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Crollo nel cantiere della Pedemontana Lombarda, muore un operaio crotonese

VARESE – Costanzo Palmo era un operaio crotonese di 55 anni. Lavorava lontano da casa, lontano dagli affetti, nell’imponente cantiere autostradale della Pedemontana Lombarda  ̶  la  grande infrastruttura viaria, che al termine dei lavori collegherà ben cinque province nel nord dell’Italia (Bergamo, Monza e Brianza, Milano, Como, Varese)  ̶  dove lunedì 21 gennaio ha purtroppo perso la vita. Secondo le prime ricostruzione al momento della disgrazia Costanzo Palmo stava lavorando in una galleria, la Galleria di Morazzone nel comune di Lozza, insieme ad altri colleghi, tutti impegnati nelle operazioni di stabilizzazione del tunnel, quando una delle reti di protezione si sarebbe staccata provocando la caduta di un pesante masso che avrebbe poi colpito l’operaio calabrese. Inutili i soccorsi. Costanzo Palmo si è spento nel vicino ospedale di Varese poco dopo il terribile incidente.

Carabinieri e ispettori dell’Asl hanno effettuato i primi sopralluoghi dopo l’accaduto, del quale è stata comunque informata la Procura. Il tutto per accertare il rispetto delle norme antinfortunistiche sul cantiere autostradale. Una cosa è certa, Costanzo Palmo indossava il casco protettivo.

Tanti i messaggi di cordoglio, arrivati tanto dal nord che dal sud d’Italia: tra questi quelli dei sindacati edili di Uil, Cisl, Cgil e Filca, degli R.S.U. S. Perri, C. Calitri, G. Grasso e di tutti gli operai della Lagonegro Scarl (SiS)  ̶  azienda in cui lavorano attualmente molti amici ed ex colleghi dell’operaio calabrese ̶ che, stringendosi intorno alla famiglia di Costanzo Palmo, si dicono fortemente preoccupati per quanto accaduto, dando seguito ai sentimenti di dolore, preoccupazione e rabbia espressi dagli attuali colleghi di lavoro di Costanzo, i quali in seguito all’accaduto hanno indetto uno sciopero di otto ore con assemblea permanente in tutti i cantieri della Pedemontana.

La Lombardia, regione teatro del terribile incidente, detiene il triste primato italiano per morti sul lavoro, 69 nel solo 2012. La Calabria, terra natale di Costanzo Palmo, è invece quarta tra le regioni in cui il fattore di rischio, basato sull’incidenza delle morti sul numero degli occupati è più elevato (32,9). I dati emergono da uno studio effettuato dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre  ̶  la società di ingegneria che offre servizi ad elevato livello qualitativo per le aziende, negli ambiti della salute e sicurezza nel lavoro, sia in ambito aziendale che nei cantieri edili  ̶  e le percentuali non sono per nulla incoraggianti. I numeri delle tragedie che tutti i giorni colpiscono i nostri lavoratori e le loro famiglie sono sconvolgenti. La leggera, e in un certo senso confortante, diminuzione (-8%) delle così dette morti bianche sul lavoro registrata dal 2011 al 2012 non può far certo sorridere. Nell’ultima giornata Nazionale di studio sulla saluta e sulla sicurezza sul lavoro, tenutasi a Roma lo scorso 25 giugno, il Presidente della Repubblica Napolitano ha sottolineato l’esistenza di gravissime crepe e contraddizioni nell’impegno a garantire la sicurezza dei nostri lavoratori, di quel lavoro che in Italia viene considerato un fondamentale valore costituzionale. Ebbene, l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, ad ogni cittadino deve essere riconosciuto il diritto al lavoro, ad un lavoro innanzitutto sicuro che rappresenti fonte di sostentamento, di benessere e non di morte. Ma ricordiamo soprattutto che prima di ogni altra cosa ad ogni cittadino deve essere riconosciuto il diritto alla vita, diritto che si iscrive tra i diritti inviolabili dell’uomo, diritto che non può venir meno a causa di un altro diritto, purtroppo a volte mal garantito e male assicurato. Ricordiamo che prima di ogni altra cosa c’è l’essere umano inteso in tutte le sue possibili declinazioni: l’operaio, il padre, il fratello, l’amico… ciao Costanzo!

