Archivi tag: teatro dell’acquario

Prima da sold out. “Foraffascinu”

belzebù matrimonioFamiglia di Umberto“COSENZA(CS)-È calato il sipario (e anche il silenzio) sul “Teatro dell’Acquario” di Cosenza. Ieri sera è andata in scena la prima di “Foraffascinu-prova a dire ‘cuddruriaddru’ ” commedia ideata e scritta da Sergio Crocco. Un sold out annunciato dopo il  successo di “Conzativicci” opera prima con alle spalle 31 repliche in tutta Italia. Un trepidante Sergio Crocco è salito sul palco chiedendo ai presenti di mettere da parte “Conzativicci” per fare spazio alla nuova commedia dedicata a Piero Ronco, Giancarlo Aloe e Gigi Marulla. Un cast rinnovato e personaggi veri e inventati hanno creato un mix esplosivo che ha tenuto incollati alle sedie per tre ore il vasto pubblico. Che cosa è il “foraffascinu”, chi necessita di questa pratica? Cosenza, 1 ottobre 2034 ore 15,30. La città è deserta,in giro non si odono voci né rumori,allo stadio “Gigi Marulla” si gioca Cosenza-Juventus. A rompere il silenzio di una tranquilla domenica sono le urla della signora Stozzi contro il figlio Umberto macchiatosi di una colpa gravissima che getta vergogna e scompiglio sull’intera città bruzia: ad Umberto non piacciono i cuddruriaddri. Da qui una serie di visite alle magare deputate di levare il malocchio al povero Umberto, viaggi negli inferi abitati da un Belzebù sui generis vittima di desideri carnali e di gola, un matrimonio “sanatore” con l’avvenente Jennifer Spitazzi e poi l’epilogo, l’happy ending di una commedia dal riso facile e dalla morale insita: ad Umberto in realtà i cuddruriaddri sono sempre piaciuti. Un cast variegato di quaranta elementi ha messo in scena una commedia dalla comicità esilarante fatta di battute e di dialoghi completamente scritti e recitati dialetto cosentino. Gli attori coinvolgenti sono stati i veri punti di forza: eccellenti Belzebù (interpretato da Roberto Giacomantonio) e Umberto Stozzi(Antonio Filippelli), bravissimo Davide Carpino nei panni del parroco dall’occhio lungo che lancia continue avances alle testimoni dello sposo e alla sposa. Una serata riuscita, una commedia foriera di un messaggio di solidarietà attuale oggi più che mai: così come ogni cuddruriaddru è diverso dall’altro, anche il mondo è popolato da persone diverse e speciali.È necessario fare della diversità un punto di forza.Sempre.

Rita Pellicori

Ph Alessandro Artuso

NexTv: E’ la volta degli “autori”

salvati e rubinoIl progetto di NexTv va avanti senza sosta e arriva al cuore della televisione. Questa volta, i prossimi ospiti degli incontri organizzati dal manager delle star Lucio Presta, impegnato, insieme al Teatro dell’Acquario e dell’Associazione Amo Cosenza a rintracciare, tra i giovani cosentini,  i potenziali protagonisti del domani nel mondo della televisione, saranno due noti autori del piccolo schermo:Sergio Rubino e Marco Salvati.

Autore di tutti i programmi di Paolo Bonolis e di programmi di successo come “Panariello non esiste”, Rubino vanta nella sua carriera collaborazioni con Serena Dandini, Pippo Baudo, Fabio Fazio, Fiorello, Elio e le Storie Tese. Di recente ha esordito come regista con il lungometraggio “Malaterra”, insieme a Ambrogio Crespi, con musiche di Gigi D’Alessio.

