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Spotted Unical: è subito moda

Non si  tratta di un convegno sul tema degli avvistamenti alieni, è il tormentone universitario del momento. Il fenomeno glam, interattivo e curioso che   ha contaminato e  travolto gli studenti dell’Università della Calabria. Spotted (tradotto in inglese “avvistato”) è la nuova moda diffusa da circa due anni nel resto del mondo e quest’anno anche in Italia coinvolgendo Atenei come la Sapienza e la Bocconi. La storia di Spotted ha inizio nel 2010 in un’università Londinese. Uno studente decide di creare un sito in cui lui e i suoi amici scrivono in anonimato commenti sulle ragazze dell’Università. In meno di due mesi il blog arriva ad avere 250mila utenti. Non potevamo non accogliere l’iniziativa divertente e creativa anche in casa nostra. Degno erede della trasmissione Rai “Chi la visto” e del programma cult degli anni 90’ “Agenzia matrimoniale” di Marta Flavi,  Spotted Unical a colpi di post (anche pepati), ci racconta la vita colorata degli studenti universitari che vivono nel Campus calabrese tra i più grandi d’Italia. Lo sportello Unical del cerca-trova nasce come pagina ufficiale su Facebook lo scorso 20 febbraio, ad oggi vanta 6.603 iscritti che si interfacciavo ogni giorno con annunci particolari che li riguardano da vicino. I colpi di fulmine e le dichiarazioni d’amore sono le richieste più gettonate dagli “intellettuali” universitari (in prevalenza maschi). Gli spazi dei cubi diventano tutti luoghi utili all’incontro “fatale” dove Cupido può scagliare le proprie frecce. A lezione, in biblioteca, a mensa, nelle feste al Marconi si può trovare l’anima gemella o stringere nuove amicizie. C’è chi cerca in base ai propri interessi culturali: “AAA Cercasi ragazza che ama il cinema. In particolare i film di Tarantino”. Chi, invece, lancia un semplice segnale di “disperata” ricerca: “AAA avvistata ragazza ad economia aziendale nella cons 1, con maglia blu, capelli neri e occhiali seduta nelle ultime file a sinistra!”. Chi, ancora, con determinazione meno sottile sferra: “Cercasi ragazzo visto la settimana scorsa al parcheggio del polifunzionale. Alto, capelli castani, carino, magro, indossava una camicia nera burberry e occhiali da sole neri; credo abbia una minicooper rossa. Aiutatemi a trovarlo!”. Ma la bacheca può essere utile anche per condividere appelli di tutt’altro genere: “cercasi bagno aperto nei cubi di economia”; “o tesserino esente”. Con Spotted, dunque oltre il diletto, si può cercare anche casa o reclamare la sparizione di effetti personali (vedi ombrelli, quaderni d’appunti). C’è anche chi segnala fatti seri utilizzando il canale web come utile avvertimento: la presenza di un maniaco che si aggira per l’Unical, ad esempio, è un fatto segnalato da molti che genera un po’ di paura, ma grazie a questo strumento molte ragazze sono state allertate. Spotted Unical, insomma, segue un trend diffusissimo, è al passo con i tempi e non rappresenta solo le frivolezze giovanili ma anche momenti di utile condivisione. Il fare rete favorisce la comunicazione, lo scambio di idee, il confronto. Grazie a questo fenomeno emerge ancora più nitido il ritratto del ventenne dei nostri giorni: ipertecnologico eppure più insicuro nell’affrontare di persona scelte e situazioni. Sulla bacheca qualche ardimentoso ha persino scritto provocando: “Unical, noto con piacere che siete tutti messi male!!!”. Il fenomeno va preso, si spera, come un gioco divertente e da misurare (la partecipazione è regolata da regole precise) e poi è pur sempre vero “Che chi cerca trova (anche in modalità online)”.  

