“Questi fantasmi” al Tau dell’Unical

RENDE (CS) – Una grande eredità teatrale intatta nel tempo: Gianfelice Imparato, insieme a Carolina Rosi e alla Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, affronta uno dei testi cardine di Eduardo: “Questi fantasmi!”. Lo spettacolo andrà in scena al Teatro auditorium dell’Università della Calabria il 7 e l’8 marzo alle ore 20,30.
Marco Tullio Giordana firma la regia di una storia a tratti farsesca, che racconta la necessità di essere ciechi, di credere senza riserve a una realtà inverosimile, per tutelare se stessi e un ideale di famiglia minato al suo interno.
«Eduardo – spiega nelle note di regia, Giordana – è uno dei nostri grandi monumenti del Novecento. Grandezza che non è sbiadita col tempo. L’attualità di Questi fantasmi! è per me addirittura sconcertante. Il tipo incarnato da Pasquale Lojacono con la sua inconcludenza, l’arte di arrangiarsi, la disinvoltura morale, l’opportunismo, i sogni ingenui e le meschinità, non è molto diverso dai connazionali d’oggi. La grandezza di Eduardo sta nel non ergersi a giudice, nel non sentirsi migliore di lui, di loro. Non condanna né assolve, semplicemente rappresenta quel mondo senza sconti e senza stizza. Il suo sguardo non teme la compassione, rifiuta la rigidità del moralista».
“Questi fantasmi!” è una commedia in tre atti, scritta nel 1945 ed è una delle prime opere di Eduardo ad essere rappresentata all’estero, ha raccolto unanimi consensi in tutte le sue diverse edizioni. Un successo assoluto ascrivibile allo straordinario meccanismo di un testo che, nel perfetto equilibrio tra comico e tragico, propone uno dei temi centrali della drammaturgia eduardiana: quello della vita messa fra parentesi, sostituita da un’immagine, da un travestimento, da una maschera imposta agli uomini dalle circostanze.
La commedia, dopo Napoli Milionaria!, è la seconda della raccolta Cantata dei giorni dispari. Eduardo si ispirò, probabilmente, per la sua realizzazione a un episodio di cui fu protagonista suo padre, Eduardo Scarpetta. Racconta infatti quest’ultimo che la sua famiglia, in ristrettezze economiche, fu costretta a lasciare la propria abitazione da un giorno all’altro. Il padre riuscì a trovare in poco tempo una nuova sistemazione, all’apparenza eccezionale, in rapporto all’affitto ridottissimo da pagare. Dopo alcuni giorni si chiarì il mistero: la casa era frequentata da un impertinente “monaciello”. (Ph. Filippo Manzini)

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