Vincenzo Padula, presbitero, letterato, giornalista e patriota italiano.

Nacque ad Acri il 25 marzo 1819, in una famiglia della buona borghesia, dal medico Carlo Maria Padula e Mariangela Caterina.Venne avviato al sacerdozio studiando dapprima a Bisignano successivamente in quello di San Marco Argentano. Ordinato nel 1843, fu nominato insegnante nello stesso seminario di San Marco Argentano. La sua più vera vocazione era tuttavia la letteratura. Nel 1845 pertanto, lasciò il seminario per dedicarsi al giornalismo partecipando, assieme a un gruppo di giovani amici calabresi antiborbonici radunati attorno a Domenico Mauro, al vivace dibattito che precedette la rivoluzione del 1848. In questo clima maturò la sua prima opera, la novella in versi Il monastero di Sambucina dedicata allo stesso Domenico Mauro. Collaborò a Il Calabrese, un periodico in cui, oltre a Domenico Mauro, scrivevano numerosi letterati, estremisti in politica e romantici in letteratura, fra i quali debbono essere ricordati Francesco Saverio Salfi, Giuseppe Campagna, Pietro Giannone di Bisignano e Biagio Gioacchino Miraglia. Nel 1845 venne pubblicato Il Valentino, un poema di gusto byroniano ormai perduto. In entrambi i poemetti sono molto evidenti gli influssi della moda letteraria del tempo, soprattutto di Nicolò Tommaseo e Tommaso Grossi. Come tanti altri religiosi, Padula aderì alla rivolta antiborbonica del 1848, anche se non pare abbia preso parte direttamente ad atti violenti. Durante gli scontri che si verificarono ad Acri tra la fazione borbonica e quella liberale, perse la vita il fratello Giacomo. Perseguitato dalla reazione borbonica, seguita alla sconfitta dei moti del ’48, gli fu tolto l’incarico di insegnamento al seminario e visse di stenti. Apri una scuola privata, ma gli fu tolto il permesso; fece allora l’istitutore presso famiglie liberaleggianti calabresi, prima presso i Ferrari a Petilia Policastro, poi a Crotone. Nel frattempo traduceva l’Apocalisse e studiava Gioberti e Rosmini. Nel 1854 si stabilì a Napoli, dove sperava fra l’altro di rendere la sua cultura più moderna e meno provinciale e di concorrere a qualche cattedra universitaria. Le speranze andarono in parte deluse; pubblicò tuttavia la traduzione dell’Apocalisse e altri versi sacri, e si legò ai pochi intellettuali rimasti in libertà con i quali si dedicò spesso alla compilazione di periodici soppressi quasi sempre dalla censura. Fondò fra l’altro, assieme a Carlo De Cesare, Federico Quercia e Pasquale Trisolino, il periodico Secolo XIX. Dopo l’Unità d’Italia fondò dapprima un giornale di centro-sinistra, Il popolo d’Italia, e successivamente il periodico bisettimanale Il Bruzio , vicino alle posizioni politiche moderate di Francesco De Sanctis e Luigi Settembrini. In quest’ultimo giornale, scritto quasi interamente da lui, apparvero i saggi meridionalistici raccolti successivamente in Dello stato delle persone in Calabria e il dramma Antonello capobrigante calabrese. Il 28 luglio 1865 anche il Bruzio cessò le sue pubblicazioni. Nel 1867 fu chiamato dal ministro dell’Istruzione Cesare Correnti a Firenze, allora capitale del Regno d’Italia, come segretario particolare. Con la speranza di intraprendere la carriera universitaria, nel 1871 Padula scrisse in pochi mesi Protogea, un’opera in cui pretendeva di rintracciare le origini semitiche della toponomastica calabrese nel mondo preistorico. Migliori prove della sua cultura dimostrò in alcune pagine latine su Properzio. Nel novembre del 1878 ottenne finalmente dall’Università degli studi di Parma la cattedra di Letteratura italiana dove rimase solo due anni. Tornò a Napoli nel 1881, ma a causa delle cattive condizioni di salute, si ritirò nel suo paese natale, dove la morte lo colse nel gennaio 1893.