                                                                                                     Rossana Muraca

Il colore contro la crisi

COSENZA – Cristoforo Scorpiniti sembra quasi il protagonista di un romanzo, il romanzo della sua stessa vita, ha da poco superato i 20 anni, un diploma di geometra tra le mani, un’esperienza come agente immobiliare fra i colli bolognesi e un licenziamento che lo obbliga a fare rientro in Calabria.

Fin qui una storia non molto diversa da quella di molti altri giovani, ma è proprio quando ritorna nella sua città che nelle fatiche del vivere quotidiano scopre d’improvviso la passione, fino ad allora celata ma certamente innata, per la pittura e ora vive della sua arte e oggi è alla sua prima mostra personale.

Le sue tele sono un trionfo di colori accesi, di cromie brillanti che esprimono la gioia e la positività, nelle sfumature e nei passaggi cromatici si percepisce l’urgenza di esprimere un mondo interiore che dichiara ufficialmente guerra agli abissi del buio.

La sua produzione sembra seguire dei continui passaggi, degli incessanti cambiamenti di rotta verso percorsi di ricerca cromatica e di sperimentazione tecnica, infatti è possibile ritrovarsi nella dimensione figurativa di volti femminili, di icone contemporanee come Jimi Hendrix e Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nella dimensione astratta fatta di figure indeterminate e simboliche, nella dimensione paesaggistica fatta di suggestivi boschi e foreste dalla doppia simbologia, intesi come spazio inviolato, pulsante di vita ma anche come spazio oscuro, misterioso quasi impenetrabile.

Nello stile pittorico di Scorpiniti è la grande varietà di colori e la ricchezza di toni ciò che lo caratterizza, che evidenzia il suo amore per la luce, utilizza le tonalità più delicate ma anche quelle più forti dai contrasti netti, è possibile notarlo soprattutto nei fiori che immensi sembrano esplodere sullo sfondo nero, la purezza del fiore bianco che non si lascia contaminare dalle tenebre del buio e la sensuale carnalità del fiore rosso che dirompente infiamma il sangue.

 

Sarà possibile visitare la mostra di Cristoforo Scorpiniti ReAlIsMo SpOnTaNeO presso la sede dell’associazione Alt-Art fino al 30 marzo, tutti i giorni da lunedì a venerdì dalle 10.30 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.30, sabato e domenica su prenotazione.

Gaia Santolla

Nuova edizione della sfilata della Grotta dei Desideri

AMANTEA (CS) – Torna la Grotta dei Desideri, evento di arte, moda e cultura che si tiene annualmente ad Amantea, cittadina della costa tirrenica cosentina, nello splendido scenario del Parco della Grotta. Giunto oramai alla nona edizione e dichiarato evento d’eccellezza dalla Camera della Moda regionale, si avvale d’importanti collaborazioni con lo studio di comunicazione Emmedia, l’agenzia Agc Agency, la Vecchiato Art Galleries di Padova ed il blog Modi di Moda. In più gode del patrocinio della stessa Camera della Moda e dell’assessorato al Turismo della Provincia di Cosenza e del Comune di Amantea; quest’ultimo inoltre, già nel 2010, ha reso l’evento istituzionale: si tratta di uno dei pochi esempi in Italia.

Ma quali sono i requisiti di partecipazione? Il concorso è indirizzato a giovani stilisti diplomati e/o studenti presso istituti superiori pubblici, privati, di design, moda e modellistica, università di moda e scuole professionali. Possono partecipare altresì gli stilisti che abbiano già aperto un proprio atelier da meno di cinque anni. Per il resto, un requisito immancabile è senz’altro il talento, qualunque sia il proprio stile. I partecipanti al concorso infatti possono scatenare la propria espressività in massima libertà, senza temi fissi. La presentazione degli abiti non è soggetta quindi ad alcun vincolo.

Il bando si può consultare e scaricare sul blog ufficiale dell’evento, insieme con il modulo d’iscrizione: (http://lagrottadeidesideri.wordpress.com) E’ possibile aderire fino al 27 aprile 2013.

