L’Affaire Aldo Moro, il cuore di tenebra della Repubblica

ROMA – Giovedì 17 alle ore 21 a Roma, nei locali dell’associazione culturale “Altrevie” (via Caffaro, 10 – quartiere Garbatella), Ugo G. Caruso “riapre” il caso Moro in un incontro da lui ideato e condotto che vedrà protagonisti Paolo Cucchiarelli, Alessandro Forlani e Sandro Provvisionato, ovvero tre fra i giornalisti d’inchiesta più attivi tra quanti si sono occupati di quella che rimane la vicenda nodale della nostra storia recente e, al contempo, il crocevia dei tanti misteri d’Italia.

L’appuntamento si motiva con l’esigenza di tornare sulla morte di Aldo Moro, sulle ombre che ancora l’avvolgono e su quelle  nuove che sempre più si addensano, segnalandolo come il punto focale, l’epicentro di un puzzle ancora oscuro che costituisce un’autentica controstoria d’Italia.
“Si tratta di un avvenimento di portata enorme – sostiene Caruso – che mi indusse ad correre in via Caetani subito, nel primo pomeriggio del 9 maggio, in mezzo ad una folla sgomenta che al di là delle transenne assisteva attonita all’epilogo peggiore di un lungo incubo. Si aprì allora una fase nuova, gli anni Ottanta, confusa, incerta, per taluni versi ancora meno trasparente, segnata dalla fine della militanza di un’intera generazione, un comune addio alla politica, un po’ ovunque nel mondo, da parte di quanti provenivano da esperienze diverse. Ad esempio io da socialista lombardiano, al tempo dirigente nazionale della FGSI uscii dal partito alla fine del 1978, convinto che Craxi anziché perseguire una strategia politica all’insegna dell’autonomia dal PCI, stesse espiantando il PSI dalla sinistra italiana. Ma avevo condiviso pienamente la sua linea della trattativa. Anche se la contropartita offerta alle Brigate Rosse sarebbe risultata inevitabilmente pesante, resto dell’idea che la liberazione di Moro sarebbe stata percepita dall’opinione pubblica come una vittoria dello Stato e avrebbe fatto premio su altre considerazioni”.
Come di consueto, partendo dallo spunto offerto da vari materiali audiovisivi, Caruso che per la preparazione dell’incontro si è avvalso tra l’altro della consulenza di Simona Zecchi, giornalista free lance, intende insieme ai suoi ospiti rifare il punto sull’ Affaire Aldo Moro. Il cuore di tenebra della Repubblica, al netto da suggestioni fantapolitiche e da teorie complottarde, inevitabilmente molto fiorenti in un paese come il nostro in cui la realtà storica e quella giudiziaria spesso non coincidono, bensì alla luce delle nuove piste emerse in questi giorni. E infatti proprio Paolo Cucchiarelli, giornalista dell’Ansa, è l’autore dei due recenti scoop che hanno riportato prepotentemente il delitto Moro all’attenzione mediatica e giudiziaria, ovvero la tardiva testimonianza dell’artificiere Vitantonio Raso, presente in Via Caetani già alle 10,45 di quel mattino del ritrovamento del cadavere dello statista, il 9 maggio 1978 e dell’ispettore della Digos di Torino, Enrico Rossi, che avrebbe dato un nome ai due fantomatici motociclisti sulla Honda blu presente in via Fani e mai riconosciuti come loro compagni dagli appartenenti alle Brigate Rosse. A completare autorevolmente il parterre ci saranno anche Alessandro Forlani (giornalista Rai, autore de La zona franca – Castelvecchi) e Sandro Provvisionato (già Tg5, autore dei libri Misteri d’Italia – Laterza, e Doveva morire, scritto con Ferdinando Imposimato – Chiarelettere). Partendo da un riesame dei fatti si tenterà di formulare un’interpretazione nuova ed ardita ma rigorosa. Non sarà facile orientarsi nel labirinto di false piste, prove mancanti o più spesso contraffatte, enigmi irrisolti di cui lungo i 55 giorni della prigionia è disseminato il percorso che va da via Fani a via Caetani. Chi ordì il sequestro di Moro e perché? Per quali ragioni non hanno mai convinto le risposte offerte da Giulio Andreotti e Francesco Cossiga, più volte chiamati in causa, allora rispettivamente Presidente del Consiglio e da al tempo Ministro dell’Interno, sulla risposta del governo alla sfida delle BR? In che modo è implicata la P2? Che ruolo ebbero i servizi segreti italiani (e quelli di altre potenze)? E “l’Anello”, il più segreto tra i servizi? Quale fu la vera natura delle Brigate Rosse e perché i sequestratori di Moro continuano a mentire dopo 36 anni? Chi possiede i memoriali di Moro e perché questi lasciarono una scia di sangue che va da Pecorelli a Dalla Chiesa? E soprattutto, può oggi finalmente l’Italia sopportare la verità?

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