Giuseppina Pascuzzo

Scilipoti, candidato Pdl in Calabria, esprime soddisfazione su facebook

Alla fine, Domenico Scilipoti è entrato – al sesto posto – nelle lista della Calabria per il Senato. Il cambio di programma è dovuto alla minaccia del governatore Gianni Chiodi di lasciare il partito nel caso in cui l’ex Idv fosse stato candidato in Abruzzo. Scilipoti rinuncia così a concorrere con una lista autonoma e accetta immediatamente l’invito del Cavaliere verso cui esprime tutto il suo appoggio attraverso il social network più in voga del momento, facebook, in cui afferma: «Sarò candidato con il Pdl che si è impegnato sostenere i temi più importanti della battaglia politica, in favore dei cittadini, che da sempre abbiamo portato avanti come Movimento di Responsabilità Nazionale su argomenti come l’impignorabilità della prima casa, l’abolizione dell’Imu e il ritorno alla sovranità monetaria (..) è per questa convergenza programmatica che abbiamo deciso di non presentare una lista autonoma e di confluire all’interno del Popolo della Libertà».

Maltempo: Calabria avvolta dal gelo, in Sila -6

Da alcuni giorni la morsa del gelo stringe la Calabria. Secondo gli esperti, nei prossimi giorni si attende l’arrivo di venti caldi. Da domani il barometro sarà in netto rialzo di oltre 10 gradi,  portando pioggia su gran parte della regione, oggi in Sila, dove ha smesso di nevicare, si sono registrati -6 gradi nel corso della notte e -4,5 alle ore 12. Nelle prossime ore temperature ancora a quote basse; 5 gradi a Cosenza e 2,4 a Catanzaro.

Francesco Cilea, compositore e talento musicale precoce.