Marco Salvati, invece, è partito come autore di sigle televisive: da Discoring, nel 1987, a“La Notte Vola”, Odiens, “Liberi Liberi” e “Voci” di Buona Domenica, “Trenta Ore per la vita” e molte altre. Come autore televisivo, vanta nel suo portfolio“Trenta Ore per la Vita”, due edizioni di “Note di Natale”, “Uno di noi” (varietà del sabato sera con Morandi, Cuccarini e Cortellesi), “Scommettiamo Che?”, “L’anno che verrà”, due edizioni di “Domenica In” e due di “Buona Domenica”, tre edizioni del reality “La Talpa” di cui è stato uno degli ideatori, tre edizioni del Festival di Sanremo. Attualmente collabora con Paolo Bonolis (Festival di Sanremo, Chi ha incastrato Peter Pan, Ciao Darwin). Entrambi, noti al grande pubblico per il loro attivo contributo al programma  di grande successo”Avanti un Altro”.

Un nuovo importante appuntamento, sabato 17ottobre dalle 14.30 alle 17.00,che darà modo, a quanti davvero sognano un futuro nel mondo dello spettacolo, di apprendere trucchi e segreti del mestiere, soddisfacendo curiosità e dubbi. Per tutti coloro che desiderano prenotarsi, le modalità restano le medesime: contattare la segreteria del teatro dell’Acquario allo 0984 73125, numero attivo tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.

Lia Giannini

 

Salvo Sottile a NexTv: “Al di là della panchina”

ss

E’ il nuovo volto “più amato” dagli italiani. O forse, sarebbe meglio dire, dalle italiane. Meglio ancora se adulte e affezionate di cronaca nera. Sarà per quell’atteggiamento un po’ da figo che non lo abbandona mai, per il profondo legame con le giacche e le camicie scure, per quello sguardo un po’ accigliato o semplicemente per la voce impostata che ha il potere di raccontarti tutto e il suo esatto contrario.

Il nome in questione è quello di Salvo Sottile, giornalista, reduce dalla vincente conduzione con Eleonora Daniele de “l’Estate in Diretta” e presto al timone di “Domenica In” insieme alla veterana Paola Perego. E’ lui, l’illustre ospite che Lucio Presta ha scelto di far conoscere ai “suoi” ragazzi di NexTv, l’ormai puntuale appuntamento cosentino del famoso manager televisivo con i giovani della provincia calabrese, tra i 17 e i 30 anni. Lo scorso venerdì, un nuovo, interessante incontro si è tenuto al teatro dell’Acquario. E questa volta, ad incantare la platea, un professionista dei media: Salvo Sottile.  Uno di quelli a cui la vita ha concesso la fortuna (o sfortuna) di avere in eredità un mestiere, figlio del grande giornalista e scrittore siciliano Giuseppe Sottile. Per lui, la parola “Sud” sembra non aver mai rappresentato un intralcio. La sua carriera inizia giovanissimo, a soli 19 anni ed è già in salita. Dopo anni passati nella redazione del tg5,  a raccontare crude realtà come quella di Falcone e di Borsellino prima, dell’11 settembre e dell’ Afghanistan dopo, Salvo decide, con coraggio, di rinunciare ad “un posto in cui hanno imparato a darti per scontato” per fare altro. Commette degli errori, si interroga sulla sua vita, scrive anche un libro “Cruel”  nel quale rivive uno dei momenti più difficili, e forse per questo più importanti della sua vita, quello, metaforicamente definito, della “panchina”.

Ma la panchina, si sa, come sottolinea Presta, è destinata a finire presto per chi, da bravo talento, riesce a sfoderare un ecletticità non indifferente e a rischiare, coraggiosamente, le proprie certezze per nuove sfide. Salvo Sottile cambia volto, inizia a sorridere di più, diventa ironico e anche un po’ sfacciato. Alle interessatissime domande dei giovani del teatro dell’Acquario, risponde con profondità, ricordando quanto sia importante, al giorno d’oggi, rinnovarsi, mettersi in gioco di continuo, avere il coraggio di cambiare. Qualcuno lo provoca, gli domanda se realmente il suo successo gli appartenga o, al contrario, possa derivare da “altri” fattori. Ma anche lì, Sottile, che è uno che di cultura e di fermezza sembra averne da vendere, non si scompone mai e autoironicamente,  rimbalza la palla al maestro, Lucio Presta.Ph Max Montingelli©sgp

