ECCELLENZA, Acri: è amaro il ritorno di Ferraro. N. Gioiese in fuga, segue il Rende

15^ Giornata, Girone unico calabrese:

Acri – Roccella  0 – 1

ACRI (4-4-2): Marchese; Covello (1′ Manfredi), Scarlato, Carbonaro, Luzzi ( 26′ st G. Ferraro); Fiore, Calomino, Levato, Maio; Amendola, Longo. A disp: Di Iuri, Piro, Ferraro V., Campanaro, Sesti. All: M. Colle

ROCCELLA (4-3-1-2): Occhiuzzi; Laaribi, Sorgiovanni Matteo, Ienco; Sorgiovanni Marco, Carrato, Calabrese; Di Maggio (46′ st Seminara); Saffioti, El Aoudi (16′ st Carrà). A disp.: Belcastro Carlo, Albanese, Belcastro Giuseppe, Khanfri, Trimboli,. All: F. Ferraro

Marcatori: 45′ p.t. Di Maggio

Arbitro: Catanoso di Reggio Calabria

Assistenti: Sicilia di R. Cal. e Sorrenti di Taurianova

Ammoniti: Fiore (A) 4′, Occhiuzzi (R) 36′

Recuperi: 0 p.t., 4′ s.t.

NOTE: 350 circa i tifosi acresi in tribuna e una trentina quelli del Roccella 

CRONACA – Domenica grigia come il cielo sopra il “P. Castrovillari”, per i ragazzi di mister Colle. Orfani di Riolo, ancora out per inforunio, e di Mancino, fuori per squalifica, i rossoneri erano schierati in campo con un azzardato 4-4-2 che vedeva Fiore come inedito centrocampista  esterno, in avanti la coppia Amendola-Longo e l’esordiente Scarlato come centrale difensivo. Il Roccella invece schierava Di Maggio dietro a Saffioti e all’ex di giornata El Aoudi. Ma l’ex di rilievo del giorno era sicuramente il tecnico degli ospiti Francesco Ferraro, contestato sonoramente dai tifosi locali, che tornava ad Acri dopo aver guidato la squadra lo scorso campionato ed essere stato tra i protagonisti della sciagurata retrocessione dell’anno scorso.

Il primo tempo della partita si apre con qualche occasione in avanti per i padroni di casa. Al 15′ un volenteroso Fiore, che non si risparmia sulla fascia e in un ruolo che non è il suo, arriva palla al piede in area ma non si fa impensierire il portiere avversario. Sfortunati in seguito anche Longo e Amendola su calcio di punizione. Al 37′ poi sempre un proposito Fiore in avanti apre un varco nell’area avversaria per Amendola che viene però fermato da Occhiuzzi; il portiere blocca però la palla fuori area e per questo si guadagna il cartellino giallo. L’Acri sembra più vogliosa e reattiva ma sul finire del primo tempo arriva il gol del vantaggio degli ospiti: su calcio di punizione tiro angolato di Di Maggio che scavalca la folta barriera acrese (ma forse c’è deviazione) e batte Marchese (oggi non brillante il portiere rossonero). 

Nella ripresa Colle corre ai ripari inserendo Manfredi per l’under Covello e arretrando Fiore. La gara riprende così con un calcio di punizione di Levato che non arriva a Maio (oggi piuttosto sottotono il centrocampista cosentino), mentre al 17′ sempre Tullio Maio su punizione tira per Fiore che trova però  Amendola in fuorigioco. Dopo un calcio di punizione di Longo, parato da Occhiuzzi, l’occasione vera e propria per il pareggio si presenta al 32′: gli sviluppi di un calcio di punizione, Longo evita la barriera avversaria e trova sotto porta Fiore, ma l’azione, dopo un batti e ribatti generale, si spegne sul fondo. Di contropiede il Roccella si porta in avanti al 34′ e per l’unica volta nel secondo tempo:  Ienco solo davanti al Marchese fallisce la realizzazione. Passano i minuti e l’Acri continua a premere alla ricerca del meritato pareggio: a ridosso del 40′ bella giocata di Levato che dribbla prima due avversari e poi ne supera altri due ma viene fermato sotto rete da un difensore avversario: protestano i rossoneri ma l’arbitro non assegna il calcio di rigore. Infine, al 47′ crossa Longo per Amendola che di testa non si fa parare da Occhiuzzi.

