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[#NerdReview] Live-action Il Re Leone: flop o nostalgia?

A 25 anni di distanza dall’originale animato, Il Re Leone è tornato al cinema vestito da live-action. Avrà convinto?

Da quando mamma Disney si è lanciata nel genere del live-action, riecheggia una domanda: cosa aspettarsi da quello che si va a vedere? Qualcosa di nuovo? Un fedele adattamento di ciò che già conosciamo? La risposta non è mai universale. Tuttavia, più live-action vengono sfornati, più appare chiaro che – anche per per guadagnarci, certo – ciò a cui si mira è sfondare la barriera emozionale di chi guarda. A qualunque costo (semicit. involontaria, giuro). Ciò vale soprattutto per Il Re Leone.

IL PASSATO PUÒ FARE MALE

Era il 1994 quando noi “grandi” di oggi e piccini di allora abbiamo conosciuto Simba, Mufasa e Scar. Abbiamo pianto alla morte del Re della Savana e ruggito di gioia quando un nuovo sovrano si è affacciato dalla Rupe dei Re. Sono passati tanti anni e, in preda alla mania selvaggia del rifacimento in live-action, Disney ha pensato bene di farci rivivere (e traumatizzare un’intera nuova generazione) un rito di iniziazione nel mondo degli adulti in maniera crudele: la perdita di un genitore, la fine dell’infanzia per giungere ad una forte crescita personale.

Guardando il cartone con occhi da bambini, forse, non avremo avvertito appieno il carico di emozioni che una semplice pellicola d’animazione portava con sé, ma questa è la filosofia Disney: “divertiti con questo leoncino ingenuo e un po’ goffo ora che sei bambino, poi da adulto imparerai la lezione“. E forse Disney proprio questo cercava: risvegliare nel bambino ormai cresciuto quelle stesse emozioni maturate assieme a lui.

Ma un live-action con animali parlanti riesce davvero a mirare al cuore?

Conosciamo tutti la storia de Il Re Leone e mente chi almeno una volta non si è commosso di fronte al piccolo Simba che cerca invano di svegliare Mufasa dal suo sonno di morte. Ciò che, però, davvero aveva colpito nel classico d’animazione di 25 anni fa, oltre alla storia di formazione narrata e agli insegnamenti che ha donato, è l’intensa espressività degli animali della savana. Animali, in tutto e per tutto ferini, che ridono e si commuovono come fossero degli esseri umani, dotati di capacità di parola e di un volto emozionalmente antropomorfo che sa esprimere la gioia e il dolore, la paura, il coraggio e la brama.

NATGEO E ANIMALI PARLANTI

Il Re Leone non è stato il primo classico Disney con protagonisti degli animali parlanti. Chiunque, nell’approcciarsi alla pellicola, si sarà chiesto quanto il realismo della rappresentazione potesse inficiare l’emozione che invece tradisce uno sguardo “umano”. In una pellicola di questo tipo, realizzata con la tecnica della computer grafica e che puntava a una rappresentazione più realistica possibile, non ci si poteva aspettare di vedere il sopracciglio sollevato di Scar in segno di disapprovazione o l’espressione corrucciata di Simba nel sentirsi dire di essere solo un cucciolo.

Il “punto debole” della pellicola, se così vogliamo definirlo, è proprio questo: l’espressione degli animali è così “dal vero” che, per quanto si possano scorgere un accenno di sorriso o uno sguardo famelico di chi è pronto ad agguantare la preda dall’ombra, perde in carica emotiva e non riesce a raggiungere il risultato del classico animato. Sì, Il Re Leone versione 2019 è un mirabile lavoro di computer grafica. Ogni scena del film, ogni animale della savana, dal primo pelo all’ultima zanna, è realizzato digitalmente in modo così “naturalistico” da sembrare vero.