La Grotta dei Desideri si svolgerà ad Amantea in quattro giorni: dall’1 al 4 agosto prossimi. Tre le serate programmate. Giorno 1 agosto avrà luogo la serata di anteprima: ogni stilista prescelto sfilerà con un abito a propria scelta, partecipando al talk show di approfondimento che consente di conoscere il concept della linea e la storia personale dello stilista. Il 3 agosto ci sarà la serata di selezione: ogni stilista prescelto sfilerà con due abiti a propria scelta. La giuria a suo insindacabile e inappellabile giudizio proclamerà i cinque stilisti vincitori che parteciperanno alla serata di gala del giorno successivo. Un sesto stilista, non compreso nella cinquina vincente, verrà ammesso alla serata di gala su insindacabile giudizio del presidente di giuria e di suoi delegati.

La composizione della giuria è affidata al direttore artistico. Gli stilisti esclusi prenderanno comunque parte alla serata di gala del giorno dopo sfilando con un abito a propria scelta. I giornalisti presenti in giuria selezioneranno solo ed esclusivamente tra i 14 stilisti non selezionati un particolare riconoscimento denominato Grotta dei Desideri-Premio della Stampa. La serata di gala è programmata per il 4 agosto: i cinque stilisti vincenti ed il sesto stilista scelto dal presidente di giuria sfileranno con tre abiti a propria scelta.

La giuria a suo insindacabile e inappellabile giudizio proclamerà i due stilisti primi classificati. Lo stilista primo classificato riceverà una borsa di studio di € 700,00 mentre lo stilista secondo classificato si aggiudicherà una borsa di studio di € 350,00. Entrambi gli stilisti acquistano il diritto a partecipare gratuitamente ad uno shooting fotografico che si terrà nel mese di settembre con modelle e fotografi professionisti. In concomitanza dello svolgimento dello shooting fotografico verranno consegnate le borse di studio. Oltre al Premio della Stampa, verranno assegnati il Premio speciale Fidapa ed il Premio Giovane designer Camera regionale della moda Calabria.

Ritorna l’AcquarioBistrot tra musica e cinema

COSENZA – Giovedì 28 marzo DUO DANILO BLAIOTTA, piano e ROCCO RICCELLI, tromba e flicorno standards di jazz, brani originali e brani italiani “accompagnati” da un menu vegetariano.

Venerdì 29 marzo CON GLI OCCHI DALLA MERAVIGLIA un viaggio sensoriale nel cinema di Ron Fricke. Ultimo appuntamento della rassegna con la proiezione di CHRONOS (1985) A cura di Falso Movimento. Tre anni dopo aver sceneggiato e diretto la fotografia per il bellissimo Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio e sette prima di Baraka, Ron Fricke si cimenta nella regia con Chronos che si rivela come il vero punto d’incontro fra il genere documentaristico e un cinema sperimentale che poggia su basi filosofiche. Il tema è ovviamente Κρόνος, il tempo e non è difficile evincerlo né dal titolo né tantomeno dalle immagini focalizzate come sono sulla statica mutevolezza di ogni cosa.
Il regista Ron Fricke sceglie infatti un espediente tanto intelligente quanto funzionale per distaccarsi dal ben più classico genere del documentario, utilizzando la cosiddetta tecnica del time-lapse, ovvero delle immagini accelerate. Pur rifacendosi a Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio, la forza che questa tecnica di ripresa imprime all’immagine è dovuta all’ossessivo utilizzo che ne viene fatto.
Un opera evocativa che non documenta, semmai traccia quel solco di cinema filosofico che Frike approfondirà in Baraka e soprattutto in Samsara.   APERICINEMA a base di piatti della cucina ORIENTALE.

