COSENZA – Quando l’arte non viene messa da parte nascono progetti vincenti ed inarrestabili. Quando, in mancanza di altro, estro e creatività diventano il pane quotidiano ci si può riconoscere anche in un progetto che mixa insieme fumetto e videogioco espletando quanto l’uno compensi l’altro e viceversa, un po’ come quando si inizia a capire che le patatine senza majonese non sono vere patatine.
Questo è proprio quello che è accaduto a due giovani calabresi ed ex studenti dell’Unical, Danilo (Das) Sirianni il “comunicatore” e Salvatore (Headwolf) Capolupo l’ingegnere informatico, che unendo formazione e forma mentis completamente agli antipodi sono riusciti a dar luce a Zed, il fumetto online cybernerd.
Gli alter ego dei due creatori si muovono così in una realtà altra che si ritorce sul mondo reale e risucchia vorticosamente chi lo popola, oscillano tra il virtuale ed il demenziale, una realtà parallela che non tutti riescono a dominare e pochi eletti a plasmare.
Ma c’è da chiedersi: come avviene la fecondazione, la gestazione e la nascita di progetti così completi e complessi? A spiegarcelo saranno proprio loro, gli zelanti autori di Zed.
Credo che per creare dei fumetti attraenti ed allettanti ci voglia estro, creatività, ingegnosità e forse, fatemi passare il termine, anche un po’ di follia. Come nasce la vostra passione?
DAS: Aggiungo qualche altro termine: testardaggine, perseveranza, studio, costanza.
Sì, ognuno degli elementi menzionati è necessario per riuscire a dare vita a un prodotto degno di essere pubblicato.
Per quanto riguarda la genesi della nostra passione, abbiamo fatto percorsi molto diversi, quindi credo che bisogni rispondere singolarmente.
Diciamo che io sono il fumettaro/fumettofilo/fumettofago. La mia passione per i fumetti nasce un po’ come tutti i bambini con Topolino. A 4 anni, leggevo, ricopiavo e recitavo le avventure che mi piacevano di più. Poi crescendo ho cominciato a fruire dei fumetti più disparati, compravo e leggevo qualsiasi cosa trovassi in edicola e contemporaneamente cercavo di disegnare e scrivere le mie prime storie. Da adolescente ho cominciato a preferire il genere fantascientifico chiamato ‘cyberpunk’ per l’ambientazione delle mie storie, e ho cominciato ad affinare il mio tratto grafico e narrativo pensando questi scenari.
HEADWOLF: Per quanto sia anch’io, ovviamente, un lettore di fumetti fin da ragazzino, sono molto più orientato sui videogame: un qualcosa che ho sempre cercato di creare, oltre che ovviamente … giocarci! Questo fin dai tempi del mio Commodore 64, un dispositivo ormai preistorico con cui effettuavo i primi esperimenti, mentre cercavo di abbozzare storie più o meno credibili che potessero definirli. Col tempo ho perseverato ed affinato la mia “arte”, specie nell’ambito dei software open source, fino ad occuparmene quasi a tempo pieno. Per me gli scenari horror, in particolare, sono interessanti perché universali e mi diverto da sempre ad applicarli ai contesti più disparati. A questo punto credo che il parallelo tra me e Danilo sia evidente: siamo piuttosto complementari, ed altrettanto cultori dei generi. Ce ne occupiamo con una “devozione” ed una passione incontenibile: soprattutto, cerchiamo sempre di metterci del nostro.
Siete Danilo Sirianni (DAS) e Salvatore Capolupo (Headwolf), ovvero gli autori di ZED, il fumetto online cybernerd. Come vi siete conosciuti e soprattutto com’è nato il progetto?
HEADWOLF: Pur essendo entrambi calabresi ed iscritti alla stessa università, con Danilo ci siamo conosciuti un po’ di anni fa ad un concerto degli Iron Maiden a Roma. Un episodio che ricordiamo ancora oggi con divertimento, e sul quale abbiamo anche ironizzato nella biografia del nostro sito. È nata subito un’amicizia che si è consolidata negli anni, nonostante periodi di distanza (Danilo a Parma, io a Cosenza) e che ad un certo punto ha visto l’incrociarsi delle nostre idee. Tra una battuta e l’altra è uscita fuori, col tempo, la versione di ZED che avete visto nel nostro sito: una storia completa più due videogame! Del resto lavorare con lui è davvero entusiasmante…
DAS: Sì, ci siamo conosciuti a Roma al trentennale di “The number of the Beast”, questo può anche farvi capire che tipi siamo. Il progetto è nato inizialmente da una mia idea che risale più o meno al 2010. Allora la storia era molto diversa, atmosfera angosciante, disegni darkeggianti con tratto realistico. Poi ne parlai a Salvatore e … [concludo nella risposta alla domanda 4]
Potete spiegare, a chi non è molto pratico di questo micro-cosmo, cos’è Zed?
