The Shadow Monsters – cultura, condivisione, identità

Era il 1999 quando, a Cosenza, veniva inaugurato il C.I.F.A. – Centro Internazionale Formazione delle Arti – voluto dal Centro R.A.T.(Ricerche Audiovisive e Teatrali) allo scopo di costituire un «luogo di formazione ad alto perfezionamento per artisti, operatori e tecnici dello spettacolo in genere; un centro internazionale, in quanto questo intento è sempre stato rivolto anche al di fuori dei confini regionali e nazionali, con la promozione di attività che coinvolgessero i giovani favorendone l’accrescimento artistico culturale soprattutto per mezzo del confronto con altre culture.

Integrazione e condivisione, il leit motiv alla base delle attività del centro che, in questo periodo, è impegnato per la seconda edizione consecutiva con l’organizzazione di un progetto che rientra nel piano di finanziamenti europei Youth Action 1.1.
The Shadow Monsters questo il titolo del progetto, è rivolto a giovani tra i 15 e i 30 anni (con preferenza verso la fascia dei teenager) provenienti da tre diverse nazioni partner: Italia, Lituania e Polonia. Capofila del progetto è l’Italia che è rappresentata per l’appunto dal C.I.F.A., che noi abbiamo incontrato nelle vesti di Maria Scalese, una delle responsabili, promotrice dell’evento.
E’ stato difficoltoso trovare materiale informativo riguardo al progetto: come mai questa scarsa pubblicità?
Il progetto non prevede un bando pubblico vero e proprio, ma è rivolto a giovani che hanno già partecipato a uno scambio internazionale con l’ente promotore o sono comunque attualmente iscritti alle attività formative del R.A.T. Dunque la “notizia” è stata trasmessa ai diretti interessati o a persone che con le loro attività “ruotano” attorno al Teatro dell’Acquario per via informale, con preferenza verso i giovani che hanno partecipato al progetto dello scorso anno dal nome The world in the box che pure vedeva impegnati ragazzi provenienti dall’est Europa.
Il comunicato riguardo la selezione è stato, inoltre, comunque divulgato, ma evidentemente non ha ottenuto la giusta eco.
Parlaci del progetto, perché The Shadow Monsters?
Bisogna premettere che il progetto di quest’anno nasce in continuità con le attività che l’anno scorso hanno visto impegnati giovani provenienti dalla Lituania e giovani iscritti al R.A.T., dal nome The world in the box. Come il progetto di quest’anno, The world in the box è stato un progetto finanziato dall’Unione europea; lo scorso anno il tema è stato l’ecologia e le attività si sono svolte in Lituania. Quest’anno invece, il laboratorio si terrà in Calabria, precisamente tra Isola Capo Rizzuto, Camigliatello e la sede del Teatro dell’Acquario a Cosenza.
Inoltre, se l’anno scorso si trattava di un progetto bilaterale, quest’anno i partner sono tre: per l’Italia, il C.I.F.A. centro R.A.T., per la Lituania l’associazione “Svajoklio projektai“ (The Dreamers), per la Polonia il Powiatowy Młodzieżowy Dom Kultury.
The Shadow Monsters, letteralmente i “mostri di ombra”, fa riferimento all’ “ombra” intesa come “paura di qualcosa” che ciascuno di noi possiede: qualcosa che non conosciamo e che per questo ci spaventa. E allora la paura incarnata nella xenofobia, nel sessismo, nel classismo e in tutto ciò che, al di fuori della nostra completa razionalizzazione, noi tendiamo ad allontanare in quanto “diverso” da ciò che ci è consono e familiare.
Il punto di partenza è la riflessione su un libro: La bestia d’ombra di Uri Orlev; quest’anno è stato scelto un testo di un autore polacco di origine ebrea, reduce dall’esperienza dei lager (del quale Maria Scalese ha già curato la regia per uno spettacolo per ragazzi dal titolo “L’ombra ammaestrata”, ndr). A partire da esso i ragazzi dovranno esprimere le loro impressioni sulle ombre per poi passare alla drammatizzazione delle stesse.
Come si articolerà il laboratorio?
I ragazzi verranno organizzati in gruppi, presumibilmente composti da uno per ciascuna nazione di provenienza, e dovranno confrontarsi sul tema proposto per poi elaborare un personaggio con un preciso profilo caratteriale, una storia e un background. Questo poi darà voce a un monologo (in lingua inglese, idioma scelto per l’interazione tra le tre diverse nazionalità), frutto finale del laboratorio teatrale.
Il progetto si articolerà in tre parti. Dal 15 al 18 giugno le attività si svolgeranno al Camping San Paolo di Isola Capo Rizzuto, location scelta allo scopo di fornire ai giovani uno spazio “isolato” lontano dal tram tram quotidiano, per poter bene riflettere sul tema proposto e concentrare tutte le energie sul lavoro di creazione del personaggio. A tal proposito, la scelta della location: il camping si trova in un’area incontaminata e osserva una politica nel rispetto della “diversità” culturale e non solo.
Il 19 giugno è prevista una giornata a Camigliatello, per poi proseguire con una quattro giorni a Cosenza, periodo in cui, i giovani stranieri partecipanti al progetto saranno ospitati nelle famiglie dei ragazzi cosentini.
Un progetto di integrazione a 360° quindi…
Si. Momento fondamentale dello scambio che si propone il progetto è la condivisione, non solo del lavoro teatrale, ma soprattutto del tempo e degli spazi. In quest’ottica è fondamentale che i ragazzi vengano messi in condizione di condividere la quotidianità e apprendere nuove informazioni su delle culture differenti dalla propria non solo dal punto di vista artistico. L’ospitalità delle famiglie dei partecipanti consentirà ai ragazzi stranieri di vivere a pieno l’esperienza nel nostro Paese. Il progetto mira a creare una cittadinanza europea a 360° gradi, servendosi soprattutto di mezzi trasversali, quali possono essere lo scambio artistico o gastronomico.
A tal proposito, tra le varie attività previste dal progetto, è in programma una serata dedicata allo scambio “etnico-culinario” in occasione del quale ciascuno dei ragazzi potrà presentare e condividere un piatto proveniente dalla propria tradizione gastronomica.
Immagino non sarà semplice gestire l’entusiasmo dei ragazzi che parteciperanno al progetto. Chi si occupa insieme a te della coordinazione e organizzazione delle attività?
La parte artistica sarà curata da me (Maria Scalese, ndr) e da Antonello Antonante; l’organizzazione da Lulla Garofalo, Domenica Moscato e Marianna Bozzo; la parte tecnica sarà coordinata da Geppo Canonaco; le attività musicali saranno dirette da Maria Carmela Ranieri che lavorerà assieme ai ragazzi sulla “body percussion”, ovvero l’improvvisazione vocale, al fine di realizzare un rap dal titolo “Fuck your fear”.
Un’ultima curiosità: hai notato differenze tra i ragazzi stranieri e quelli italiani nell’approccio al progetto?
I ragazzi hanno tutti partecipato con estremo entusiasmo e voglia di fare, sebbene tra gli italiani inizialmente si è riscontrata una ricezione un po’ più lenta; soprattutto negli anni passati, di meno in quest’edizione del progetto.
Cosa intendi per “lentezza”?
Non è una cosa che può essere generalizzata, né tantomeno presa come dato oggettivo, perché nel corso degli anni sono cambiati anche i giovani partecipanti, ma quest’anno c’è maggiore apertura alle tematiche del gemellaggio, all’ospitalità all’integrazione intesa come condivisione della quotidianità. Non che gli scorsi anni questi aspetti fossero assenti: solo che adesso si notano di più.

