“Spot and go…”: la dipendenza secondo gli adolescenti

COSENZA – Una vivace platea di ragazzi e ragazze stamattina ha riempito il Cinema Teatro Italia Aroldo Tieri di Cosenza per la conclusione del progetto “Cento per tutti… liberiamoci dalle dipendenze” e per la premiazione del concorso scolastico “Spot and go…: un’idea giovane per i giovani”.

Il progetto di durata triennale è stato finanziato dal Comune di Cosenza – Assessorato al Welfare – e realizzato in collaborazione con l’associazione “Volontari del Delfino” e l’Asp di Cosenza. Un’esperienza centrata sulla sensibilizzazione verso l’abuso di alcool e droga, rivolta a chi si avvicina magari per la prima volta alle sostanze e si trova in una fase critica della propria vita, vulnerabile e facilmente condizionabile. Un approccio che non è comunque solo per i più giovani, ma che intende includere l’intera comunità di appartenenza e quindi insegnanti, genitori, adulti cioè significativi che possano costituire un valido e attento punto di riferimento.

4 scuole, circa 250 studenti presenti, 4000 quelli complessivamente coinvolti, un colpo d’occhio di colore arancio per le magliette con il logo dell’iniziativa indossate da tutti. Sul fondo scorrono le immagini dei lavori realizzati. Il Liceo Scientifico “E.Fermi” e l’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Sociali “L. Da Vinci” presentano due filmati: immagini, parole e suoni che in pochi minuti rendono il tema con note suggestive e accattivanti pur nell’amatorialità dei prodotti. Il Liceo Psicopedagogico “L. Della Valle” affida il suo messaggio ad una serie di vignette umoristiche ed il Liceo Classico “B.Telesio” invece si presenta con un rap dai ritmi vivaci e coinvolgenti. Un tifo da stadio accompagna la proiezione perché i protagonisti indiscussi sono i ragazzi e le ragazze delle scuole, la loro creatività e il loro impegno.

Ospite d’eccezione la dottoressa Alessandra Liquori O’Neil, project manager dell’UNICRI, Istituto interregionale dell’ONU che si occupa di progetti e attività nel campo della prevenzione del crimine e dell’amministrazione della giustizia in stretta collaborazione con l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine. A lei sono indirizzati gli interventi e le curiosità di coloro che, microfono alle mani, si avvicendano sul palco per rivolgere le domande scaturite dal confronto con i compagni durante l’elaborazione del progetto. Dalle parole della dottoressa O’Neil emerge quanto sia difficile l’analisi del lavoro di prevenzione rispetto all’uso e all’abuso di sostanze stupefacenti: molti sono infatti i progetti in campo in questo settore, ma risulta complesso riuscire a misurarne con precisione gli effetti benefici. Dati più precisi si possono ricavare solo rispetto all’analisi di situazioni già in fase di recupero, cioè su interventi successivi all’assunzione. Il lavoro svolto dalle diverse agenzie e dalle organizzazioni che in tutto il mondo si occupano di dipendenze si scontra quotidianamente con gli ostacoli prodotti dai contesti in cui si agisce. Su questa riflessione il pensiero va inevitabilmente ai paesi in via di sviluppo e allo stretto legame che si genera tra uso di sostanze stupefacenti e disagio sociale, legame che si acuisce ed è quindi maggiormente visibile laddove manca un’efficace assistenza sociale e sanitaria. Non è un caso che anche in Europa si registra un trend in aumento di consumo legato principalmente alla crisi economica in atto. Solitudine, depressione, mancanza di alternative generano meccanismi di abbandono e ricerca di scorciatoie che conducono alla criminalità e alla delinquenza attraverso spirali inesorabili. Il dubbio irrisolto e controverso a questo proposito rimane sull’eventualità della legalizzazione di alcune sostanze. Ma anche su questo la dottoressa O’Neil risponde basandosi sulla propria esperienza professionale: “I governi hanno il compito di proteggere i cittadini e le società che amministrano e finora non abbiamo avuto prove incoraggianti sull’efficacia della legalizzazione di sostanze che provocano dipendenza, basti pensare all’alcool e agli effetti sociali che provoca il suo abuso”. In questo senso la strada che si sta percorrendo è quella di politiche che badino a regolarizzare il consumo, come per esempio l’aumento dei prezzi delle sigarette o il divieto di fumare nei luoghi – pubblici). Politiche che devono fare i conti con il potere sempre crescente delle lobby dei produttori e con l’esigenze di profitto che troppo spesso superano il valore della vita stessa. “Non si può fare profitto – ha ribadito la dottoressa O’Neil – sulle spalle delle persone vulnerabili”.

Dalle domande emerge un forte interesse da parte dei ragazzi anche in relazione alle nuove forme di dipendenza, legate cioè alle nuove tecnologie e all’uso patologico di internet. E la soluzione proposta sembra abbastanza semplice: tenere alto il livello di attenzione, non perdere mai di vista l’importanza del confronto con gli altri, non aver paura di aprirsi e di parlare e se necessario di chiedere aiuto. Il pericolo maggiore rimane sempre l’isolamento.

La mattinata si è conclusa poi con la premiazione delle scuole partecipanti e la consegna delle targhe. I premi del concorso saranno invece recapitati direttamente agli istituti nei prossimi giorni.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

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