Seconda sconfitta consecutiva per l’Acri dunque, che dopo il forte Rende è inciampato su un ostico Roccella, che  con 25 punti si porta ora in classifica proprio a ridosso della squadra rossonera. Il teamdi Colle esce ridimensionata da questa gara: le responsabilità di questo k.o. sono da dividersi fra le pesanti assenze di Riolo e Mancino, il modulo forzato e le prestazioni sottotono di alcuni degli uomini di maggior peso come Maio e Longo. Con questa sconfitta e l’allungo della N. Gioiese a 38  punti, la corsa per il primo posto sembra per il momento compromessa. Buona gara per la squadra dell’ex F. Ferraro che ha costruito molto poco in avanti ma che è stata brava a difendersi dopo il vantaggio.

CALDO POST – GARA: L’ACRI IN SILENZIO STAMPA –  Al termine della partita poi il commissario dell’Acri Angelo Ferraro ha annunciato il silenzio stampa come forma di reazione per la designazione, per la gara odierna e contro una formazione reggina, della terna arbitrale proveniente in toto dalla provincia di Reggio Calabria: terna arbitrale rea di non aver fischiato un calcio di rigore per l’Acri. Le proteste della dirigenza acrese, che come ha dichiarato Ferraro “non vuole sentirsi protetta dalle designazioni arbitrali, ma quanto meno rispettata”, trovano origine anche negli episodi che hanno deciso le gare contro Guardavalle e Rende (un pareggio e una sconfitta, ndr).

GLI ALTRI RISULTATI DI GIORNATA:

N. Gioiese – Catona  2 – 0

Castrovillari – Guardavalle 2 – 0

I. Capo Rizz – Rende  0 – 1 (giocata ieri)

Bocale – San Lucido  2 – 1

Paolana – Brancaleone  2 – 0

Sersale – Silana  1 – 1

Soverato – Siderno  4 – 1

CLASSIFICA: N. Gioiese 38, Rende 33, Guardavalle 29, Acri 26. Roccella 25, Polana 24, I. Capo Rizz. e BOcale 20, Soverato 19, Sersale 18, Catona e Castrovillari 17, Silana 14, San Lucido 11, Siderno 7, Brancaleone 6.

LEGA PRO 1^ Div, Catanzaro k.o. con riserva ad Avellino

Girone B, 14^ Giornata,

Avellino-Catanzaro 2-0

Marcatori: 76′ Biancolino (A), 93′ Castaldo (A)

AVELLINO (4-3-1-2): Fumagalli; Zappacosta, Izzo, Giosa, Pezzella; Angiulli, Massimo, D’Angelo; Millesi; Castaldo, Biancolino. A disp.: Orlandi, Bittante, Bianco, Panatti, Bariti, Herrera, De Angelis. All.: M.Rastelli.

CATANZARO (3-5-1-1): Pisseri; Narducci, Orchi, Sirignano; Fiore, Quadri, Ulloa, Benedetti, Squillace; Russotto; Masini. A disp.: Faraon, Papasidero, Conti, D’Alessandro, Carboni, Carbonaro, Fioretti. All.:  Cozza.

Ammoniti: Mazzacosta  e Fiore (C)

Espulso: Sirignano (C) 

CRONACA – Domenica negativa per il Catanzaro, che dopo la bella vittoria di settimana scorsa, inciampa ad Avellino. Eppure la squadra di Cozza aveva iniziato con tenacia il primo tempo: al 11’buona occasione per Masini che anticipa tutti ma manda sull’esterno della rete. Al 23′ occasione da rete anche per Quadri che su punizione manda direttamente in porta, ma blocca senza esitazione Fumagalli.

