FINAL EIGHT CALCIO A5 FEMMINILE: Pro Reggina, che serataccia

AZ GOLD WOMEN – PRO REGGINA 97 6 – 0

AZ GOLD WOMEN: Mascia, Pastorini, Blanco, Reyes, Marranghello, Verzulli, Silvetti, Gayardo, Maione, Di Marcoberardino, Nobilio, Vuttariello. All. Marcuccitti

PRO REGGINA: Trovato Mazza, Siclari, Presto, Politi, Violi, Cannizzaro, Romeo, Vadalà, Napoli, Mezzatesta, Mendolia, Cacciola. All. Tramontana

ARBITRI: Sue Ellen Salvatore (Gallarate), Emanuela Rea (Roma 1) CRONO: Marco Villanova (Bari)

MARCATORI: 3’27” Blanco (A), 6’20” rig. Gayardo (A), 6’44” Blanco (A), 12′ Gayardo (A) del p.t., 3’01” e 17’57” Reyes (A) del s.t.

AMMONITI: Presto (R)

di Pasquale Barreca – Al Palaroma di Pescara è andato di scena quello che sulla carta era Il quarto di finale più incerto della giornata, di fronte le Campionesse d’Italia della Pro Reggina e l’Az Gold Woman prima nel girone B con 17 vittorie e 2 pareggi. Quintetto reggino di partenza con Trovato Mazza Siclari Presto Violi e Politi. A volte capita che nonostante tu non sia inferiore all’avversario la tensione ti tiri brutti scherzi e cosi su un lancio alto di Noe (Reyes),  l’argentina Blanco spizzica la palla di testa mandandola alle spalle del portiere. Ti trovi sotto e allora provi a reagire ma nonostante ce la metti tutta non riesci a cambiare una serata iniziata male e che continua peggio quando l’arbitro assegna il rigore al Chieti. Rigore che viene realizzato da Gayardo che raddoppia e quando sul solito lancio lungo facciamo l’ennesimo pasticcio con Trovato Mazza e Romeo permettendo a Blanco che aveva sbagliato lo stop iniziale di approfittarne e segnare da terra  spalle alla porta capisci che domattina non sarà un bel risveglio. Dopo dodici minuti Gayardo di punta fa il quattro a zero. Mister Tramontana cerca di cambiare: fuori Trovato Mazza dentro Cacciola che funge da quinto di movimento con l’obiettivo di riaprire il match ma non è serata e lo si capisce quando a negarci il gol è il palo interno su tiro di Mezzatesta. Nella ripresa quinta rete per le abruzzesi con la spagnola Noe . La Pro Reggina tutta riversa nell’area dell’Az in cerca del gol della bandiera ma le neroverdi ormai si sono chiuse in gestione del vantaggio. Qualche minuto di sospensione per l’infortunio della Cacciola forse un calo di pressione a furia di andare avanti e dietro per il campo, per fortuna tutto bene. Tocca al capitano Siclari vestire i panni del portiere e a 4′ e 15” dalla fine fare una parata degna del miglior buffon. Doppietta anche per Noe che chiude la partita e con essa fa svanire il sogno triplete… Peccato!

 

Questione rifiuti a Castrovillari. Sit-in del comune all’impianto di smaltimento di Rossano

Cosenza – Sit-in all’impianto di smaltimento di Rossano Calabro da parte del Sindaco, Domenico Lo Polito, dell’Assessore all’Ambiente, Angelo Loiacono, e del capogruppo Dario D’Atri con delega alla Sanità. Qui la città di Castrovillari deve conferire i propri rifiuti differenziati come indicato dall’Ordinanza del Commissario regionale.

La posizione dell’Amministrazione comunale è scaturita in seguito al fatto che ai camion viene impedito di scaricare, determinando una situazione di emergenza e di allerta nel capoluogo del Pollino per l’immondizia che giorno per giorno si accumula in città, come testimoniano i tanti sacchetti fuori dai condomini, vicino ai cassonetti e lasciati su aree pubbliche.

Per questo una comunicazione urgente e richiesta d’intervento  al Prefetto di Cosenza erano stati inviati l’altro giorno dal Sindaco Lo Polito, con cui veniva segnalato  che “è ormai impossibile  conferire la frazione indifferenziata stante anche l’ennesimo inutile viaggio all’impianto di Rossano e il problema, per qualsiasi soluzione, di interloquire con il Commissario Regionale. Fatti  che creano l’impossibilità di garantire i servizi essenziali quali il ritiro dei rifiuti presso l’ospedale , le scuole  e l’istituto penitenziario.”