Infatti, quanti di voi sono riusciti a riconoscere l’unica inquadratura “dal vivo” del film? Il campo lunghissimo appena all’inizio, col tramonto che cala sulla savana africana, in cui non appaiono animali: ecco, questa è l’unica ripresa vera e propria. Tutto ciò che vediamo da questo punto in poi è creato digitalmente a regola d’arte, così bene che, se non fosse per il fatto che gli animali effettivamente parlano, sembrerebbe di guardare un documentario di National Geographic. Chi è cresciuto col cartone animato ha azzardato senz’altro un paragone e, probabilmente, un vago senso d’incompiuto sarà rimasto appena sotto pelle ma… come non sentire un brivido lungo la schiena quando Rafiki solleva in alto quel cucciolo di leone appena nato e le musiche che tanto amiamo risuonano nelle orecchie?

TRA FEDELTÀ E IPERREALISMO

Tuttavia, accanto ai nostalgici che hanno accolto la pellicola con favore, c’è chi ha puntato il dito contro la non proprio sottile operazione commerciale messa in atto da un film che è l’esatta copia di un classico che non aveva bisogno di revisioni o rimodernamenti in altre tecniche. Più volte, prima dell’uscita, il regista Jon Favreau si è trovato a dover smontare le polemiche. Questa versione de Il Re Leone è, a tutti gli effetti, un adattamento fedele rispetto a quella del 1994, ma parlare di copia carbone sarebbe riduttivo. Senza entrare nel merito di se e come i live-action debbano prestare fedeltà rispetto agli originali, i cambiamenti ci sono stati, siano essi narrativi o stilistici.

La scelta di realizzare la pellicola con la tecnica dell’animazione digitale fotorealistica e l’esigenza di ricercare il realismo ha determinato dei piccoli scarti nella narrazione e, quindi, l’eliminazione di alcune scene del cartone: si è notata l’assenza del fantasma di Mufasa, un elemento che viene accennato ma non esplicitamente mostrato. E qui ci ricolleghiamo alla questione della mancanza di espressività: privilegiando il realismo, gli animali sono stati privati delle loro caratteristiche antropomorfe e ciò ha comportato un ridimensionamento della loro carica comica fisica nonché delle modifiche a livello di look. E a tutti sarà saltato agli occhi come lo Scar del live-action sia diverso rispetto a quello originale, ma comunque facilmente distinguibile da Mufasa, non solo per la cicatrice ma anche per la sua magrezza e la quantità esigua del pelo della criniera. Allo stesso modo, si è sentita la mancanza del bastone di Rafiki, che compare solo sul finale, e del suo famoso discorso a Simba sull’importanza dell’imparare dal passato.

GAG E RIFLESSIONI: UN DELICATO EQUILIBRIO

Oltre che da modifiche a livello stilistico, la pellicola è stata interessata da alcuni aggiornamenti in chiave contemporanea. Si è voluta ampliare una parentesi “etica” che ben si sposa con la politica Disney e con i nostri tempi. Ad esempio, il facocero Pumbaa diviene pretesto per accennare il problema del body shaming: è infatti definito in maniera dispregiativa non “maiale” bensì “ciccione”.

Certo, rimane l’ironia di fondo che aveva già caratterizzato il film originale, ma a questa si associa, più forte, un impianto “riflessivo”, fatto di veloci momenti che non inquinano la godibilità spensierata della pellicola. Lo stesso aggiornamento riguarda i villain: le motivazioni dietro le azioni di Scar sono approfondite, venando la semplice invidia di una vera e propria brama di potere, che lo aveva già indotto a sfidare apertamente il fratello per il trono. Le iene perdono un po’ della loro comicità nell’essere dei semplici galoppini al seguito di Scar, acquistando un ruolo più serioso e meno sciocco.

Sempre nell’ottica di una strizzata d’occhio alla contemporaneità, è stata aggiunta una scena che rivela la volontà di dare un maggiore spazio ai personaggi femminili, non sottomesse ma leonesse che ridono in faccia al pericolo. Da qui, la fuga della giovane Nala dopo aver visto Scar maltrattare Sarabi e la resistenza di quest’ultima alle avances del nuovo Re usurpatore (un elementro tratto, per altro, dallo spettacolo teatrale, mitigando però la scena delle molestie). Inoltre, sul finale è proprio la compagna di Mufasa a intuire che è stato il cognato a determinare la morte del marito. Molto carina la scena metacinematografica in cui, invece di imbastire il balletto per distrarre le iene, il suricata Timon si mette a parlare in francese improvvisando Stia con noi e omaggiando, così, La Bella e la Bestia.