L’incontro si conclude dopo tre ore. Tra racconti, scambi di battute e consigli professionali. L’ormai noto conduttore, parla di passioni, di nuove frontiere, del mondo del web che ha cancellato le orme al giornalismo tradizionale. Ha imparato a non innamorarsi troppo delle cose che racconta nonostante sia innegabilmente convinto che difficilmente, un giornalista, sia davvero “maestro” della verità. Il suo è un passato importante, le sue esperienze lo hanno reso “qualcuno” e questo si percepisce anche se  è ancora molto giovane. Tuttavia ciò che rimane della sua testimonianza, è che qualsiasi cosa si faccia, indipendentemente dall’età e dal numero di esperienze importanti, bisogna non fermarsi mai, sapersi reinventare, seguire le strade del cuore, facendosi, perché no, razionalmente guidare da chi alle strade dell’istinto, unisce inevitabilmente quelle della ragione e dell’esperienza. Magari, perché no, da uno che di nome fa Lucio Presta.

Lia Giannini

 

VIDEO/Musica in scena all’Acquario con Synapsis Chamber Orchestra e l’associazione Zagreus

Riproponiamo una parte del concerto eseguito da Synapsis Chamber Orchestra presso il teatro dell’Acquario a Cosenza. La serata è stata organizzata dall’associazione Zagreus, rappresentata da Maria Scalese, in collaborazione con la stessa orchestra. OperAct, la contemporaneità in atto, ha portato in scena Beethoven, Gershwin e una prima nazionale di Pelecis .

 

 

Romanticismo e contemporaneità, il tema della prima di quattro serate-dittici in cui saranno messi a confronto compositori contemporanei insieme a registi, maestri di musica e direttori d’orchestra.

L’orchestra è composta da diciannove elementi tra cui flauti: Valentina Marchese e Roberta Zirilli; clarinetti: Mariagaia Di Tommaso e Stefano Avolicino; oboe: Ludovico Bozzafra Siciliano; fagotti: Davide Acciardi e Daniele Costanzo; corni: Andrea Di Stasi e Lorenzo Patella; tromba: Giuseppe Pugliano; percussioni: Gianfranco Esposito; violini: Manuel Arilia (spalla), Teresa Giordano, Francesca Santoro, Chiara Maiorano; viole: Francesca Manoccio e Domenico Scicchitano; violoncelli: Alessandra Ciniglia e Antonio Pellegrino; tre pianisti: Giovanni Battista Romano, Danilo Blaiotta e Andrea Bosa che hanno suonato alternativamente, oltre il direttore Marco Gatto.

Cittadino migrante, non più Straniero

stranieroCOSENZA – Pochi ma chiari elementi quelli analizzati nel corso dell’incontro “Straniero chi? L’Italia sono anch’io. Seconde generazioni: il volto dell’Italia che c’è e che verrà” tenutosi presso il Teatro dell’Acquario in preparazione di InMensamente… Fiera.

Cittadinanza la parola maggiormente declinata da Anna Maria Donnarumma, presidente della Ong Pro.DO.C.S, che ha focalizzato il suo intervento principalmente sugli aspetti giuridici e di principio che accompagnano o dovrebbero accompagnare l’utilizzo di tale concetto.

Riferimento d’obbligo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Carta nata sull’onda dell’indignazione per le atrocità dei conflitti mondiali, scaturita da un lungo periodo di confronto e dibattito tra le nazioni. Principi inderogabili e inalienabili ripresi in seguito da molte Costituzioni nazionali. Principi in capo a qualsiasi essere umano, di cui troppo spesso ci si dimentica. È il caso, ad esempio, degli articoli 13 e 15 secondo cui ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato; ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese; ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.

