuniche e lambite le corone di spine, immobili e a piedi nudi, per qualche minuto i perfomer hanno intonato le orazioni ai santi, non a caso scelti tra i nomi che vengono invocati in occasione delle celebrazioni del battesimo “’ndranghetista”. «Santa Liberata – ora pro nobis», «San Pietro – ora pro nobis », «San Michele Arcangelo – ora pro nobis »… e così via fino al concludersi dell’esibizione in un fragoroso applauso che ha scosso i presenti dalla tensione emotiva da cui per qualche momento si erano lasciati rapire.

In questi casi, chiedere all’artista di dare un’interpretazione all’esibizione, oltre che essere inutile, è riduttivo, perché lo stesso, come è avvenuto nel caso di Carnì, è disposto a concedere giusto qualche nozione indicativa, invitando il fruitore alla libera interpretazione.

Compiendo una breve rassegna degli elementi utilizzati nella performance, salta subito all’occhio l’uso del cranio dell’animale, scomposto in due parti (mandibola superiore e inferiore), poste l’una di fronte all’altra. Questa ha voluto evocare la reliquia, da secoli prezioso (da qui si presume la ragione dell’uso dell’oro) oggetto di venerazione religiosa – che spinge alla personale riflessione sul misticismo insito nel culto religioso votato all’irragionevole fede, ma così legato al materialismo –; ma allo stesso tempo l’uso del cranio di un cavallo, che rimanda agli atti intimidatori di matrice mafiosa,che molto spesso in passato si sono scagliati contro gli animali domestici delle vittime.

L’oscillazione tra i sacro (la reliquia) e il profano (l’evocazione del cavallo decapitato), ritorna nell’invocazione ai santi, intonate dai performer cinti in ambigui abiti che evocavano al contempo pratiche al limite del lecito religioso. E infine la corona di spine, simbolo della passione di Cristo, ma qui anche evocazione della figura della regina – il potere istituzionale – : talvolta indossata, talvolta tenuta in mano con le braccia lungo i fianchi: corona che vuole essere citazione da uno dei film più celebri di Hans Richter, 8×8 (1957) – brillante gioco di variazioni sul tema degli scacchi – ove la regina uccide a colpi di arco e frecce proprio un cavallo.

Come accennato, la performance, si inquadra in un percorso di ricerca dell’artista, di cui fanno parte anche altre opere, tra cui ricordiamo: Ecce Homo, in concorso al premio “Terna” e 1920072012.

L’installazione di Carnì, fa parte delle sette opere vincitrici del premio Young at Art, indirizzato ai soli artisti Under 35 residenti e operanti nel territorio calabrese. A seguito di una prima mostra tenutasi tra i mesi di aprile e maggio all’interno delle sale del museo di Acri, le opere dei sette artisti vincitori – Walter Carnì (scultura, installazione, performance), Giuseppe Lo Schiavo (fotografia), Armando Sdao (pittura), Valentina Trifoglio (body-art, performance), Giuseppe Vecchio Barbieri (digital-art) e il duo {movimentomilc}, formato da Michele Tarzia e Vincenzo Vecchio (video-arte) – hanno poi preso parte alla rassegna Aspettando la Biennale, presso il Collegio Sant’Adriano di San Demetrio Corone (Cs). Questo l’iter, per poi ritornare il 15 settembre al MACA e “arricchire” la retrospettiva su Richter prima della partenza prevista nel mese di novembre alla volta di Torino, dove verranno esposte in due differenti spazi espositivi, in concomitanza con l’importante fiera d’arte contemporanea Artissima.

Grande la soddisfazione per il progetto, l’installazione ospitata dal museo espressa da uno degli organizzatori della mostra “Young at Art”, Massimo Garofalo e da Silvio Vigliaturo, il celebre artista di cui il MACA porta il nome, entrambi presenti alla performance.

 

Giovanna M. Russo

 

Al Morelli in famiglia, ritorna “Famiglie a teatro”

COSENZA – Un viaggio alla ricerca dell’incanto per le strade di quei racconti che non hanno un tempo, custoditi nel magico mondo della fiaba.
Al Teatro Morelli ritorna con 12 rappresentazioni teatrali, a partire da domenica 14 ottobre fino a domenica 12 maggio, il cartellone di “Famiglie a teatro 2012-2013” giunta ormai alla sua quattordicesima edizione di cui le ultime quattro in stretta sinergia con il Comune di Cosenza.
L’iniziativa promossa dall’Amministrazione comunale e dal Centro RAT/Teatro dell’Acquario, in collaborazione con l’Unicef e la Cooperativa Arca di Noè è rivolta a tutte le famiglie con lo scopo di scatenare lo stupore attraverso lo strumento dell’arte teatrale.