VECCHIE MELODIE

Come per gli altri live-action realizzati da Disney, anche per Il Re Leone si è scelto di adottare le canzoni originali. Addirittura, nel caso de Il cerchio della vita è stato mantenuto in parte l’audio del 1994, cioè la strofa introduttiva in zulu cantata da Lebo M., che affiancò a quel tempo Hans Zimmer per quel che riguardava la componente africana delle musiche.

Tuttavia, ciò non ha impedito di porre mano ad alcuni brani, riarrangiandoli: è il caso, ad esempio, di Hakuna Matata, in cui il pezzo sui problemi intestinali di Pumbaa non è stato simpaticamente censurato da Timon. Ancora, Il Leone si è addormentato è stata allungata per mostrare in scena altri animali della foresta in cui vivono il facocero e il suricato e un rimaneggiamento è toccato a Sarò Re, da una parte modificando la parte del testo in cui Scar insulta le “vuote espressioni” delle iene, dall’altra per esigenze di fotorealismo nella rappresentazione degli animali – cosa che, del resto, ha comportato il ridimensionamento degli altri inserti musicali -, escludendo, così, anche la rappresentazione squadrista delle iene e la volontà totalitarista di Scar.

Due nuove canzoni sono presenti: Quando il destino chiamerà, cantata in originale da Beyoncé, che accompagna la scena in cui Nala e Simba tornano ad affrontare Scar, e Never too late, scritta e cantata da Elton John (che firmò le canzoni nel 1994), in corrispondenza dei titoli di coda.

… E VOCI NUOVE

Quanto al doppiaggio, le voci sono state rinnovate. A interpretare i due protagonisti, nella versione adulta, compaiono i cantanti Marco Mengoni ed Elisa, cui sono state affidate non soltanto le parti cantate ma anche quelle parlate. Una scelta particolare, per alcuni discutibile, quella di affidare il lavoro a due doppiatori non professionisti. Del resto, per quanto l’impegno profuso sia comunque apprezzabile, l’orecchio ha percepito la loro incertezza.

Al contrario, il lavoro di Mengoni ed Elisa nelle parti cantate è stato eccellente: la loro versione di L’amore è nell’aria stasera è bella quanto l’originale, forse perfino di più. Ottimo il lavoro, nel doppiaggio e nel canto, di Edoardo Leo e Stefano Fresi, già rodata coppia cinematografica, rispettivamente nei ruoli di Timon e Pumbaa. Menzione d’onore, sebbene scontata, a LucaWard che con la sua voce roca assai riconoscibile ha trasmesso la saggia profondità di Mufasa. Infine, un plauso a Massimo Popolizio ( l’Avada Kedavra di Voldemort vi dice nulla?) che col suo timbro graffiante ha ha reso perfettamente l’insinuante ingannevolezza del viscido Scar. Entrambi non hanno fatto rimpiangere Vittorio Gassman e Tullio Solenghi.

COSA ASPETTARSI DAL LIVE-ACTION?

Tirare le somme dopo la visione di una pellicola simile non è compito semplice. Si parla del rifacimento di un film, in sé già perfetto, attraverso l’uso di una tecnica di animazione fotorealistica. La verità, come dicevo più su, è che siamo ancora tutti molto confusi su come affrontare quest’ondata di live-action che Disney sta elargendo, a prescindere dalle motivazioni economiche risiedono in quest’operazione. Se il remake è troppo fedele, manca originalità. Se prende le distanze dall’originale, si è messa in atto una brutale violenza. In che modo, quindi, approcciarsi a un lavoro simile? Per quanto i film originali esercitino una forza attrattiva irresistibile, trascinandosi dietro un carico di emozioni e ricordi legati all’infanzia e al momento della visione, occorre non lasciarsi sopraffare e sforzarsi di vedere i rifacimenti con altri occhi, come fosse la prima volta.