Le serate iniziano alle 21:00. Ingresso € 10 inclusa la cena proposta dal Bistrot o altra consumazione eccetto apericinema €5

Un viaggio tra mente e corpo alla riscoperta dei versi inediti di Alda Merini

“Il segno clinico di Alda” è il titolo dello spettacolo tra poesia e canto andato ieri in scena sul palcoscenico del teatro Rendano di Cosenza. In occasione della giornata internazionale della poesia l’Assessorato alla cultura della Regione Calabria e del Comune di Cosenza, hanno presentato al pubblico undici capolavori inediti che Alda, genio tormentato dalle “ombre della sua mente” ha dato in dono al poeta calabrese Michele Caccamo. La penna di Taurianova ci conduce per mano nella ri-scoperta del mondo della poetessa “diversa” che lui stesso aveva incontrato nel 1997 nell’aula consiliare del Comune della provincia di Reggio Calabria.“Ci siamo divisi la pazzia e la bellezza”, così l’autore spiega il motivo della sua scelta teatrale. Frammenti di un viaggio immaginario tra follia, amori struggenti e scrittura che mette al centro della scena l’inquietudine nervosa di Alda Merini, poetessa dei Navigli. La piece curata dal regista Martino Palmisano ha come voce narrante lo stesso Michele Caccamo, l’attrice, nonchè firma dell’adattamento teatrale è Luisella Pescatori mentre il cantautore-paroliere è Edoardo de Angelis. La sceneggiatura essenziale: un leggio e una scrivania con sopra dei fogli (per sottolineare come l’attività dello scrivere della poetessa fosse presente anche all’interno del manicomio). Raccontati con musica, parole e gesti i dieci orribili anni di internamento (dal 1962 al 1972) presso la clinica psichiatrica del “Paolo Pini”. Furono per la scrittrice un periodo di buio e silenzio: “Con questo buio ogni cosa può essere messa in dubbio, il buio è morbido”; non a caso lo spettacolo si apre con una Merini che urla disperata: “Ci sto male al buio! Avrei voluto essere una sostanza celeste, una facoltà di luce. Mi hanno legata con le fascette, bruciato nervi e dita. Mi hanno chiuso gli occhi”. Alda descrive i medici come fanatici dell’elettricità che riempivano i vuoti d’amore con i farmaci; “ci candeggiavano la mente” scrive. La sofferenza e l’angoscia della donna sono state interpretate magistralmente da Luisella Pescatori che con frequenti entrate ed uscite di scena ci ha presentato un’Alda completa: ansimante, in lacrime, disperata, divertita, che gioca con fiori e bolle di sapone. Da qualcuno venne definita pazza: “Mi hanno detto pazza e gonfiata come un’ape”. Dal dolore e dall’inganno i suoi versi hanno preso forma: follia, morte, amore e religione sono definizioni che la poetessa ha vissuto sulla propria pelle e ci ha trasmesse tra righe crude ma intense. “Io vivevo in due tombe: una la mente, l’altra il corpo”. Il suo fu un cuore andato in fumo per sfortunati amori; dallo scrittore e critico letterario Giorgio Manganelli a Ettore Carniti, proprietario di alcune panetterie di Milano, con il quale avrà un rapporto carnale e burrascoso, intervallato dalla nascita delle quattro figlie, “le mie colombe, delle quali fui privata” Alda visse l’amore come tormento, sentimento esasperato. Amore onnipresente e ossessivo: “Titano è la mia croce. Ogni notte con lui si trasforma in arcobaleno”. Amore disperato, che grida aiuto e nasce anche all’interno di  un posto impensabile come il manicomio: “Quando volevamo fare l’amore ci nascondevamo dagli infermieri… eravamo maschere da bordello”.  La parte più commovente dell’atto unico è la descrizione della follia: “La follia è la dittatura impietosa raggiunge la mente con lenta progressione. Avanza come la ruggine poi si gonfia e fa scoppiare le vene in testa. Si spengono le idee. Ogni cosa fa sentire la sua rabbia. La follia mette paura agli uomini”. Alda Merini e la sua sensibilità schizofrenica facevano paura. “Mi hanno soffocata e indurita come una pietra… pur di demolire la mia poesia”. Nonostante la sua cartella clinica abbia fatto di lei una folle, oggi Alda Merini vive nelle pagine della migliore letteratura poetica regalando emozioni e sogni.