Anche la ripresa si apre nel segno del Catanzaro perchè al 3′ c’è la gran botta di Squillace, bloccata da Fumagalli. Al 57′ però gli uomini di mister Cozza rimangono in dieci perchè l’arbitro espelle Sirignano per un brutto fallo su Zappacosta. I giallorossi accusano il colpo e il vantaggio dei padroni di casa non tarda ad arrivare: al 76′ Biancolino trova la rete per l’Avellino. Sempre Biancolino poi sfiora il raddoppio pochi minuti dopo. Dopo uno sterile tentativo di Quadri, facile preda di Fumagalli, arriva al 93′ il raddoppio dell’Avellino con Castaldo che chiude la gara.

Peccato per l’esito di una gara che si era aperta bene per il Catanzaro, che però con l’uomo in meno non è stato più in grado di reagire.

 

CLASSIFICA: Catanzaro 12° a 15 punti

Prossimo turno: Catanzaro – Gubbio (22 dicembre)

 

LEGA PRO 2^ Div., Pari Vigor Lamezia allo scadere

Girone B, 16^ Giornata:

Vigor Lamezia  – Arzanese  1 – 1

Marcatori: 81′ Tommasini (A), 90′ Mangiapane (V)

Dopo un primo tempo privo di emozioni e che finisce a reti inviolate, l’arzanese Tommasini sblocca il risultato in favore degli ospiti all’81’. La squadra calabrese riesce però ad evitare una brutta sconfitta casalinga proprio all’ultimo minuto di gioco: Mangiapane, infatti, buca la porta avversaria al’90’ regolamentare. 

Se la classifica continua certo a non sorridere ai biancoverdi lametini, il punto conquistato oggi (è il secondo pareggio consecutivo) permette alla Vigor di allungare la striscia positiva delle ultime gare e di allontanarsi dalla zona play out.

CLASSIFICA: Vigor Lamezia 12° a 18 punti

Prossimo Turno: L’Aquila – Vigor Lamezia (22 Dicembre)

“Amo la vita Storia di un malato di Sla” di Giacomo Guglielmelli: esistere e non sopravvivere

COSENZA – Una sala gremita ieri, presso la sede dell’Ordine provinciale dei Medici chirurghi e Odontoiatri nel centro di Cosenza, ha accolto l’invito degli organizzatori della manifestazione “Anatomia di un evento: segni e storie del Natale”, in occasione della quale si è tenuta nel pomeriggio la presentazione del libro “Amo la vita Storia di un malato di Sla” (Comet Editor Press, 2012).

Il libro, scritto da Giacomo Guglielmelli poeta e scrittore , nasce dall’incontro dello stesso con Cristian Filice, giovane 37enne che da quattro anni convive con la diagnosi della Sclerosi Laterale Amiotrofica, lungo una testimonianza che colpisce ed emoziona, ma soprattutto fa riflettere sul valore e le priorità che spesso nella quotidianità (non) si danno alle cose.

Il libro infatti, racconta la storia di Cristian e – riprendendo le parole della dott.ssa Agata Mollica che ha moderato gli interventi della presentazione –  il “superamento della dimensione della malattia verso l’apertura al mondo”.

Oltre la dott.ssa Mollica, erano presenti al dibattito, l’autore del libro, Don Giacomo Panizza che ne ha scritto la prefazione, il presidente dell’Ordine dei Medici Eugenio Corcioni e lo stesso Cristian Filice.

Ad introdurre l’incontro, una scena tratta dal celebre film “Natale in casa Cupiello”, interpretato da Eduardo De Filippo, a richiamare le ragioni dell’evento che ha ospitato la presentazione, ovvero la volontà dell’ordine di celebrare il Natale con una manifestazione che, attorno al senso della natività e del presepe, innescasse delle riflessioni sul cambiamento del modo di “vivere” questo periodo dell’anno.