Il Re Leone di Jon Favreau è una pellicola imponente, figlia dei nostri tempi. Fedele all’originale, punta anch’essa al cuore dello spettatore, ma sceglie di farlo in una maniera differente. Favreau ha riprodotto rispettosamente le scene chiave del cartone del 1994 riuscendo tuttavia ad essere, a suo modo, evocativo. L’uso della cgi è perfetto, l’impressione di essere immersi nella savana africana è costante e coinvolgente. Le scenografie digitali sono maestose e la fotografia è una gioia per gli occhi. L’esperienza di visione è a tutti gli effetti entusiasmante.

SENZA PENSIERI

Il punto debole di questo film sembra essere, dunque, l’iperrealismo. La tecnica dell’animazione fotorealistica, per quanto faccia guadagnare in sontuosità visiva, aprendo le porte a nuove pellicole del genere, fa scemare il pathos. No, la pellicola non è piatta nè fredda: una storia di per sè toccante contornata da un apparato visivo significativo e cullata da melodie che fanno vibrare le corde emozionali è capace di toccare esattamente i punti giusti. Manca qualcosa? Sì, qualcosa manca e sono le espressioni e la comica fisicità degli animali protagonisti, impossibili da riproporre in un contesto di puntuale realismo. Ma la domanda è: in che mirusa il moto di nostalgia influenza la visione per la forza dei ricordi di infanzia?

Forse, invece di domandarsi e interrogarsi su quel che c’era prima, vale la pena concedersi la possibilità di tornare un po’ bambini per un paio d’ore e lasciarsi andare a una visione spensierata, senza pensare troppo al passato… ormai è passato. E se temete che il confronto con l’originale non regga…

chi vorrà vedrà in libertà…

Hakuna Matata!

Francesca Belsito

[#FlashNews] Tokyo Ghoul, nuovo teaser trailer per il Live Action

Grosse novità per i fans di Tokyo Ghoul! Il sito ufficiale del live-action ha infatti rilasciato nelle ultime ore un nuovo teaser trailer in cui viene rivelato il cast principale che prenderà parte allo sceneggiato.


Di seguito gli interpreti con i rispettivi personaggi assegnati:

Masataka Kubota (Death Note) è Ken Kaneki;
Fumika Shimizu è Tōka Kirishima;
Yuu Aoi è Rize Kamishiro;
Nobuyuki Suzuki (membro della band Exile) è Kōtarō Amon;
Yo Oizumi (voce del Professor Layton nella serie di videogiochi omonima) è Kureo Mado.

Ricordiamo che il live-action uscirà nelle sale giapponesi il 29 Luglio.

                                                                                                                            Paolo Gabriele De Luca

[#LiveAction] La sezione 9, tra polemiche e confronti

Da tempo ormai attendiamo il triste annuncio dei nuovi attori scelti dal regista Rupert Sanders per il Live Action di Ghost in the Shell e finalmente siamo riusciti a mettere le mani sulle foto dalle riprese. Perché triste annuncio? Perché la moda di cambiare completamente i connotati ai personaggi per renderli “occidentalizzati” ha mietuto altre vittime tra cui i nostri amati Batou, Ishikawa e Togusa.

Non mi sento di dirvi altro, sarebbe solo buttare benzina su di una pira che ha raggiunto temperature da bombe H, quindi passo direttamente a farvi una comparazione diretta tra attore e personaggio.

Come potete vedere molti degli attori sono stati completamente rivisitati, cambiandone l’aspetto e lasciando solo dei particolari per riconoscerne l’origine. Diciamo addio quindi all’amplificazione ottica di Batou! Riuscirà Scarlett Johansson a far ricredere tutti gli scettici di questo live action e far soprassedere gli spettatori su tutte le differenze che ci sono con l’anime?

Lo scopriremo solo all’uscita del primo trailer, sperando in bene.

Daniele Ferullo

[#NerdNews] Bleach, nel 2018 l’arrivo sul grande schermo

Importanti novità per tutti gli appassionati di Bleach: dopo aver avuto la conferma che il volume 74 del manga sarà quello conclusivo, in uscita in questi giorni finali di Agosto, la fortunata opera di Tite Kubo vedrà anche una trasposizione live-action su grande schermo.
A rivelarlo l’ultima uscita del settimanale Shonen Jump, che ha fatto chiarezza anche sull’identità di alcuni membri del cast: a vestire i panni del protagonista, Ichigo Kurosaki, sarà Sōta Fukushi, già visto nei live-action di As the Gods Will e Strobe Edge; a dirigere il film sarà, Shinsuke Sato, maggiormente conosciuto per aver portato nei cinema le due trasposizioni di Gantz.