A presentare gli obiettivi e il programma dell’iniziativa sono intervenuti questa mattina a Palazzo dei Bruzi l’Assessore alla formazione della coscienza civica e alla scuola Marina Machì , l’Assessore alla solidarietà e alla coesione sociale Alessandra De Rosa e per il Centro Rat-Teatro dell’Acquario Dora Ricca.
Per l’Assessore Marina Machì il profilo più interessante di questa iniziativa risiede nell’aspetto più produttivo e laboratoriale del teatro, inteso come palestra di cittadinanza attiva, di democrazia ma ancora del teatro come linguaggio, come mezzo espressivo e successivamente come contenuto.
Prosegue con il dire che la scuola e il teatro continuano ad incontrarsi troppo poco, pur condividendo gli stessi obiettivi educatici e le stesse finalità culturali, ovvero quelli di allenare il giudizio, il ragionamento, perfezionando lo spirito critico che è ciò che determina la consapevolezza di chi siamo e di cosa facciamo.
L’Assessore De Rosa vede nel teatro e in questa iniziativa nel dettaglio, un modo per resistere a una crisi che non è più solo economica ma anche culturale.
Inoltre quest’anno l’Assessorato di sua competenza farà dono dei biglietti per partecipare alla rassegna teatrale ai giovani ospiti delle Case famiglia della città.
In conclusione è intervenuta per il Centro Rat-Teatro dell’Acquario Dora Ricca che ha introdotto le 12 compagnie che calcheranno il palco del Morelli provenienti da tutta la penisola, da Bolzano a Vibo Valentia, da Firenze a Perugia fino ad arrivare a Cosenza.

Tutte le rappresentazioni si rifaranno ai grandi classici della fiaba tradizionale ma attualizzate in chiave moderna e rivisitate in nuove e diverse storie.
Ai bambini di oggi verranno riproposti i grandi temi universali rivestendoli di significati nuovi, proprio per consentire più facilmente il meccanismo di identificazione e immedesimazione, come nel caso dello spettacolo di Pinocchio nel quale verrà affrontato un tema assai discusso che è quello del bullismo.
A fine rassegna ai piccoli spettatori che avranno collezionato più presenze verrà regalato un libro per bambini offerto dalla Casa editrice “Coccolebooks” .
Lasciarsi travolgere dalla meraviglia senza effetti speciali, un’ occasione imperdibile per tutta la famiglia.

Gaia Santolla

 

Teatro Morelli
L.Busento Oberdan – Cosenza
ore 18:00

14 ottobre 2012
Teatro Crest (TA)
ALADINO

28 ottobre 2012
Centro R.A.T. (CS)
CAPPUCCETTI COLORATI

11 novembre 2012
TBB formia (LT) – Libera Scena Ensamble (NA)
AMORE E MAGIA NELLA CASA DI PULCINELLA

25 novembre 2012
Attori in Corso Rende (CS)
LE AVVENTURE DI GIANBURRASCA

9 dicembre 2012
Dracma Teatro (VV)
PINOCCHIO

16 dicembre 2012
Cooperativa Prometeo (BZ)
LA LEGGENDA DI COLAPESCE

20 gennaio 2013
Granteatrino (BA)
ALI’ BABA’

3 febbraio 2013
Bottega degli Apocrifi (FG)
NEL BOSCO ADDORMENTATO

17 febbraio 2013
Teatrino dei Fondi (PI)
ALL’OPERA…IL LUPO E I SETTE CAPRETTI

10 marzo 2013
Giallomare Minimal Teatro (FI)
DI SEGNO IN SEGNO

14 aprile 2013
Fontemaggiore (PG)
FIABE RITROVATE

12 maggio 2013
Arcà di Noè (CS)
IL PICCOLO PRINCIPE

Intervista ad un “ladro di luce”: Federico Treggiari

Foto di Federico Treggiari

Federco Treggiari (500px.com/gringoire89) nasce il 24 luglio del 1989, entra a far parte dell’Associazione ladri di Luce nel 2011 e quest’anno ricopre il ruolo di docente per il corso di base di fotografia.

Intervista:

Tra le foto che hai realizzato, qual è quella a cui sei più affezionato?