Dignità e lavoro: i diritti hanno colore?

COSENZA – Li abbiamo tutti i giorni accanto ma spesso non badiamo a loro. Ci soffermiamo a volte su particolari che li caratterizzano, ma trascuriamo la loro umanità e la loro storia. Siamo carichi di pregiudizi nei loro confronti, ma non ne conosciamo esperienze e pensieri. Accudiscono i nostri anziani, giocano con i nostri bambini, ci servono il caffè al bar, riparano le nostre auto, preparano le nostre cene al ristorante, coltivano le nostre terre. Adam, Maria, Yousef, Camila, Linda vivono nelle nostre città, eppure non godono dei nostri stessi diritti. Sono cittadini di serie B o più spesso lo status di cittadino non è loro nemmeno riconosciuto. Quasi come una sorta di rete invisibile di individui che danno il proprio contributo alla comunità in cui vivono attraverso il lavoro che svolgono, senza ricevere in cambio ciò che spetta loro.

Da quattro ormai si svolge in tutta Italia lo sciopero degli immigrati, una iniziativa promossa per accendere i riflettori sull’importanza del riconoscimento di diritti a chi proviene da paesi altri. Una serie di manifestazioni, incontri, dibattiti centrati sul razzismo e sullo sfruttamento.

Secondo i dati del Dossier Statistico sull’Immigrazione 2012, elaborato da Caritas Italiana e Migrantes, in Italia gli stranieri sarebbero 5 milioni e 11 mila. In Calabria il dato si assesta sui 78 mila. Numeri rilevanti che raccontano di persone, di famiglie, di sacrifici, di speranze. Una contaminazione che viene etichettata dall’opinione pubblica e dalle agende politiche come emergenza, ma che nasconde elementi preziosi di competenze, idee, valori. Un tema che ultimamente ha trovato la ribalta sui mezzi di comunicazione per le vicende legate allo sfruttamento dei braccianti agricoli, per i massicci sbarchi di clandestini sulle coste delle regioni del sud, per le condizioni di gestione dei CIE (Centri di identificazione ed espulsione).

Situazioni che hanno mobilitato le molteplici organizzazioni che sono attive nella lotta per i riconoscimento dei diritti ai migranti e che oggi partecipano a questo sciopero singolare. Un impegno che si realizza quotidianamente, a stretto contatto con le persone in difficoltà, scontrandosi da un lato con la burocrazia dello Stato e dall’altro con i pregiudizi della gente.

Una giornata, quella di oggi, che si tinge di giallo, il colore simbolo della manifestazione. Un colore scelto per la sua assenza nel panorama dei partiti, perché l’attenzione ai diritti degli immigrati dovrebbe essere un tema trasversale ai diversi schieramenti politici. Una giornata che, quest’anno, punta il dito su un aspetto di grande attualità, ovvero la richiesta di cittadinanza per tutti i figli di migranti nati o cresciuti in Italia.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

L’arte ha il sapore urbano

Cosenza – L’arte è viva, in continua crescita ed evoluzione, l’arte non è statica ma dinamica, cangiante, è un cantiere sempre aperto; l’arte è un costante ed irrefrenabile work in progress, ha bisogno di vivacità, intuizione, estro e creatività ed è proprio per dimostrare che l’arte si costruisce mattone dopo mattone, tegola dopo tegola che va avanti la rassegna “Art in Progress. Cantieri del contemporaneo” promossa dalla Provincia di Cosenza, dalla Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria e dal Comune di Marano Principato.

Il progetto prosegue a gonfie vele con una nuova mostra, curata da David Vecchiato, intitolata “The Urban Superstar Show” che riempirà con le attuali tendenze artistiche la Galleria d’Arte Provinciale Santa Chiara di Cosenza fino al prossimo 17 Marzo.

La mostra, che per due anni si è tenuta al Museo Madre di Napoli e nella Galleria Mondopop di Roma, quest’anno è approdata nella città dei Bruzi riuscendo, anche in questa nuova edizione, a riunire gli esponenti più ragguardevoli del movimento artistico pop grazie ad un intenso programma che prevede laboratori e perfomance dal vivo.

“The Urban Superstar” riunisce così in un’unica sala diversi stili, diverse opere che, messe le une di fianco alle altre, dialogano, comunicano, si scontrano e si incontrano mostrando la varietà del mondo e di ciò che lo compone; le opere hanno il sapore urbano, l’odore acre ed invasivo degli scarichi automobilistici, il colore vivo dei palazzi che dalla loro altezza dominano la città e i suoi passanti, il suono frenetico dei clacson, dei saluti abbozzati, dello scalpitio elettrico, incessante, quasi musicale.

