[#NerdReview] IT – Capitolo Due, tra romanzo e grottesco

Vedere IT al cinema è d’obbligo per chiunque abbia vissuto negli anni ‘90 o sia fan di King.

IT lo avevamo già visto attraverso Tim Curry guidato da Tommy Lee Wallace nella miniserie televisiva e lo rivediamo ora con Bill Skarsgård guidato da Andrés Muschietti. Le due interpretazioni sono entrambe eccellenti, ma il tema principale dal romanzo kinghiano non era “solo” l’entità.

TRA IL ROMANZO E LA MINISERIE

Muschietti in questo secondo capitolo punta in alto, si pone l’obiettivo di superare tutti gli altri registi che hanno provato a trasporre i diversi libri di King. Cerca di restare fedele al testo modernizzando l’opera, come prima di lui fece Wallace, ma non ha abbastanza forza o esperienza per riuscire in una prova così difficile. Se nel primo capitolo era più o meno riuscito a raccontare la vita dei giovani Perdenti attraverso le tribolazioni, le paure e le sconfitte, in questo secondo non riesce a dirigere al meglio la loro versione adulta, trascurando inevitabilmente le potenzialità di attori come James McAvoy e Jessica Chastain.

Sin da subito, scopriamo con violenza che sono passati 27 anni e che IT è tornato a mietere vittime attraverso una scena cruda e attuale di omofobia. Già qui la prima differenza rispetto alla miniserie da cui Muschietti si distacca, oltre che per scelte registiche, anche di sceneggiatura. Ne cita determinate scene topiche riprendendo alcune inquadrature ma cercando piuttosto una somiglianza con il romanzo che con la serie. La storia prosegue raccontando la vita dei Perdenti da adulti e mostrando che quelle paure presenti nel primo film, affrontate ma non sconfitte completamente, riecheggiano nella vita quotidiana senza che i protagonisti lo sappiano.

LE DUE FACCE DI IT: TERRORE E GROTTESCO

Tutti i Perdenti, tranne Mike che è rimasto a Derry, sono andati avanti dimenticando la cittadina del Maine ma, dopo la chiamata dell’amico, mantengono la promessa fatta 27 anni prima. Il film prosegue con una serie di flashback alternati che cercano di mimare la struttura del romanzo di King, ma solo pochi sono veramente riusciti poiché alcuni sono troppo lunghi rispetto ad altri talmente corti che si fa difficoltà a seguirli.

Il ritmo della pellicola è altalenante e passa da frenetico caos a noiosa lentezza. Se nel primo atto troviamo momenti orrorifici e splatter con Pennywise scanditi molto bene, nel secondo si rallenta fino alla noia con sezioni a volte ridondanti che culminano in un terzo atto quasi esasperante in cui la fine sembra non giungere mai.

Tutta la pellicola è costellata da jumpscare e sono questi forse gli unici inserti paurosi che ha permesso Muschietti nel film. Molto spesso, infatti, le scene, anche di orrore, sono estremizzate fino al grottesco e non riescono a spaventare il pubblico. Lo stesso IT, anche se interpretato molto bene da Skarsgård, il più delle volte è un vero e proprio “clown” che riesce a far ridere anche nei momenti peggiori. Non proprio quello che ci si aspetterebbe da un essere capace di soggiogare le menti attraverso la paura!

LA TECNICA SUPERA LA NARRAZIONE

Tuttavia, nonostante le note narrative negative, questo secondo capitolo è girato bene. La fotografia riesce a mettere nella giusta luce i momenti attraverso contrasti tonali o saturazioni. La colonna sonora resta a Benjamin Wallfisch che prosegue con il tema e il mood del capitolo 1, mostrando la sua capacità di compositore nel non far prevedere l’imminente jumpscare o la presenza di mostri sullo schermo. Gli effetti speciali sono di buona fattura, ma non riescono ad adeguarsi alle luci dell’atmosfera come invece era stato per il primo capitolo. Questo è sicuramente uno dei motivi per cui la pellicola non riesce a essere paurosa quanto dovrebbe.

Il resto del cast, oltre agli attori citati in precedenza, riesce a emozionare soprattutto grazie a Bill Hader (Richie)  e James Ransone (Eddie) che restituiscono dei personaggi di spessore psicologico ed emotivo capaci di far ridere, coinvolgere ed empatizzare sia nelle gag di gruppo che nelle scene soliste.

 

È ORA DI GALLEGGIARE

IT – Capitolo 2 è una degna conclusione di questo reboot. Il finale, differente da quello imbarazzante della miniserie, dà soddisfazione nonostante arranchi nel raggiungere il climax. È un film godibile che mette davanti alla paura di fare delle scelte, di crescere e di sopravvivere al proprio passato. Meritava un ritmo che potesse far esprimere ogni singolo personaggio nella sua interezza e non un’altalena tra caos e calma.

Daniele Ferullo

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