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Camera di Commercio Vibo, sportello per finanziamenti statali alle vittime di usura

VIBO VALENTIA – Donatella Romeo, segretario generale della Camera di Commercio di Vibo Valentia, ha commentato l’operazione giudiziaria della DDA, invitando cittadini e istituzioni a prendere ad esempio le parole dei magistrati Bombardieri e Luberto.

«L’ennesima operazione giudiziaria della DDA – ha affermato la Romeo – conferma che usura e racket sono ancora due cancri ben presenti nella nostra economia. Preciso, ovviamente, che va sempre riconosciuto a tutti il diritto alla presunzione di innocenza ma non può essere sottovalutato il peso  negativo di questi due fenomeni criminali per la nostra economia. I magistrati Bombardieri e Luberto hanno rivolto l’invito alla denuncia, un appello che ognuno di noi deve rilanciare e per questi motivi, come Camera di Commercio, già da diversi mesi abbiamo messo a disposizione delle vittime un apposito ufficio dove poter  presentare le richieste di finanziamento allo Stato. È importante che il mondo produttivo calabrese si renda conto che si tratta di una vera e propria emergenza che tarpa le ali allo sviluppo calabrese».

Delitto Fazio Cirolla, la Cassazione assolve gli imputati

ROMA – Rimane senza colpevoli il delitto di Fazio Cirolla, ucciso a Sibari il 27 luglio del 2009. La Cassazione ha assolto con formula piena i due imputati, Archentino Pesce e Saverio Lento, ribaltando la condana loro inflitta dalla Corte d’Appello di Catanzaro a 30 anni di reclusione. La vittima, operaio, venne freddato davanti agli occhi dei suoi tre bambini e assassinato, secondo quanto accertato dalle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, per un tragico errore: al suo posto doveva essere ammazzato Salvatore Lione, ritenuto dagli inquirenti il contabile del clan Forastefano di Cassano. Il pg della Suprema Corte aveva chiesto la conferma della condanna a 30 anni di carcere per Pesce, difeso dall’avvocato Vincenzo Belvedere, e per Lento, difeso dai legali Rossana Cribari e Pasquale Marzocchi.  La Corte di Cassazione ha emesso invece sentenza di assoluzione.

Collusione politica ‘ndrangheta. Arrestati tra gli altri Sandro Principe e Rosario Mirabelli. Intervista esclusiva a Giovanni Bombardieri (AUDIO)

Bombardieri e lubertoCATANZARO – Sandro Principe, Rosario Mirabelli, Pietro Ruffolo, Giuseppe Gagliardi, Umberto Bernaudo. Sono i politici coinvolti nell’inchiesta condotta dai procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, Vincenzo Luberto e Pierpaolo Bruni. I cinque esponenti della politica del Campagnano sono finiti agli arresti domiciliari. Notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere invece ad altre cinque persone, tutte esponenti del clan Lanzino-Ruà. Le indagini sono state svolte dal nucleo investigativo del comando provinciale di Cosenza ed hanno delineato un intreccio politico/mafioso che ha consentito a candidati alle varie tornate elettorali per il rinnovo del consiglio comunale di Rende, tenutesi a partire dal 1999 e fino al 2011, nonché per il rinnovo del consiglio provinciale di Cosenza el 2009 e del consiglio regionale della Calabria del 2010, di ottenere l’appoggio elettorale da parte di personaggi di rilievo della cosca di ‘ndrangheta Lanzino-Ruà, già tutti definitivamente condannati per associazione mafiosa, in cambio di condotte procedimentali amministrative di favore contrarie ai doveri d’ufficio.

I particolari sono stati resi noti dal procuratore Giovanni Bormbardieri nell’intervista rilasciata a Salvatore Bruno

Commozione ai funerali della piccola Marianna. La madre non avrebbe tentato il suicidio

COSENZA – Si sono svolti in un clima di generale commozione i funerali della piccola Marianna Luberto, che sarebbe stata uccisa, soffocata con un cuscino, a soli sette mesi, dalla madre, poi fermata per omicidio volontario aggravato. Alla cerimonia funebre, che si è svolta nella chiesa di Santa Teresa, ha partecipato anche il vescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Francesco Nolè, che ha a lungo abbracciato il padre della piccola apparso distrutto dall’immane tragedia ma dignitoso nella sua sofferenza. Stretto tra familiari e colleghi, Francesco per tutta la cerimonia ha fissato quella bara così piccola ricoperta da tanti fiori bianchi. Una cerimonia composta, come il dolore delle famiglie Luberto e Leonetti. Poche ma sentite le parole del sacerdote Don Gino Luberto che ha officiato insieme al presule e che ha ricordato la piccola Marianna come “il fiore sbocciato dall’amore tra Francesco e Giovanna”. La liturgia ha sottolineato che il “Signore vuole che i bimbi vengano a lui”. Il parroco ha rivolto un invito al “perdono e alla speranza”. Un applauso ha salutato la piccola Marianna alla quale monsignor Nolè ha voluto portare un saluto reale è un sostegno concreto a tutta la famiglia.  Intanto si apprende che, a seguito degli esami effettuati sul sangue della madre della piccola, Giovanna Leonetti, non sarebbe stata riscontrata una quantità di farmaci tale da far pensare ad un tentativo di suicidio, come invece si era pensato nell’immediato, essendo stata trovata ai piedi della donna una confezione di barbiturici. Dunque, secondo la ricostruzione degli inquirenti, non avrebbe tentato il suicidio la biologa 37enne. Giovanna Leonetti, dopo essersi vista con il marito – da qualche giorno la donna abitava a casa di una zia a Donnici – nel loro appartamento al terzo piano di una palazzina in centro città si sarebbe recata al secondo piano in casa di un’altra zia che le aveva lasciato le chiavi e lì avrebbe – è questa l’accusa – soffocato la piccola Marianna Luberto con un cuscino e dopo essersi distesa sul letto ha chiamato il marito dicendogli di scendere. Francesco Luberto, giovane avvocato, appena entrato nell’appartamento – ha raccontato ai magistrati – si è recato nella stanza da letto e ha visto la bimba con un cuscino sul volto e la moglie distesa sul letto e accanto una confezione di barbiturici. Mamma e figlia sono state portate d’urgenza in ospedale, ma per la bimba non c’è stato nulla da fare. La biologa, che da ottobre soffre di depressione post partum ed è seguita da specialisti, è stata ricoverata. Dai primi risultati degli esami clinici, la dose di farmaci assunta escluderebbe un tentativo di suicidio. Ma tutto il quadro clinico della donna sarà sottoposto a ulteriori approfondimenti. Nella giornata di martedì 23 febbraio si svolgerà l’udienza di convalida del fermo e l’interrogatorio di garanzia della 37enne, difesa dall’avvocato Marcello Manna.