Presente all’intervista anche Antonello Antonante, il direttore del Teatro dell’Acquario che ha voluto mettere in evidenza l’eccellenza del progetto in sé che si colloca in perfetta linea con la vocazione del R.A.T. per il confronto e la collaborazione con artisti provenienti da diverse parti del mondo.
Non potevano mancare poi, i giovani partecipanti all’iniziativa, che pure hanno dato un loro contributo all’intervista, in primis con l’energia e l’entusiasmo che trasmettevano al solo guardarli, poi con il racconto dell’esperienza del progetto passato e le aspettative per quello in partenza.
Abbiamo incontrato Lorenzo Cappadona (Lollo) che l’anno scorso è stato in Lituania prendendo parte al progetto The world in the box e che ci ha parlato di come è stato lavorare, vivere e fare nuove amicizie in un paese dell’est; Stefano Misuraca e Ismael Vincent Masiello, rispettivamente aspirante ballerino di hip hop il primo, breack dancer provetto il secondo, che invece ci hanno parlato delle loro aspettative per l’imminente laboratorio, all’insegna del sorriso e della voglia di mettersi in gioco.

Ai ragazzi facciamo un enorme in bocca al lupo: non ci rimane che attendere di vedere i frutti di questo interessante progetto nelle giornate di chiusura che si terranno a Cosenza dal 20 al 22 giugno.

Giovanna M. Russo

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