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Sgominata “Dynasty” della droga a Castrovillari

img_2438CASTROVILLARI (CS) – Sgominata a Castrovillari una sorta di Dynasty della droga. I carabinieri del comando provinciale di Cosenza hanno eseguito diverse misure cautelari, in carcere e ai domiciliari. Le accuse sono di spaccio continuato di cocaina, hashish e marijuana.

img_2437Le indagini, condotte dalla compagnia carabinieri di Castrovillari, si sono sviluppate tra la fine dello scorso anno ed i primi mesi del 2016 ed hanno permesso di individuare un gruppo di parenti, due coppie, il suocero di una delle coppie e quattro donne, che avevano monopolizzato le attività di spaccio nella città del Pollino. I soggetti indagati sono in parte riconducibili alla famiglia degli zingari del cosentino. La droga veniva consegnata a domicilio, più o meno come una pizza. Bastava una telefonata per ordinare. La cocaina veniva indicata utilizzando strani termini, come “telefonino”. Se poi la qualità non era soddisfacente, il cliente si lamentava dicendo che “il telefonino non funzionava”. Le porte del carcere si sono aperte per Gianni e Fabio Bevilacqua e Rocco Madio. Agli arresti domiciliari Katiuscia Arena, Monica Madio, Luisa Bevilacqua e Caterina Pugliese.

Ponte sullo Stretto, Boldrini: «Non è priorità. Prima sicurezza territori»

RENDE (CS) – Dal presidente della Camera Boldrini, all’Unical per il convegno “Donne, Mezzogiorno, Europa” parte una frecciata al premier Matteo Renzi dopo l’annuncio di mettere nuovamente mano al progetto del Ponte sullo Stretto. «Il Ponte sullo Stretto non è una priorità in una Italia in cui il dissesto idrogeologico continua a fare enormi danni, in un’Italia in cui si muore di terremoto – afferma – Io penso che la nostra priorità sia quella di mettere in sicurezza i nostri cittadini, dopodiché c’è anche il resto però se dovessi io decidere come utilizzare le risorse sicuramente le utilizzerei per la messa in sicurezza del territorio». All’Università della Calabria la Boldrini ha consegnato una borsa di studio ad Alessia Tuselli, dottoranda di ricerca di Pizzo Calabro, che ha portato avanti uno studio di valutazione su “gender sensitive” in Calabria nello specifico programmi che mettono in atto sostegno e prevenzione contro la violenza di genere. «Sono felice perché una ragazza del sud, della provincia di Vibo Valentia, che ha fatto un percorso di studi sempre al sud, a Napoli, ha vinto la borsa di studio. So che è una determinata ad approfondire il tema. Le questioni di genere non sono secondarie – prosegue la Boldrini – Quando le donne lavorano la produttività aumenta e il fatto che al meridione pochissime donne lavorino, solo il 30% la metà della media europea, deve far capire che se non si investe sull’occupazione femminile non si rialza la testa. Qui siamo in una condizione di disuguaglianza nella disuguaglianza. Mi sembra giusto parlare a questi giovani, ragazzi e ragazze, ma specialmente rivolgermi alle ragazze perché penso che le donne abbiano un livello di competenza che deve tradursi anche in occupazione». Dalla questione di genere alla violenza sulle donne, il presidente Boldrini è una sorta di fiume in piena. «Sarò a Melito il 21 perché questa è una storia terribile, quella della bambina che è stata violentata per anni nel silenzio e nella paura di denunciare qualcuno che poteva danneggiare la famiglia e il figlio di un boss di ‘ndrangheta. Trovo doveroso per le Istituzioni stare accanto alle vittime ma anche accanto alle comunità che si ribellano. Mi boldriniauguro che sia una manifestazione molto partecipata che contribuisca a mettere all’angolo i violenti». Ci si sposta poi all’attualità. Il presidente della Camera prende posizione sull’annuncio del premier Matteo Renzi di mettere nuovamente mano al progetto del Ponte sullo Stretto. «Il Ponte sullo Stretto non è una priorità in una Italia in cui il dissesto idrogeologico continua a fare enormi danni, in un’Italia in cui si muore di terremoto – afferma – Io penso che la nostra priorità sia quella di mettere in sicurezza i nostri cittadini, dopodiché c’è anche il resto però se dovessi io decidere come utilizzare le risorse sicuramente le utilizzerei per la messa in sicurezza del territorio». Emozionata Alessia Tuselli, dottoranda di ricerca all’Università Federico II di Napoli, che non perde di vista i suoi obiettivi di studio: «Ho vinto con un progetto di valutazione su “gender sensitive” in Calabria, ovvero programmi che mettono in atto sostegno e prevenzione contro la violenza di genere. Con questo progetto avrò la possibilità di finanziare per nove mesi il mio progetto e sviluppare gli studi qui in Calabria. Sono felice di ricevere il premio dalla presidente Boldrini perché è stata la prima ad aprire un dialogo fattivo su questa tematica». La borsa di studio è stata finanziata con i proventi del libro “Lo sguardo lontano” scritto dal Presidente della Camera. Da segnalare un piccolo incidente diplomatico, quando il rettore Gino Crisci, nell’introdurre i lavori, ha letto un messaggio di Dorina Bianchi la quale si scusava per l’assenza della deputazione calabrese all’importante appuntamento. In realtà era assente la deputazione del Pd impegnata a Roma nella Direzione nazionale, mentre nell’Aula Magna erano presenti sia Jole Santelli che Roberto Occhiuto di Forza Italia, i quali però a quel punto, hanno preferito andarsene.