Più di settanta opere, più di settanta punti di vista e sfumature che riportano in auge la cosiddetta “arte pubblica” che non ha lo scopo di modificare, rivoluzionare e rivalutare l’ambiente circostante ma semplicemente la volontà di sfruttarlo a proprio piacimento per darne un commento, un’analisi propria che possa aiutare l’osservatore a volgere lo sguardo verso nuovi aspetti del mondo, nuovi orizzonti ancora tutti da scoprire e da assaporare, nuove mete da visitare, nuove città da immaginare e “colorare”.

Annabella Muraca

ECCELLENZA / L’Acri definisce la sua posizione per il ricorso sulla Paolana

Quattro settimane fa il contestato pre e post partita di Paolana – Acri, che per l’aggressione ad Alessandro Riolo e il caso del tesseramento non in regola del giocatore della Paolana Cavatorti con il relativo ricorso dell’F.C. Calcio Acri, ha fatto e continua a far discutere. Una settimana fa poi la decisione del Comitato Regionale della Lega Nazionale Dilettanti che ha accettato il ricorso della squadra rossonera, infliggendo lo 0 a 3 tavolino contro la Paolana per il già citato caso Cavatorti, suscitando tanto clamore e alimentando tante polemiche negli ambienti vicini alla squadra tirrenica.

Ma la società dell’Fc Calcio Acri non ci sta a tanto clamore che ha sollevato la vicenda e ha definito ieri la sua posizione in un comunicato in cui si legge: ” Rigettiamo il termine Ricorsopoli che farebbe pensar a chissà cosa e distorce, invece, la verità. Essendo iscritti all’Figc intendiamo rispettare regole e obblighi così come negli anni passati quando abbiamo subito giusti ricorsi per analoghi motivi. Noi abbiamo solo effettuato un ricorso sportivo nei confronti della società della Paolana per un tesseramento non in regola, senza alcun secondo fine, e ne accetteremo gli esiti qualunque essi siano. Il tutto senza talpe ma solo grazie ad una dirigenza che legge comunicati e normative Il problema, invece, è un altro, ovvero riconducibile agli episodi del pre-partita Paolana-Acri che hanno visto protagonisti il nostro giocatore Riolo ed alcuni dirigenti della Paolana che hanno aggredito il primo e poi non hanno neanche sporto le scuse ma, anzi, nei giorni successivi gli stessi dirigenti hanno cercato di minimizzare la vicenda o addirittura capovolgere la realtà dei fatti. Noi volevamo solo le scuse da parte della Paolana per rispetto della città e dei tifosi, e la querela di Riolo rientra nella sfera personale di ognuno di noi che vuole difendere i propri diritti. Il Comitato Regionale, che non ha bisogno delle nostre difese, ben conosce i regolamenti e puntualmente li applica, chi tira in ballo la federazione, il presidente e l’ufficio tesseramenti è veramente puerile.”

Probabilmente la vicenda, sportiva e non, avrà altri strascichi.

Presentato il nuovo libro di Giap Parini, Gli occhiali di Pessoa

COSENZA – Un incontro che è stato un esserci, un ritrovarsi in un luogo fatto di idee e di visioni tra vecchi amici, persone care, sulla molteplicità dell’essere partendo dalla sensibilità eccezionale di Fernando Pessoa. Questo è accaduto ieri al Teatro dell’Acquario in occasione della presentazione del nuovo libro di Ercole Giap Parini “Gli occhiali di Pessoa – Studio sugli eteronimi e la modernità” insieme ai pensieri di Alberto Ventura, Paolo Jedlowski, Michele Giacomantonio e insieme alle immagini di Agostino Conforti girate per le strade impenetrabili di Lisbona, le stesse che hanno tanto ispirato lo scrittore portoghese.

Tutto nasce in un noioso pomeriggio di qualche anno fa, in una piccola libreria di periferia quando Giap Parini incontra le parole de Livro do Desassossego, Il libro dell’inquietudine di Pessoa e decide di scriverne uno tutto suo per tentare di uscire da quelle parole ma nasce anche per fare un po’ di luce su quella che è la solitudine critica e razionale tipica del sociologo fatta di osservazioni, ricerche, statistiche.

