Lettera di denuncia: quando i PON ed i corsi organizzati hanno un’aria ingannevole

COSENZA (RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO) -Sono sconcertata da ciò che il mondo della scuola propone. Sono sconcertata dall’assenso silenzioso di insegnanti che vantano anni di carriera nella scuola e che si fanno manipolare dai primi arrivati, poiché questi si vestono di somma autorità, definendosi esperti e specialisti nel settore. Sono sconcertata dalle cifre che l’Unione Europea investe in progetti presentati sotto vesti accattivanti. Che investa pure sulla formazione, ma su quella qualificata, funzionale, studiata per colmare le lacune di chi non è a passo con i tempi, per approfondire e dare maggiore spazio a discipline verso le quali l’attenzione è bassa.
Essendo coinvolta indirettamente in uno di questi progetti profumatamente finanziati, ma essendo alla giusta distanza per guardare con oggettività come questi vengono svolti, sento il dovere morale di denunciare la decadenza, la bassezza, la non professionalità entro la quale versa l’istituzione scolastica italiana. Da osservatrice, spero solo di poter raccontare una vicenda entro la quale nessuno di voi potrà riconoscersi, estranea a qualsiasi pensiero maligno da voi maturato in merito ai PON, spero proprio che la mia storia venga scambiata per un racconto fantastico o semplice ironia.

La scuola in questione si trova nella provincia di Cosenza, ha avuto la fortuna di attingere ai fondi europei per la messa in atto di un “corso base per pc”. Ecco il primo problema di comunicazione: che cosa si intende per corso base? Una buona parte della classe docente alla quale è stata rivolta la proposta, poiché rispettosa del proprio lavoro e ligia al dovere, ha subito dato la piena disponibilità per la partecipazione a tale corso. I docenti in questione hanno mostrato il loro interesse poiché, prendendo coscienza delle loro scarse conoscenze informatiche, hanno visto in tale iniziativa un’occasione da cogliere al volo. Armati di buona volontà, a distanza di un anno, il corso è stato attivato. È da premettere che non tutti coloro i quali avevano mostrato interesse nel partecipare a questo corso hanno ricevuto un avviso ufficiale, o quanto meno ufficioso, circa l’inizio dello stesso ma, a corso già iniziato, attraverso un passaparola tra colleghi alla ricerca del collega mancante in grado di far numero, e quindi indispensabile per il proseguimento del corso stesso, sono stati messi a conoscenza.
Una volta assicuratosi il numero minimo di partecipanti al corso, il tutor del gruppo si è presentato scendendo dall’ipotetico piedistallo, considerandosi parte del gruppo, una guida a disposizione ventiquattro ore su ventiquattro. Come resistere a tale fascino? In un mondo scolastico fatto di tanta burocrazia e alla rincorsa dell’ultima certificazione da ottenere ad ogni costo, come dire no a chi ti dice che a fine corso verrà rilasciato un attestato? È sempre una “carta” in più! Voglio evidenziare che le aspettative dei corsisti, presentate sin da subito al tutor, non corrispondevano a quanto il programma del corso prevedeva (ma questo è stato scoperto dagli interessati solo a termine dell’intera vicenda), poiché in realtà si trattava di un corso sulle ICT applicate alla didattica, ciò significa che il corsista avrebbe dovuto già possedere una conoscenza base delle ICT e la funzione del corso sarebbe stata solo più direttiva e specifica nell’utilizzo delle stesse in ambito scolastico. L’onestà intellettuale dei docenti, la loro umiltà e chiarezza è stata pari alla sfacciataggine e alla disonestà del tutor, il quale non ha chiarito fin da subito l’oggetto specifico del corso. Col ricatto dell’importante attestato, poiché ministeriale, il corso si è svolto regolarmente, a coloro che hanno partecipato solo alle lezioni conclusive è stato fatto firmare regolarmente il registro delle presenze a partire dall’inizio ufficiale del corso, le ore di lezioni da svolgere online sono cresciute in tempi brevissimi e quasi per magia dopo le prime ore di lezioni in presenza, la piattaforma ministeriale contava già diversi docenti/utenti sguazzare nei forum, scriversi mail, scaricare documenti, insomma, un vero e proprio miracolo tecnologico. Tutor con bacchetta magica o piovra tuttofare? È lecito dubitare! Le richieste da parte dei corsisti nei confronti del tutor di soffermarsi e spiegare quelle azioni elementari quali accendere un pc, creare un file word o navigare in rete, non sono state ascoltate: il tutor aveva fretta, doveva finire il suo programma presentando tutte le applicazioni utili per fare didattica in maniera nuova. Sorvolando sulla personalità e l’approccio del tutor nei confronti della classe, per altro del tutto discutibile, dopo aver proposto due incontri online attraverso una chat di gruppo, arrivano finalmente le ultime giornate di corso in presenza. A questo punto la classe scopre che, per avere l’attestato, bisogna produrre un elaborato finale che metta in evidenza come questo corso abbia cambiato radicalmente il loro modo di fare lezione e quindi come le varie applicazioni presentate a lezione, siano diventate il pane quotidiano dei docenti. È il panico. Nessuno dei corsisti riesce a stilare l’elaborato. Il motivo è semplice: come posso illustrare, raccontare o anche inventare, se l’oggetto in questione non lo possiedo e non lo conosco? Come si fa a parlare di LIM, di cloud, di condivisione, se l’esperienza tecnologica di questi poveri docenti è pari a zero? Il tutor in questione, se non voleva perdere il gruzzoletto promessogli, non avrebbe potuto integrare il programma ministeriale con delle lezioni base? E se non voleva fare questa “opera di carità”, non sarebbe stato più onesto da parte sua esplicitare i limiti dei docenti e rimandarli a casa poiché sprovvisti dei requisiti necessari per frequentare il corso?
Chi ha tratto vantaggio da tutta questa vicenda è stato solo il tutor. I docenti si sono umiliati, hanno dovuto subire le sfuriate di un tutor che ha seminato il nulla aspettando di raccogliere chissà cosa. Non è facile gestire due ruoli contemporaneamente e se all’inizio giocare a scrivere frasi e saluti nel forum e contemporaneamente guidare il corso è uno spasso, curare nel dettaglio i lavori dei corsisti diventa un lavoro immane.
Mi chiedo se sia necessario investire in questa maniera i soldi dell’Unione Europea. Quali sono i frutti? Ho un gruppo docenti più preparato e a passo con i tempi, a seguito di questa esperienza? Io lo vedo solo più spaventato e sempre più restio a lasciare la via vecchia per la nuova. La scuola ha bisogno di innovazione ma anche di guide oneste, rispettose e professionali. Da aspirante insegnante, vedere questo panorama mi disgusta, da cittadino italiano ed europeo mi getta nello sconforto, da essere umano mi umilia e  mi mortifica.

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