DAS: Allora, ZED è una dimensione virtuale gestita da un Hacker molto pericoloso, conosciuto dai cybernauti con il nickname: Osiride. Questo luogo virtuale chiamato ZED permette a chi lo abita di muoversi liberamente dentro i contenuti della rete e plasmarli a proprio piacimento. Inoltre ha una fortissima influenza sulla realtà (aldilà dello schermo) al punto da risucchiare i protagonisti al suo interno. Questo scenario, tipico del Cyberpunk, ha permesso la collaborazione tra me e Salvatore e la creazione di un progetto che vuole risucchiare le persone all’interno della storia anche al livello della realtà propria del lettore di ZED.
HEADWOLF: per fare questo abbiamo pensato di rendere interattivo il nostro fumetto, ovvero di inserire i due videogame appena citati all’interno della puntata zero, sul web. Questo perché volevamo fare qualcosa di accattivante, cercando di andare al di là della fruizione “passiva” del lettore e soprattutto perché ci piace parecchio pensare ad un fumetto cyber-nerd … giocabile! ZED Invaders, oltre ad essere un gioco – secondo noi – piuttosto simpatico, ha anche avuto un buon riscontro nella comunità open source: è stato infatti rilasciato liberamente su GitHub.com, uno dei principali “depositi” di software libero al mondo e, col tempo, ci aspettiamo che siano realizzati livelli ed estensioni aggiuntive, grazie anche al contributo di quella fervente comunità.
I nomi attribuiti ai progetti sono già un ottimo biglietto da visita, rappresentano l’essenza di quello che con tanta fatica si è cercato di realizzare. Perché avete dunque deciso di chiamare il vostro fumetto Zed?
DAS: ZED ha diversi significati. Nella prima versione che scrissi, quando ancora il progetto era solo nelle mie sinapsi, c’era un’evidente influenza delle letture che stavo facendo in quel periodo che giravano intorno a due cose: la distopia post-apocalittica e la mitologia egizia. ZED nella simbologia egizia, rappresenta la colonna vertebrale del dio Osiride (da qui il nome dell’hacker), ed è il nome del pilastro che si trova all’interno della piramide di Cheope. Inoltre, ZED, essendo la zeta nell’alfabeto inglese, rappresenta anche la fine, nel senso post-apocalittico di cui sopra. Quando riflettevo su queste cose, vivevo a Parma e mi sentivo spesso con Salvatore via Skype. Un giorno lui mi disse che voleva fare un videogioco e se potevo disegnargli dei personaggi. Io gli parlai di ZED e gli feci vedere le prime bozze. Da allora fu veramente la fine, ha cominciato a prendere vita questo lavoro ibrido che mischia il fumetto e i videogiochi in una cosa sola e ZED divenne, da storia seriosa in stile realistico, un fumetto demenziale acronimo di: Zebedei Elettronici Danneggiati.
Creare fumetti non è di certo semplice; si deve pensare una storia, creare una sorta di mondo parallelo e poi traslarlo in immagini e figure. Voi a cosa vi siete ispirati?
DAS: Non è affatto facile. Bisogna costruire un mondo, ogni singolo personaggio, i luoghi in cui essi vivono, determinare uno stile grafico e narrativo e curare una marea di dettagli. A differenza di quanto si può pensare, il lavoro del fumettista è molto faticoso e, in alcuni passaggi, molto stressante. Le cose che ci piacciono di più. Personalmente, per citare alcune fonti che mi hanno influenzato tantissimo, dico le prime che mi vengono in mente: scrittori come Dick, Ballard, Gibson, Sterling, Borroughs; fumetti come Nathan Never, Legs Weaver, Brendon, Berserk, Neo Genesis Evangelion, Rat-Man, Dylan Dog; cartoni come: Ken il Guerriero, Transformers, Ergo Proxy, Futurama; band come: Einsturzende Neubauten, Aphex twin, Squarepusher, Prodigy, Coil, Fear Factory; registi come: Tsukamoto, Cronenberg, Lynch; e videogames come: Mortal kombat, Killer Instinct, Metal Gear Solid, Resident Evil.
HEADWOLF: Per quanto mi riguarda, invece, l’ispirazione risiede soprattutto nel cinema di Tsukamoto e Cronenberg, due pilastri del genere; ma un’influenza basilare per me è anche il cinema di Carpenter. Mi affascinano da sempre le sue idee, la sua visione del cinema, il suo rimanere fuori da certi schemi ed il saper raccontare realtà tenebrose e, a volte, “da fumetto” (nel film Grosso guaio a Chinatown, ad esempio). Sulla parte parodistica, invece, citerei tutti i film Mel Brooks e quelli dei Monty Python: una vera “scuola”, per quanto mi riguarda. Adoro comunque la vena grottesca di certi horror, inoltre, il che lo rende un genere molto “malleabile” per le mie idee. Tra i fumetti citerei Dylan Dog, ma anche Sturmtruppen, Lupo Alberto, Ratman, Venerdì 12 e Nathan Never; a livello di cartoni animati, senza nulla togliere agli altri, direi soprattutto South Park. Musicalmente passo senza continuità da cose più elettroniche (The Algorithm, ad esempio) ad altre più contaminate ( Meshuggah), senza dimenticare i classici: Frank Zappa, The Residents, Tool, Black Sabbath, Anthrax e Slayer. Tra i videogame che hanno accompagnato la mia vita, infine, sono legatissimo a Super Mario, Kid Icarus, Street Fighter e la saga di Resident Evil.