Il presepe, la famiglia, l’intimo degli affetti che spesso indispensabile per affrontare le difficoltà; cui nel caso di Cristian, protagonista del libro, si sono uniti a una rete di relazioni affettive esterne al nucleo famigliare rivelatisi indispensabili per affrontare la quotidianità con addosso il fardello di una malattia invalidante. In questa rete di affetti rientra proprio lo stesso autore del libro, Giacomo Guglielmelli che offre il proprio supporto a Cristian da diverso tempo e che, con il libro, ha deciso di dare un ulteriore input a questo suo “ruolo” donando– come ha dichiarato lo stesso autore – “voce a chi voce non può avere, in modo che l’esperienza narrata accomuni e coinvolga anche chi non la vive in prima persona”. Quello dell’autore è un vero e proprio invito a “condividere e rivolgersi al prossimo”, indipendentemente dalle proprie credenze religiose.

L’esperienza della condivisione e del racconto come accrescimento personale e apertura verso l’esterno, è stato il concetto ripreso anche nell’intervento di Don Giacomo Panizza, personalità celebre per il suo impegno sociale in Calabria da circa quarant’anni. “Per vivere appieno le esperienze è necessario sapere darvi un nome, saperle raccontare, dunque sapere leggere e scrivere”, per questo è necessaria la massima apertura e il massimo sostegno affinché anche chi “non sa di saper leggere le cose belle della vita” ne divenga capace.

Don Giacomo ha sottolineato come spesso si tenda a dare tutto per scontato, senza porsi troppe domande su ciò che si ha intorno, sul senso delle cose, sul senso della vita; chi soffre una malattia da questa prospettiva possiede una marcia in più, perché supera la barriera del “consueto” e “coglie il da farsi senza poterlo fare”. E’ qui, nel modo in cui si affronta il quotidiano, che risiede la sottile differenza tra vivere e sopravvivere; riprendendo le parole del sacerdote: “esiste una logica dell’esistere, diversa da quella del sopravvivere: e questo è nel libro, l’esistenza e non il sopravvivere. La malattia fa vedere cose diverse, realtà diverse; aiuta a focalizzare non su quanto tempo si ha nella vita, ma su quanta vita c’è nel tempo che abbiamo”.

A concludere la presentazione, la testimonianza del protagonista del libro, portavoce del messaggio in esso veicolato, di cui è saltata subito all’occhio la tenacia e la determinazione nel combattere la malattia, ma anche il pregiudizio e l’indifferenza che purtroppo spesso si manifesta anche a livello istituzionale, con una società che non è in grado di tutelare chi per forza di cose non può condurre una vita “normale”.

“La malattia è la prigione del mio corpo, ma io non mi rassegno, voglio vivere, amo la vita”.Queste le parole di Cristian che ha poi proseguito: “spesso comprendiamo il valore delle cose nel momento in cui stiamo per perderle, quando invece sarebbe sufficiente viverle giorno per giorno; in questo senso la Sla mi ha consentito di andare oltre, di non dare le cose per scontare e capire che nella vita ci sono dei doni, il primo fra tutti la famiglia”. Il ruolo della famiglia e degli affetti che è fondamentale, e che acquista ancor di più un valore se rapportato a chi è affetto da patologie pervasive.

Un messaggio forte ed importante quello trasmesso ieri nel corso dell’incontro che è stato accolto in maniera particolarmente partecipata dai presenti nel pubblico, tra cui è importante citare Maurizio Casaddio, presidente dell’AISLA/RC, il quale, tra l’altro, ha contribuito alla stesura del libro con la propria testimonianza dal punto di vista del malato.