Francesco Pirillo

Charlie Hebdo al festival del fumetto di Cosenza

img_0013COSENZA – La vignetta sul sisma ad Amatrice pubblicata nel pieno dell’emergenza terremoto dal settimanale satirico parigino Charlie Hebdo non è stata capita dagli italiani ed è stata manipolata dai politici e per questo ha suscitato così tante polemiche. Non ha dubbi una delle redattrici del settimanale, Marika Bret. A Cosenza per partecipare al Festival del fumetto “Le strade del paesaggio”, la disegnatrice torna sulla vignetta e prova a spiegare il punto di vista del settimanale: «Gli italiani non hanno capito la vignetta su Amatrice. Quella vignetta attacca un tabù, il tabù della morte, e nessuno a prescindere dalla nazionalità accetta che si attacchi un tabù». Quando è uscita, nei primi giorni del settembre scorso, la vignetta ha suscitato un vespaio di polemiche. Quel disegno sotto il titolo “Sisma all’italiana” che raffigura tre “piatti” proposti, “Penne al pomodoro”, con un uomo insanguinato, “Penne gratinate”, con una donna ferita, e “Lasagne”, con diversi strati di detriti in luogo della pasta e i corpi delle vittime tra gli stessi strati, è stato come un pungo allo stomaco per molti italiani che hanno sommerso di critiche il settimanale via internet, costringendolo ad una seconda vignetta di precisazione nella quale uno dei feriti dice: “Italiani non è Charlie Hebdo che costruisce le vostre case, è la mafia!”. Ad amplificare la polemica, secondo la Bret, sarebbe stato anche il fatto che «alcuni politici sono entrati in questa questione non comprendendo le vere motivazioni. Purtroppo il sindaco di Amatrice è stato più preoccupato di un disegno, giudicato di cattivo gusto, che delle vittime del terremoto stesso». La Bret ha anche detto di aver «ricevuto numerose minacce» e che «tanti italiani hanno urlato “non mettete piede in Italia”, sia dopo la vignetta su Amatrice sia in vista della nostra partecipazione a questo evento a Cosenza». Una situazione «frutto di un contesto politico che ha manipolato la vignetta su Amatrice. Lo stesso contesto politico che non era favorevole al nostro arrivo in Italia». Dopo le parole della Bret, in serata arriva la sferzante riposta di Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, la cui amministrazione ha presentato una querela contro Charlie Hebdo: «Per la prima volta nella loro storia hanno fatto satira».