Il film è atteso nelle sale giapponesi per il 2018 e, per ora, non sono stati ancora resi noti ulteriori dettagli.
Si attendono novità per quanto riguarda gli altri protagonisti e il cast tecnico, vi terremo come sempre aggiornati.

                                                                                                                         Paolo Gabriele De Luca

[#LiveAction] In arrivo il film made in Cina di One Piece

La compagnia cinese Shanghai Minghuan Investment ha annunciato su Business Wire che ha in progetto un live-action dell’opera di Eiichiro Oda, One Piece. masataka kubota

Ancora poche le indiscrezioni, che si riferiscono solo ad alcuni ruoli: Masataka Kubota interpreterà Monkey D. Luffy (Rubber), già visto nel ruolo di Light nel live-action di Death Note, in pratica chiamato a gran voce dai fans per impersonare la parte; stessa cosa per Xie Leilei, idol cinese del gruppo GNZ48, che vestirà i panni di Charlotte Purin, trentacinquesima figlia di Big Mom, e i cui fans trovano tantissime somiglianze con il personaggio.
La compagnia ha acquistato i diritti da Oda per 1.6 miliardi di Yen.

Si attendono novità sui restanti protagonisti e, soprattutto, ulteriori conferme!

                                                                                                         Paolo Gabriele De Luca

[#NerdNews] Fullmetal Alchemist, alcune scene del live-action saranno girate in Italia

Fullmetal Alchemist è l’opera di maggior successo della mangaka Hiromu Arakawa, diventato una delle pietre miliari del panorama fumettistico nipponico. Dal manga sono stati tratti due anime e due lungometraggi animati.

E se ora ti dicessi che la storia dei fratelli Elric verrà adattata in un live-action?

Pare sia proprio vero! Lo ha annunciato ufficialmente la Warner Bros nella settimana appena passata. Fullmetal Alchemist avrà una trasposizione cinematografica che dovrebbe fare la sua comparsa nelle sale nell’inverno del 2017. Si hanno già varie informazioni, alcune delle quali – tieniti forte – interessano direttamente l’Italia.
A quanto sembra, la regia sarà affidata a Fumihiko Sori, direttore di prodotti come Ping Pong e Rocky Joe.
Si conoscono già gli attori protagonisti e di alcuni altri personaggi: Edward Elric, sarà interpretato da Ryosuke ryosuke yamadaYamada, attore che ha già impersonato Nagisa nel live-action di Assassination Classroom e cantante della idol band Hey! Say! JUMP; Alphonse Elric, fratello del personaggio principale, verrà, ovviamente, realizzato in CGI (Computer Generated Imaginery) visto che per la maggior parte del tempo sarà un’armatura vuota; ad interpretare Winry Rockbell sarà Tsubasa Honda, attrice già vista nel live-action di Ao Haru Ride; concludendo con i protagonisti, il colonnello Roy Mustang sarà impersonato da Dean Fujioka, conosciuto per il live-action di Happy Marriage!?.

Di seguito gli altri attori che interpreteranno gli altri personaggi:
Fumiyo Kohinata nel ruolo del Generale Hakuro.
Ryuta Sato nel ruolo di Maes Hughes.
Misako Renbutsu nel ruolo di Riza Hawkeye.
Natsuna nel ruolo di Maria Ross.
Natsuki Harada nel ruolo di Gracia Hughes.
Yo Oizumi nel ruolo di Shou Tucker.
Jun Kunimura nel ruolo del Dottor Marcoh.
Yasuko Matsuyuki nel ruolo di Lust.
Kanata Hongou nel ruolo di Envy.
Shinji Uchiyama nel ruolo di Gluttony.
Kenjiro Ishimaru nel ruolo del sacerdote Cornello.tsubasa honda


Ciliegina sulla torta, infine, molte delle riprese si svolgeranno tra Giugno e Agosto 2016 qui in Italia!
Scelta azzeccatissima visti gli scenari caratteristici dell’opera che richiamano l’Europa del primo Novecento.  