 

Giovanna Maria Russo

Al Rendano la Locandiera di Goldoni: il successo di Nancy Brilli

È un esordio brillante quello della stagione di prosa cosentina. Sabato 15 dicembre il Rendano ha ospitato La Locandiera di Goldoni, diretta da Giuseppe Marini che, per la prima volta alle prese con l’opera goldoniana, ne firma la regia e accoglie anche il consenso della città bruzia, unica tappa calabrese della tournée. La scenografia di Alessandro Chiti fa la differenza e salta subito all’occhio. La “trovata” dei pannelli girevoli, rigorosamente bianchi sullo sfondo nero, consente un fluire costante degli ambienti che, di fatto, variano solo sensibilmente sulla base di una scena fissa. L’attualità dell’opera è vivacizzata anche dai costumi disegnati da Nicoletta Ercole: fedeli all’epoca di Goldoni eppure vicini ai vezzi contemporanei. L’incedere è costante, ma privo di ansie. Nancy Brilli, nei panni di Mirandolina dopo otto anni di assenza dalle scene, incarna fedelmente, con le dovute modulazioni del caso, quella modernità concepita dal librettista veneziano. È una donna strategica e narcisista che gode dell’ammirazione maschile e non può farne a meno. È cinica, calcolatrice e si compiace del corteggiamento “utile” e insistente del Marchese di Forlipopoli e del Conte di Albafiorita. Il primo (interpretato da un Fabio Bussotti che piace particolarmente) cerca di conquistarla con l’altisonanza di parole e maniere “ridicole” tra finta protezione e tirchieria che imprimono all’opera la vena più comica. Il secondo, invece, (che sulla scena è Maximilian Nisi), punta tutto sullo sperpero ostentato: cosparge la locandiera di doni preziosissimi ai quali lei, ovviamente, non si sottrae. L’equilibrio viene spezzato dall’arrivo del Cavaliere di Ripafratta. La misoginia del Cavaliere (Claudio Castrogiovanni) stuzzica l’orgoglio della locandiera che non accetta l’indifferenza e i modi rustici di un uomo che non ha mai amato una donna. «Tutto il mio piacere consiste nel vedermi servita, vagheggiata, adorata» ammette la donna che ancora una volta escogita e colpisce. Si insinua nella debolezza del tenebroso, si fa complice di lui nella “crociata” verso la libertà priva di legami. E il Cavaliere abbocca. Ma una volta appagata la fame di vanità, Mirandolina “soffre” i suoi stessi inganni: la locanda si scalda con uno scontro tra uomini innamorati e una donna astuta che li dirige abilmente. L’ingannevole groviglio si sbroglia, solo formalmente, con una promessa: per proteggere se stessa e i propri affari, alla fine la donna concede la mano a Fabrizio (Andrea Paolotti) il cameriere sempre presente, gelosissimo e tormentato. La borghesia avanza, la nobiltà decade, ma la decisione è amara: la locandiera, in fondo, non sarà sposa per amore e la guerra tra i sessi non ha vinti né vincitori.

 

Beatrice Anna Perrotta

 

Pastiglie frutta contro cattiva politica

REGGIO CALABRIA: Il consigliere regionale della Calabria, Salvatore Magarò, ha presentato le confezioni di “Lex-Total Plus”, scatoline di pastiglie alla frutta che l’esponente politico del gruppo ‘Scopelliti Presidente’ regalerà, in occasione delle festività natalizie, ad amici e conoscenti ed anche alle scolaresche calabresi. “E’ un gadget – ha detto Magarò – realizzato con risorse personali per combattere e prevenire i processi degenerativi della cattiva politica”.

Serie D: Cosenza, “sei tu la fine del mondo”. Vincono le altre calabresi

              Girone I, 16^ Giornata

         Nuova Cosenza-Savoia 4-2

  Marcatori: 33′ Vicentin(S), 37′ Guadalupi(C), 52′ 78′  Mosciaro(r) , 70′ Malafronte(S), 95′ Salvino(C)

NUOVA COSENZA(4-4-2): Straface, Fiore(71′ Bruno),Sicignano,Filidoro,Benincasa,Parisi(57′ Parenti),Pesce,(80′ Piromallo), Salvino, Mosciaro, Guadalupi,Marano All. Sign. Gagliardi

A Disposizione:Perri, Parenti, Paonessa, Piromallo, Arcidiacono S., Bruno, Reda.

