Elezioni Cosenza, l’abbraccio di Pino Gentile sul palco di Paolini

Katya e Pino GentileCOSENZA – Ci sono Pino e Katya Gentile in prima fila, davanti al palco posizionato sul primo tratto dell’isola pedonale di Corso Mazzini. Chiaro il messaggio: scusateci per il grave errore commesso ma il nostro sostegno non verrà a mancare. Il Nuovo Centro Destra l’abbaglio madornale lo ha preso sbagliando i documenti per la presentazione della lista Cosenza Popolare. Enzo Paolini, protagonista di un lungo intervento, di una sorta di one man show, davanti ad un pubblico di sostenitori, nutrito ed attento alle parole del candidato a sindaco, ha già voltato pagina. “Non mi avventuro in giudizi su questa spiacevole vicenda. Non ho visto le carte per cui non mi sono neppure posto il problema. nonostante tutto però siamo ancora qui”. Cinque le liste che lo sostengono, con il testa il Pse. Paolini sciorina i punti salienti del suo programma, senza trascurare i dettagli politici. “Abbiamo costruito un programma e una squadra che si occuperà di alcune priorità, il lavoro prima di ogni altra cosa, poi acqua, energia e rifiuti. Vogliamo una città pulita, vivibile, con un sistema di mobilità integrato e un centro unico di prenotazione per le prestazioni sanitarie. Vogliamo che Cosenza diventi concretamente la Città del Sole. Presenteremo un piano di edilizia sul riuso e ripristino del centro storico, una sanità municipale seria, con prestazioni eccellenti a costi accessibili a chiunque. Ai giovani – ha sostenuto ancora Paolini – chiedo di partecipare alla vita politica della città senza timore, nel segno del confronto. Ai cattolici che vorrebbero segni di pace non solo la domenica, ma tutti iPaolini 3 giorni,chiedo di votare noi, che non abbiamo bisogno di codici etici, perché questi valori in noi sono innati. Questa campagna non può essere incentrata su di me, ma su di noi e sulle nostre idee. Questa campagna deve essere incentrata sul recupero della cittadinanza attiva”. Sul piano politico Paolini ha ribadito di aver tentato ogni strada per tenere aperto il dialogo con il Partito Democratico che però ha eretto un muro invalicabile. “Le Primarie le hanno fatte persino a Napoli, anche se truccate – ha affermato con sarcasmo – A Cosenza non le hanno svolte perché sapevano che le avrebbero perse anche truccandole”. In calce l’intervento integrale fornito dall’ufficio stampa del candidato a sindaco.

 

Forse sono più di una le cose che voglio dirvi. Intanto, per cominciare, voglio raccontarvi una storia, la mia. Ma no, non quella della mia vita, o una qualsiasi, ma quella di questi ultimi giorni, gli eventi che in gran parte sono anche i vostri, di cui avete parlato, discusso, riso, magari semplicemente per dire: tanto sono tutti uguali, non cambia niente.

E per raccontarvela devo partire, dalla frase lasciatami su un bigliettino dal papà o dalla mamma di uno dei bambini del nostro doposcuola, quello di via Popilia e messomi in mano furtivamente  in una sera d’inverno qualche anno fa.-

​Io pensavo fosse una richiesta di aiuto, chessò, un lavoro, una casa, un problema di salute. Ma era molto di più. C’era scritto “avvocà noi vi stimiamo ma non fate che litigate con questi e poi ci fate affari come gli altri”.-

​Una frase che brucia, che traduce in parole chiare, sferzanti tutta la passione civile di una persona che non crede più a ciò che gli si dice e che se ti vede con un avversario non pensa ad un confronto leale alla luce del sole ma ad un volgare scambio di convenienze.

Paolini 4E con una calligrafia incerta, su un foglio di terza elementare in una sera di tardo inverno mi ha gridato: non tradirmi anche tu.

​Io non so se è qui tra noi stasera ma voglio rispondergli con questo mio breve discorso.