Nacque a Palmi (Reggio Calabria) il 23 luglio 1866 da Giuseppe, apprezzato civilista e dilettante di musica, e da Felicita Grillo. A soli sette anni fu inviato a Napoli per compiervi la sua educazione ed entrò in un convitto privato dove avrebbe dovuto essere poi avviato agli studi di diritto. Fu tuttavia attratto dalla musica e non tardò a rivelare una innata musicalità oltre che straordinarie doti di improvvisazione tanto che, dopo essere stato presentato per un giudizio a Francesco Florimo, allora bibliotecario del conservatorio di S. Pietro a Maiella, fu da questo esortato a dedicarsi interamente alla musica. Superata l’iniziale opposizione dei genitori che avrebbero preferito tenerlo lontano da una carriera giudicata troppo lontana dalle tradizioni della famiglia, nel novembre 1878 entrò come convittore a pagamento nel conservatorio napoletano avendo quali maestri Beniamino Cesi e Paolo Serrao. Condiscepolo di Umberto Giordano, si distinse immediatamente tra gli allievi più dotati e diligenti e nel termine di pochi anni, grazie ai progressi compiuti, si guadagnò la stima degli insegnanti tanto da essere nominato “maestrino” della classe di contrappunto, incarico che gli consentì di mettere in luce quelle qualità organizzative e didattiche che lo avrebbero in seguito condotto alla direzione del conservatorio napoletano. Diplomatosi nel 1889, presentando per il saggio finale un’opera in tre atti su libretto di E. Golisciani dal titolo Gina, diede chiara prova del suo talento drammatico rivelando certi tratti stilistici ricorrenti nella parabola evolutiva della sua produzione teatrale. Il lavoro, da lui stesso diretto e concertato il 9 febbraio 1889 nel teatrino del conservatorio, fu accolto favorevolmente dal pubblico e riportò un lusinghiero successo da parte della critica rappresentata per l’occasione da Roberto Bracco che in un suo articolo sul Corriere di Napoli del 13-14 febbraio preconizzò per il giovane compositore un brillante avvenire. Conseguito il diploma nel conservatorio in cui, attraverso un decennale e severo tirocinio, aveva maturato la sua personalità musicale, vi fu immediatamente chiamato con l’incarico di professore straordinario. L’impegno assunto presso la gloriosa istituzione, ove rimase fino al 1892, non gli impedì di dedicarsi alla composizione e di dare libero sfogo alla sua vocazione teatrale. Volle cimentarsi in una nuova opera e l’occasione si offrì allorché, presentato all’editore Edoardo Sonzogno da Paolo Serrao, gli venne affidato un libretto da musicare, La Tilda, di Angelo Zanardini. La vicenda, ricca di situazioni drammatiche di ambientazione tipicamente verista poco si adattava alle aspirazioni romantico-decadenti del giovane compositore che tuttavia, preparandosi al lavoro e stimolato anche dalla fiducia in lui riposta dal celebre editore, lo portò a termine in breve tempo. L’opera, diretta da Rodolfo Ferrari, andò in scena il 7 aprile 1892 al teatro Pagliano di Firenze e in altre città fra le quali Palmi e al Teatro dell’Esposizione di Vienna riportando un ottimo successo di pubblico e critica. Tuttavia, nonostante il successo di pubblico e i riconoscimenti della critica, un profondo senso di auto critica e la consapevolezza di aver affrontato un genere di teatro musicale troppo lontano dalla propria sensibilità, indussero Cilea a ritirare lo spartito contro il parere dello stesso editore che tuttavia continuò a sostenerlo e a credere nelle sue possibilità creative. Lasciato l’insegnamento nel conservatorio napoletano per dedicarsi completamente alla composizione trovò nell’Arlesiana di A. Daudet il soggetto che andava cercando. Affidata la stesura in versi a Leopoldo Aiwenco si accinse alla composizione dell’opera che, iniziata nel 1896 e portata a termine nel 1897, fu rappresentata al Lirico di Milano il 27 novembre dello stesso anno. Accolta con esito lusinghiero l’opera subì poi vari rimaneggiamenti  e Cilea fu costretto suo malgrado ad impegnarsi in una nuova stesura dell’opera che, rinnovata in tre atti, fu rappresentata con miglior fortuna, ma senza il previsto successo, ancora al Lirico di Milano il 22 ottobre 1898. In una nuova versione con varie aggiunte l’opera fu poi ripresentata con esito favorevole il 28 marzo 1912 al teatro S. Carlo di Napoli e approdò infine alla Scala di Milano ove l’11 aprile 1936 riportò un vero trionfo grazie anche alla partecipazione di interpreti di altissimo livello come M. Carosio, G. Pederzini, T. Schipa e M. Basiola. Frattanto nel 1896, quale vincitore della cattedra di armonia nell’istituto musicale di Firenze, Cilea aveva ripreso l’insegnamento senza tuttavia trascurare la composizione cui, dopo le amarezze seguite alle disavventure dell’Arlesiana, destinata ad essere per molto tempo incompresa, tornò a dedicarsi con rinnovato entusiasmo. L’occasione gli fu ancora una volta offerta dal Sonzogno che gli propose di musicare l’Adriana Lecouvreur un’opera in quattro atti su libretto di Arturo Colautti ambientata nel Settecento francese e basata su una pièce di Eugène Scribe. L’opera, diretta da C. Campanini, fu rappresentata con grande successo al Lirico di Milano il 6 novembre 1902 con una eccezionale compagnia di canto formata da E. Caruso, A. Pandolfini, G. De Luca, E. Ghibaudo, iniziando da quel momento il suo trionfale cammino nei maggiori teatri del mondo e rivelandosi indiscutibilmente come il suo lavoro teatrale più riuscito dopo una prima clamorosa affermazione internazionale sulle scene del teatro dell’Opera di Buenos Aires. L’opera tra il 1903 e il 1906 apparve tra l’altro al Covent Garden di Londra, al teatro Imperiale di Odessa, al teatro dell’Opera dì San Francisco, al teatro Sarah Bernhardt di Parigi, a Pietroburgo e poi nel 1935, in una edizione in lingua francese, fu presentata al Grand Théâtre di Bordeaux. L’ultima opera di Cilea, rappresentata al Teatro alla Scala di Milano la sera del 15 aprile 1907 sotto la direzione di Arturo Toscanini, è la tragedia in tre atti Gloria, ancora su libretto di Colautti, basata su una pièce di Victorien Sardou. Quest’opera mostra il notevole aggiornamento compositivo di Cilea rispetto ai suoi contemporanei ma fu proprio questo lato di per sé interessante e notevole a rendere l’opera difficile per il pubblico. Nonostante il suo grande valore e una buona serie di successi nel complesso il risultato totale poté definirsi un insuccesso. L’insuccesso di quest’opera fu tale da spingerlo ad abbandonare definitivamente il teatro d’opera. Il compositore calabrese continuò invece a comporre musica da camera, vocale e strumentale e musica sinfonica. Al 1913 risale un poema sinfonico in onore di Giuseppe Verdi su versi di Sem Benelli, eseguito al Teatro Carlo Felice di Genova. Cilea morì il 20 novembre 1950 a Varazze, comune ligure che gli offrì cittadinanza onoraria e nella quale trascorse gli ultimi anni della sua vita.