SAVOIA(4-3-3): Loccisano, Pallonetto,guarra, Di Capua, Catalano, Scudieri(81’Amoruso),Viscido(72′ Nasto),Fontanarosa,Vicentin,Padulano(62′ Perretta), Malafronte. All. Sig. Amura.

A Disposizione:Vitiello, Falanga, Lettieri, Amoruso, Nasto, Suarato, Perretta.

Arbitro: Sign. Andreini da Forli’. Assistenti: (Sign. Giancaspro , Sign. Matera) da Molfetta.

Ammoniti: Padulano(S), Scudieri(S), Guarro(S) Pallonetto(S)

Recupero: 1′ pt, 6′ st.

Spettatori:2000 circa

CRONACA: La probabile ultima partita del Cosenza, (stando alla profezia dei Maya), è stata disputata oggi davanti ai propri tifosi. Il timore serpeggia anche in sala stampa quando le formazioni scendono in campo ma agli addetti non sono arrivate ancora le formazioni, ( forse scaramanzia). In campo i giocatori sentono che qualcosa nell’aria sta cambiando ( si, è una leggera pioggerellina ad intermittenza), ma il “calendario del Cosenza” parla chiaro: oggi al S.Vito arriva il Savoia e allora non si scherza più. Le squadre scendono in campo contratte, come in ogni grande attesa che si rispetti, e  i primi 10′ sono di studio. Il Cosenza spinto dall’entusiasmo dei propri ultrà, si spinge in avanti e guadagna tre punizioni da posizione invitante che però prima Mosciaro(due volte) e poi Sicignano non sfruttano a dovere. Alla mezz’ora del primo tempo da segnalare il bel gesto del pubblico che espone uno striscione e appalude a lungo per la scomparsa del papà di Ciccio De Rose. La gara intanto continua e il Savoia passa in vantaggio al 33′ con un'”incornata” di Vicentin che anticipa Sicignano e deposita la palla in rete. Il Cosenza allora avverte per davvero un senso di smarrimento e di paura ma non per come andrà a finire il mondo, ma più che altro per quale sarà la sorte di questa sua partita. I ragazzi di Gagliardi dunque hanno una reazione rabbiosa e raggiungono dopo soli 4′ il pari con un ottimo Guadalupi, che nel finale di tempo sfiora addirrittura la doppietta personale con un pallonnetto che va alto di un soffio sopra la traversa. Alla ripresa  i 22 ritrovano il campo illuminato che li proietta per un attimo nella ormai vicina dimensione natalizia, ma in realtà sono i riflettori dello stadio che sono stati accesi. La squadra di casa parte subito bene e al 52′ passa in vantaggio grazie ad un rigore procurato da Marano e trasformato da Mosciaro che dagli 11 metri non sbaglia. Parte la girandola di sostituzione che permette di fare il proprio ingresso in campo a Parenti, Perretta, Bruno,Piromallo, e Amoruso. Al 70′ il Savoia agguanta il pari con Malafronte che sfrutta al meglio un traversone. Al 77′ il Cosenza sbaglia una punizione dal limite ma dopo 1′ il solito Mosciaro trova il pertugio giusto e riporta in vantaggio i suoi. Nell’ ultimo dei 6′ di recupero i rossoblù calano il poker con Salvino. Partita chiusa. I calabresi tornano primi in classifica dopo aver perso momentaneamente il primato in favore del Gelbison, vittorioso nell’anticipo di ieri. Ora si può dare  il via agli scongiuri e alle preghiere affinchè questa grande rimonta non venga vanificata dai Maya e dalla loro catastrofica profezia.

LE ALTRE GARE:

Sambiase-Noto 2-1 (Giocata ieri)

Ottima prestazione per i ragazzi di Mancini che conquistano 3 punti con i quali vedono la loro posizione in classifica allontanarsi dal Limbo.

Gelbison-Agropoli 1-0 ( Giocata ieri)

C.Normanno – C. Montalto  o-1

Montalto corsaro a Normanno. La ciurma di mister Giugno ritorna a casa con il bottino pieno e resta nelle posizioni altissime della classifica.

