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Alleanze da cercare, programmi elettorali da scrivere, interviste trabocchetto che tirano fuori il peggio e ti fan passare per scemo, interviste pilotate che sortiscono effetti indesiderati, tg amici, tg nemici… La vita del politico di questi tempi è una giungla piena di insidie.
Meglio affidarsi ai cari nuovi social network, per poter dire quello che  frulla in testa in quel momento.

In questo freddo scorcio di fine anno e di pre campagna elettorale,  si può tranquillamente rimanere impantofolati ed accoccolati sotto un plaid ed affidare il proprio destino elettorale ad una bella twittata, ad uno status particolarmente brillante. Certo, manca il contraddittorio, ma quello lo si è sempre visto raramente.

E poi c’è la cosa più bella di tutte: giornali e tg che commentano ogni uscita, magari ci metton su un bel mi piace, e portano tramite la tivvù, i social network nelle case di tutti, anche nella casa della nonnina che non ne aveva mai sentito parlare. Se non è una rivoluzione, poco ci manca.

Lo aveva fatto capire anche il Papa (altro che retrogrado!) che, insomma, bisogna rimanere al passo coi tempi.

E chi si ferma è perduto!

Com’è complicata quella B

Domenica 16 Dicembre, ore 18 circa, su Canale 5 c’è Berlusconi intervistato da Barbara D’Urso. Chi di Berlusconi ne ha fin sopra i capelli, ma è costretto, si sa, comunque a guardarlo per vedere un po’ che dice, si prepara a vivere quel momento con lo stato d’animo di un dissidente cubano costretto a guardare il cofanetto dei monologhi di Fidel Castro in blu ray.  Ti aspetti che alla prima occasione il cavaliere inizi a raccontare barzellette o a parlare del Milan; che all’improvviso esca fuori Apicella per un duetto improvvisato; che la D’Urso batta il record di annuizioni detenuto da Carlo Pellegatti stabilito durante una intervista con lo stesso Berlusconi. Ed invece ne viene fuori l’intervista che non ti aspetti: domande incalzanti, serrate, fatte senza nessun timore reverenziale per tutta l’ora e mezza di dibattito.

Incalzato da Barbara D’Urso, Berlusconi deve proprio parlare di politica. Ed allora vai con l’IMU, che è una tassa ingiusta, e che la prima casa è sacra (anche se fossi stato in lui avrei specificato che sulla seconda, terza, quarta, quinta ecc, non ci sputo mica).

Parla di come sia in attesa di una risposta di Monti per una sua candidatura a leader del centrodestra, in mancanza della quale non ci sono altre alternative se non la sua candidatura. Forse su questo argomento si potevano usare parole diverse, e stare più attenti a non ferire i sentimenti di Alfano, che stava ascoltando da casa, ma si va avanti.

Per la D’Urso non ci sono tabù: si parla delle grane con la giustizia e della condanna di 4 anni inflittagli dai giudici, una condanna, a detta di Berlusconi,  che “grida vendetta davanti a Dio e agli uomini”. Molti da casa hanno annuito, ma la D’Urso ancora resiste e si continua forse con l’argomento più imbarazzante: le serate ad Arcore. Il cavaliere parla della solitudine di quei giorni, del fresco divorzio, della mamma morta da poco e di qualcuno che gli disse “organizziamo!”, e tocca i cuori. Era facile a quel punto cadere nel tranello di Ruby ordito dai magistrati di Milano.

In ultimo, dopo un ora e venti minuti circa, un tocco forse civettuolo, ma che alla D’Urso si può perdonare: il nuovo amore di Silvio. Si chiama Francesca, è una ragazza che Berlusconi definisce “bella fuori e ancor più bella dentro”,  lo fa sentire finalmente meno solo,  è di 49 anni più giovane, ma va da sè che l’amore non ha età, senza il bisogno di sottolinearlo.

Sullo stacchetto pubblicitario un piccolo contrattempo che nulla toglie alla validità di quanto visto: Berlusconi che chiede alla conduttrice “poi mi domandi anche…”, ma oramai la pubblicità era partita e nessuno ha potuto sentire cosa gli avesse chiesto, e solo le male lingue possono arrivare a pensare che l’inflessibile Barbara poi lo abbia accontentato. Alla fine del dibattito forse Berlusconi avrà pensato: “la tv è mia, le pago lo stipendio, e nemmeno una domandina a piacere mi fa.. com’è complicata quella B”.