Rivedere i propri personaggi preferiti è sempre un piacere, soprattutto se compaiono su grande schermo, e questa è sicuramente una notizia molto eccitante per chi ha amato Fullmetal Alchemist, ma è molto più interessante per il Bel Paese. Non succede tutti i giorni di ospitare i fratelli Elric!
Pronti all’appostamento nei pressi del set?

                                                                                                 Paolo Gabriele De Luca

[#NerdMovies] Death Note, ancora una volta sul grande schermo

Pensavi che non avesse più nulla da dire? Invece no! Abbiamo, ormai, capito che Death Note ha sempre qualcosa di nuovo da offrire. Anche in questo 2016 l’opera di Tsugumi Ōba e Takeshi Obata, diventato quasi un marchio, torna a far parlare di sé con un nuovo live-action, sequel degli eventi del manga, e una trasposizione hollywoodiana della storia originale. Ricordiamo che Death Note ha già visto la produzione di tre film e una serie tv.

Andiamo per gradi: la notizia del produzione del live action è stata annunciata lo scorso settembre, dopo un masahirocountdown che ha anticipato alcuni spoiler sulla trama. Ambientato nel 2016, la storia seguirà le vicende dei successori di Light e L, in un mondo in cui gli attacchi di cyber terrorismo sono all’ordine del giorno; inoltre sulla Terra saranno presenti sei Death Note, quindi sei Shinigami.
Il nuovo adattamento cinematografico sarà diretto da Shinsuke Satoh (Gantz e I Am a Hero) e avrà come protagonisti Sosuke Ikematsu (Higen ne “L’ultimo Samurai”) nei panni di Ryuzaki, successore di L; Masahiro Higashide (Hideo Shimada in “Kiseiju – L’ospite Indesiderato” – in foto) nel ruolo di Tsukuru Mishima, un detective impegnato nel rintracciare i Death Note; Masaki Kuda (Karma in “Assassination Classroom”) sarà Yugi Shion, un terrorista informatico seguace di Kira; Sakura Aoi, assassina in possesso di un Death Note, sarà impersonata da Rina Kawaei (ex membro dell’idol group “AKB48”) e, infine, Erika Toda interpreterà Misa Amane, che ha recitato lo stesso personaggio nei precedenti adattamenti del manga. Le riprese del live-action sono appena iniziate e uscirà nelle sale giapponesi il 29 ottobre 2016.

Discorso un po’ più complesso per l’adattamento hollywoodiano: sin dal 2011 si parlava di una Nat Wolfftrasposizione dell’opera affidata a Shane Black, ma poi l’idea è stata messa da parte perché il regista è stato chiamato a dirigere Iron Man 3. Si è pensato, quindi, di affidare la regia a Gus Van Sant (Milk e Psycho), ma alla fine è stato deciso, si spera definitivamente, che il film sarà realizzato da Adam Wingard (The Guest), regista esperto del genere horror. Alla sceneggiatura lavorerà Jeremy Slater (Fantastic 4 – I Fantastici Quattro). Tra i protagonisti troviamo Nat Wolff (Colpa delle Stelle e Città di Carta – in foto) e Margaret Qualley (The Nice Guy). Ciò che fa sperare bene è che gli stessi autori dell’opera, Tsugumi Ōba e Takeshi Obata, lavoreranno alla storia, anche se l’esperienza insegna che, per entusiasmarsi è meglio aspettare l’opera compiuta: come non ricordare che, nonostante la collaborazione di Akira Toriyama, “Dragonball Evolution”, trasposizione hollywoodiana del celebre manga, non è riuscito a soddisfare molti fan! Ma sperare non costa nulla e, anzi, ci aiuta a essere carichi. Non si hanno ancora molte informazioni, se non che Netflix se ne è assicurato la produzione e che le riprese del film inizieranno a Giugno 2016.