Vibonese-Ribera  2-0

Buona prestazione della squadra calabrese che staziona nella zona centrale della classifica.

Licata-Nissa 2-0

Messina-Ragusa  1-0

Palazzolo-Città di Messina  1-1

Pro Cavese-Acireale  1-1

Classifica: C0senza 1° a 35 punti, C. Montalto 4° a 29 punti , Vibonese 8° a 24 punti, Sambiase 12° a 19 punti.

 

 

 

LEGA PRO/2: Pari dell’Hinterreggio ad Aversa

Al Rinascita, nella sedicesima giornata e penultima del girone di andata, nello scontro diretto per non retrocedere finisce con un pari che non serve a nessuno. Nell’Aversa, reduce dalla sconfitta in quel di Campobasso, il neo tecnico Raffaele Sergio (subentrato dopo le dimissioni di Romaniello) privo di Fricano squalificato e degli infortunati di lungo corso Avagliano e Ciocia, schiera a sorpresa un  4-3-3 con Polani, Gagliardi e Scalzone in attacco. Nell’Hinterreggio, che domenica si è dato una scossa battendo il Melfi, mister Venuto deve fare a meno degli infortunati Gioia e Vicari e degli squalificati Cutrupi Demetrio e Pensalfini, si schiera conun classico e coperto 3-5-2 Khoris acciaccato va in panchina in attacco l’ex Zampaglione sarà affiancato da Broso. Primo tempo povero di emozioni con l’Aversa che fa registrare un maggior possesso palla ma senza essere mai pericolosa. Nella ripresa  i reggini hanno mancato l’appuntamento con il gol creando le migliori occasioni della partita. La più lamorosa con Lavrendi che smarca Febbraio nello spazio. Il brevilineo reggino si vede allontanare la sfera da Gragnaniello, prima di ritrovare la stessa e provare un tiro da posizione quasi impossibile, che finisce fuori. Primo pari della gestione Venuto che serve a poco se non ad allungare una mini striscia positiva.

Prossimo incontro: 22/12/12 Hinterreggio – Fondi.

Alla ricerca del confine

COSENZA – In quello spazio dimezzato da un’intangibile ma netta linea che divide e fonde il cielo con il mare si va ad insinuare lo sguardo attento e analitico di Antonio Armentano che con le sue foto restituisce perfettamente le coordinate del confine, quello più estremo, l’orizzonte.

Da sempre emblema della separazione, del limite sul quale sorge e tramonta il sole ma dalla simbologia ambivalente, il suo essere impercettibile e lontanissimo produce l’illusione dell’infinito e al tempo stesso rappresenta la vicinanza, la sovrapposizione o addirittura la coincidenza tra aria e acqua.

Le foto di Armentano parlano da sole, agiscono all’interno di una dimensione che è un continuo oltrepassamento, si muovono nel visibile ma mostrano ciò che più di impercettibile esista, il suo occhio indaga sulla profondità del mistero cercando di arrivare al confine per immortalarne la sua sconfinata bellezza .

Ma nei suoi scatti c’è anche dell’altro, ci sono storie che parlano di nuvole sempre in viaggio, di terre diverse, di venti che indicano la direzione, storie che raccontano di ciò che si può arrivare a vedere e di ciò che sfugge alla nostra vista, che raccontano quel posto dove il cielo e il mare cominciano a parlare senza interruzione e il mondo finisce.

Vedere questi scatti è un’occasione per rallentare e fermarsi a guardare verso l’orizzonte, lasciare che lo sguardo si perda nell’infinito dei riflessi che salgono dal mare, specchiarsi in quelle luci, abbandonarsi all’oltre senza difendere più i confini, senza avere necessariamente una terra su cui approdare. Un modo per bloccare il tempo e rimanere fermi in equilibrio tra cielo e mare, immobili nella contemplazione, sospesi.

La mostra “Confini di mare” di Antonio Armentano è stata inaugurata ieri pomeriggio nella galleria d’arte L’Impronta e rimarrà esposta fino all’11 gennaio.