“Ad una foto fatta in Africa, ad una bambina che guardava dritto verso di me, è la foto che mi è venuta meglio non sapendo un’acca di fotografia. È stata scattata nel paesino di Rundu ad Agosto 2010 durante un viaggio/volontariato”.

Quando hai scoperto questa passione?
“È scoppiata a 20 anni. Quando ero piccolo o usavo le macchine usa e getta o una di topolino, a 17 anni mi venne regalata la prima compatta ma è a 20 anni che ho ricevuto la macchina più seria ed ho iniziato a studiare per capire il mio stile di fotografia.”
Qual è il tuo sogno da fotografo?
“Il mio sogno è quello di diventare un documentarista. Ho il mio dio racchiuso in un rettangolino giallo: National Geographic. Spero anche di continuare i miei studi all’università di Leida in Olanda.”
Cosa ami e cosa invece odi fotografare?
“Amo fotografare animali, non c’è invece qualcosa che odio, c’è qualcosa che non mi capita mai di fotografare perché non rientra nel mio stile come ad esempio la fotografia architettonica. Oltre a fotografare animali mi concentro sui concerti dove devi giocare con le luci del palco, è infatti vietato usare flash. Devi fissarti su un componente del gruppo, lo segui, lo segui e lo fotografi.”
Se ti chiedessero di raffigurare l’amore attraverso una fotografia senza avere la possibilità di inserire una didascalia, cosa immortaleresti?
“Una scena che mi capitata di vedere ma che non ho potuto fotografare sono due cani seduti su un molo che guardano l’orizzonte. L’umanizzazione dell’animale. Il concetto di amore è il vedere in animali non umani qualcosa che gli umani fanno.”

Annabella Muraca

Rubiamo la luce per fermare il tempo

Il fotografo francese Bresson ripeteva spesso “è un’illusione che le foto si facciano con la macchina… si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa”. Ed è proprio quello che, ieri pomeriggio, ha cercato di trasmetterci l’Associazione Ladri di Luce con la mostra fotografica svoltasi all’interno del Museo del Presente. Si tratta dell’evento conclusivo del cartellone del Settembre Rendese e, per tutti gli appassionati, si protrarrà fino al 13 ottobre.
Una mostra originale che ha come filo conduttore gli scatti dei vari eventi susseguitisi nella settimana del Settembre Rendese, spettacoli e soprattutto concerti hanno “riscaldato” le macchine fotografiche di coloro che la luce la rubano per passione. Giovani fotografi quelli dell’Associazione che vivono in simbiosi con le proprie “macchine” quasi come se fossero un prolungamento del proprio corpo; giovani che sanno osservare e non vedere, giovani che attraverso l’utilizzo di una lente riescono a guardare oltre ciò che la realtà propone.
Suggestive ed interessanti tutte le foto esposte che hanno esaltato soggetti dinamici, catartici, estasiati, compassionevoli; momenti intimi di un gesto, di uno sguardo, di un volto hanno cercato di riportare l’osservatore alla musica di quel di settembre. Basta pose plastiche, finte e scontate ciò che fa la differenza in questa mostra è la spontaneità degli scatti, la naturalezza, il dettaglio.
L’Associazione ladri di luce, nata nel 2011, si occupa della divulgazione della cultura fotografica e, nonostante abbia una giovane età, conta già 300 membri in tutta la provincia cosentina. L’Associazione consta di 18 fondatori tra cui Valentina Blasi che ha dichiarato “è stato bellissimo lavorare di concerto e ritrovarci ogni sera tra parco Giorcelli e nelle altre piazze di Rende per vivere i vari appuntamenti” – e poi continua – “L’Associazione ha voluto rendere omaggio ai soci che si sono impegnati in una manifestazione con un palinsesto enormemente ricco e di grande ispirazione, sostenendo tutte le spese della mostra. Ringraziamo altresì l’amministrazione comunale di Rende soprattutto l’assessore Cesare Loizzo, il direttore artistico del festival Giuseppe Tuscolano, il direttore del museo Tonino Sicoli e la dottoressa Roberta Vercillo, per l’ospitalità nelle illustri sale del Museo del Presente”.
Ciò che si è imparato da questa mostra è che oltre alla precisione, alla tecnica, agli effetti ciò che conta è lo scatto, quell’attimo fuggente in cui impugni la tua macchina fotografica ed immortali un pezzo di realtà; non importa cosa ne esca di quella foto ciò che è importante è l’aver fermato il tempo, almeno per un po’.

Annabella Muraca