RIACE (RC) – Permane l’esilio da Riace per l’ex sindaco, Domenico Lucano, coinvolto in un’inchiesta della Procura di Locri nell’ambito della quale, nel 2018, furono disposti per lui gli arresti domiciliari, poi revocati. Lucano è accusato di una serie di reati legati alla gestione dell’accoglienza dei migranti nel centro della Locride, un “modello” che ha dato notorietà a Riace ed a Lucano anche a livello internazionale.
Stamattina, poco prima che iniziasse davanti al Tribunale di Locri il processo a carico di Lucano ed altre 26 persone per i fatti che avevano portato all’arresto del sindaco, si è appreso che il Tribunale della libertà di Reggio Calabria ha rigettato una nuova istanza dei difensori di Lucano per la revoca nei suoi confronti del divieto di dimora a Riace, disposto quale misura alternativa all’arresto.
La richiesta era motivata dal fatto che Lucano non è più sindaco, né è stato rieletto in Consiglio comunale, e non può, dunque, reiterare i reati che gli vengono contestati.
LE DICHIARAZIONI DI MIMMO LUCANO
«Non ritengo questo di Locri un processo politico, ma la mia vicenda mi ha ferito tanto. Io ho sempre lavorato a favore dei deboli e degli emarginati. E mi sono impegnato per una società umana e non disumana”. Lo ha detto l’ex sindaco di Riace, Domenico Lucano, parlando con i giornalisti a Locri prima dell’inizio della prima udienza del processo che lo vede imputato, insieme ad altre 26 persone, per reati legati alla gestione del sistema di accoglienza dei migranti nel centro della Locride. “Io non saprei vivere – ha aggiunto Lucano – lontano dall’impegno sociale, umano e politico senza necessariamente occupare dei ruoli. La bella storia di Riace é iniziata molto prima che io diventassi sindaco. Un’esperienza che può continuare, al di là di quello che é successo, portando avanti le idee che ne sono alla base»
Fonte Ansa