Cirò imbottigliato fuori Regione, Coldiretti Calabria scrive all’assessore Trematerra

CATANZARO – Il presidente della Coldiretti Calabria Pietro Molinaro, sulla vicenda del vino Cirò imbottigliato fuori regione, ha scritto una lettera all’assessore agricoltura Michele Trematerra e al Direttore Generale del Dipartimento prof. Zimbalatti  affinchè, in virtù del ruolo che viene esercitato la Regione si faccia promotrice di una iniziativa volta a sgombrare dubbi e perplessità e a  verificare il “manuale dei controlli” predisposto dall’ente di certificazione designato dal Consorzio di Tutela e valorizzazione vino DOC Cirò e Melissa. Premesso – si legge nella lettera – che, la legislazione comunitaria è a “maglie larghe” e permette tale pratica, è però indubbio che  la percezione della qualità dei nostri prodotti agroalimentari da parte dei consumatori avviene perlopiù al momento del consumo e comunque dell’acquisto. In presenza di alcune mie dichiarazioni sull’argomento- continua Molinaro – vi è stata una replica scomposta e comunque a mio parere superficiale, da parte del Consorzio  di Tutela e Valorizzazione del vino Cirò. Non credo ad esempio, che il presidente del Consorzio di tutela del Brunello di Montalcino, tanto per citare un vino conosciuto, sarebbe intervenuto allo stesso modo? Da altre parti – rende noto – a dire la verità, è venuto un sostegno sia pubblico che privato, a quelle che ritengo legittime preoccupazioni. Il Consorzio deve “Tutelare e Valorizzare”  e questo  significa che per valorizzare effettivamente la qualità e diffonderne la conoscenza, è necessario che imprese ed appunto i Consorzi  di tutela e valorizzazione attivino forme di comunicazione e di controlli all’interno della filiera. Ebbene, – si legge nella lettera – chi assicura e quale protocollo o regolamentazione è stata prevista per  accertare che il vino Cirò che si imbottiglia in altre regioni provenga da uve prodotte nella zona di produzione del Cirò?  Il problema non è di poco conto e, nulla esclude, che una mancanza di chiarezza,  possa arrecare un danno di immagine per molti produttori/trasformatori della zona del cirotano che in questi anni, hanno davvero fatto passi da gigante in tema di qualità e valorizzazione. Ed ancora: quali sono i benefici  per la filiera, che è costantemente minacciata dalla contraffazione e gli effetti negativi sulla valorizzazione del territorio che è sicuramente il valore aggiunto?  Spiacerebbe che le grandi potenzialità, fossero compromesse e gestite in modo sciagurato, pare solo per vendere pochi quintali di uva. Pertanto ritengo,  – scrive – che con le convinzioni del Consorzio di Tutela, si mette a serio rischio la scelta  consolidata in  direzione della qualità del vino calabrese ed nel caso specifico di un vino apprezzato nel mondo. All’interno della filiera vitivinicola del cirotano – conclude –  ci sono molte imprese che aspettano azioni concrete. Non ci piacerebbe un domani dire: l’avevamo detto”.

 

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