 

CURIOSITÀ

• Dopo l’insucesso della tragedia Gloria e il successivo ritiro dalle scene teatrali, non mancano però notizie di alcuni progetti operistici successivi di cui sopravvivono parti o abbozzi di libretto come Il ritorno dell’amore di Renato Simoni, Malena di Ettore Moschino e La Rosa di Pompei ancora di Moschino (datato Napoli, 20 maggio 1924). Alcune fonti accennano anche ad un’opera del 1909, completata e mai rappresentata, intitolata Il Matrimonio Selvaggio della quale non esiste tuttavia alcun riscontro e di cui lo stesso Cilea non fa cenno nei suoi quaderni di “Ricordi”.

• Alla memoria di Francesco Cilea sono stati intitolati il conservatorio ed il teatro di Reggio Calabria, mentre il suo paese natale, Palmi, gli ha eretto un Mausoleo oltre ad una via del centro storico cittadino.

 

Arriva Morgana e la Calabria “batte i denti”

CATANZARO- Il ciclone Morgana imperversa sulla Calabria: temperature ancora in calo con la colonnina di mercurio e’ arrivata a -4 gradi, nella notte, a Camigliatello e a Botte Donato, sulla Sila, dove in mattinata sono stati registrati zero gradi con un leggero nevischio misto a pioggia. Il manto, per le nevicate dei giorni scorsi, ha raggiunto un altezza che varia dai 50 centimetri al metro. Neve anche sulla statale 107, che comunque e’ percorribile e dove vige l’obbligo di catene a bordo. Non si registrano disagi nella viabilità autostradale.

Catanzaro: Indagate 5 Persone Per L’inchiesta Appalti Pubblici

CATANZARO – Nel corso dell’inchiesta della Dda di Catanzaro per accertare la spartizione di appalti pubblici, sono finiti sotto indagine cinque indagati.

L’accusa è di corruzione al fine di commettere un atto contrario ai doveri d’ufficio, avanzata nei confronti di una dirigente della Regione Calabria, un carabiniere e tre candidati al consiglio comunale di Catanzaro, due del Pdl ed uno del Psi.

Il Gip di Catanzaro ha concesso una proroga delle indagini per i 5 sotto inchiesta.

E’ tutta meridionale l’ultima novità su Apple App Store – “La maestra è un capitano”

COSENZA – Cosa succede se due fresche e avanguardistiche attività imprenditoriali si incontrano? Succede che decidono di mettersi in gioco, di sperimentare, e lo fanno rivolgendosi alle ultime frontiere del mercato editoriale, guardando al futuro, e nello specifico della fortunata partnership cui ci riferiamo, rivolgendosi a quelli che saranno gli adulti di domani.

Nasce dalla partnership tra Coccole Books (già Coccole e Caccole), casa editrice esclusiva e leader in Calabria per la produzione nazionale di libri per ragazzi, e Biblon.it, affermata start-up (anch’essa 100% meridionale), in costante crescita dedicata alle diverse sfaccettature del digitale, la nuovissima App “La maestra è un capitano”. L‘applicazione è la prima targata Biblon dedicata ai più piccoli, ed è tratta dal fortunato e omonimo volume già pubblicato da Coccole Books nel 2012 nella collana “I quaderni della scuola”.