                                                                                                                            Rossana Muraca

Cineforum LiberalAmente: Noi credevamo di Mario Martone

Giovedì 28 marzo alle ore 21,30, presso la Sala Consiliare del Comune di Rogliano, verrà proiettato il film  Noi credevamo (2010) diretto da Mario Martone, terzo cineappuntamento della rassegna cinematografica organizzata dall’Associazione Culturale “LiberalAmente” di Rogliano.

Tre ragazzi del sud Italia, in seguito alla feroce repressione borbonica dei moti che nel 1828 vedono coinvolte le loro famiglie, maturano la decisione di affiliarsi alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini. Attraverso quattro episodi che corrispondono ad altrettante pagine oscure del processo risorgimentale per l’Unità d’Italia, le vite di Domenico, Angelo e Salvatore verranno segnate tragicamente dalla loro missione di cospiratori e rivoluzionari, sospese come saranno tra rigore morale e pulsione omicida, spirito di sacrificio e paura, carcere e clandestinità, slanci ideali e disillusioni politiche.

Teho Teardo presenta Musica, immagini. Musica @Cine/Ma/Live #2

Teho Teardo, insieme a Martina Bertoni, sonorizza dal vivo sequenze tratte dai film di cui ha firmato la colonna sonora: da Diaz a La ragazza del lago, da Gorbaciof a L’amico di famiglia a Il Divo

Mercoledì 3 Aprile 2013, ore 21.30, presso il Teatro Auditorium Unical
INGRESSO LIBERO
Opening “Fast Trip”: I “suoni” di Gianfranco De Franco accompagnato da Ilaria Montenegro

L’Associazione “Fata Morgana” , dopo il successo del primo episodio curato dai Red Basica, propone un ciclo di tre eventi live, all’interno dei quali sono previste sonorizzazioni dal vivo eseguite da musicisti di grande spessore. Il progetto Cine/Ma/Live propone attività concernenti musica e cinema non rintracciabili nei circuiti commerciali e che offrono, in questo caso al Campus Unical, alcuni eventi in esclusiva. In particolare questo secondo appuntamento sarà inaugurato da Teho Teardo, musicista che ha realizzato progetti di caratura internazionale ed è considerato il compositore per cinema più innovativo degli ultimi anni, non ha mai suonato in Calabria.

Falso Movimento: Ombre Sonore #5: Violeta se fue a los cielos di Andrés Wood

Martedì 26 alle ore 20.30, presso il teatro comunale di Rovito, verrà proiettato il film inedito in Italia Violeta se fue a los cielos di Andrés Wood.