Dall’assunto che ogni persona è portatrice di diritti, discende automaticamente che ogni persona è cittadino, a prescindere dalla specificità nazionale di nascita e di appartenenza. E se ogni persona è cittadino, non esiste più straniero.Donnarumma

Affermazioni che sembrano utopie, parole che disegnano visioni, se non fossero accompagnate da precisi riferimenti normativi. Il buon diritto dunque esiste, il problema risiede semmai nella sua mancata applicazione. Una responsabilità pesante dello Stato – e degli Stati – che apre strade facili alla paura, al razzismo, alla xenofobia. La responsabilità di una politica che non si muove più a servizio dei cittadini e del bene comune, seguendo logiche di dialogo e pacifica convivenza, ma che si piega al mercato e al gioco sporco degli interessi. Una responsabilità che investe anche l’ambito culturale che tende ad assuefarsi ad un pensiero dominante distorto e fautore di disparità.

I fenomeni migratori hanno sempre accompagnato lo sviluppo delle civiltà e delle popolazioni, fin dai tempi della preistoria. La Dichiarazione Universale stessa sancisce, tra gli altri, il diritto alla libertà di movimento. Perché allora oggi fa così paura? Perché ci sono cittadini di serie A che possono spostarsi tranquillamente e altri invece di serie B che nel viaggio spesso trovano la morte?

L’accoglienza diventa l’antidoto alla paura e alla violenza. Superando le soluzioni dettate dall’emotività del momento e di natura puramente soggettiva, le risposte si rintracciano negli stessi strumenti giuridici: la cittadinanza di residenza ad esempio potrebbe essere una efficace dispositivo per l’integrazione e la coesione sociale.

Una convivenza possibile che, a pensarci bene, è già realtà: il multiculturalismo è la fotografia delle nostre città. E le nuove generazioni sono l’espressione migliore della ricchezza che può scaturire dalla contaminazione. Appartenenze diverse, ma non altre.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