L’inevitabile domanda che sorge spontanea è cosa spinge un sociologo ad avvicinarsi alla letteratura, domanda alla quale l’autore risponde con una verità tanto semplice quanto sostanziale noi uomini siamo difficili da interpretare, così provvisori e immobili, tanto da diventare una necessità quasi vitale stringere delle alleanze per capire meglio certi cambiamenti che sono alla base della società e delle relazioni.

Fernando Pessoa sentiva il tempo in cui viveva, aveva capito che vivere una sola vita era troppo riduttivo e attraverso gli eteronimi riuscì a moltiplicare le sue identità diventando espressione di una modernità orfana del senso di compattezza dell’esistenza.

La letteratura di Pessoa si configura come strumento indispensabile per capire la realtà, crea un terreno neutro di mediazione tra l’io e il tu, consente di sentire insieme, mette in contatto le anime, riesce a decifrare le infinite contraddizioni che convivono nell’intimo di ognuno, passa attraverso mondi allineati, divisi, vicini e scende nelle profondità più oscure e violente di questi universi scomposti.

Gaia Santolla

Il Comune di Cosenza incontra la Provincia di Reggio per programmare la Festa dell’Europa, con lo sguardo rivolto a Ferramonti di Tarsia

Cosenza – Un vero e proprio treno della memoria che farà rivivere agli studenti delle scuole alcune delle scene della deportazione degli ebrei verso il campo di concentramento di Auschwitz. Molto curata la ricostruzione storica. Il convoglio, che sarà allestito con una carrozza d’epoca che ospiterà figuranti, finti deportati, ed anche un carico di bestiame, partirà dalla stagione di Reggio Calabria l’8 maggio prossimo per raggiungere Cosenza. A bordo degli altri vagoni del treno, un gruppo di studenti delle scuole reggine che, una volta giunti nel capoluogo bruzio, si uniranno agli studenti delle scuole di Cosenza per raggiungere insieme il campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, il più grande campo di concentramento per ebrei e stranieri costruito in Italia dopo le leggi razziali, e dove vissero, tra il 1940 ed il 1943, più di duemila persone che, nonostante la vita difficile del lager, vi trovarono un “paradiso inaspettato” grazie all’aiuto e alla solidarietà ricevuti dalla gente del posto. Durante il viaggio in treno e in pullman, che ripercorrerà simbolicamente il percorso che facevano i deportati, i ragazzi delle scuole verranno coinvolti in alcuni momenti di formazione e riflessione collettiva.

L’iniziativa è stata messa a punto nel corso di un incontro tenutosi a Palazzo dei Bruzi tra l’Assessore alla Comunicazione del Comune di Cosenza Rosaria Succurro e il Presidente del Consiglio comunale di Reggio Calabria Antonio Eroi, in vista della la Festa dell’Europa del 9 maggio prossimo. All’incontro erano presenti anche la Presidente della Lidu (Lega Italiana per i Diritti dell’Uomo) di Cosenza, Paola Rizzuto, che sarà partner dell’evento, accompagnata dall’addetta alle relazioni esterne Maria Claudia Marazita e Daria Cimino, esperta del Consiglio d’Europa.

Le visite delle scuole al campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia saranno programmate sia l’8 che il 9 di maggio.

Il Presidente del Consiglio provinciale di Reggio Calabria Antonio Eroi non è nuovo ad iniziative del genere per aver promosso, in occasione della giornata della memoria del 27 gennaio scorso, un gemellaggio con  la corrispondente Provincia polacca di Oswiecim (Auschwitz) ed un viaggio-studio nel campo di sterminio  per le scuole distintesi nella realizzazione di lavori sulla Shoah.

L’R.D.T. “Franco Nisticò” dice NO al rigassificatore al Porto di Gioia Tauro

Catanzaro – Mercoledì 6 marzo si consumerà l’ultimo atto di una storia divenuta ormai tragicomica: il Comitato Portuale dovrà decidere sulla concessione per la realizzazione del rigassificatore all’interno del porto di Gioia Tauro. Un’opera che, come ben ricordano i comitati e le associazioni che hanno annunciato per l’occasione un presidio davanti l’Autorità portuale, continua il suo iter nonostante la contrarietà di enti locali, come il Comune di Gioia Tauro e dello stesso Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici. Un progetto spacciato come necessario per affrontare una fantomatica emergenza gas, portatore di occupazione e sviluppo, ma che in realtà è utile solamente alle lobbies che ci stanno dietro, che potranno esportare il gas trattato nel resto d’Europa, lasciando poco dal punto di vista economico nel territorio ma tantissimo per quel che riguarda i rischi per la salute e per l’ambiente.