​Non ho mai smesso di pensare a questa frase ed è per questo che quando a me ed altri amici di una larghissima coalizione di centrosinistra, ci è stata prospettata – da parte del PD – l’imposizione di non tenere le primarie e di giungere ad una soluzione cucinata nel retrobottega della microcasta dei vassalli di provincia da portare in dono al principe abbiamo detto no. Ci siamo divisi e non perché la scelta di un proprio candidato non fosse – e non sia – legittima ma perché ci sembrava e ci sembra ipocrita affermare principi che dovrebbero valere sempre e ovunque salvo non applicarli quando non conviene. E soprattutto, fatemelo dire, perché non sopportiamo che i cosentini debbano essere considerati cittadini senza diritti.

​E devo aver pensato a questa frase anche quando mi è stato esplicitamente proposto di fare un passo indietro in cambio di un incarico per me. Forse in quel magnifico ufficio al 10° piano di un palazzo ho provato anche ad immaginare il volto del papà di quel bambino quando sarei andato con il mio bell’incarico stampato in faccia a dirgli che la sua fiducia, la sua forza, il suo sostegno era servito per regalare a me una bella poltrona ed a lui l’ennesima frustrante delusione. E ho detto no.

​Pensate che deve essere rimasto il ricordo di questa frase in qualche remoto angolo del mio cervello se ho detto no anche quando qualche amico – che ritenevo tale – mi ha detto chiaro e tondo che se non avessi accettato la proposta di sederci tra noi a tavola le nostre strade si sarebbero divise. E si sono divise.

​Oppure quando qualche scemo è giunto finanche a propormi precisi incarichi istituzionali con tanto di “garanzia”. Come un frigorifero.

​E intanto i giorni passavano ed io pensavo che – così facendo – sarei rimasto solo.

​Ma non potevo fare altro. Poi ho girato la testa, ed ho scoperto che non ero affatto solo, che c’erano – ci sono – tanti uomini e donne con più forza, con più dignità, con più determinazione, con più passione, con più senso civico, con più coraggio di me.

​E sono quelli di via Montesanto, quelli che hanno costruito e voluto le liste, è il coraggio di Mario, laureato che non se ne sta con le mani in mano, non cerca un posto, lavora in un call center e cerca di seguire il suo futuro, sono tanti di voi e tanti che non sono qui ma non ci avrebbero perdonato se avessimo fatto una scelta diversa.

Tutti noi siamo qui per una ragione. Non è falsa modestia ma dentro di me so che non siete venuti qui solo per me. Voi ci siete venuti perché credete in ciò che potrebbe essere la nostra città ed il nostro futuro.​

Di fronte ad una politica che ci ha escluso che ci ha detto di starcene buoni, che tanto c’era chi pensava per noi, che ci ha diviso a lungo, voi credete, come me, che possiamo essere diversi, che possiamo costruire una unione di intenti e che possiamo ottenere tutto il possibile.

E’ questo il viaggio che ci ha portato qui

Ed è così che sono arrivato a capire durante questo lungo e bellissimo viaggio che è stata la mia non breve esperienza politica, tutta nel campo dei diritti civili e della libertà, della giustizia sociale, che i nostri diritti al lavoro, all’uguaglianza, ad un servizio civico dignitoso ed efficiente, ad una sanità efficace, a strade pulite, a regole uguali per tutti, ad una vita culturale intensa e gratificante, a scuole ed università sostenute dalle istituzioni e non lasciate lontane nell’indifferenza, al sostegno ai più deboli dipendono solo dalla partecipazione attiva di un elettorato consapevole.

Più è alto il tasso di astensionismo alle elezioni più basso il livello della qualità della politica, di quella attività che incide fortemente ed in maniera decisiva nella vita quotidiana di ciascuno di noi e che prepara quella dei nostri figli.

Ed è stato durante questo percorso che ho imparato a conoscere tantissimi tra di voi, ognuno con la sua storia, ognuno in cerca di un posto al tavolo del confronto e con l’istanza di essere ascoltato. Qui ho stretto amicizie di lunga data, amici che sono qui oggi e con i quali abbiamo imparato a dissentire senza contrapporci ed a capire che un compromesso è sempre possibile quando si condividono i principi da non compromettere mai.