“La merda”, ritratto di un’Italia ritratta troppe volte

Teatro dell’acquario, sabato 5 gennaio 2015: ad attendere con trepidazione che le tende si aprissero, una torma di astanti mossa in percentuale variabile dalla pruriginosa speranza di vedere qualcosa di  brutalmente volgare e/o dall’auspicio che tutti i riconoscimenti inanellati dall’opera in questione potessero risultare nella visione di un capolavoro. A fine spettacolo, nessuna delle due “ragioni motrici” si vedrà saziata. Silvia Gallerano è un’attrice incredibile, e questo è il primo fatto. Dirompente, poliedrica, divertente fino al riso sguaiato ed annichilente come una folata di gelo inatteso. Ed è alla sua incredibile presenza che “La Merda”, monologo a firma di Cristian Ceresoli, deve tutto. Il testo dello spettacolo viene vivificato dal miliare talento della performer, che ne ipertrofizza i germogli positivi da un lato e riesce quasi, dall’altro, a spostare l’attenzione dal secondo fatto che, nel resoconto di questo spettatore, emerge prepotente: il testo non è poi così originale. A “succedere”, in scena, è la vita di una donnetta schiacciata dal pressing della società: ad assillarla, fiaccarla, trascinarla verso la follia c’è una fisicità sbagliata per quelli che sono i canoni della SOCIETA’, accompagnata  dall’affannosa ricerca del consenso e della fama, obiettivi falsati ed imposti dalla SOCIETA’, da una SOCIETA’ in cui l’uomo svetta ancora su una sottomessa figura femminile. La donna passa in rassegna ricordi d’infanzia (alludendo reiteratamente alla figura del padre ed al corollario di rimandi al patriottismo ed alla resistenza da quest’ultimo irradiati), esperienze sessuali  solo marginalmente consensuali, provini andati male e cosce troppo grosse.  Alla fine d’ogni atto la protagonista non vedrà altra soluzione che quella di ingurgitare, di volta in volta, l’elemento che la perturba e ossessiona, le cosce, i cazzi, ed infine l’Italia: la nostra protagonista dichiara trionfante di volerli ingurgitare per poi defecarli, e dunque rimangiarli. Il tutto, e per tutto il tempo, nuda su di uno sgabello particolarmente grande ( a volerne rimarcare l’auto inflitta etichetta di “donna piccola”). L’atto coprofago come metafora di un popolo che ingolla tutto ciò che la propria nazione corrotta gli propina, facendoselo star bene, abituandosi per aderire ad una corale e lobotomizzata idea di bellezza, grandezza, giustizia. La domanda che sovviene è, però, la seguente: non è diventato dicotomico, ad oggi, voler credere che messaggi di questo tipo possano rappresentare un elemento di rottura, un colpo reale ai punti molli delle coscienze? No, non più. Il testo è composito, segue spedito la propria linea, ed oltre che dal lavoro dall’attrice è illuminato anche da certi passaggi ironici innegabilmente trascinanti. Di fondo, però, rimane la sensazione insinuante che afferire ad un palmares tale di stereotipi (reali, concreti, esistenti) sia lungi dall’essere originale. Certo, l’attrice e nuda e di tanto in tanto si parla di inghiottire merda. Ma può bastare? Il substrato di estremismo  visivo-verbale si lascia trapassare facilmente, e a rimanere nuda non è più la Gallerano, ma il testo stesso: un testo ben lungi dall’essere brutto, intendiamoci, ma altrettante spanne lontano dal poter essere rilevante. Quello che afferma non è sbagliato, ma non è nuovo né tantomeno urgente. Certo, quella di cui nello spettacolo si parla è un’opzione, ma non è la sola e comunque è di certo la più eviscerata. Questo spettacolo a tratti travestito da ritratto intimo vuole in vero incarnare per poi vilipendere non una storia, una vita , ma tutta un’Italietta mono-ossessiva e gretta. E l’Italia, con la sua televisione prostituta e “sciacalla” e la sua classe politica caricaturale in pole position, riesce ogni giorno ad auto infliggersi una critica molto più genuina e ficcante di quella operata da “La merda”. E, ancora una volta, qui non si afferma che questo tipo d’Italia non esista; ma riportarla in scena, descriverla nuovamente, ribadirla ed estenderla con veemente acrimonia può davvero essere considerato originale? La “soluzione finale” che la protagonista identifica nell’ingurgitare e defecare, per lo spettatore a fine spettacolo sembra risiedere invece nell’emesi: la voglia di vomitare fuori un altro roboante numero di slogan, di circoscrizioni geografico-morali e di postulati per poi aspettare, vuoti e ricettivi, qualcosa di davvero interessante.

Salvatore Perri

Paolo Bonolis al Teatro dell’Acquario

COSENZA –

Si chiama “Nexttv, la tv vista a teatro”ed è una visione sul futuro della televisione. È  il progetto che l’associazione AmoCosenza e il Teatro dell’Acquario hanno preparato per offrire ai giovani talenti cosentini un’occasione unica per affacciarsi nel mondo dello spettacolo. Non solo nel ruolo della partecipazione ad una trasmissione televisiva, ma soprattutto in quello del lungo lavoro fatto di professionisti che, spesso rimangono dietro le quinte, ma che rappresentano l’anima, la testa e le gambe sulle quali si costruisce un prodotto di successo.

Per indagare a fondo i meccanismi e i mestieri che ruotano attorno alla macchina televisiva, il fondatore di AmoCosenza Lucio Presta, manager di successo delle star televisive, insieme al direttore del Centro Rat Teatro dell’Acquario Antonello Antonante, proporrà un corso di alta formazione, totalmente gratuito, rivolto a 160 ragazzi dai 17 ai 30 anni.

Il primo, illustre protagonista degli incontri sarà Paolo Bonolis, che terrà la sua lezione il 7 febbraio, al teatro dell’Acquario, dalle ore 14 alle 17:30.

