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Delitto di Nicotera, arrestati i presunti autori. Sono padre e figlio

NICOTERA (VV) – I carabinieri del Comando provinciale di Vibo Valentia e del Ros hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip, nei confronti di altrettanti soggetti italiani, padre e figlio, residenti a Nicotera, ritenuti responsabili, in concorso, di omicidio e di occultamento e soppressione di cadavere.

Le indagini sono state avviate subito il ritrovamento dell’auto e del corpo carbonizzati del 34enne Stefano Piperno, impiegato al Centro di accoglienza straordinaria di Nicotera in attività di formazione per extracomunitari, avvenuta il 20 giugno scorso e di cui era stata denunciata la scomparsa.
I carabinieri sono risaliti ai due ritenuti responsabili dell’omicidio avvenuto il giorno prima del ritrovamento, il 19 giugno, nonché al movente e alla dinamica del delitto. I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa in programma alle 10.30 al Comando provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia.

Corsico, omicidio Assan Diallo, fermato un uomo di origini calabresi

CORSICO (MI) – E’ di origini calabresi l’uomo che avrebbe confessato per il delitto di Assan Diallo, il senegalese ucciso lo scorso sabato a Corsico, a colpi di pistola. Il killer, Fabrizio Butà, di anni 47, avrebbe confessato l’omicidio, provocato, pare, dalle continue molestie del senegalese nei confronti della fidanzata dell’uomo di origini calabresi che ha precedenti anche per un omicidio del 1998. Agli arresti anche la sua compagna di 36 anni accusata di favoreggiamento e detenzione illegale di armi, nonché per possesso di droga. Come scrive tgcom24 «nel suo garage che è stata trovata l’arma del delitto. Oltre a essere accusata di favoreggiamento nei confronti del compagno, la donna potrebbe essere stata presente all’esecuzione del senegalese».

Foto http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lombardia/senegalese-ucciso-in-strada-a-milano-47enne-italiano-confessa_3146667-201802a.shtml

Delitto di Crotone, Gerace sentito dal Gip. Il legale rinuncia all’incarico

CROTONE – Salvatore Gerace, l’uomo di 56 anni accusato di aver ucciso a colpi di pistola il giovane Giuseppe Parretta, è stato ascoltato dal Gip per l’interrogatorio di garanzia, ribadendo al giudice di aver sparato poiché si sentiva spiato. Ha sostanzialmente confermato la versione fornita al pm nell’immediatezza del delitto. Al Gip ha anche detto che con il 18enne stava litigando già prima di fare irruzione della casa, che è anche se dell’associazione Libere donne. Poi si è consumata la tragedia: Gerace ha sparato con una pistola revolver calibro 38 uccidendo il ragazzo, raggiunto da quattro colpi, come ha stabilito l’autopsia eseguita sul corpo della vittima. Gerace ha anche detto al Gip di essersi procurato la pistola perché si sentiva minacciato. Al termine dell’interrogatorio, il difensore di Gerace, l’avvocato Fabrizio Salviati ha rinunciato all’incarico.

Cosenza, inflitti 18 anni di carcere all’assassino di Stanislao Sicilia

COSENZA – La Corte d’Assise di Cosenza ha condannato a 18 anni di carcere Carmine Cristini. Il 31enne di Montalto Uffugo, noto alle forze dell’ordine e già collaboratore di giustizia, è accusato di aver ucciso Stanislao Sicilia, il 29enne freddato nel dicembre del 2014 nella piazza del centro dell’area urbana cosentina. L’ex pentito è stato giudicato con rito abbreviato e ha sin da subito confessato le sue responsabilità. Il pm Giuseppe Cozzolino aveva chiesto la pena di 20 anni di reclusione. Cristini, nella precedente udienza, aveva rilasciato dichiarazioni spontanee in cui ha ribadito di aver sparato perché era stato aggredito. Sarebbe stata, quindi, legittima difesa. Per questo i suoi legali gli avvocati Elena Montesano e Giuseppe Manna avevano chiesto il minimo della pena tenendo conto della confessione e della legittima difesa. Il presidente della Corte, Giovanni Garofalo, al termine della camera di consiglio ha emesso la sentenza di condanna a 18 anni di carcere e al pagamento di 30mila euro a favore dei familiari della vittima.