L’allarme dei magistrati della Dda: siamo rimasti in sei con mille udienze da presenziare

Bombardieri e lubertoCATANZARO – Dopo aver illustrato i particolari dell’operazione che ha consentito alla Direzione Distrettuale di Catanzaro di procedere alla confisca dei beni riconducibili alla cosca Tripodi, il procuratore aggiunto della Dda Vincenzo Luberto si è lasci uno sfogo davanti ai cronisti, denunciando in maniera determinata la carenza di organico dell’importante ufficio giudiziario. “La Dda di Catanzaro ha a disposizione solamente sei magistrati per far fronte a mille udienze cui i singoli pm devono presenziare. Si tratta di un numero esiguo di uomini che fronteggia in ogni modo possibile la criminalità organizzata ottenendo un successo insperato, se si considera la carenza di organico. Voglio ricordare che abbiamo competenza su due terzi del territorio regionale. Parliamo di zone come Lamezia, gestita con sacrificio inenarrabile vista la presenza radicata di cosche come quella dei Giampà e dei Torcasio che comunque siamo riusciti ad arginare con numerose operazioni come “Medusa” e “Perseo”, e non ultima “Dirty Soccer”, ma se analizziamo tutto il territorio di nostra competenza non sfugge che Vibo Valentia ha in ogni frazione piccole cosche che gestiscono le attività criminali che fanno capo a quelle più note. Anche lì – ha sottolineato Luberto – la nostra attività è stata determinante e parliamo sempre di un uomo solo a gestire tutto. La situazione non cambia a Cosenza e Crotone, dove ci si divide tra Paola e Castrovillari con il clan Rango-Zingari e dove siamo riusciti con la nostra attività a svelare le ramificazioni nazionali del clan Grande-Aracri, attività che ha portato all’operazione Aemilia. Infine c’è Catanzaro, che non è un’isola felice come tutti vogliono far credere o come si potrebbe pensare. Anche qui la ‘ndrangheta è permeata notevolmente. Se la ‘ndrangheta, quindi – ha concluso il procuratore aggiunto – è il nemico numero uno, come dicono, non è così che si combatte. Le forze sono insufficienti perché si finisce per trascurare alcune situazioni che possono essere importantissime. Lo sforzo della Procura è notevole, ma potrebbe alla lunga non bastare. Per questo ribadiamo che serve un incremento di organico”.

Magistrati ricevuti in Commissione Antimafia: “Siamo sotto organico”

Vincenzo Antonio LombardoCOSENZA – “La sola provincia di Cosenza conta oltre settecentomila abitanti. Vi è una criminalità stabilmente insediata sul territorio e questa criminalità compie tutte le azioni che ogni ‘ndrina e ogni cosca di ‘ndrangheta compie nel resto della Calabria, nonostante non abbia le caratteristiche di quelle del reggino”. Lo ha detto il procuratore distrettuale di Catanzaro Vincenzo Lombardo, al termine dell’audizione davanti alla Commissione parlamentare antimafia svoltasi a Cosenza. Lombardo era accompagnato dagli aggiunti Giovanni Bombardieri e Vincenzo Luberto e dal sostituto Pierpaolo Bruni. “Abbiamo fatto un’esposizione delle dinamiche criminali, degli assetti associativi della provincia di Cosenza, nelle aree della città capoluogo e del suo hinterland, di Paola, di Cetraro, della Sibaritide e del Pollino con un’ampia illustrazione degli attuali assetti criminali, evidenziando le criticità nell’affrontare queste dinamiche in rapporto al fatto che erano anche presenti fisicamente due soli magistrati che la procura distrettuale può destinare a una provincia come quella di Cosenza. Sappiamo – ha sostenuto ancora Lombardo – che c’è un’attività molto intensa nelle estorsioni. Ci siamo soffermati sulle singole cosche e sui procedimenti e attività investigative in corso”.Bombardieri e luberto

Giovanni Bombardieri ha rimarcato le “difficoltà legate agli organici e all’impossibilità di dare continuità alle indagini. Peraltro in quest’area – ha spiegato – ci sono i tribunali di Castrovillari, Paola e Cosenza che sono distanti dalla sede della distrettuale. Abbiamo percepito che la commissione è molto attenta a questa situazione. Ci hanno assicurato che queste difficoltà saranno rappresentate anche al ministro. Sotto il profilo dell’aumento dell’organico non ci sono immediate novità, il ministro ci disse che sarebbe passato tutto attraverso la riorganizzazione degli uffici circondariali, speriamo che in quella sede, tra qualche mese, si tenga conto delle carenze di organico della Dda, dell’ufficio gip, del Tribunale e di tutte quelle strutture che servono a contrastare la criminalità organizzata”.