Toni e mille culure: Servillo legge Napoli

ARCAVACATA DI RENDE (CS) –  Diaframma. Toni Servillo è in scena – solo una sedia, un leggìo e fogli su fogli – e si sente il  diaframma. Si alza. Si abbassa. La voce esce. Si modula. Sono tante voci. La lingua è quella di Napoli (con incursioni di intonazioni puteolane). Ma la vita e la morte, la miseria e la nobiltà, i santi e le imprecazioni, l’aldilà e l’al di qua: sono quelli di tutti. Anche laddove l’orecchio indugia, si ha l’impressione che in scena siano sentimenti e situazioni già note e vissute. Da sempre.

Ieri sera, nel Teatro Auditorium dell’Università della Calabria, è andato in scena ‘Toni Servillo legge Napoli’. Il teatro era pieno e carico di attese (non deluse). L’attore, negli ultimi mesi alla ribalta per l’Oscar assegnato a ‘La Grande Bellezza’, ha letto Napoli. Un itinerario al contrario dal paradiso all’inferno. Il commercio con l’aldilà e i santi, il filo conduttore. Parole in versi di autori della tradizione e di autori contemporanei. Tutti drammaturghi e attori, ha spiegato Servillo: parole consegnate alla scena. Quelle di Salvatore Di Giacomo ed Eduardo de Filippo, Ferdinando Russo e Raffaele Viviani , Mimmo Borrelli ed Enzo Moscato, Maurizio De Giovanni e Giuseppe Montesano, Antonio De Curtis e Michele Sovente.

Dall’ultima fila, il viso di Servillo e le storie che traccia non si vedono. Ma la voce sì. É molto più di un flusso d’aria, sembra prendere corpo e corpi. Servillo sposta i fogli, anche le mani seguono il ritmo delle parole. Sulla scena fanno la loro comparsa Nanninella ‘a pezzente  e Depretore Vincenzo. U ‘fravecature e le variazioni sulla bestemmia – accostate all’ “inutile morte di un operaio”, u fravecature, appunto. La Sacra Famiglia e i Santi. I venditori e i ciechi. Nu figlio ca te lassa (nun t’accire). I batteri e il mare. Litoranea. Napoli. Il marchese e il netturbino. La morte che livella.

L’aldilà diventa uno specchio. Della vita che è. O che potrebbe essere.

 

23 maggio 2014 ore 21.00

TONI SERVILLO LEGGE NAPOLI

una produzione Teatri Uniti

Università della Calabria – Teatro Auditorium Unical

 

I testi

 

 

Rita Paonessa

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