 

America: Autoritratto

Mentre guardavo Obama piangere per le 27 vittime della strage nel Connecticut, mi è venuto in mente come la più arbitraria delle associazione di idee, il ricordo di Sandro Pertini nel 1980, davanti ai resti della stazione di Bologna, che pronuncia la parola “bambini” e rompe la sua voce nel pianto. Ogni volta che mi ricapita di vedere quelle immagini penso a quell’uomo, alla sua storia e al suo candore, a quella storia, e non posso farea meno di commuovermi.

Ecco, la storia.

Guardando il presidente americano Barack Obama, ma forse dovrei dire guardando l’America che piange una strage assurda,  la reazione incontrollata è quella di un sorriso amaro, di un gesto scettico di una scrollata del capo.

Quale è la storia di un paese che piange 27 persone uccise (di cui 20 bambini) chiaramente senza motivo?

E’ la storia delle cosiddette lobby dei produttori di  armi, che finanziano da sempre le campagne elettorali di qualsiasi presidente?  E’ la storia di quei presidenti che non mancano di ringraziare tanta generosità una volta eletti? A tal proposito, nessun disincanto: Democratici come Repubblicani.

La storia di un paese in cui la vendita di armi (dalle pistole alle testate missilistiche) è uno dei settori trainanti dell’economia? Un paese che le armi le reclamizza in tv: pistole e mitragliatori d’assalto “indossati” da poppute ragazze in bikini. Un paese in cui è possibile che una banca ti regali un fucile se apri un conto in una sua filiale. Una nazione in cui armi o proiettili fanno capolino nei megastore, quasi invogliandoti a comprarle, come compreresti merendine  messe a bella posta vicino alle casse di un supermarket.

O è la storia di un paese da sempre terrorizzato da qualcuno o qualcosa? Indiani, neri, comunisti, alieni, terroristi.  Quindi è la storia di un paese che vende armi con facilità ad una popolazione perennemente terrorizzata? Un diritto quello a possedere armi, sancito persino in un emendamento della costituzione,  sbandierato soprattutto in occasione di eventi tragici e folli, come reazione alla violenza, confondendo causa ed effetto.

Un paese in cui la NRA, la National Rifle Association, non manca di organizzare parate e riunioni nei posti teatri di stragi, pochi giorni dopo che sono avvenute. La storia di un paese in cui uno di questi sostenitori del possesso di armi  può tranquillamente affermare che ad armare la mano di Adam Lanza, il ventenne autore della strage, compiuta con armi rubate alla madre e regolarmente detenute, sono stati i  sostenitori della legge che vuole regolare il possesso di armi, e che armare maggiormente genitori e insegnanti rappresenterebbe una soluzione.

Negli USA da circa 6 mesi circola un video, diffuso da istituzioni ufficiali, che illustra il comportamento da adottare in caso di stragi violente per opera di folli. Un filmato che invita a correre, a nasconderti, a non farti ostacolare da nessuno verso la salvezza, e a reagire decisamente appena ne hai l’occasione, come se fosse un qualsiasi manuale di comportamenti da adottare per avvenimenti inevitabili, come terremoti o alluvioni. Come se una strage immotivata fosse un evento facilmente verificabile ed inevitabile, o addirittura accettato.

Ecco perchè oggi l’America che piange, le sue istituzioni come i suoi cittadini, hanno una immagine di inevitabile deja vu, o ancora di qualcuno che si guarda allo specchio, guarda occhiaie, forme allargate, un viso sfatto e si domanda come ha fatto a ridursi in quel modo. In presenza di eventi tragici si è soliti dire che non è momento di polemiche e riflessioni, ma di pianto e commemorazione. Spesso è la via più comoda per aggirare le responsabilità. Quello che oggi dovrebbe fare l’America subito dopo avere asciugato le lacrime, è distruggere il proprio autoritratto e avere la pazienza di ridipingerlo ex novo.

 

Leaders and Followers

Risale a pochi giorni fa l’ingresso di Papa Ratzinger su Twitter: sette account multilingue e milioni di followers da tutto il monodo.

Un gesto di apertura alla modernità che non si vedeva dalla riabilitazione di Galileo Galilei. Tanto che in molti avevano auspicato che fosse questo un segnale di apertura della Chiesa verso tematiche che tocca definire attuali per il semplice fatto che ancora se ne debba discutere.

Ieri, Giornata della Pace, Papa Ratzinger si è espresso per l’ennesima volta su temi a lui molto cari: aborto, eutanasia, omosessualità.

In particolare:

“I tentativi di rendere il matrimonio fra un uomo e una donna giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione, sono una offesa contro la verità della persona umana, una ferita grave inflitta alla verità e alla pace”.

Daniel Pennac scrisse: “Se incontri un essere umano nella folla seguilo… seguilo”.

E con buona pace della modernità.