Grande successo per Ninì Caracciolo e la sua compagnia teatrale “Puntu e a capu”

RENDE (CS) – Grande successo di pubblico per la commedia siciliana “La dipartita del Canonico Favazza”, riadattata dal regista calabrese Ninì Caracciolo. Ieri, presso l’auditorium della chiesa di San Antonio di Rende (Cs), il Laboratorio Teatrale “Puntu e a Capu” di San Fili ha riportato in scena questo grande capolavoro della commedia siciliana di Antonino Russo Giusti, scrittore e contemporaneo di Pirandello.

E’ la classica commedia degli equivoci, con una vena grottesca che dà vita ai vizi e alle dissolutezze dell’animo umano. Gli attori, tutti bravissimi e alle prime armi, hanno ricalcato alla perfezione i caratteri dei personaggi descritti nel copione originale di Giusti. La storia inizia con il testamento dello zio canonico, un noto porporato del paese, che decide di lasciare in eredità al nipote Don Antonio Favazza, interpretato da un bravissimo Francesco D’Alessandro, tutti i suoi beni. Galvanizzato da questa inaspettata notizia, Favazza inizia a sognare e a programmare una serie di progetti, insieme alla moglie Carmineddra (Giada Rosina D’Alessandro) per migliorare il loro status di vita. L’apertura del testamento, però, è attenzione anche dei parenti di Antonio che iniziano a stargli dietro per cercare di avere qualcosa dall’eredità. Ed ecco che entrano in scena Mario Favazza, reduce di guerra e cugino di Antonio, interpretato da Francesco Cribari, innamorato di Angiulina la figlia di Don Antonio, interpretata da Serena Cribari.

Ma non c’è solo Mario Favazza, anche la cinica e un po’ cattivella Maddalena Favazza (Maria Raimondo), vorrebbe una parte di eredità dello zio Canonico. Le vicissitudini si trasferiscono così nello studio del Notaio, interpretato da Rocco Raimondo, dove prende vita la scena più bella ed esilarante dell’intera commedia. Equivoci, litigi, arroganza, ipocrisia sono le tematiche trattate in questo bellissimo secondo atto, dove tutto ruota intorno ai soldi, la vera ragione di vita di tutti i protagonisti. All’apertura del Testamento, Don Antonio Favazza, è sì erede unico dello zio Canonico, ma di soli debiti. L’amato zio, che ha lasciato terre e palazzi all’ospedale della città, in pochi secondi si trasforma nell’odiato, taccagno e avaro zio che non ha avuto cuore e attenzione per la sua famiglia. Una beffa che costringe a rivedere tutti i progetti della famiglia Favazza, contornata anche dagli sberleffi della cugina rivale Maddalena, contentissima per l’esito della dipartita. Ma ecco che entra in scena il Vicario Carbone, interpretato da Francesco Infusino, intimo amico dello zio Canonico, che sbadatamente aveva dimenticato di consegnare a Don Antonio due libretti di 4 milioni lire. Tutto ritorna ad essere come prima e l’odiato zio, ritorna ad essere l’amato zio, quello dell’eredità, lo zio amato solo per i soldi. Una commedia che fa sorridere, ma anche riflettere.

Tanti i temi attuali trattati dallo staff del laboratorio teatrale “Puntu e a capu”, ad iniziare dal regista Ninì Caracciolo che ha diretto con amore e passione i brillanti e vivaci colpi di scena dell’intera commedia. Bravissimi anche tutti gli attori: Maria Carmen Paciosa, Francesco e Serena Cribari, Arcangelo Comadè, Francesco D’Alessandro, Rodolfo Perri, Maria Raimondo, Francesca Mercedes Sacco, Rocco Raimondo, Giada Rosina D’Alessandro e Francesco Infusino. Lo spettacolo andrà in scena, sempre nell’auditorium della Chiesa di San Antonio di Commenda di Rende anche sabato 29 giugno ore 21:00, domenica 30 giugno ore 19:00, venerdì 5 luglio ore 21:00, sabato 6 luglio ore 21:00, domenica 7 luglio ore 19:00. Ingresso offerta libera.

Gaspare Guzzo Foliaro

 

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