Il presentatore televisivo condividerà la sua esperienza professionale e soddisferà le curiosità dei corsisti nel corso di un’intensa giornata. Il progetto “Nexttv, grazie ai docenti altamente qualificati, servirà a capire come si arriva ad essere considerati bravi realizzatori di prodotti televisivi, cosa c’è dietro la magia della televisione, quanto lavoro e fatica ci vuole per realizzare un prodotto televisivo e quali sono le figure principali che girano intorno al mondo incantato della “finzione”. Il corso sarà anche un modo per capire come si realizza  un format televisivo ex novo dall’ideazione, alla realizzazione e alla messa in onda.

Paolo Bonolis sarà dunque il primo professionista che arriverà a Cosenza, ma il progetto prevede in tutto quindici incontri, con grandi nomi del settore che saranno svelati di volta in volta: personaggi dello spettacolo ma anche registi e autori. I seminari, rigorosamente a numero chiuso, mirano  ad informare sulle  figure professionali che possano rispondere alle attuali esigenze delle imprese televisive, in un mercato in rapida trasformazione segnato dai processi  di  digitalizzazione  e  di  convergenza. Gli incontri con le professionalità rappresenteranno una guida che accompagnerà i giovani  interessati nel fantastico viaggio del mondo televisivo, sottolineandone le potenzialità linguistiche ed espressive. In un panorama televisivo che cambia continuamente, da qui il titolo “Nexttv”, un professionista che voglia lavorare nella “macchina” dell’industria televisiva deve essere in grado di conoscere approfonditamente i processi chiave della realizzazione e gestione del prodotto televisivo, della sua programmazione e comunicazione.

Le capacità su cui si intende focalizzare l’attenzione sono in particolare: la comprensione, la pianificazione, e la gestione delle principali dinamiche della produzione e della distribuzione televisiva (acquisizioni e diritti; produzioni; analisi dello scenario e del contesto competitivo; adattamento di format internazionali; la tv  del futuro su internet). Il programma dei corsi prevede, oltre agli incontri e alle testimonianze da parte di protagonisti di primo piano dell’industria televisiva, anche uno stage in aziende operanti nel settore televisivo e una prova finale, con lo sviluppo di un progetto a partire dalle lezioni e dall’esperienza di stage.

Per prenotarsi al corso, basterà telefonare alla segreteria del Teatro dell’Acquario al numero 0984 – 73125 dalla ore 10 alle ore 13 e dalle ore 16 alle ore 19. Unico requisito l’età, che deve essere compresa tra i 17 e i 30 anni.

Il coraggio di Felicia Impastato apre la stagione dell’Acquario

COSENZA – Per una sera non si dice “Peppino Impostato figlio di Felicia” ma è Felicia Impastato ad essere la madre di Peppino. Per una sera cambia l’accento della relazione e la madre assume il ruolo di protagonista. Per una sera Felicia Bartolotta (sposata Impastato) diventa la madre di tutti.

È Lucia Sardo, interprete de “I Cento passi” di Marco Tullio Giordana, a presentarne la storia e la figura ne “La madre dei ragazzi” di Marcello Cappelli, spettacolo di apertura della stagione del Teatro dell’Acquario. Arriva dal lato opposto al palco e attraversa tutta la platea in una sorta di danza beneaugurante. Scaccia la confusione della quotidianità, allontana le forze negative del mondo, quasi a voler costruire un’atmosfera protetta che possa favorire la giusta attenzione per conoscere Felicia nel profondo.