Violeta Parra (1917-1967) era una musicista, cantante, pittrice, scultrice e poetessa cilena. E una donna moderna e indipendente. Eppure legata alla propria terra d’origine da un amore profondo ed assoluto. Nel corso della sua esistenza, contrassegnata da successi insperati ma anche da tanti dispiaceri, Violeta non ha mai smesso di cercare il suono della tradizione, quello che emana spontaneamente dall’anima di un popolo. Avrebbe buttato all’aria tutti i suoi straordinari talenti pur di poter stare in mezzo alla gente: quella da cui, fino all’ultimo, ha voluto attingere la straziante voce del dolore. Violeta aveva avuto un’infanzia infelice, segnata dalle intemperanze del padre, che era maestro di scuola ed amava la musica, però era un forte bevitore. Alla sua morte, gli averi della famiglia erano andati in fumo, e Violeta aveva potuto ereditare soltanto una vecchia chitarra scordata. Pur non avendo mai ricevuto una vera educazione musicale, da ragazzina aveva iniziato ad esibirsi per strada e nei locali per contribuire al sostentamento dei suoi numerosi fratelli. Poi, improvvisamente, il mondo si accorge di lei. Viene invitata a cantare in Polonia e le sue opere grafiche, realizzate con tecniche che spaziano dalla pittura al ricamo, vengono esposte al Museo del Louvre, nella sezione dedicata alle arti decorative. Tornata in patria, fonda, nei pressi di Santiago, un circolo culturale destinato ad ospitare complessi folcloristici della regione andina, ricevendo, almeno inizialmente, una risposta positiva da parte del pubblico. Nel frattempo, però, la sua vita privata procede tra mille traversie: le muore un figlio appena nato, i suoi due matrimoni falliscono, intraprende una relazione con un antropologo svizzero, molto più giovane di lei, che presto la abbandona. Violeta, ciò malgrado, continua a scrivere, dipingere, comporre, seguendo il respiro affannoso del tempo che passa, togliendole progressivamente le forze e la fiducia nel futuro. Finisce per sentirsi dimenticata da quella gente che tanto amava, e, dopo aver lanciato, con le sue ultime melodie, un potente grido di disperazione, decide di porre fine ai suoi giorni. Il film riproduce il ritmo danzante di un’inquietudine che imita il verso della natura per diventare armonia. Da bambina Violeta aveva imparato dal padre a fischiare come fanno gli uccelli, e la suggestione di quella musicalità primitiva, eppure così toccante, l’aveva convinta che l’espressione più autentica del sentimento non può essere filtrata dalla disciplina, perché deve essere lasciata libera di sgorgare dall’intimo, senza sottostare ad alcuna prescrizione. Sedetevi al piano e distruggete la metrica. Gridate invece di cantare. Soffiate nella chitarra e pizzicate la tromba. Odiate la matematica ed amate il turbine. La creatività è un uccello senza piano di volo, che non volerà mai in linea retta. Queste sono le esortazioni che Violeta rivolgeva ai giovani artisti. Il regista Andrés Wood dà, a quella viscerale vocazione al caos, la forma di una femminilità selvatica, forgiata dal vento e dalla polvere, ed avvolta in una ricercata eleganza di stracci e capelli arruffati.
Una figura fatta per interpretare l’arioso fruscio del ricordo, che si fa bellezza ma racchiude il suono del pianto. Le sue canzoni ripetono l’eco mai spenta di una sofferenza universale, eternata dal male della povertà, e causata dalle ingiustizie perpetrate dai potenti. In Violeta, la tristezza urla, perché nasce dalla ferocia: quella con cui, in uno dei suoi brani più celebri, il gavilán, lo sparviero, attacca e divora una gallina, mentre questa tenta in ogni modo di sottrarsi al suo becco ed ai suoi artigli. È il pensiero marxista applicato al destino, alla natura, alla vita in quanto tale: ed è visto dalla prospettiva di una donna ribelle e combattiva, che ha sempre lottato disperatamente, ed alla quale, ciononostante, è stato tolto tutto. Violeta se fue a los cielos è la storia di una volontà inflessibile, che non ha mai rinunciato al diritto di scegliere la propria strada, anche a costo di violare apertamente le logiche del mondo. Ben sapendo che, se la gioia è una breve illusione, e la felicità è impossibile, l’onestà con se stessi e la fede nella propria unicità sono principi sempre validi: forse non bastano a riempire la solitudine, ma aiutano a dare comunque un senso al proprio percorso esistenziale.

La Commissione Cultura Ospita la Poetessa Monica D’Alessandro

COSENZA – La poesia vissuta come un bisogno, quasi un’urgenza insopprimibile e come mezzo privilegiato attraverso il quale comunicare le pulsioni dell’animo.