Un morto e un ferito in un incidente stradale

MAMMOLA (RC) – Una donna, Maria D’Agostino di 40 anni è morta ed una persona è rimasta ferita in un incidente stradale verificatosi lungo la statale 682 Jonio-Tirreno, nel comune di Mammola. La vittima era a bordo di un’auto che, per cause in corso di accertamento, si è scontrata contro un mezzo pesante. Sul posto gli operatori del 118, il personale Anas e le forze dell’ordine. L’arteria è rimasta chiusa al traffico per diverse ore per consentire la rimozione dei mezzi incidentati. (Foto di repertorio)

Ragazza 22enne uccide la madre, causa scatenante la solitudine

7_2016_10_07_20161007_0220-jpgCROTONE – «Lacera il cuore parlare di una tragedia familiare che ha coinvolto una ragazza di 22 anni, che va considerata vittima come la madre. Una vicenda che, sotto il profilo della causa scatenante, trova le sue radici nella solitudine. Una solitudine che può portare anche a gesti estremi». Lo ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, colonnello Salvatore Gagliano, incontrando i giornalisti per riferire i particolari dell’arresto di Federica Manica, la giovane di 22 anni che ha ucciso la madre, Giovanna Salerno, di 48 anni, soffocandola con un sacchetto di plastica. La giovane omicida, dopo l’arresto, è stata portata nell’ospedale di Crotone dove adesso si trova piantonata nel reparto di psichiatria. «La tragedia – ha aggiunto l’ufficiale – si è consumata in una famiglia normalissima che non ha fatto mai parlare di sè ed in cui tra le due donne, madre figlia, esisteva un rapporto simbiotico. Tanto che Federica Manica, diplomata da un anno e mezzo, aveva di deciso di rimanere a casa accanto alla madre, affetta da una patologia importante ma non terminale, e, per giunta, senza chiedere aiuto a nessuno. Una tragedia della solitudine accentuata da un’ulteriore circostanza: Giovanna Salerno usciva raramente da casa e la figlia ancor meno».

Dimissioni Sgarbi, Occhiuto: «Continueremo a lavorare insieme»

COSENZA – «Per il centro storico stiamo lavorando molto bene su progetti di lungo respiro e continueremo a farlo insieme. Il contributo dell’assessore Vittorio Sgarbi è importante in questa fase, e può essere determinante per il centro storico in una prospettiva di concreto rilancio». Nessun commiato, al momento, tra il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto ed il suo delegato alla parte antica di Cosenza. Occhiuto tiene a precisare alcuni passaggi in merito alle dichiarazioni sui social network delle dimissioni paventate dal critico d’arte. «In virtù di questa premessa sulla nostra collaborazione – aggiunge – invito Sgarbi a restare in Giunta. Certo, se qualcuno pensa che il ruolo che intendevo per il professor Sgarbi potesse essere quello di occuparsi delle buche e della rottura delle reti fognarie nel Centro storico, ha sbagliato i termini del confronto. Lo ribadisco: Vittorio Sgarbi sta lavorando efficacemente su progetti lungimiranti sui quali realmente e concretamente potrà esserci una prospettiva di valorizzazione e di rilancio del nostro centro storico. Colgo l’occasione per ringraziarlo dell’ottimo lavoro che sta svolgendo in termini di idee e di programmazione, oltre che di promozione».