Ciò che passa dalle parole e dai filmati originali è l’immagine di una donna che non ha paura, che ha saputo trasformare il dolore lacerante per la perdita del figlio in ostinata ricerca della giustizia e della verità. Una donna come tante che si incontrano nei vicoli dei paesi del sud, che dalla sua fragilità e dalla sua semplicità ha saputo tirare fuori una forza invincibile e trascinante. È diventata un simbolo senza volerlo, un punto di riferimento importante ed incrollabile. In un territorio e in un contesto storico-culturale come quello di Cinisi non si piega, nonostante i consigli di amici e parenti, non abbassa mai la testa. Intuisce i pericoli che minacciano il figlio nella sua attività, ma non rinuncia ad esporsi nel momento in cui c’è da difenderne la memoria. È la prima donna in Italia a costituirsi parte civile in un processo di mafia. Una battaglia lunga e difficile che si conclude con la condanna di Badalamenti e l’immagine del dito puntato di Felicia 22 anni dopo la morte di Peppino. 22 anni in cui lei non si è mai arresa, anzi ha saputo tessere le fila di una trama di memoria che ancora oggi porta a Cinisi numerosi giovani curiosi di conoscere il coraggio che si cela dietro questa storia e assetati della stessa sete di giustizia. “La mafia non si sconfigge con le pistole – ripeteva spesso – ma con la cultura”.

Si commuove Lucia nel vedere il volto di Felicia proiettato sullo sfondo e nel sentire la sua voce. E si percepisce che non è un nodo alla gola da copione, ma un’emozione sincera che supera la finzione per rivelare l’empatia profonda di chi ha avuto l’occasione di conoscerla. “Accoglieva tutti – racconta l’attrice – proprio come una madre”.

Qualcuno si ferma oltre la fine spettacolo: chi per volerne sapere di più, chi per condividere le sensazioni provate, chi per catturare ancora qualche frammento della bellezza di questa figura, chi forse per non perdere quella magica protezione che è scesa in sala all’inizio. Rimane negli occhi il volto minuto di Felicia, nel cuore il suo semplice coraggio di madre, nelle mani un garofano rosso simbolo del suo legame con Peppino.

Mariacristiana Guglielmelli

Uso responsabile e sociale del denaro: MAG in Calabria

COSENZA – Il cammino verso la costruzione di una MAG (Mutua di Autogestione) in Calabria, avviato la scorsa primavera, ha segnato un’altra tappa importante, al teatro dell’Acquario, con la presentazione del libro “Dobbiamo restituire fiducia ai mercati. (Falso!)” di Andrea Baranes.

Presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica e coordinatore della campagna Sbilanciamoci! Baranes è una voce conosciuta e competente rispetto ai temi della finanza etica. Nel corso del dibattito ha saputo guidato per mano i presenti nei meandri degli stereotipi e dei falsi miti del mondo finanziario con chiarezza e semplicità, smontando un pezzo alla volta le convinzioni che ci stanno inculcando rispetto alla crisi economica che stiamo attraversando e alla necessità dei continui sacrifici che ci stanno imponendo.

“È l’Europa che lo chiede” è diventato il ritornello della nostra quotidianità, un tenace baluardo nelle dichiarazioni dei politici di turno. Parole a cui pian piano ci stiamo assuefacendo e che riescono ormai a convincerci dell’ineluttabilità della strada intrapresa. Riforme, austerity, rigore che sembrano non lasciare via d’uscita.

Eppure una alternativa è possibile. E il primo passo è quello dell’informazione. Imparare a conoscere i meccanismi che regolano i mercati significa diventare consapevoli che tutti ne siamo coinvolti. Un esempio? Ciascuno di noi ha qualche rapporto con una banca, ma quanti sanno realmente cosa la banca fa con i soldi o come raggiunge gli interessi previsti? Sapere dove va a finire il nostro denaro significa poter scegliere su cosa investire. Se optare per investimenti che incrementano i meccanismi di speculazione finanziaria o preferirne altri che privilegiano lo sviluppo reale del territorio e delle persone.

La finanza in sé non è un mostro infernale. È uno strumento e come tale la sua efficacia dipende dall’utilizzo che se ne fa. La finanza privata ha ribaltato gli elementi base dell’economia, mettendo in contrapposizione il valore economico con quello sociale. Porta al capogiro pensare che il mercato reale nel mondo è stimato in 20mila miliardi di dollari l’anno, mentre i mercati finanziari ne valgono 5mila al giorno. Esiste una forbice insostenibile, quella che automaticamente porta alle bolle speculative e alle crisi.