OPERE

•. Il monastero di Sambucina: è un poemetto in versi ambientato in un monastero femminile della Sila cosentina. Teresa, una giovane donna costretta dalla madre ad abbandonare l’uomo amato e monacarsi contro la sua volontà per evitare che il patrimonio del primogenito venisse diminuito dalla dote, diventa la confidente di Eugenia, una bambina vissuta fin dalla nascita nel convento. Teresa scoprirà che il giovane amato in gioventù è diventato sacerdote. La madre badessa rivelerà a Teresa che la piccola Eugenia è figlia di Gabriella, una suora che, costretta anch’essa dai familiari a monacarsi, era fuggita dal convento per unirsi a un uomo a cui si era unita per ribellione contro la famiglia e la società, più che per amore; rimasta sola, Gabriella, morente, aveva consegnato la figlia appena nata alla badessa, ribadendo tuttavia in punto di morte la sua ribellione. La piccola Eugenia, ammalata, chiede di diventare suora e, nonostante la giovane età, viene esaudita poco prima di morire.

Persone in Calabria: è l’opera nella quale Vincenzo Padula ha profuso la sua più intensa passione. Padula si pone l’obiettivo di difendere lo Stato unitario dagli attacchi dei legittimisti, non lesinando, peraltro, critiche al governo unitario dal quale si aspetta un rinnovamento che tarda a manifestarsi. Padula, attraverso le pagine del “Il Bruzio”, si scaglia contro i latifondisti e la borghesia calabrese accusandoli di legittimismo filo borbonico, di tenace difesa dei propri privilegi e di fomentare addirittura il brigantaggio post-unitario. Il valore dei suoi articoli risiede soprattutto nell’interesse che essi rivestono come documenti di costume, privilegianti la descrizione dello stato delle persone della Calabria. Del vasto disegno editoriale poté essere attuata solo la parte iniziale, quella che si riferiva alla descrizione dei ceti popolari ma non è difficile immaginare, quali sarebbero stati i toni polemici di Padula sul clero e sulla borghesia.

Antonello capobrigante calabrese: Dramma ambientato in Sila nel 1844, all’epoca della sfortunata impresa dei Fratelli Bandiera e pubblicato nel 1864, dopo l’Unità d’Italia, in appendice al Bruzio.

L’Orco: poemetto in versi è un’opera giovanile. L’Orco – l’angelo ribelle Ituriele – sorprende una povera donna a rubare nel suo giardino e le impone la cessione della figlia, di nome Ciliegina, in cambio delle vita. L’Orco si innamora di Ciliegina, quando costei diventa adolescente ma la fanciulla, sedotta da un giovane principe prigioniero dell’orco, scappa con il giovane. Durante la fuga Ciliegina viene ferita a morte da una donna di aspetto orribile che convince il principe di essere Ciliegina trasformata da un maleficio. La vera Ciliegina viene trasformata dapprima in una colomba, poi viene accolta in un convento di suore dove viene convertita alla fede cristiana. Dopo varie peripezie, Ciliegina ritrova il giovane principe, mentre la brutta e malvagia donna si converte e viene perdonata. I due giovani si sposano ma l’Orco riesce a ritrovare la fanciulla e, in un ultimo colloquio, le manifesta il suo amore e il rimpianto per aver Dio negato agli angeli il diritto all’amore coniugale.

Protogea: Un saggio pubblicato a Napoli nel 1871 inteso a rintracciare nel mondo preistorico le origini semitiche della toponomastica calabrese e italiana. Le etimologie di Padula sono sorprendenti: Saracena deriverebbe dall’ebraico Sarucha (piacevole alloggiamento), Trebisacce dall’ebraico Bethsakia (luogo dove s’adacqua), Panettieri dall’ebraico Paneth-Hother (superficie fumante), Pittarella, le cui donne avevano fama di essere magàre, ossia esperte nell’arte della divinazione, da Pethor, vocabolo associato nella lingua ebraica all’interpretazione dei sogni, Cicala dall’ebraico Ke-gahhal (monte fumante), come pure Carpanzano da Kap-har-Hazan (cavità del monte fumante nella lingua ebraica), e così via.

 

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