Antonello Scagliola

La crescita del paralimpismo in Calabria, Scagliola: «Percorso a ostacoli ma crediamo in sfida culturale»

REGGIO CALABRIA – L’anno che tra poche ore andrà (di grazia!) in archivio è il quarto del Comitato Regionale Calabria da quando il Comitato Italiano Paralimpico (C.I.P.) è stato costituito come ente autonomo per la gestione, organizzazione e promozione dello sport per disabili. Un anno significativamente segnato dalla pandemia – che ha visto probabilmente gli sportivi con disabilità pagare il prezzo più alto – con le rinunce che ne sono derivate, ma anche, per il Cip Calabria, un anno di nuovi obiettivi di crescita e di programmazione.

Per ottoetrenta.it il presidente del Comitato regionale del Comitato Italiano Paralimpico, Antonello Scagliola, vicino alla conclusione del suo primo mandato, traccia un bilancio dell’anno difficilissimo per lo sport che sta finendo e indica la strada per un 2021 di rilancio.

LA NOSTRA INTERVISTA – di Andreina Morrone CIP Calabria

Il 2020 è stato un anno complicatissimo anche per il settore paralimpico. Quali sono state le criticità più importanti e di cosa si può far tesoro per migliorare?

Io vedo il nostro cammino come un continuo percorso a ostacoli. Quando ci siamo insediati, io e la mia Giunta, insieme ai delegati che ho nominato, abbiamo ereditato una situazione critica, direi praticamente disperata, ma con tanta determinazione e anche con un pizzico di presunzione abbiamo accettato la sfida, complicatissima, di portare la vera mentalità paralimpica in Calabria. Da quel momento abbiamo cominciato a parlare nelle scuole, abbiamo dato avvio a “Sport di Classe” – il progetto realizzato da Sport e Salute, in collaborazione con il Miur, per diffondere l’educazione fisica e l’attività motoria nella scuola primaria -, abbiamo dialogato con i tutor sportivi scolastici (laureati in Scienze motorie o diplomati ISEF che, opportunamente formati, affiancano l’insegnante per 1 ora a settimana, collaborando alla programmazione e alla realizzazione delle attività motorie, supportandolo per favorire la partecipazione all’attività motoria e l’inclusione degli alunni con disabilità, ndr). Posso dire senza paura di essere smentito, e con una punta di orgoglio, che non abbiamo perso tempo e oggi siamo la regione italiana con il maggior numero di scuole (28) che hanno firmato un accordo quadro con il CIP. Abbiamo avuto la fortuna e la capacità di vederci finanziati due nuovi progetti che, insieme all’attività nelle scuole, si traducono in quasi 100000 euro che verranno investiti in Calabria per l’attività sportiva paralimpica. In particolare uno di questi progetti coinvolge sette città calabresi che accoglieranno delle squadre paralimpiche che faranno delle competizioni vere e proprie. Tutto questo perchè ci teniamo ad arrivare al 2021 preparati. 

A sentirla parlare sembra quasi che per il 2021 sia rimasto poco ancora da migliorare…

E invece manca ancora tanto da fare a livello di cultura della disabilità, soprattutto per aiutare quegli atleti disabili calabresi che non hanno ancora la possibilità di fare attività sportiva. In Italia ci sono circa 3 milioni di disabili che non sono adeguatamente supportati. Gli atleti che possono fare attività sportiva paralimpica, anche ad alti livelli, ragazzi le cui famiglie avevano la possibilità di seguirli nello sport, sono solo la punta dell’iceberg ma possono aiutarci ad essere traino per gli altri.

Nelle scuole ancora molti dirigenti scolastici ci dicono che devono attuare altri progetti, così ancora oggi le manifestazioni di corsa campestre sono l’unico momento in cui un alunno disabile può fare i giochi della gioventù e questo non può più andar bene. Per fortuna le cose sembrano andar meglio in ambito universitario. Nel 2018 abbiamo dato vita ad un progetto con l’Università di Reggio Calabria, firmando un protocollo d’intesa con il rettore Pasquale Catanoso, per cui tutti gli studenti disabili che ne fanno richiesta vengono allenati gratuitamente. Esperienze simili sono state replicate anche nell’Università di Catanzaro (protocollo d’intesa con la facoltà di Scienze Motorie) e di Rende (con i responsabili dell’ufficio sport e del C.U.S.), per cui, per la prima volta, sono state messi in contatto i referenti per le disabilità dei tre atenei calabresi che formeranno delle squadre che gareggeranno fra di loro.

A livello delle singole discipline quali prospettive avete individuato?

Anche in questo ambito stiamo studiando nuove prospettive di crescita. A tal proposito mi piace parlare ad esempio della boccia paralimpica. Le bocce di per sé sono uno degli sport che più si prestano all’attività paralimpica. È infatti uno sport estremamente completo ed istruttivo per il mondo della disabilità perchè le bocce contribuiscono a potenziare nell’atleta le capacità coordinative che sono indispensabili nella vita dell’atleta. Già nel 2019 la società reggina Villa Arangea ha tesserato 28 ragazzi con sindrome di Down, permettendo loro di disputare una vera gara di bocce; a seguire anche la Città di Cosenza, su proposta della delegata Cip Cosenza, Deborah Granata, ha accolto una quindicina di ragazzi e ragazze con sindrome di Down. La sinergia fra le varie società contribuirà senz’altro a portare avanti il movimento paralimpico.

E veniamo allo scoglio pandemia: quali sono state le ricadute per il paralimpismo in Calabria?

Sicuramente è stato un anno disastroso sia per gli atleti che non si sono potuti allenare che per quanto riguarda il consolidamento delle nostre società. Tuttavia proprio in questi giorni nell’avviso pubblico “Sport in Calabria”, nell’ambito degli aiuti elargiti dalla Regione Calabria per contrastare la crisi economica causata dall’emergenza Covid-19, sono state ammesse anche le domande di società che fanno anche o solo attività paralimpica. E questo è un grande risultato.

L’anno che si chiude ha anche portato all’approvazione in Consiglio dei Ministri dei cinque decreti di riforma dello sport: fra questi quello inerente l’accesso degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e nei corpi civili dello Stato, un aiuto questo importante per gli atleti paralimpici calabresi?

Assolutamente si, sebbene è giusto ricordare che si tratta di un’idea già in moto grazie al lavoro del presidente Pancalli a fianco delle forze armate che sono diventate presenti nell’attività paralimpica prendendo nei loro gruppi sportivi e aiutando economicamente alcuni atleti, quelli di maggiore spessore internazionale: Bebe Vio per esempio fa parte delle Fiamme Oro, gruppo sportivo della P.S., mentre la nostra Anna Barbaro è nelle Fiamme Azzurre, Polizia Penitenziaria. Adesso si è concretizzato il tutto e gli atleti con disabilità possono essere assunti come gli atleti normodotati.

Per chiudere che augurio fa al movimento paralimpico per l’anno che sta arrivando?

L’augurio che faccio è che i ragazzi possano tornare ad affollare i campi, a riempire le palestre, le piste di atletica, i maneggi, i bocciodromi e quant’altro. Ai nostri atleti manca tutto questo, ma non solo per il gesto atletico e per i benefici che lo sport porta a livello fisico, ma anche perchè lo sport contribuisce alla loro socializzazione. Nel corso della prima ondata è stato realizzato un video in cui i nostri ragazzi invitavano tutti a rimanere a casa per poter uscire presto. E ora speriamo che questo “presto” arrivi presto per davvero.

 

 

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