Si può dire che Monica D’Alessandro, docente di Italiano e Storia all’Istituto Tecnico Agrario “Tommasi” di Cosenza, ha avuto da sempre la passione per la poesia, se è vero come è vero che i primi versi li scrisse all’età di dieci anni.

Nella missione salvifica della poesia e nella sua veridicità ha sempre creduto. Due i libri di versi al suo attivo: con “La verità poetica”, pubblicato nel 2007, si è aggiudicata il secondo premio al prestigioso premio “Alfonso Gatto” di Salerno; con il secondo, “Divenire”, pubblicato da “Pellegrini Editore” e presentato ufficialmente qualche mese fa, i suoi versi raggiungono una inaspettata maturità.

E questa seconda raccolta di versi ha conosciuto anche l’approdo della Commissione cultura di Palazzo dei Bruzi, presieduta da Claudio Nigro che ha presentato la poetessa cosentina che con la poesia dal titolo “X” ha avuto il merito di essere pubblicata sull’antologia del premio letterario “Marguerite Yourcenar”, edita da Montedit.

Relatrice della proposta di ospitare la D’Alessandro all’interno dell’iniziativa dedicata ai giovani talenti cosentini della scrittura e della poesia è stata, invece, la Vice Presidente Maria Lucente per la quale “la poesia di Monica D’Alessandro ti conquista immediatamente, ma ti lascia qualcosa di irrisolto, facendoti nascere la necessità di ricorrere ad una seconda lettura del verso, quasi che per appagarti fosse necessario un supplemento di analisi. E quando ti immergi nuovamente nella lettura, scopri sempre qualcosa di nuovo che prima ti era sfuggito e che alimenta dentro di te un’ulteriore curiosità, spingendoti ad un supplemento di riflessione.”

Nel corso dell’incontro, presenti anche i consiglieri comunali Mimmo Frammartino, Pierluigi Caputo, Cataldo Savastano, Francesco Spadafora e Michelangelo Spataro, è intervenuto anche il consigliere Giovanni Quintieri. “Nei versi di Monica D’Alessandro – ha detto Quintieri – è come se si realizzasse la compiutezza di un’anima. Attraverso la parola la poetessa cosentina riesce a restituire bellezza alla vita, anche quando è attraversata dal dolore, senza infingimenti e pudore, animata com’è da una forte capacità di continuare, sempre e comunque, con l’aiuto dei suoi versi, la ricerca dell’amore.”

L’eclettismo è uno dei tratti distintivi di Monica D’Alessandro e si esplica a più livelli, tanto da farle esclamare: “amo l’arte a 360 gradi”. Vero, verissimo. Non si spiegherebbe altrimenti il suo impegno nell’attività di catalogazione e riordino dei beni storico-artistici e dell’archivio della Curia Arcivescovile di S.Marco Argentano, ma anche la sua parallela attività di pittrice. E l’amore per la musica misto a quello per la poesia le fa dire, inoltre, che “la poesia è come il pentagramma del cielo e le note sono le parole.”

Passando in rassegna i versi racchiusi nel libro “Divenire” è come se la poesia di Monica D’Alessandro traesse linfa dalla contemplazione dell’infinito e da tutto quel che lo compone : il cielo, l’aria, le nuvole, la luna, i campi, gli alberi, il fluire delle stagioni e dei giorni. Una contemplazione che incrocia i ricordi e il passaggio del tempo inarrestabile e che si fa specchio delle pulsioni esistenziali e del mistero della vita, indagando i sentieri del cuore, con le sue solitudini, le sue gioie e i suoi dolori.

Prima di congedarsi dalla commissione cultura e di ritirare la consueta targa consegnatale dall’organismo consiliare, ancora un pensiero rivolto all’esaltazione del ruolo della parola: “la parola indica il cammino che è dentro di noi. Ti fa rinascere e ti fa cogliere la vita in tutte le sue sfumature”.