Qual è la trama, se così possiamo definirla, del fumetto?
DAS: La storia ruota tutta intorno al rapporto virtuale/reale. Mi piace definire la fantascienza di ZED come ‘fantascienza del presente’, perché gioca con cose che ci riguardano oggi. Già solo il fatto che la maggior parte di noi abbia diversi profili virtuali sui social network, che interagiscono e plasmano inevitabilmente la nostra vita reale, è sufficiente per costruire storie dalla trama fantascientifico-demenziale. Entrando nello specifico, a gestire la virtualità di ZED è Osiride, un perfido hacker che, nella sua dimensione, tutto può. Egli vuole qualcosa dai protagonisti della storia, che stanno fisicamente nella realtà, e per farli letteralmente “cadere nella rete” gioca molto sporco, inventandosi un sacco di piani malefici. Una cosa molto importante da dire riguardo la narrazione è che ZED si allontana da uno stile tipico del fumetto seriale, ovvero: il poliziesco. Siamo stati molto attenti ad allontanarci da quelle logiche che prevedono: un crimine, una vittima, un carnefice, e un detective che indaga. Credo sia uno stile ormai abusato in tutti i generi, e che si possa farne a meno. Infatti è così, ZED ha una struttura molto diversa e, oserei dire, abbastanza originale per gli standard a cui siamo abituati.
HEADWOLF: La rottura con la tradizione narrativa a cui allude Danilo è davvero caratterizzante per ZED: del resto, in un mondo in cui i social network hanno definitivamente abbattuto la tutela della nostra privacy, la nostra vita racconta di persone sempre più “fatte di pixel”, di un limite quasi impercettibile tra realtà e virtualità. Questo aspetto, secondo me, rende essenziale il nostro buon rapporto con la tecnologia, e suggerisce che, a volte, possano servire sia un po’ di ironia (per stemperare certe situazioni), sia un po’ di sana conoscenza del mezzo. “Gioco”, ad ogni modo, è forse il termine più adatto, in ogni senso: un po’ come nel film “War Games”, insomma!
C’è la possibilità che Zed diventi un fumetto seriale?
DAS: è quello a cui aspiriamo, ma dipenderà tutto dagli accordi futuri che faremo con gli editori.
HEADWOLF: sì, vedremo cosa succederà nei prossimi mesi: sarebbe davvero fantastico!
Zed è anche videogioco, quanto è importante l’interattività in un periodo storico in cui internet fa da padrone?
HEADWOLF: secondo noi è essenziale, perché ci permette di dare qualcosa che al fumetto tradizionale spesso manca. Le app per creare strip “fai da te”, del resto, sono davvero esplosive, e non è un caso che abbiano tutto questo successo! Soprattutto, l’interattività ci serve a rendere più bella la nostra storia: internet aiuta molto questo processo, tant’è che – da strumento di nicchia utilizzato per le prime chat anni 90 – è ormai un mezzo di comunicazione di massa a tutti gli effetti. L’interattività è, in quest’ottica, il “gioco” più divertente: quello tra noi ed i lettori!
DAS: sull’interattività bisogna specificare una cosa. Negli anni ‘90 andava molto di moda un tipo d’interattività narrativa che consisteva nell’arrivare a un bivio e scegliere una strada. Noi abbiamo da subito cercato di allontanarci da questo approccio. Il motivo è che quella è una falsa interattività, è pilotata, si ottiene massima interattività narrativa solo quando si coinvolge ‘attivamente’ il lettore, solo videogiocando. Dati questi presupposti possiamo dire che ZED è al passo coi tempi che viviamo, è un progetto all’avanguardia perfettamente in linea con il nostro nuovo tipo di esistenza due punto zero.
Quali sono i vostri prossimi obiettivi?
DAS: 1)Rendere ZED internazionale. 2) Mettere in commercio gli e-book. 3) Completarlo con un supporto cartaceo. Proprio in questi giorni, sono alle prese con il lettering della versione inglese di GAME OVER, la nostra puntata pilota, che troverete a breve sul nostro sito http://www.zedfumetto.it . Salvatore sta ultimando l’e-book per diversi supporti come Kindle, smartphone e altre cose che vi dirà lui. E a breve firmeremo un contratto con una casa editrice per la pubblicazione di una tiratura limitata della versione cartacea di GAME OVER. Insomma, stiamo concretizzando tutto quello che avevamo in mente. Non vendiamo sogni ma solide realtà! Ahahahah!
HEADWOLF: l’ebook è un’altra cosa a cui teniamo tantissimo e che, peraltro, soddisfa la necessità di rendere fruibili le nostre storie su larga scala, sfruttando il web come canale di diffusione. La versione digitale di Game Over uscirà per fine giugno, e la troverete sugli store classici, come Amazon e Google Play, con dei contenuti extra.
Annabella Muraca