Quattro chiacchiere e un caffè con Juliè-Art

Dopo il sole prematuro deglilogo ultimi giorni, il grigiore e la pioggia hanno ripreso pieno possesso delle nostre giornate, ma se non può essere la natura a regalarci un po’ di colore, l’arte sopperisce a una simile mancanza.
E l’arte, quella vera, che gronda di passione e contenuti, a volte si lascia scorgere a sorpresa, magari su un muro abbandonato, ancorata a un lampione, affacciata da un ponte barcollante. Sembra volerci osservare o addirittura guidarci in un mondo nascosto, quasi nostalgico, dove i colori (appunto) non hanno nessuna paura di mescolarsi con il bianco e nero. Il risultato è la scoperta empatica di un universo parallelo, che possiamo cogliere persino tra i vicoli dei nostri paesini. È più o meno quello che accade quando il segno lasciato (mai per caso) porta la firma di Juliè-Art, ormai nota artista lametina d’adozione, che riempie spazi dimenticati con frammenti di storie narrate per immagini.
Juliè non ha neanche trent’anni, è alta ed esile, uno sguardo forte con occhi vivaci e sorridenti. È friulana, ma vive a Pianopoli, vicino Lamezia Terme. E soprattutto lasca il suo zampino un po’ ovunque. torre eiffelDavanti a una tazza di caffè, mentre la pioggia continuava a scendere implacabile, abbiamo fatto quattro chiacchiere, scoprendo insieme il suo percorso artistico, le sue scelte e svelando le prospettive e i progetti futuri. Juliè-Art ci ha risposto con un po’ di timidezza, ma con quella medesima tenacia che caratterizza tutti coloro che hanno trasformato una passione nel proprio messaggio al mondo.
Il tuo ingresso nel mondo dell’arte è stato da autodidatta. Ci vuoi raccontare com’è iniziata questa avventura?
Juliè-Art: Sono entrata nel mondo della pittura da piccolissima. In casa c’era mia mamma che dipingeva e io la osservavo. Così l’occhio rubava il mestiere. Ho appreso tutta la tecnica da bambina, poi per molti anni ho accantonato tutto. Impara l’arte e mettila da parte, si dice. Per molto tempo non l’ho considerata. Poi però, una volta rimasta sola e senza lavoro, mi sono chiesta cos’è che sapessi fare veramente e, resami conta che l’unica cosa che conoscevo bene era la pittura, ho rispolverato tutte le mie conoscenze. Da lì son venute fuori delle belle cose, soprattutto a livello di ritrattistica. È in questo modo che tutto ha avuto inizio, fino ad arrivare a oggi, circondata da persone che mi sostengono e aiutano e che ringrazio per questo costante appoggio, anche dal punto di vista pratico.

    In merito alle tecniche adottate, ho visto che ti sei cimentata col carboncino, passando per la pittura a olio, i graffiti, il chiaro-scuro, giungendo poi al wheatpasting (poster art). Ognuna di queste tecniche rappresenta un periodo a sé stante o convivono contemporaneamente nella tua produzione artistica?

Juliè-Art: Dunque, i primi passi li ho mossi con la grafica. Diciamo che con la grafica e i disegni ho parecchia manualità e creatività, riesco a disegnare quello che voglio. Trovo però limitante lasciare l’opera sul foglio. Mi è parso fin da subito interessante trasferire i disegni su una parete. L’effetto è totalmente differente! 2014-09-26 18.49.35Uso fogli molto leggeri, ci lavoro e trasferisco sul muro. Non è inquinante perché si usano materiali come colla per carta da parati o farina e acqua. Non inquina, non sporca. E se non piace, si toglie!

    Il tuo nome si associa alla street art, anche se tu sei sembrata abbastanza intimidita da una simile associazione. Vorrei sapere quindi qual è la tua accezione di street art? Come vivi questa esperienza?
Juliè-Art: – La necessità di buttarmi nella street art nasce dall’esigenza di trovare un nuovo sbocco dal quale far affiorare la mia immagine, un modo diverso per esporre la mia arte. Se andiamo a vedere, non ci sono molti artisti che disegnano a carboncino e poi trasferiscono l’opera sul muro. Con le esposizioni ‘chiuse’, le cosiddette mostre, non avevo molto feeling: mi attrae molto di più un’esposizione a cielo aperto, fruibile da tutti e gratuita. Inoltre c’è il pizzico di adrenalina che ti dà l’illegale, perché in fin dei conti è sempre affissione abusiva! Però anche rispetto a questo, devo ammettere che nessuno mi ha mai impedito di ‘lavorare’. Credo di aver avuto campo libero soprattutto perché che si tratta di opere che riqualificano il muro, danno un aspetto diverso all’ambiente.
Recentemente ha destato non poco interesse la tua opera contro l’inquinamento del torrente Piazza, a Lamezia Terme. In che senso l’arte può essere protesta o comunque un campanello d’allarme?
Juliè-Art: Più che altro ritengo si possa intendere come segnale di sensibilizzazione. La Calabria è un posto bellissimo, il problema è torrente piazzache si vede troppo sporco ed è un gran peccato. Io lo vivo da esterna e vedere un paesaggio così bello, ma sporco, fa piangere il cuore. Quindi ho pensato a un modo forte per attirare l’attenzione su questo problema. Con il disegno ho voluto dire “Svegliatevi! I pescatori tirano buste fuori dall’acqua, non pesci!”. Su questa linea si dispiega anche il prossimo progetto… del quale ancora però non posso parlare.
Quindi possiamo dire che le tue opere sono legate da un filone comune?
Juliè-Art: Su questo non posso rispondere. È una cosa che andrà avanti, sto aspettando anch’io. Il filo conduttore lo vedremo insieme!

 

Daniela Lucia

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