Soffoca e uccide la madre con una busta di plastica

CROTONE – Non ha ancora una spiegazione, ma potrebbe nascondere un movente legato in qualche modo alle condizioni di salute della vittima, gravemente malata da tempo, l’omicidio di Giovanna Salerno, di 48 anni, uccisa nel tardo pomeriggio di oggi a Crotone dalla figlia ventiduenne, Federica Manica. L’omicidio è accaduto a “Poggio Pudano”, quartiere popolare della città. Al momento dell’omicidio Federica Manica e la madre erano sole in casa. La ragazza, secondo una prima ricostruzione, avrebbe preso un sacchetto di plastica e l’avrebbe infilato in testa della madre, che era adagiata sul letto, soffocandola. Ad avvertire i carabinieri di quanto era accaduto è stato il marito della vittima, cui la giovane, quando l’uomo ha fatto rientro a casa, ha rivelato l’omicidio. Sul corpo di Giovanna  Salerno non sarebbero state trovate tracce di violenza, segno che la donna non avrebbe opposto alcuna resistenza alla figlia. Il quadro investigativo che si delinea, dunque, anche se al momento manca una conferma da parte degli investigatori, è quello secondo cui Federica Manica, figlia unica, diplomata ed in cerca di prima occupazione, potrebbe avere ucciso la madre, affetta da un male incurabile, per porre fine alle sofferenze della donna. La ragazza è stata fermata dai carabinieri della Compagnia di Crotone e condotta in caserma, dove è stata interrogata dal pm della Procura di Crotone, Luisiana Di Vittorio, titolare dell’ inchiesta sull’omicidio. Federica Manica, in stato di choc ed in preda ad una forte agitazione, non avrebbe fornito una spiegazione chiara in merito al movente dell’omicidio, pronunciando frasi sconnesse. Proprio a causa delle sue condizioni di salute, il magistrato ne ha disposto, almeno temporaneamente, il ricovero nel reparto di psichiatria, in attesa di poter disporre di un quadro più chiaro sul movente e le modalità dell’omicidio. Dalle indagini, comunque, non è emerso che all’interno della famiglia Manica ci fosse una situazione particolare. Ma, al contempo, non si esclude che la giovane, a causa delle gravi condizioni di salute in cui versava la madre, che soffriva anche, a causa della sua patologia, di un forte stato depressivo, avesse accumulato uno stato di tensione tale da culminare nell’omicidio di oggi pomeriggio. Saranno le indagini dei carabinieri della Compagnia di Crotone a mettere a fuoco quanto è accaduto. Per il momento, quello che si intravede dietro la vicenda, è il dramma che può vivere una famiglia, con le conseguenze che possono derivarne, di fronte all’ineluttabilità di un male incurabile che può colpire uno dei suoi componenti.

‘ndrangheta, confiscati beni e terreni per 217 milioni a imprenditore

REGGIO CALABRIA – Conduceva i suoi affari «in totale dipendenza delle scelte, alleanze ed interessi del clan Morabito di Africo a cui faceva riferimento» l’imprenditore Antonio Cuppari, attualmente ai domiciliari, al quale stamani la Guardia di Finanza ha confiscato beni per 217 milioni di euro. E’ quanto emerso nel corso delle indagini condotte nell’ambito del processo Metropolis e dell’operazione Mariage 2 che, secondo gli investigatori, confermano la natura mafiosa dell’impresa Rdv avviata da Cuppari nel 2006. Per gli investigatori, il clan Morabito «deteneva di fatto la sua golden share, ossia una quota occulta di potere decisionale e di controllo sull’investimento del sodale al cui servizio aveva messo a disposizione in momenti nevralgici della vita dell’impresa (dall’avvio, all’affermazione e crescita sul mercato) gli strumenti tipici di cui disponeva l’organizzazione criminale ossia la violenza, l’assoggettamento e l’omertà, ma anche il prestigio per concludere gli affari più facilmente derivante dalla forza intimidatoria». A Cuppari i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico di Roma hanno notificato anche la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per 3 anni. La confisca rappresenta l’epilogo di una indagine svolta in sinergia dal Nucleo di polizia tributaria-Gico di Reggio Calabria, dallo Scico e dal Gruppo di Locri, che avrebbe permesso di accertare un’ingiustificata discordanza tra il reddito dichiarato e il patrimonio direttamente o indirettamente a disposizione dell’imprenditore. L’imprenditore, arrestato con l’accusa di associazione mafiosa nel 2013, quest’anno è stato condannato a 10 anni di reclusione. Secondo l’accusa, Cuppari, «con la dote del vangelo e ruolo di partecipe del locale operante in Africo Nuovo» avrebbe fornito «un costante contributo all’operatività dell’associazione» nel commettere delitti «in materia di armi, esplosivi e munizionamento, contro il patrimonio, la vita, l’incolumità individuale, commercio di sostanze stupefacenti, estorsione, usure, furti, abusivo esercizio di attività finanziaria, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche». Inoltre avrebbe utilizzato i proventi delle attività delittuose commesse dall’associazione «per finanziare le attività economiche di cui gli associati intendevano assumere e/o mantenere il controllo» ossia «nella costituzione della società Rdv titolare del permesso a costruire per il complesso il Gioiello del Mare e per la costruzione del complesso stesso». Nel 2014 all’imprenditore erano stati sequestrati beni per 419 milioni euro. Stamani gli sono stati confiscati, tra l’altro, il capitale sociale ed il patrimonio aziendale delle società “La Rosa dei Venti”, “Rdv” e delle partecipate da quest’ultima “Veco costruzioni”, “F. & C.”, un immobile. L’amministrazione delle società sarà affidata all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