L’omicidio di Luigi Silipo nel libro del giornalista Bruno Gemelli

delitto

Lamezia Terme ( CZ) – Sarà presentato giovedì 11 febbraio alle 17,30 a Palazzo Nicotera – Lamezia Terme,  l’ultimo libro del giornalista e scrittore Bruno Gemelli “Lo strano delitto” edizione Città del Sole, su iniziativa del Sistema Bibliotecario Lametino e della Biblioteca comunale di Lamezia.   Al centro del volume l’omicidio del dirigente sindacale ed esponente del Pci, Luigi Silipo, assassinato a colpi di pistola a Catanzaro il primo aprile 1965 mentre rincasava. Dialogano con l’autore Costantino Fittante, parlamentare ed esponente   di primo piano del PCI e Claudio Cavaliere, sociologo lametino studioso della politica calabrese. “Chi era Luigi Silipo? Cosa sappiamo di lui? Non molto. Ebbe un ruolo importante nella vita politica di Catanzaro e della Calabria negli anni ’50 e ’60, membro del Comitato centrale del Pci e dirigente sindacale. Il primo aprile 1965, all’età di 49 anni, fu barbaramente assassinato senza sapere da chi e perché.  Luigi Silipo si è portato nella tomba tanti segreti, compreso quello più grosso che gli è costato la vita. Se l’omicidio ruppe equilibri, il silenzio li ricompose. Sarà stato un segreto così forte e inconfessabile da mettere d’accordo quelli che hanno avuto una qualche parte in commedia, come si dice. Una tacita, cinica e lugubre intesa che puntava ad abbandonare il campo perché il gioco non valeva la candela, perché quando non si hanno prove è meglio tirare una riga. O forse la soluzione del mistero fu così banale, così sotto gli occhi, da non essere percepita. Ipotesi remota ma pur sempre possibile. Del caso Luigi Silipo si è occupato anche il collettivo letterario Lou Palanca nel volume, edito nel 2012 da Rubbettino “Blocco 52 – Una storia scomparsa, una città perduta”.  Bruno Gemelli partendo dalla riscoperta del caso ne approfondisce tutti gli aspetti possibili attraverso una ricerca lunga e meticolosa, ascoltando gli ultimi testimoni ancora in vita, frugando tra gli archivi giudiziari e politici. Bruno Gemelli, catanzarese, giornalista. Dal 1988 al 1990 è stato portavoce del presidente della Regione Calabria. Dal 1999 al 2002 è stato direttore responsabile del portale “Calabriaweb”, il primo magazine online realizzato in Italia. Ha pubblicato: “Rodolfo Morandi, Caro Attila, Cessaré” (insieme a Pietro Melia), “In questa Calabria, ‘Ndranghita & Mass media – Scarti di magazzino” (blob cartaceo), “Il silicio e la parola. La Calabria raccontata su Internet, Calabria, una regione normale”. Ha pubblicato con Città del Sole Edizioni: “Il Gobbo del Quarticciolo”, “Il grande otto – Storie dimenticate di Calabria”.

Delitto di Cetraro: il cognato della vittima confessa ai carabinieri. Poi fa scena muta davanti al magistrato

Il procuratore capo di Paola Bruno Giordano
Il procuratore capo di Paola Bruno Giordano

PAOLA (CS) – Ha reso una piena confessione ai carabinieri, ma davanti al magistrato si è avvalso della facoltà di non rispondere. Paolo Di Profio, 47 anni, è l’infermiere indagato per l’omicidio del medico Anna Giordanelli, uccisa ieri a Cetraro mentre faceva jogging. Il cerchio si è rapidamente chiuso intorno a lui quando le indagini hanno accertato che l’uomo covava un odio profondo nei confronti della vittima. Di Profio e la Giordanelli erano cognati. L’infermiere aveva sposato la sorella del medico cetrarese. Poi però i rapporti della coppia si sono incrinati ed è arrivato un divorzio difficile per il quale il Di Profio riteneva Anna Giordanelli responsabile. Per questo ieri sera, quando l’ha incrociata lungo quella stradina davanti al mare, dove la dottoressa amava correre, l’ha affrontata, ha impugnato un piede di porco e l’ha colpita, mortalmente, lasciando lì il corpo riverso in una pozza di sangue. I primi soccorritori hanno pensato inizialmente ad un pirata della strada, ma l’arrivo degli inquirenti e del medico legale hanno chiarito che si trattava di un omicidio consumato con un colpo contundente. L’arma del delitto è stata rinvenuta questa mattina. Nel frattempo il procuratore capo del tribunale di Paola, Bruno Giordano, dopo aver escluso la violenza sessuale e l’aggressione per rapina, si è concentrato sui rapporti familiari. Arrivando rapidamente alla soluzione del caso. Messo alle strette Paolo Di Profio è stato condotto nella caserma dei carabinieri per un interrogatorio. Ed è crollato davanti alle domande rivoltegli dai militari dell’arma. Ha raccontato dei suoi rapporti burrascosi con la moglie e con la cognata, Anna Giordanelli, la vittima. Ed ha confessato. poi però, assistito dall’avvocato Sabrina Mannarino, davanti al Pm si è avvalso della facoltà di non rispondere. L’infermiere, dunque, secondo quanto riferito dal suo legale, non ha confermato davanti al magistrato le ammissioni circa le sue responsabilità nell’omicidio che aveva fatto, secondo quanto riferito dagli investigatori, con i carabinieri. Ammissioni che, secondo l’avvocato Mannarino, non sono utilizzabili per formalizzare l’accusa a suo carico perché non confermate davanti al magistrato. Di Profio, comunque, è ancora trattenuto per accertamenti nella caserma dei carabinieri della Compagnia di Paola che conducono le indagini sotto le direttive della Procura della Repubblica. «Il fermo del mio assistito è solo identificativo – ha detto l’avvocato Sabrina Mannarino – A carico di Di Profio, dunque non è stato emesso al momento, né tanto meno è stato eseguito, alcun provvedimento di fermo da parte della Procura della Repubblica. Il mio assistito, dunque, allo stato, riveste soltanto la qualità di indagato».

 

 

Delitto Avato, 600 euro il compenso per il killer

Delitto carmine avatoROSSANO (CS) – Sono emersi particolari agghiaccianti dall’interrogatorio di garanzia svolto nel corso dell’udienza di convalida dell’arresto di Cristian Dulan, 30 anni, romeno, presunto esecutore materiale dell’omicidio di Carmine Avato, il muratore 52enne ucciso a San Cosmo Albanese nella notte del 14 novembre scorso. Secondo quanto si è appreso, Dulan avrebbe dichiarato di aver commesso il crimine su richiesta del cognato di Avato, Salvatore Buffone, per il quale è scattato il provvedimento di fermo. Lascia perplessi la cifra pattuita: appena 600 euro. Carmine Avato, è stato ucciso con una scarica di colpi 7,65, di cui due fatali al petto, proprio davanti alla sua abitazione. L’uomo era sceso dalla propria macchina, dopo una serata trascorsa fuori casa. Le indagini sono condotte dalla Procura di Castrovillari.