Evidentemente è stato questo lo spirito con il quale i candidati dei movimenti civici di Cosenza Domani, di Buongiorno Cosenza, di Costruire il futuro, di Cosenza Popolare, si sono incrociati con il cuore e la mente dei socialisti del PSE, dei Verdi, dei Liberali.

E qui sta il primo successo che abbiamo conseguito.

Dunque vi dovrei parlare del programma dovrei dirvi che abbiamo costituito un gruppo di facitori di progetti e di idee guida sui grandi temi che toccano tutti gli aspetti della vita di una città, o meglio dei suoi abitanti: servizi, mobilità, solidarietà sociale, sanità, cultura, urbanistica, amministrazione.

​Sopra di essi vi stanno i valori e per primo il ripristino del rispetto delle Istituzioni sotto a ricaduta, vi stanno i diritti in primo luogo per il lavoro.

 

 

PUNTI DEL PROGRAMMA

Ed è qui, proprio qui, il punto che da stasera cambia la nostra politica, la nostra campagna elettorale, forse la nostra vita.

​Questi valori non si dichiarano. O si hanno o non si hanno e non c’è ipocrita dichiarazione, o intervista o interrogazione, o programma elettorale che tenga.

​Noi li abbiamo.

​E per questo, i giornalisti che insistono su domande ormai banali ho risposto che non ha più senso parlare di programmi o peggio dei debiti di un candidato o dei problemi giudiziari di un altro. Il punto non è questo.

​Il mio certificato, lo dico ai seminatori di veleni e di veline, con le quali si vorrebbe far passare l’idea che siamo tutti uguali è fatto di quattro punti: sono stato arrestato due volte, quando mi opponevo all’aborto clandestino e aiutavo le donne dei quartieri popolari di Roma a disobbedire ad una legge criminale e quando ho obiettato all’uso delle armi ed al servizio militare obbligatorio. Al di fuori di questo non ho mai avuto avvisi di garanzia, non sono mai stato dichiarato fallito, né io né società a me riconducibili e non sono inseguito dai creditori con pignoramenti e procedure esecutive.

​Questo sono io e questi siete voi. Oggi quindi la scelta non è tra due programmi ma è tra due diverse categorie politiche.

​Quella che è qui in questa piazza e su questo palco e gli altri.

​Dunque quando i giornalisti chiedono quali sono i motivi per votare noi e non i nostri avversari, noi dovremmo – dobbiamo – rispondere: perché non siamo tutti uguali. Noi crediamo nei valori della Costituzione – che difenderemo ad ogni costo – e pensiamo che la selezione della classe dirigente, che la decisione su chi ci deve governare spetti a noi e non ad un capopartito.

​Crediamo che le nostre istituzioni debbano essere rappresentati da eletti e non da nominati ai quali – fermo restando il rispetto massimo per le persone – non è riconoscibile alcuna legittimazione popolare come peraltro ha sancito senza equivoci anche la Corte Costituzionale.

​Ma la Casta dei nominati, quella che dice che le primarie sono un valore irrinunciabile ma a Cosenza non valgono che cosa fa: la Corte Costituzionale dice che il Parlamento è stato eletto con una legge incostituzionale e loro cambiano la legge e la Costituzione. Quella di Einaudi, di Moro, di Terracini, di Nenni, di Dossetti, di La Pira, di Saragat, di Togliatti, di Mancini, di Quintieri, di Pacciardi, di La Malfa di Valiani e di Pertini, la cambiano Boschi e Verdini.

Ed è per questo che a chi – come un giovane avvocato del mio studio – mi chiedeva se mi sentissi una vittima di questo sistema perverso che si autoalimenta di potere e procede per cooptazioni calpestando diritti, regole, dignità,  io rispondo: no, non sono vittima, io sono il carnefice, perché di fronte a ciò, di fronte a scelte di convenienza personali o a bramosia di potere io dico ai giovani democratici ai liberi pensatori, ai cittadini di ogni credo a tutti coloro i quali hanno condiviso le tante battaglie di libertà della sinistra italiana che i valori ed i principi nobili della sinistra non sono questi.

Non è la protervia, non è la iattanza non è la concezione padronale del partito, non è la volontà di decidere tra pochi ed informare poi gli altri di ciò che essi devono fare a pensare.

A voi tutti dico che questa avidità questa slealtà, questa ipocrisia è solo un male passeggero. Non disperate, il potere e la dignità che pensano di avervi tolto, ritornerà a voi e qualsiasi mezzo usino la libertà non potrà mai essere soppressa, se solo voi vorrete. Pensano di dirvi cosa fare come comportarvi, cosa pensare, vi condizionano vi trattano come numeri di una lista da poter piazzare come vogliono. Non vi consegnate a questa logica ed a queste persone. Voi non siete così, siete uomini e donne che hanno la forza di cambiare le cose e di farlo insieme in nome della democrazia per un mondo che dia lavoro a tutti, ai giovani un futuro, agli anziani la sicurezza. In nome di questi principi coloro i quali oggi vi dicono cosa dovreste fare sono andati al potere. Mentivano. Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno.

Essi ritengono di poter comandare perché crediamo a ciò che promettono. Allora combattiamo insieme nel nome della democrazia combattiamo per eliminare l’intolleranza e per il benessere del nostro paese iniziando dalla nostra città.-

Ed io, amici, non sono ancora pronto a rinunciare alla lotta. Ho ancora tanta voglia di lottare dentro di me. Ma per condurre questa battaglia in nome della gente di questa città ho bisogno di voi. Ho bisogno che anche voi abbiate questa voglia.

​Quelli che stanno nei palazzi, nelle segreterie dei politici, quelli che hanno gli incarichi non hanno bisogno di un altro paladino nel palazzo qui dietro. Loro hanno sempre un posto a tavola. Avranno sempre la possibilità di far sentire la loro voce nei posti che contano. Chi ha bisogno di un paladino sono i cosentini le cui lettere leggo a tarda notte dopo una lunga giornata di lavoro, quelli che sto incontrando in questa campagna elettorale.

​L’operaia licenziata che a 35 anni ha ricominciato a studiare per dare un futuro al proprio bambino, Lei ha bisogno di un paladino. Il proprietario di un ristorante che ha bisogno di un prestito per non fallire e la banca gliel’ha rifiutato, lui ha bisogno di un paladino. Le infermiere,  i cuochi gli autisti di una struttura sanitaria che fanno gli straordinari che mettere da parte i soldi per comprare la prima casa o fare studiare i figli, loro hanno bisogno di un paladino.

I bambini che non sentono, quelli che non possono salire le scale, quelli che vivono in povertà, che sognano di fare da grandi il medico, lo scienziato, l’imprenditore, o il meccanico e il pilota o anche la velina e il calciatore loro hanno bisogno di un paladino perché il futuro non avrà mai tanti lobbisti o politici quanti ne hanno le compagnie petrolifere e le banche, i bambini non hanno dalla loro i poteri forti che qui da noi sono la politica ed il bisogno. Eppure proprio i sogni di quei bambini saranno la nostra salvezza.

E’ troppo? E’ sufficiente per dirci diversi? E’ sufficiente per chiedere a tutti i cittadini senza differenze di sesso, razza, religione, ceto sociale di votarci perché non solo noi abbiamo dimostrato di fare le cose che mettiamo nei programmi ma perché siamo diversi, non migliori o peggiori, solo diversi.

​Nelle vostre mani, più che nelle mie, stanno il successo o il fallimento della nostra città.-

​Ecco, volevo dirvi questo: sopporterò ogni fardello, sosterrò ogni amico, mi opporrò a qualsiasi avversario per arrivare sino in fondo. E se dovessi inciampare da qualche parte ricomincerò da zero.

​Ed a quelli che mi dicono che sto sulla luna, io rispondo che mi vedo camminare per le vie di Cosenza magari in una sera fresca, d’estate, un po’ come questa, a braccetto di mia figlia diciottenne ed ad un certo punto le domando se è mai stata sulla luna.

​E immagino che lei, guardandosi intorno, mi risponda: SI.

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