Esclusiva De Filippo: sono contento di ritornare a Cosenza

COSENZA – Al Teatro Rendano è iniziata ieri sera una due giorni dedicata ad un’opera scritta da Eduardo Scarpetta e rivisitata dal nipote Luigi De Filippo. Si parla di “Miseria e Nobiltà“, un grande classico della cultura teatrale napoletana.

Prima dell’inizio dello spettacolo, il protagonista assoluto della serata, Luigi De Filippo, si è concesso ad un’intervista.Luigi de filippo

 

Cosa ci può dire sullo spettacolo di “Miseria e Nobiltà” ?

Eduardo Scarpetta, che poi tra parentesi era mio nonno, ha rivoluzionato quello che era il teatro napoletano, creando un personaggio come quello di Don Felice Sciosciammocca, protagonista di Miseria e Nobiltà. Tutto questo ha determinato l’eliminazione delle famose maschere, rimettendo in luce dei personaggi veri, nei quali il pubblico si ritrovava e si divertiva.

“Miseria e Nobiltà” affronta numerosi temi di attualità. La fame di giustizia, la fame di lavoro, la fame in ogni sua sfaccettatura.

I personaggi di questa commedia sono i nonni ed anche i padri di quella popolazione, prevalentemente meridionale, che poi partì per l’America. In quel periodo, si emigrava per cercare un lavoro, la sicurezza ed un avvenire per i figli.

Lo scorso anno è stato nuovamente qui al Teatro Rendano. Insieme a lei era presente Luca De Filippo: un suo ricordo.

Luca stasera c’è, c’è lo stesso. È sempre accanto a me, Luca fa parte di me.

Cosenza ama molto il teatro napoletano. Le sue impressioni a riguardo.

Ritorno qui a Cosenza sempre con grande piacere. C’è un pubblico molto attento che segue, con piacere e con divertimento, la vicenda sul palcoscenico. Noi De Filippo abbiamo raccontato con umorismo il quotidiano, la vita dell’uomo vista con ironia. Le commedie fanno ridere ed allo stesso tempo fanno pensare: proprio per questo motivo sono sempre di attualità. Si parla di disagi tra marito e moglie, genitori e figli. E quali argomenti più attuali di questi!! Quando la famiglia sta per scomparire, il dialogo non c’è più. Cerchiamo di rieducare i nostri figli ed i nostri nipoti a parlare con noi, non a stare sempre concentrati ai “mezzi meccanici”. È importante avere un rapporto con l’umanità, con il prossimo, con gli amici, professori e maestri. Spero che i giovani imparino a parlare ed a chiedere. Mi rivolgo anche ai genitori: perdete un po’ più di tempo con i figli.

Nello spettacolo di stasera sono previste delle modifiche in chiave moderna?

La mia regia consiste nel dare allo spettacolo un ritmo diverso. Il pubblico di oggi è diverso, rispetto a quello di cento anni fa. Non è abituato a certe lentezze alle quali si abbandonavano gli attori dell’Ottocento. I ritmi di recitazione sono più stretti. Ho fatto qualche piccolo taglio, eliminando le parti ripetitive in merito a qualche argomento. Ho cercato di dare un’interpretazione personale al personaggio di Don Felice Sciosciammocca. Quando si prendono questi classici del teatro, bisogna sempre proporre ciò che si fa personalmente, così come faceva, tra l’altro, anche mio cugino Luca. Bisogna proporre il nostro talento, le nostre qualità, affinché sia il pubblico a giudicarle.

Si sente più Luigi De Filippo o più Don Felice Sciosciammocca?

Indubbiamente più Luigi (una risata del maestro conclude l’intervista).

 

Alessandro Artuso

 

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