Totò, Vicè e il filosofeggiare nonsense

COSENZA – More ultimo atto, ultimo venerdì in compagnia di attori e prosa alla scoperta di un mondo che non smette mai di stupire, insegnare, affascinare. Come ogni venerdì la sala è gremita, si scorgono volti che ormai riconosci anche ad occhi chiusi, sono i volti di tutti gli affezionati frequentatori della “baldoria” culturale del venerdì sera.

Ultima apertura di sipario dunque per una stagione che ha riscosso enorme successo mandando a segno ogni colpo, ogni nuova proposta. Sono le 21.20 di venerdì 6 dicembre, il pubblico in sala freme tra scambi di battute, sorrisini e schiamazzi che si attenuano con l’entrata di Enzo Vetrano e Stefano Randisi che portano in scena lo spettacolo “Totò e Vicè”, uno dei capolavori di Franco Scaldati, poeta, attore e drammaturgo recentemente scomparso.

Totò e Vicè si muovono a piccoli passi stretti nei cappotti logori e sgualciti, camminano vicini con in mano una valigiona di cartone con cui trasportano la propria vita, i propri sogni; l’atmosfera è intima grazie alle candele posizionate a cerchio intorno alla panchina che accoglierà, per tutto lo spettacolo, le loro disquisizioni; la luce emanata dalle piccole fiammelle è fioca, tenue e ricorda il camino che d’inverno diviene il luogo di ritrovo più ambito, il luogo in cui la lingua si scioglie, il pensiero si spegne, il cuore si apre per ricordare le cose realmente importanti della vita come l’amicizia, l’amore, la passione, la dedizione.

Ed è proprio di amicizia che hanno parlato Totò e Vicè, quell’amicizia pura e limpida dei tempi andati, un rapporto in cui fratellanza, solidarietà e amore si mischiano continuamente dando un senso a tutto ciò che sta intorno, la fedeltà cieca che porta a capire quanto sia importante essere in due per essere realmente parte del mondo, quell’amicizia viscerale che ti spinge a chiamare continuamente il nome dell’altro per fargli capire che ci sei, sempre e comunque, nel divertimento e nel bisogno, nel bene e nel male.

Un duo ironico e amorevolmente complice che si disperde nei meandri di sogni, pensieri, ipotetiche visioni del mondo; due uomini indivisibili che si “incartano” in riflessioni filosofiche apparentemente semplici ma irrimediabilmente complesse e capaci di innescare nonsense, dubbi ed ulteriori interrogativi che, a catena, ne tirano altri e poi altri ancora all’infinito, in eterno.

Una performance piacevole e delicata quella di Vetrano e Randisi che ha goduto dei calorosi applausi del pubblico; applausi lunghi, fragorosi, incessanti tanto da emozionare gli stessi attori che, a voce bassa, hanno affermato compiaciuti “Magari fosse sempre così”.

 

Annabella Muraca

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *