[#JapanTime] Il mito della creazione del Giappone

Sappiamo tutti che anche il Giappone, come tutti gli altri stati, si è formato e sviluppato attraverso situazioni geopolitiche che lo hanno determinato per come lo conosciamo oggi. Ma sappiamo anche che il Paese del Sol Levante è intriso di tradizioni, culture e leggende che abbracciano tantissimi aspetti e, in questo secondo appuntamento con Japan Time, cercheremo di approfondire proprio il mito delle sue origini. E’ probabile che qualche fan di Naruto abbia già sentito alcuni nomi: beh, è arrivato il momento di scoprire da dove essi derivano!

In origine esistevano tre divinità invisibili principali. Col passare del tempo se ne aggiunsero altre due minori: esse erano chiamate le “Separate Divinità Celesti”.

A questi dei, seguirono sette generazioni di kami (termine giapponese che significa divinità) maschili e femminili da cui furono scelte due divinità col compito di creare la Terra, che allora era solo un brodo primordiale: Izanagi e Izanami, fratello e sorella.
I due, attraverso il ponte che collegava il Paradiso alla Terra, mossero il fango primordiale creando l’isola di Onogoro. Izanagi e Izanami vi discesero e, dopo essersi sposati, ebbero due figli, Hiruko e Awashima che però erano deboli e malformati; proprio a causa della loro debolezza, non furono mai considerati divinità e vennero abbandonati dai genitori. Sembra che i due coniugi avessero sbagliato la cerimonia precedente al concepimento e questa fu la causa della malformazione dei figli, perciò ritentarono ponendo attenzione a tutto il rituale: da questa seconda unione nacquero le Oyashima, cioè le otto isole del Giappone: Awazi, Iyo, Ogi, Kyushu, Iki, Tsushima, Sado, Honshu.

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Successivamente i due kami ebbero altri figli ma, durante il parto del dio del fuoco, Kagutsuchi, Izanami morì a causa delle bruciature riportate. Folle di rabbia, Izanagi uccise il figlio e dalla sua sofferenza nacquero altre divinità. Il dio, allora, decise di intraprendere un viaggio verso Yomi, ovvero il regno dell’oltretomba, per cercare di riportare indietro l’amata sposa e sorella, ma purtroppo la sua crociata fallì. Tornato sulla Terra, Izanagi sentì il bisogno di purificarsi per quello che aveva visto nel regno dei morti e iniziò a lavarsi; da ogni suo gesto e da ogni veste che toglieva nascevano nuove divinità, ma solo tre di loro divennero importanti protagonisti di molte storie delle leggende giapponesi: Amaterasu, che nacque dall’occhio sinistro di Izanagi ed era l’incarnazione del Sole; dall’occhio destro, Tsukuyomi, kami della Luna; infine, dal naso, nacque Susanoo, incarnazione del Vento e della Tempesta.

Izanagi divise il mondo fra loro tre: ad Amaterasu toccò il cielo, a Tsukuyomi la notte e la luna e, infine, a Susanoo i mari e le acque.

Fra i tre, l’ultimo era il più ribelle e spesso si lamentava con Izanagi. Il padre, stanco delle sue continue inquietudini, decise di esiliarlo nello Yomi. Susanoo accettò questa condizione, ma prima decise di andare a salutare la sorella Amaterasu. Ella, conoscendo la perversità del fratello, lo sfidò a dimostrare la sincerità del suo agire: avrebbe vinto la sfida chi sarebbe riuscito a generare più figli. La dea del sole creò tre divinità da una spada, il dio della tempesta ne creò cinque da un monile. Entrambi non volevano dichiararsi sconfitti, ma un grave sgarro di Susanoo nei confronti di una delle figlie di Amaterasu fece scappare quest’ultima che, offesa, si nascose in una grotta. Senza la divinità del sole, il mondo ora era oscurato. Per spronarla a uscire, le altre divinità effettuarono una strana danza fuori dalla grotta e, incuriosita, la dea sbirciò fuori e da lì parti un piccolo raggio di luce che venne chiamato “alba”. Divertita dall’accaduto, Amaterasu decise di tornare a regnare nei cieli.

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Nel frattempo, Susanoo era stato esiliato dal cielo e, in viaggio, giunse nella provincia di Izumo, dove incontrò una famiglia disperata per la sorte della figlia: la sicurezza della ragazza, infatti, era minacciata da un drago. Il dio si offrì di salvarla a patto che gli venisse concessa la sua mano. Accettato il patto, il kami sconfisse il drago e sposò la fanciulla, da cui nacquero i suoi discendenti. Fra essi si ricorda in particolar modo Onamuji: nonostante la tradizione attribuisca la creazione delle isole a Izanagi e Izanami, le credenze di Izumo affermano che fu Onamuji se non a creare il Giappone, almeno a ultimarlo.
Tuttavia, il primo effettivo imperatore giapponese fu Niniji, nipote di Amaterasu, che gli affidò tutti i suoi tesori e lo incaricò di governare il Paese. Da Niniji discese il primo vero imperatore del Paese del Sol Levante, Jimnu Temnu.

La creazione del Giappone è uno dei miti più intensi, articolati e significativi che oggi viene tramandato nel Paese e non solo: una storia pervasa di tradizioni, leggende, divinità e passioni che non solo ci mostrano il solito lato mistico e profetico dei kami giapponesi, ma anche come essi siano molto simili a noi uomini, forti ma umanizzati dalle emozioni.

                                                                                                                         Paolo Gabriele De Luca

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