Oscar Green 2014 – Calabria – Intervista a Giovanna Frisina

Intervista a Giovanna Frisina

di Le terre di Zoé

1. Quando e come nasce la sua azienda?

La nostra è una azienda agricola che si tramanda da generazioni. Abbiamo sempre e solo fatto produzione di agrumi e di kiwi e vendevamo in generale la frutta fresca. Da un anno e mezzo a questa parte abbiamo iniziato con la trasformazione in marmellate, confetture e succhi di frutta. La nostra è una produzione biologica e quello che cerchiamo di fare è avere un prodotto il più naturale possibile. Cerchiamo di fare un prodotto naturale, e carico di frutta. Tant’è che quando andiamo in fiera una delle constatazioni che mi viene fatta dal pubblico è che il prodotto è troppo naturale. A me questa cosa fa sempre rimanere un po’ male, la prendo quasi come una cosa negativa e non positiva. Ovviamente il pubblico è abituato a dei sapori industriali e non riconosce più veramente qual è il sapore reale del prodotto che sta alla base di ciò che sta consumando.

2. Nel 2004 l’azienda svolta in direzione del biologico. Cosa l’ha spinta verso questa direzione?
Il cambiamento è cominciato con i mei familiari, io sono arrivata successivamente. È chiaro che diventa poi anche un’esigenza perché il passaggio al biologico è anche un passaggio culturale, anzi, è soprattutto un passaggio culturale. Prima nessuno, tranne pochi lungimiranti, si rendeva effettivamente conto di quanti concimi, diserbanti e altri prodotti chimici facessero male alla salute. Con l’aumento delle malattie e grazie a tutte le ricerche che sono state fatte si è capito quanto male facessero le aggiunte di questi prodotti alla pianta e di conseguenza all’uomo. Quindi abbiamo cominciato anche noi a praticare un’agricoltura più pulita, secondo un regime che abbiamo esteso poi anche ai lavorati, perché è inutile avere un frutto biologico e un trasformato che non abbia le stesse caratteristiche. Il frutto deve essere biologico così come gli zuccheri e le essenze, la lavorazione deve essere fatta in modo che non ci siano contaminazioni. Di fatto dietro la parola “biologico” c’è poi un lavoro enorme.

3. Quali sono ad oggi i prodotti principali dell’azienda?
I succhi sono ancora più particolari e caratteristici rispetto alla marmellata. È vero che quest’ultima ha una altissima percentuale di frutta però i succhi, come quello di agrumi, hanno il 100% di frutta e sono senza conservanti, l’unico conservante è la pastorizzazione che noi facciamo ai succhi. Il nettare di kiwi al 60% ha un’aggiunta di acqua ma solo per renderlo bevibile altrimenti sarebbe stato mangiabile col cucchiaio. Sono prodotti naturali che diventano di nicchia perché non hanno concorrenti sul mercato. Non ci sono molte altre aziende che fanno prodotti con questa percentuale di frutta e che siano conservabili perché con la pastorizzazione riusciamo ad arrivare a dei negozianti che non sono costretti ad avere il banco frigo perché possono tenere il prodotto sullo scaffale per parecchi mesi. Ovviamente la nostra produzione avviene nei mesi di maturazione del frutto ma, mentre il prodotto fresco ha una conservabilità di massimo 4/5 giorni, con la pastorizzazione riusciamo ad usufruire del prodotto per tutto l’anno.

4. Come hanno risposto i mercati?
La risposta della gente che capisce il prodotto è stata assolutamente positiva. È un po’ scioccante per alcuni leggere nella lista di ingredienti solo la parola “arancia”. Il gusto è trasversale, sia il cliente che legge sia quello che non lo fa, in base al gusto può già scegliere. Io faccio tantissime fiere di vendita al pubblico proprio per capire il cliente, per avere il riscontro diretto. La persona che è più attenta prima ancora di assaggiare mi prende la confezione e legge gli ingredienti, dove viene fatto e poi assaggia. Questo è il cliente che capisce il mio prodotto e che acquista.

5.Il suo prodotto e così particolare che non ha quasi concorrenza sul mercato.
A livello industriale non ha assolutamente concorrenza. I concorrenti sono le produzioni artigianali, al pari della mia, che propongono prodotti d’eccellenza naturali e genuini. Tra l’altro essendo noi un’azienda agricola non lesiniamo in frutta perché è chiaro che producendola sarebbe sciocco lesinare proprio su quella. Io non posso aumentare la percentuale perché altrimenti la marmellata non sarebbe più spalmabile ma la si potrebbe tagliare con il coltello perché tanta più frutta c’è tanto più l’acqua evapora e il prodotto diventa solido.

6. I vostri prodotti sono nel prontuario dell’associazione italiana celiaci. È stata una conseguenza o una scelta?
La frutta è naturalmente priva di glutine ma il fatto che noi non aggiungiamo niente di strano ci porta a poter garantire che non ci siano contaminazioni che portino alla presenza di glutine nel prodotto. Ovviamente il fatto di avere un prodotto senza glutine è stata una conseguenza, lo sponsorizzarlo è stata una necessità mia perché anche questa è una fascia di mercato. Le persone che soffrono di questa malattia devono sapere quello che mangiano e andando a ricercare il prodotto che sia genuino riescono ad apprezzare anche il mio prodotto.

7. La categoria del premio Oscar Green riguardava l’esportazione. Cosa ha significato l’aver ottenuto questo premio?
La categoria “Esportare il territorio” io l’ho intesa come esportare il territorio al di fuori dei confini della regione, anche Milano per me è mercato estero. Avendo iniziato da un anno e mezzo quindi le esperienze all’estero sono ancora poche. Ho qualche cliente all’estero, molti in Italia che sono rivenditori di nicchia, negozi biologici, gastronomie, parafarmacie per i prodotti senza glutine biologici. In più abbiamo creato una rete di agenti (che per un’azienda agricola è una cosa un po’ anomala), alcuni hanno l’esclusiva su alcune regioni e ne abbiamo uno in Inghilterra per cercare di esportare il mio territorio, di allungare il mio braccio commerciale e cercare di andare a proporre il mio prodotto. Perché è difficile anche questo. Si possono fare marmellate anche buone ma se non si riesce a venderle, o perché non si hanno le capacità o perché non si ha la struttura, possono essere buone quanto si vuole ma rimangano in magazzino invendute. I mercati esteri sono più ricettivi per le marmellate e per gli agrumi in generale quindi anche i succhi.

8. A parte i vari riconoscimenti che la sua azienda ha ottenuto, qual è la cosa di cui va più fiera?
Il fatto di aver realizzato il mio sogno. Questo è un progetto che io avevo da tempo, ho studiato economia e commercio a Parma e tra le materie complementari ho messo due materie di economia agraria, poi per varie vicissitudini ho dovuto rimandare. Adesso che siamo in un periodo di crisi totale e globale, il fatto che il mio progetto cresca e stia dando dei risultati in crescita sul lato del fatturato, mi rende davvero fiera. Probabilmente era anche il momento giusto per farlo, se l’avessi fatto prima non ci sarebbero stati gli stessi supporti anche in termini di formazione mia. Una grande gratificazione.

 

di Maria Mastoianni

 

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