Il progetto si inserisce perfettamente nell’attuale tendenza alla digitalizzazione della formazione che sta interessando non solo il settore editoriale ‘d’intrattenimento’, ma anche e soprattuto l’intero sistema educativo che, con il decreto “Digitalia” del 2012, prevede una forte smaterializzazione del sapere a favore dell’uso degli apparecchi tecnologici.

Realizzato con l’aspetto di un elegante quaderno vintage, scritto dal “Premio Andersen 2012” Antonio Ferrara, e impreziosito dalle coloratissime ed ironiche tavole dell’illustratrice italiana più apprezzata al mondo Anna Laura Cantone, “La maestra è un capitano” è il racconto in prima persona di una coraggiosa maestra dei nostri giorni, alle prese con i mille impegni paralleli della professione e della vita privata.
L’App “La maestra è un capitano” non è solo lettura ma uno strumento ricco e diversificato capace di offrire ai più piccoli una variegata scelta tra animazioni, musica, suoni e divertenti attività. Basta far scorrere un dito al centro della pagina per scoprire il menù e attivare l’indice che vi guiderà, grazie alle intuitive icone grafiche, tra le varie funzioni disponibili. È possibile leggere l’appassionante racconto ma anche racconto ma anche ascoltarlo interpretato da Elisa Mazzoli (voce narrante) scorrendo tra le divertentissime illustrazioni; accompagnati da un piacevole sottofondo musicale è ancora possibile dare sfogo alla propria creatività disegnando o colorando le tue storie preferite. L’App permetterà in seguito di aggiungere tante nuove funzioni e contenuti extra presto in arrivo.
Un passo importante nella nuova era digitale da parte dell’editoriale calabrese, sempre più attenta alle esigenze del mercato e dei proprio lettori, anche di quelli più piccoli. Un piccolo traguardo raggiunto grazie al lavoro coordinato di Biblon e Coccole Books.
“La maestra è un capitano” è già disponibile per iPad ed iPad mini su Apple Appstore, e dal 15 al 25 gennaio sarà in vendita all’imperdibile prezzo promozionale di 1,79 Euro.

 

 

 

Giovanna M. Russo

Rizzo nominato direttore generale della S.u.a.

CATANZARO – Su proposta del Presidente Giuseppe Scopelliti, la Giunta Regionale della Calabria ha nominato il Generale dei Carabinieri Antonio Rizzo nuovo Direttore generale della S.u.a. (Stazione Unica Appaltante). Rizzo subentra al Commissario della Sua Salvatore Boemi.  Su proposta dell’Assessore al Personale Domenico Tallini, inoltre, e’ stata deliberata l’assegnazione dei sedici nuovi dirigenti regionali nei diversi Dipartimenti.

I primi nati del 2013 in Calabria

CATANZARO – E’ una bimba di Crotone, Raffaella Maria, la prima nata del 2013 in Calabria. La piccola, che pesa tre chili e 750 grammi ed e’ venuta alla luce nell’ospedale della citta’ due minuti dopo la mezzanotte, sta bene ed e’ gia’ con la sua mamma. A distanza di otto minuti, a mezzanotte e dieci, nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Pugliese-Ciaccio di Catanzaro, e’ nato Giuseppe che pesa tre chili e 630 grammi. All’una fiocco azzurro anche ai riuniti di Reggio.

In Calabria 10 feriti dai botti di Capodanno

CATANZARO- E’ di 10 feriti, di cui uno grave, il bilancio in Calabria dei festeggiamenti per Capodanno.
A Crotone 4 persone si sono recate in ospedale. Nel vibonese 3 feriti di cui un romeno che a San Costantino Calabro e’ stato raggiunto da un colpo di fucile vagante. Il giovane e’ in prognosi riservata. Gli altri 2 feriti sono minorenni di 8 e 13 anni. Nel reggino 2 feriti. A Praia a Mare, nel cosentino, un ragazzo di 14 anni ha subito l’amputazione di un dito di una mano.