Non sono solamente i pericoli legati allo sversamento in mare di acqua fredda e arricchita di candeggina a preoccupare: il rigassificatore a Gioia Tauro sarebbe una spada di Damocle pendente sulla testa di tantissimi calabresi. Questi impianti, catalogati come “a rischio di incidente rilevante”, in caso di una malaugurata fuga di gas, provocherebbero una esplosione che raserebbe al suolo un’area del raggio di 55km, coinvolgendo città distanti come Reggio Calabria e Vibo Valentia. È un rischio che, chi vorrebbe realizzare l’impianto, considera “altamente improbabile”, ma questa alta improbabilità non significa che sia un evento impossibile, specie in un’area assai sismica: è una scommessa che per qualche spicciolo e una manciata di posti di lavoro non abbiamo intenzione di azzardare.

La Rete in Difesa del Territorio, il 6 marzo, presidierà l’Autorità portuale insieme ai comitati locali per dire NO ad un’opera inutile e pericolosa, e saremo al loro fianco anche dopo, nell’ipotesi di un’approvazione della concessione, per contrastare la realizzazione di questo mega-bombolone. La Calabria ha già dato tanto al “Sistema Italia”, esportando non solo da decenni gran parte dell’energia prodotta, ma anche il 16% del fabbisogno nazionale di metano viene da tempo estratto a Crotone: quanto lavoro, quanta ricchezza, quanto sviluppo ha portato tutto ciò, e quanto inquinamento, danni alla salute, sottrazione di risorse e territorio? Cosa dobbiamo ancora aspettare per dire BASTA?

Auf Wiedersehen Joseph

Il 10 Febbraio viene dato l’annuncio dell’ addio del Papa.
Li’ per li’ ti viene da pensare che ora Zamparini sta davvero esagerando.

Le voci sui motivi dell’addio si susseguono. C’è chi pensa a una mancata promessa fatta al momento delle elezioni: restituire Gesù Cristo ai fedeli.

Come per Wojtyla, è commovente la stretta dei fedeli accorsi in questo momento drammatico: “pensio-ne  su-bi-to! pensio-ne  su-bi-to!”

L’abbandono di un papa non si vedeva dal medioevo. In Vaticano infatti hanno commentato: “Gesù, pare ieri”.

Non si è potuto parlare di dimissioni perchè non ha superiori in terra.
Non si poteva dire abdicazione perchè non c’è ancora un successore.
Il termine giusto credo sia ‘self defollowed’.

In molti già parlano del successore, che secondo molti potrebbe essere nero.
Dopotutto catene e crocefissi sono già della misura giusta.

Per molti il papa nero sembra proprio essere una fissa.
“Date un cinque in alto ai vostri figli. Poi dategli un cinque in basso. E ditegli che sono i cinque del papa”.

La critica più ricorrente a seguito dell’abbandono: “Gesù scelse la croce fino in fondo”
E si sa che solo coi pareggi è impossibile salvarsi.

Ma Ratzinger ha ribadito: “Non abbandono la croce”.
Alzi la mano chi ha pensato subito a quella di legno.

Nei salotti televisivi intanto si commenta. Vespa è in chiara polemica con l’abbandono del papa.
O non avrebbe chiamato come ospite Ferrara: uno che a metà non ha mai lasciato niente.

Prime voci sul fututo di Ratzinger: dopo il conclave andrà in clausura.
Testerà a Monza la nuova papamobile.

Il biografo del Papa annuncia:  “Non vede da un occhio”.
Ma sempre meglio di qualsiasi credente.

Il Cardinale O’Brien, che avrebbe dovuto partecipare al conclave, si dimette 30 anni dopo le accuse di molestie su alcuni preti.
Che oggi potrebbero essere degli splendidi papabili.

Ratzinger sarà papa emerito, ma dovrà lasciare l’anello del pescatore.
Giusto ora che da pensionato l’avrebbe usato un po’ di più.

Il Papa uscente lascerà in mano al suo successore le carte del caso Vatileaks.
Sempre che l’Equador abbia una ambasciata anche in Vaticano.

Le parole di addio di Benedetto XVI: “In questi 8 anni è il Signore che mi ha guidato”.
Ma non è che sotto sotto è Lui che s’era stufato?

Il Papa lascia il vaticano in Elicottero.
La sua più grande concessione alla modernità.

“Mammà io esco, per un po’ di tempo starò chiuso nella Cappella Sistina”.
(Oscar Giannino)

 

Sciscia.