Il Campo Verde notte: la nuova proposta narrativa dello scrittore Rocco Giuseppe Greco

10641080_10204024668961858_5232687085370945935_nÈ stato presentato qualche settimana fa, presso la sala Quintieri del Teatro Rendano di Cosenza, il nuovo lavoro di scrittura di Rocco Giuseppe Greco. Un lavoro particolare di un argomento mai esaustivo sugli avvenimenti, che hanno riguardato il lager di Ferramonti di Tarsia, durante il periodo fascista italiano. Un lager diverso da quelli retti dai Nazisti, perché situato al Sud della penisola Italiana, in una Calabria, che già da allora aveva acquisito i caratteri di emarginazione, che purtroppo la inseguono da sempre e che però seppe dimostrare quell’umanità, in quest’ambiente, che mancò agli atri lager costruiti dalla furia  e dalla follia del Nazifascismo. Il Campo Verde notte – edito Ferrari, è il libro, che narra le vicende dei deportati nel lager/palude di Ferramonti, zona malsana e malarica, in cui non si deve pensare che i deportati solo perché trattati con più umanità stessero come in un hotel, un lager è sempre un lager, la libertà negata è pur sempre una grande violenza alla persona, al suo spirito. In questo lager, lo sappiamo furono tanti gli artisti, i medici, che aiutarono le popolazioni vicine e che, a loro volta, ricambiarono come meglio si poteva, un poco come darsi una mano tra emarginati, le popolazioni, ma anche i carcerieri dimostrarono più volte la bellezza del poter chiudere un occhio su quelle  regole infrangendo l’assurdità delle stesse, che la “banalità del male” imponeva. 

Abbiamo intervistato l’autore, che molto gentilmente si è concesso al nostro quotidiano online rilasciandoci qualche dichiarazione sul suo testo.22688_10204328103347528_2899329800006991996_n

 

Rocco Giuseppe Greco ama la letteratura, autore di molti testi, che sono ispirati dalle donne, dalle brigantesse alle poetesse particolari, di altrettanti momenti della storia dell’uomo, come Nosside. Ora arriva questo testo. Perché?

Perché era arrivato il momento di dare voce alle passeggiate scolastiche, che come professore ho fatto, accompagnando i miei alunni, molte volte, a Ferramonti. Ho approfondito la storia del lager e dei suoi internati, a scopo didattico, da cui poi è nato il libro, in maniera romanzata, non è infatti, un saggio, perché vuole arrivare a tutti, in primis al giovane studente.

I personaggi del romanzo sono reali?

Sì, sono tutti reali. Sono loro la voce, perché mi sono arricchito in alcuni saggi sull’argomento e li ho incontrati attraverso questi testi. Ho anche consultato i diari degli internati, che hanno lasciato traccia del loro percorso.

Il dialogo principale (introdotto dalla lettrice evento, Mihaela Talabà) è ispirato a un’internata, una donna, la quale ha lasciato dei diari sulla sua vicenda all’interno del campo…

Si Mina, ha lasciato memoria del suo triste passaggio a Ferramonti, l’unico personaggio inventato è la voce narrante. Per il resto è tutta Storia. Scrivo al femminile, perché lo trovo facile, anche il personaggio narrante in questo libro è al femminile come per i precedenti testi. Sono complicate, le donne, però più sciolte da romanzare, più immediate nei sentimenti e nelle contraddizioni.

Dal saggio al romanzo al femminile. Perché?

Perché nella vita si cambia. il saggio storico non mi permetteva questa nuova avventura al femminile, come scrittore e non come storico. La narrativa, penso, sarà da oggi la mia dimensione, ché mi affascina di più.

La cover del testo è molto particolare…

Una scelta editoriale molto bene riuscita, voluta dalla casa editrice e che rende bene il contenuto. (Infatti, a mio parere la copertina rende ciò che è stato probabilmente l’internamento di questi prigionieri, non feroce come negli altri lager, un filo di speranza dato dal verde, anche se paludoso, legò alla vita e al futuro questi prigionieri, ma nello stesso tempo il grigio, colore ambiguo, che rimanda al delirio di quella notte, che forse a molti, che non ce la fecero, sembrò infinita, nell’anima e nella privazione della libertà – Lucia De Cicco).10423278_10204336013385274_7654410168653898621_n

 

Sarà ancora una donna, la protagonista o la narratrice, del suo futuro lavoro?

No, sarà un uomo o meglio un monaco, Gioacchino Da Fiore, il celeberrimo abitante dell’abazia Florense di San Giovanni In Fiore, mi perdo nella narrazione, è molto avventurosa la sua storia, ma anche frammentaria, a volte, mi disperdo nella vicenda della lettura dei documenti. Però, appunto per questo lavoro di ricognizione difficile, la pubblicazione ancora è molto lontana dal mio pensiero. Chissà forse prenderà voce in un prossimo futuro di narrativa, ormai avviata.

                                                                                         Lucia De Cicco

 

 

 

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