‘ndrangheta, arrestato a Bovalino il boss Antonio Pelle

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BOVALINO (RC) – Antonio Pelle, 54 anni, detto “vancheddu” ma conosciuto come la “mamma”, ritenuto il capo dell’omonima cosca di San Luca, è stato arrestato dalla squadra mobile di Reggio Calabria. Era latitante dal 2011 quando fuggì dall’ospedale di Locri. Deve scontare una condanna a 20 anni di reclusione. Il suo nome era nell’elenco dei 100 ricercati più pericolosi e stava per essere inserito nei primi 10. E’ stato trovato in un bunker sotterraneo a Bovalino dal quale si accedeva da una intercapedine tra stanze di casa sua. Un nascondiglio realizzato con estrema cura, tanto che gli agenti della squadra mobile reggina hanno impiegato diverse ore per individuarlo.

Antonio Pelle, il boss di San Luca, è ritenuto il capo indiscusso della cosca omonima che, federata con quella dei Vottari, ha dato vita alla sanguinosa faida di San Luca culminata con la strage di Duisburg del Ferragosto 2007. Pelle era stato arrestato una prima volta il 16 ottobre del 2008 sempre della squadra mobile di Reggio Calabria e del SCO dopo un anno di latitanza. Anche in quella occasione, il boss fu sorpreso all’interno di un bunker super-tecnologico realizzato in un capannone in costruzione nelle campagne di Ardore Marina: un vero e proprio mini appartamento con tre stanze, una camera da letto,  un bagno, una cucina. All’interno c’era anche un settore dove fu trovata una mini piantagione di canapa indiana. Il boss era ricercato per un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta della Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione Fehida condotta contro gli affiliati alle cosche Pelle-Vottari e Nirta Strangio, protagoniste di una sanguinosa faida culminata nella strage di Duisburg del Ferragosto 2007 in cui furono uccise sei persone ritenute dagli inquirenti affiliate proprio ai Pelle-Vottari. Pelle, condannato per associazione mafiosa, è comunque ritenuto dagli investigatori «il capo di quello schieramento che ha portato all’omicidio di Maria Strangio nel Natale del 2007 e che ha suscitato la reazione delle cosche opposte culminata con la strage di Duisburg». Dagli atti dell’inchiesta sulla strage di Duisburg, infatti, è emerso che una delle vittime di Ferragosto, Marco Marmo, si era recato in Germania per procurare un furgone blindato ed un fucile di precisione che gli erano stati chiesti dalla “mamma”, il nomignolo col quale gli affiliati indicavano Pelle. Il mezzo e le armi dovevano servire per uccidere Giovanni Luca Nirta, capo dell’omonima famiglia e marito di Maria Strangio, uccisa per errore nella strage di Natale a San Luca.

I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11,30 nella Questura di Reggio Calabria alla quale parteciperà il capo della Dda reggina Federico Cafiero de Raho, il questore Raffaele Grassi e gli investigatori.