Paolo Gabriele De Luca

[LiveAction] Lupin III dal 22 Febbraio al Cinema per un nuovo Furto

Il live action di Lupin III arriverà finalmente nelle sale italiane come evento speciale dal 22 al 24 febbraio. Il film mostrerà per la prima volta il ladro più famoso del Giappone in carne ed ossa, assieme a Jigen, Goemon, l’ispettore Zenigata e l’affascinante Fujiko alle prese di una nuova avventura al fine di rubare un gioiello di inestimabile valore, il “Cuore cremisi di Cleopatra”.

Il ladro gentiluomo, nato dalla matita del mangaka Monkey Punch nel 1967, ha fatto la sua prima comparsa nella fortunata serie animata nel 1971, approdando in Italia nel 1979, e conquistando il suo pubblico con trame ricche di azione, comicità e ingegno. Elementi che troveremo anche nella nuova pellicola del regista Ryûhei Kitamura.

Di seguito il trailer del film. Non ci resta che augurarvi una buona visione!

Miriam Caruso

Ghost in The Shell: cosa aspettarsi dal nuovo film live-action

ghost in the shellQualche mese fa è stata diffusa la notizia che il regista Rupert Sanders è stato scelto per dirigere un adattamento animato di Ghost in the shell, con Scarlett Johansson nel ruolo della protagonista Motoko Kusanagi. Il film uscirà nelle sale nel 2017.

Ghost in the shell è un manga di Masamune Shirow, serializzato sulla rivista Young Magazine nel 1989. Dal manga è stato realizzato, nel 1995, uno straordinario film animato diretto da Mamoru Oshii (Tenshi No Tamago, Jin-Roh) e prodotto dallo studio Production IG (Psycho Pass, L’Attacco dei giganti), che fu grandissima fonte di ispirazione per la creazione della trilogia di Matrix dei fratelli Wachowski. Successivamente, lo stesso Oshii, dirige Ghost in the shell: L’attacco dei Cyborg, sequel del primo film. In seguito vengono realizzate due serie televisive (Ghost in the shell: Stand Alone Complex e Ghost in the shell: Stand Alone Complex – 2nd GIG) e un progetto ancora in corso, Ghost in the shell: Arise.
A mio avviso Ghost in the shell vanta una profondità di narrazione che ha veramente pochi eguali nell’ambito dell’animazione in generale. Un dubbio attanaglia i protagonisti e lo stesso spettatore: che cos’è l’anima?
La trama narra di un futuro in cui l’intelligenza artificiale ha raggiunto un livello di complessità paragonabile alla stessa mente umana. Il “ghost” (inteso come “anima”) è un software impiantato all’interno di un cyborg (da qui il nome Ghost in the shell) che permette a quest’ultimo di avere una propria coscienza. Quale sarebbe a quel punto la differenza tra uomo e macchina? L’unica distinzione possibile sarebbe puramente biologica.ghost-in-the-shell
Un concetto profetico, quello di rendere la biologia come una sorta di tecnologia naturale ormai superata. Il progresso tecnologico potrebbe dunque sostituire il normale ciclo vitale, facendo perdere all’uomo la sua stessa identità.
Ghost in the shell contiene elementi tipici del cyberpunk già visto di Blade Runner (1982), ma riesce ad essere innovativo ed attuale. I computer tendono a diventare sempre più potenti, quindi un futuro come quello di GITS potrebbe non essere tanto lontano.

A mio modesto parere è una scelta azzardata quella di riproporre questo franchise in veste live-action. Sia Ghost in the shell che Ghost in the shell: L’attacco dei cyborg hanno dalla loro delle animazioni straordinarie e difficilmente riproducibili attraverso un film live-action. Ad Hollywood si punta molto sull’intrattenimento e questo rischierebbe di trasformare GITS in una brutta copia di Matrix. Questo senza contare la tendenza ad “occidentalizzare” le produzioni giapponesi (già visto in Edge of Tomorrow, adattamento live action della light novel “All you need is kill”). Al contrario, una maggior cura sul piano artistico potrebbe portare alla realizzazione di un film che possa, almeno lontanamente, ricordare il vero GITS.

Antonio Vaccaro