Salvatore Antonio Guaragna, America, Calabria e That’s Amore.

Passato alla storia come Harry Warren, signore del musical americano, nasce a Brooklyn nel 1893 da Antonio e Rachele, una coppia di immigrati calabresi di Cassano allo Ionio, approdata alla fine del secolo in America.  Il piccolo Salvatore frequentò con profitto la scuola, evidenziando un precocissimo talento per gli strumenti musicali e deliziando i suoi compagni e i suoi insegnanti con la batteria, la fisarmonica e il pianoforte. Questo, tuttavia, non bastò a far proseguire la sua strada in modo agevole: era emigrato, era italiano, voleva fare il musicista. La sorella maggiore, intuendone il potenziale artistico, lo incoraggiò sulla strada della musica e, perché il fratello mimetizzasse la sua origine italiana al fine di vedersi aperta più facilmente la porta del successo, gli suggerì di cambiare il nome, adattandolo in quello, più familiare agli anglosassoni, di Harry Warren. Imparò a studiare la musica, frequentando il coro nella chiesa del suo quartiere italiano, e a sedici anni decise di terminare il suo impegno scolastico per aggregarsi a un circo con l’incarico di tamburino. Nel 1915 si avvicinò al cinema, ottenendo un ingaggio dalla Vitagraph Movie Studio di New York. Suonò per la diva del cinema muto Corinna Griffith, ritagliandosi fin dal primo momento un suo proprio spazio nell’ambito della musica melodica, e cominciando a far intravedere quella sensibilità, che lo avrebbe fatto affermare come uno dei grandi innovatori della musica popolare americana alla stregua dei grandi Jerome Kern, George Gershwin e Cole Porter. Nel dicembre 1917, mentre era ancora in servizio nella Marina Militare a Montark Point, New York, sposò Josephine V. Wensler da cui, a metà del 1919, ebbe il figlio Harry Jr., poi deceduto il 1940 a soli diciannove anni. Nel 1922 arrivò il suo primo vero successo di giovane autore: il suo pezzo Rosa del Rio Grande, eseguita da Edgar Lesile, divenne una vera e propria hit e lanciò Warren tra i protagonisti della musica dell’epoca. I suoi brani incontrarono subito il favore del grande pubblico, e due sue composizioni guadagnarono il primo posto nella hit parade nel 1923: Home in Pasadena e So This is Venice divennero pezzi culto dell’epoca. Il successo si confermò tre anni dopo con dieci brani pubblicati nel solo 1925, di cui ben cinque scalarono la vetta della classifica. L’anno successivo altre due canzoni scalarono l’hit parade americana e il 1928 il brano Nagasaki gli assicurò un vero e proprio trionfo mondiale. Dal 1929 al 1932 tenne l’incarico di amministratore della Società Americana dei Compositori, Autori e Pubblicitari (ASCAP). Nel 1931 si dedica anche ai musical di Brodway. Tra il 1932, anno in cui scrisse, vincendo l’Academy Award, la colonna sonora del film 42nd Street, da cui derivò un musical di successo, e il 1939 egli scrisse 149 musiche per film, tra cui September in the Rain con Gene Kelly, interpretate poi dai più grandi cantanti non solo dell’epoca, e comparve interpretando se stesso nel film citato e in Go into your Dance. Il 1935 si assicura il primo Oscar con Lullaby of Brodway del film Gold Diggers of 1935 con Dick Powell.Il 1940 alla Twentieth Century Fox Studios cominciò a collaborare con Glen Miller, Shirley Temple, Carmen Miranda, Harry James, scrivendo, in tre anni settanta brani musicali di grande successo e interpretati dagli artisti più famosi. Per Miller scrisse Chattanooga choo choo, divenuta subito celebre in tutto il mondo e premiata con il primo disco d’oro della musica leggera per aver venduto più di un milione di copie. Nel 1943, con You Never Know si aggiudicò un altro disco d’oro e il secondo premio Oscar. Scrisse, negli anni successivi, ancora musica per film, vincendo il terzo Oscar con la canzone On The Atchion, Topek And The Santa Fe cantata nel film Harvey Girls (1946), di cui era protagonista Judy Garland, e lavorando con Ginger Rogers, Fred Astaire, Bing Crosby, Jerry Lewis, Gene Kelly, Esther Williams, Dean Martin e con altri grandi del musical fino all’età di ottantasei anni ( Manhattan Melody, 1980), anche se ormai il suo stile musicale non incontrava più il favore delle giovani generazioni affascinate dal rock. Muore a Los Angeles il 22 settembre 1981.

CURIOSITà

  • Warren crebbe con la passione musicale propria di tutta la famiglia, come egli stesso ebbe a dichiarare: «la nostra poteva dirsi una famiglia musicale solo nel senso che si amava la musica e si cantava insieme, ma non c’era un pianoforte; il che mi dava pena, perché avevo desiderio di suonare».
  • L’Italo-americano Generoso D’Agnese così ha tratteggiato vita, opera e fortuna del grande Harry: «La sua musica ha accompagnato migliaia di vite durante il XX secolo e ha fatto da sottofondo a numerose storie delle varie generazioni, ma sono davvero pochi coloro che associano il suo nome a quello di un figlio italiano d’America, onorando un altro tassello di quell’eccezionale mosaico d’umanità che ha caratterizzato la presenza peninsulare d’Oltreoceano. I suoi motivi musicali ancora oggi vengono eseguiti e canticchiati da molti uomini, ma non è facile ricordare il suo nome: Harry Warren. E ancor più difficile è rintracciare, dietro la facciata anagrafica anglosassone, un artista dal nome inconfondibile: Salvatore Antonio Guaragna».
  • Il suggerimento della sorella era dettato dalla paura che a Salvatore potesse accadere quello che ad altri Italiani era accaduto. Erano ancora presenti nella memoria i fatti verificatisi appena tre anni dopo la nascita del fratello. Il 3 agosto 1896 l’agenzia Reuter batteva la notizia che a Hahneville, New Orleans, la folla aveva tratto fuori dalla prigione cinque italiani accusati di assassinio, e li aveva linciati. La giustificazione del delitto fu che nei mesi precedenti in città erano state assassinate undici persone senza scoprendo che i colpevoli erano emigrati italiani, tutti provenienti dalle regioni meridionali. Il 22 agosto dello stesso anno cominciava in Brasile la caccia agli Italiani. Il 21 luglio 1899 in Luisiana, a Tallulah, nella contea di Madison, cinque operai italiani, che erano venuti a diverbio con un cittadino americano, furono linciati dalla folla e lasciati morti sulla strada. Salvatore-Harry, tuttavia, non si preoccupò molto della sua doppia identità anagrafica, e al nuovo nome prepose spesso sulle copertine degli spartiti musicali quello suo vero di Italiano rimasto legato alla patria lontana del padre e sua.
  • Due le tappe particolarmente significative della sua carriera: il 1942, anno in cui salì in vetta alle classifiche della Hit Parade con There will never be another you e Serenade in blue, ed il 1953, l’anno di That’s Amore, il suo brano più famoso; interpretata da Dean Martin (un altro figlio di immigrati italiani, Dino Crocetti). La canzone è diventata quasi un inno per la comunità italo-americana.
  • Fu sepolto nel Westwood Memorial Park di L.A. Sulla targa di bronzo della sua tomba la moglie fece incidere le prime note della canzone You’ll Never Know.

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