Perdite economiche di proporzioni consistenti che si decidono davanti ad un computer, con un semplice clic sulla tastiera, ma riversano le drammatiche conseguenze sulla vita reale delle persone: aumento dei prezzi delle materie prime, crescita del debito pubblico, incremento delle tasse, carenza di servizi e di welfare.

Da qui nasce l’importanza dell’autogestione e della partecipazione: ribaltare la finanza del denaro dal basso, creando forme di credito che possano essere alternative non solo al credito legale, ma soprattutto a quello usuraio. Se le banche non forniscono le risposte adeguate, il rischio dell’aumento del fenomeno del prestito ad usura è molto alto. E la Calabria è proprio tra le regioni con il maggiore tasso di usura. La forza delle MAG sta nella prossimità alle persone e alle situazioni di difficoltà. Qualcosa che va oltre il semplice microcredito. Sono i soci stessi a decidere verso dove indirizzare gli investimenti e quali progetti finanziare, privilegiando coloro che sono esclusi dai tradizionali circuiti di credito. Riportare al centro le idee, le competenze, le relazioni. E dare opportunità nuove.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

Al Teatro dell’Acquario “Le 12 Fatiche di Ercole”

RITORNANO GLI APPUNTAMENTI CON 
FAMIGLIE A TEATRO

IL 30 NOVEMBRE ALLE 18,00 AD ANDARE IN SCENA SARANNO

LE 12 FATICHE DI ERCOLE

La produzione è a cura della Compagnia teatrale “Fondazione Luzzati –Teatro della Tosse” (Genova)

da un’idea di Emanuele Conte
testo di Elisa D’Andrea
regia Enrico Campanati
con Alessandro Damerini e Sarah Pesca
scene Paola Ratto
Costumi Bruno Cereseto
Luci Matteo Selis
Musiche di Alessandro Damerini
Stage laboratoria Matilde Mele

Un viaggio tra le storie del Mediterraneo Antico attraverso un GRANDE GIOCO DELL’OCA in cui i due attori interagiscono con i bambini facendo conoscere loro le avventure di Eracle, Ercole per i romani, mito nato dalla tradizione della stirpe dorica.
La storia di Ercole è vissuta in prima persona dal pubblico che viene subito diviso in due squadre.
Tutto inizia dentro la camera dei due ragazzi, che in un noioso pomeriggio decidono di sfidarsi al grande gioco dell’oca. Si tratta di un gioco speciale. A ogni tappa corrisponde una fatica. Non si tratta però, di una fatica qualunque ma una di quelle che ha dovuto superare anche quel mito di Ercole!
E così a ogni giro di dado la camera viene invasa dal terribile ruggito del leone di Nemea, dal selvaggio galoppo del cinghiale di Erimanto, dalla seducente e ammiccante Cerva Cerinea, dalle temibili fiamme che escono dalle narici del toro di Creta e poi ancora le tre spaventose teste del Cerbero e le cavalle di Diomede e gli uccelli del lago Stinfalo, per non parlare poi del nauseante odore delle stalle di Augia che invaderà letteralmente il palco.
E Ippolita? La Regina Ippolita? Ma certo lei si nasconde tra il pubblico… potrebbe essere quella bambina seduta in settima fila, oppure quella bionda vicino al signore con gli occhiali e se fosse la bambina seduta in ultima fila? Beh comunque i due attori una regina a ogni replica la troveranno sicuramente.
I due attori si sfideranno in una gara emozionante passando da un’avventura all’altra, proprio come vuole il mito di Ercole.

Tecnica utilizzata: teatro d’attore, teatro musicale
Età consigliata: dai 4 anni

In replica il giorno successivo ovvero il 1 DICEMBRE alle 10 con uno spettacolo riservato agli studenti delle scuole elementari

Si richiede per quest’ultimo spettacolo la prenotazione