Gaia Santolla

 

America: Autoritratto

Mentre guardavo Obama piangere per le 27 vittime della strage nel Connecticut, mi è venuto in mente come la più arbitraria delle associazione di idee, il ricordo di Sandro Pertini nel 1980, davanti ai resti della stazione di Bologna, che pronuncia la parola “bambini” e rompe la sua voce nel pianto. Ogni volta che mi ricapita di vedere quelle immagini penso a quell’uomo, alla sua storia e al suo candore, a quella storia, e non posso farea meno di commuovermi.

Ecco, la storia.

Guardando il presidente americano Barack Obama, ma forse dovrei dire guardando l’America che piange una strage assurda,  la reazione incontrollata è quella di un sorriso amaro, di un gesto scettico di una scrollata del capo.

Quale è la storia di un paese che piange 27 persone uccise (di cui 20 bambini) chiaramente senza motivo?

E’ la storia delle cosiddette lobby dei produttori di  armi, che finanziano da sempre le campagne elettorali di qualsiasi presidente?  E’ la storia di quei presidenti che non mancano di ringraziare tanta generosità una volta eletti? A tal proposito, nessun disincanto: Democratici come Repubblicani.

La storia di un paese in cui la vendita di armi (dalle pistole alle testate missilistiche) è uno dei settori trainanti dell’economia? Un paese che le armi le reclamizza in tv: pistole e mitragliatori d’assalto “indossati” da poppute ragazze in bikini. Un paese in cui è possibile che una banca ti regali un fucile se apri un conto in una sua filiale. Una nazione in cui armi o proiettili fanno capolino nei megastore, quasi invogliandoti a comprarle, come compreresti merendine  messe a bella posta vicino alle casse di un supermarket.

O è la storia di un paese da sempre terrorizzato da qualcuno o qualcosa? Indiani, neri, comunisti, alieni, terroristi.  Quindi è la storia di un paese che vende armi con facilità ad una popolazione perennemente terrorizzata? Un diritto quello a possedere armi, sancito persino in un emendamento della costituzione,  sbandierato soprattutto in occasione di eventi tragici e folli, come reazione alla violenza, confondendo causa ed effetto.

Un paese in cui la NRA, la National Rifle Association, non manca di organizzare parate e riunioni nei posti teatri di stragi, pochi giorni dopo che sono avvenute. La storia di un paese in cui uno di questi sostenitori del possesso di armi  può tranquillamente affermare che ad armare la mano di Adam Lanza, il ventenne autore della strage, compiuta con armi rubate alla madre e regolarmente detenute, sono stati i  sostenitori della legge che vuole regolare il possesso di armi, e che armare maggiormente genitori e insegnanti rappresenterebbe una soluzione.

Negli USA da circa 6 mesi circola un video, diffuso da istituzioni ufficiali, che illustra il comportamento da adottare in caso di stragi violente per opera di folli. Un filmato che invita a correre, a nasconderti, a non farti ostacolare da nessuno verso la salvezza, e a reagire decisamente appena ne hai l’occasione, come se fosse un qualsiasi manuale di comportamenti da adottare per avvenimenti inevitabili, come terremoti o alluvioni. Come se una strage immotivata fosse un evento facilmente verificabile ed inevitabile, o addirittura accettato.

Ecco perchè oggi l’America che piange, le sue istituzioni come i suoi cittadini, hanno una immagine di inevitabile deja vu, o ancora di qualcuno che si guarda allo specchio, guarda occhiaie, forme allargate, un viso sfatto e si domanda come ha fatto a ridursi in quel modo. In presenza di eventi tragici si è soliti dire che non è momento di polemiche e riflessioni, ma di pianto e commemorazione. Spesso è la via più comoda per aggirare le responsabilità. Quello che oggi dovrebbe fare l’America subito dopo avere asciugato le lacrime, è distruggere il proprio autoritratto e avere la pazienza di ridipingerlo ex novo.