Naufragio Cutro, sale a 66 il bilancio dei morti. I superstiti: “ci hanno buttato in mare”

CUTRO (KR) – Le ricerche dei dispersi non si sono mai fermate. Ieri l’ultima vittima recuperata: un bambino presumibilmente di cinque o sei anni e dopo quest’ultimo ritrovamento, i corpi dei migranti morti nel naufragio di domenica mattina sono 66. I soccorritori sono riusciti a portarlo a riva. Un’altra piccola bara bianca che si aggiunge a quelle sistemate all’interno del Palamilone di Crotone.

I supersistiti: “scafisti ci hanno buttato in mare”

“E’ arrivata questa imbarcazione e siamo stati fatti salire. Iniziato il viaggio, dopo alcune ore la barca ha avuto un’avaria ed il personale dell’equipaggio ha fatto arrivare una seconda imbarcazione sulla quale siamo stati fatti salire mentre ci hanno detto che la prima barca era affondata. L’equipaggio della prima imbarcazione era composto da un siriano e da un pakistano. Quello della seconda imbarcazione era composto da quattro persone (tre turchi ed un pakistano). Ad esse si sono aggiunte le due persone della prima imbarcazione perché nella prima imbarcazione non è rimasto nessuno a bordo”.

Lo dice un superstite agli investigatori il cui racconto è agli atti dell’inchiesta. La seconda imbarcazione, prosegue, era guidata da due turchi e dal siriano i quali si alternavano. Oltre a loro, dell’equipaggio c’era anche un altro turco “che aveva un tatuaggio con la forma di due lacrime sullo zigomo destro, che non guidava ma dava ordini a tutta l’imbarcazione”. Poi c’erano due pakistani, uno che era quello che ha gestito lo spostamento da Jzmir alla prima barca. “Ricordo che tutti e due gestivano la folla sulla seconda imbarcazione e ci facevano salire per respirare un po’ d’aria ogni tanto e per fare i bisogni per poi farci ritornare nella stiva”.

“Quando gli scafisti hanno sentito che chiedevamo aiuto hanno cercato di fuggire. Io ho provato a bloccarli e in particolare ho cercato di fermare un turco ma lui mi ha strattonato e si è tuffato in acqua; la stessa cosa ho provato a fare con un secondo turco ma lui è riuscito a tirarmi e spingermi tuffandosi in acqua anche lui. I due turchi sono fuggiti a nuoto“.

“Ho provato anche a bloccare il cittadino siriano ma mi è sfuggito. Infine sono riuscito a bloccare un terzo turco, ma solo per poco perché io ho dovuto mettermi in salvo ma poi l’ho rivisto sulla spiaggia, nascosto in mezzo agli altri migranti, fino a quando tutti i migranti lo hanno additato come responsabile della tragedia. Poco dopo sono arrivate le forze di polizia che lo hanno fermato”.

“Sono morti quelli che stavano nella stiva”

“Non hanno avuto alcuna via di scampo quando la barca si è infranta sulla secca davanti alla spiaggia. Il mare li ha inghiottiti. Tanti di quelli che erano sul ponte si sono salvati. Poi le onde ci hanno trascinato con i detriti finché siamo riusciti a raggiungere la spiaggia”. Anche questo è il racconto dei sopravvissuti al naufragio di Steccato di Cutro mentre arrivano a piccoli gruppi al Palamilone dove è stata allestita la camera ardente.

Proprio gli scafisti prima dello schianto “quando si sono accorti che la barca era troppo pesante, quando eravamo vicino alla costa, hanno iniziato a buttare le persone in acqua” ha raccontato più di qualcuno. L’attività di supporto è dedicata soprattutto ai minori che hanno dovuto riconoscere mamme, papà o fratellini morti. Ragazzini che restano soli, fermati anche dalle procedure burocratiche per ricongiungersi con i parenti che vivono in Europa.

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