Laterale Film Festival V, annunciata la selezione ufficiale dei cortometraggi

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Laterale Film Festival

COSENZA – Torna Laterale Film Festival, festival internazionale non competitivo di arte cinematografica promosso dall’Associazione Culturale Laterale, che il prossimo 13-14-15 settembre taglierà il nastro della sua quinta edizione nella città di Cosenza, presso il Cinema San Nicola.

Una forte identità progettuale che ha fatto in questi anni del festival un punto di riferimento importante per opere e registi che si cimentano con i linguaggi cinematografici più visionari del panorama internazionale contemporaneo, con l’obiettivo di ridurre la distanza tra la sperimentazione artistica e il pubblico, attraverso una programmazione coraggiosa e innovativa. 

Per questo Laterale Film Festival apre gratuitamente le porte del cinema agli spettatori e consente loro di approcciarsi a cortometraggi insoliti, epifanie visive spesso considerate per pochi, che invece sono esperibili anche da una platea più vasta, come ha dimostrato l’importante partecipazione registrata nelle precedenti edizioni. 

Il cinema per Laterale è condivisione e interazione: pertanto, come di consueto, alcuni dei registi selezionati saranno ospiti delle tre serate, per poter dialogare con il pubblico al termine delle proiezioni.

Tre giorni di proiezioni, incontri e approfondimenti a Cosenza presso il Cinema San Nicola.

Il programma della tre giorni scaturisce da una puntuale selezione dei migliori cortometraggi artistici provenienti da autori di tutto il mondo, con particolare attenzione alle sperimentazioni di cineasti italiani. 

LA SELEZIONE UFFICIALE

 

A impreziosire questa edizione la prima proiezione mondiale in sala del film breve Himala: a dialectic of our time (2020) del regista filippino Lav Diaz, già Leone d’oro con The Woman Who Left (2016) alla 73ma edizione della mostra internazionale del cinema di Venezia. Girato durante il lockdown dovuto alla pandemia da Covid-19 all’interno della comunità di Luzon (Filippine), Himala raccoglie i filmati di persone che si riprendono, utilizzando i dispositivi a loro più congeniali, nell’atto di guardare il lungometraggio Himala di Ishmael Bernal (1982). Quello di Diaz è un esperimento di direzione cinematografica da remoto che traccia un arcipelago di solitudini, di diversi formati e modi di filmare, in una fantasia che sembra ricalcare fedelmente la geografia insulare delle Filippine.

L’esperienza di fruizione laterale non si limiterà alla visione dei film selezionati: il Festival inizierà prima delle proiezioni e proseguirà successivamente, in virtù dell’insieme di paratesti e opere d’arte concettuali a cura dell’associazione Laterale e che arricchiscono la manifestazione.

Due le novità di quest’anno: la mostra dal titolo Lustro in cui si esporranno opere di scrittura concettuale quali le abrasioni, ovvero pagine in esilio dai libri in cui la cancellazione di alcune parole, tramite l’erosione di un cacciavite, lascia emergere frasi inedite; e l’installazione del compositore Remo De Vico, una colonna sonora in tre movimenti – Astro, Imo e Lustro –, ispirati ai titoli e alle suggestioni delle tre serate. Nel corso di ogni appuntamento in sala, l’installazione sonora verrà fruita in due momenti distinti: prima delle proiezioni, come brano d’ingresso, e al termine, come brano d’uscita.

Per dare un ulteriore contributo teorico alle visioni, quest’anno il sodalizio con la rivista «Lo Specchio Scuro» prenderà corpo grazie alla presenza in sala di alcuni dei suoi redattori. Si dialogherà in loro compagnia intorno al cinema sperimentale italiano contemporaneo, soffermandosi sui termini “cinema sperimentale” e “cinema laterale” e su tutto ciò che di rilevante avviene lontano dal clamore mediatico.        

Un’edizione importante e di grande caratura culturale quella 2021 che, come quelle passate, si prefigge l’obiettivo di rendere il cinema un luogo dell’inaspettato in cui i film, le opere concettuali e le installazioni musicali diventano un unico grande progetto narrativo. 

“Non può esistere un cinema che sia sala d’attesa né sala d’arrivo, ma solo un cinema come luogo di transito per pensare oltremodo”.

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