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Cosenza, attesa per l’inaugurazione della statua di Alarico

COSENZA – Tutto pronto a Cosenza alla confluenza dei fiumi Crati e Busento dove verrà inaugurata formalmente domani la statua di Alarico dell’artista Paolo Grassino. La scultura è già posizionata nel luogo in cui,secondo gli storici, fu sepolto il re dei Goti con il suo ingente tesoro. L’opera è stata realizzata utilizzando un finanziamento messo a disposizione dalla Fondazione Carical e sarà, è il caso di dirlo, il cavallo di battaglia del sindaco occhiuto per promuovere la candidatura del capoluogo bruzio a capitale della cultura italiana 2018. Sarà uno dei tasselli fondamentali per completare quel percorso di valorizzazione del capoluogo bruzio e del suo centro storico, promosso dall’amministrazione comunale per rilanciarne la vocazione turistica. La superficie della scultura è rivestita da una pelle di linee in rilievo che rende omogenei i tre elementi cardini dell’opera. Il cavallo, il re e la struttura che li sorregge, sono legati insieme dallo stesso derma, da una buccia di onde che ridisegnano le forme e coprono i dettagli della figurazione.Alla cerimonia, oltre all’autore ed al primo cittadino, parteciperanno il sottosegretario ai Beni e attività culturali Dorina Bianchi, il prefetto Gianfranco Tomao, il presidente della Fondazione Carical Mario Bozzo e Mario Pagano, soprintendente ai beni culturali per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone

Cosenza, tutto pronto per la nuova statua di Alarico

COSENZA – «Sabato 5 novembre alle 12 a Cosenza sarà inaugurata la statua di Alarico realizzata dall’artista Paolo Grassino, posizionata alla confluenza dei fiumi Crati e Busento. Saranno presenti: il sindaco Mario Occhiuto, il prefetto Gianfranco Tomao, Mario Bozzo presidente della Fondazione Carical che ha finanziato la statua, il sottosegretario dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Dorina Bianchi e Mario Pagano della Soprintendenza di Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone con cui proprio di recente è stato firmato il protocollo d’intesa per l’avvio degli scavi». Lo comunica una nota del portavoce del Comune di Cosenza. «In questi anni abbiamo lavorato molto per creare una vocazione turistica della nostra città – afferma il sindaco Occhiuto – e oggi sono già visibili i primi risultati. Siamo terzi in Calabria per presenze turistiche dopo Tropea e Reggio Calabria. Abbiamo infatti lavorato sull’organizzazione della logistica, creando percorsi ed itinerari turistici con il pullman ScopriCosenza e con punti informativi, guide e materiali di supporto (compresa la guida Touring Club). Adesso è stata completata la scultura dell’artista Paolo Grassino che raffigura Alarico sul cavallo. Realizzata grazie ad un finanziamento della Fondazione Carical, la statua è stata posizionata nei pressi della confluenza dei fiumi Crati e Busento. È una iniziativa strategica – spiega il primo cittadino – per rafforzare la vocazione turistica della nostra città perchè ‘Alarico sul cavallò costituirà un simbolo per i tanti visitatori che già arrivano a Cosenza e si recano sul Busento attratti dalla storia straordinaria del tesoro del re dei Goti». «Il cavallo del progetto è ferito – spiega l’artista Paolo Grassino -. Non ha gambe. È reduce da cento battaglie. Fantasma. Viene sorretto e innalzato come una giostra per i bimbi da quattro linee-tubi-trampoli o come le impalcature di un cantiere. Non c’è trionfo in questo gesto ma la radicale volontà di staccare l’opera e il mito dalla superficie della terra. Sradicare il monumento equestre dal terreno crea un meccanismo che riconverte l’oggetto materiale in dispositivo per accompagnare l’osservatore su una dimensione immateriale. Qualcosa di più simile all’inesprimibile, al segreto. Il re guerriero è in piedi e con i piedi rimane collegato al suo destriero, non si abbandonano, hanno un comune destino. La figura riemerge dall’acqua e ci interroga dopo secoli. Uno scarto temporale. Forse il mito come la scultura rimane in quel limbo senza tempo dove tutto è cristallizzato. La fusione del metallo ferma l’idea, una resistente impresa donata ai secoli. La superficie della scultura è rivestita da una pelle di linee in rilievo che rende omogenei i tre elementi cardini dell’opera. Il cavallo, il re e la struttura che li sorregge, sono legati insieme dallo stesso derma, da una buccia di onde che ridisegnano le forme e coprono i dettagli della figurazione che non sempre lascia eventualità aperte per l’interpretazione personale. L’intento di questo progetto è di proteggere un segreto, esporlo ma tenerlo coperto da un ‘velò. Rispettare e tentare di non dare delle risposte a degli eventi in modo razionale. Lasciare che un mistero rimanga tale e sentirsi appagati nel condividere questo».

Cosenza, per Alarico si spera nella presenza del ministro Franceschini

COSENZA – Il Ministro Franceschini è atteso a Cosenza per l’inaugurazione della scultura in bronzo di Alarico, realizzata da Paolo Grassino, già posizionata alla confluenza dei fiumi Crati e Busento. Il titolare del dicastero ai beni culturali dovrebbe dare conferma della sua presenza nelle prossime ore. Sarà uno dei tasselli fondamentali per completare quel percorso di valorizzazione del capoluogo  bruzio e del suo centro storico, promosso dall’amministrazione comunale per rilanciarne la vocazione turistica. Una delle tappe di avvicinamento al momento della proclamazione della capitale italiana della cultura 2018 che vede Cosenza candidata con grandi chance di farcela. Intanto al comune non stanno con le mani in mano. Si è appena conclusa una due giorni di dibattiti, incontri e confronti sul turismo. Un Forum ospitato al Castello Svevo dove si sono radunati gli operatori del settore per iniziativa dell’amministrazione, in particolare dell’assessore al ramo Rosaria Succurro. Istituito un tavolo tecnico per lo sviluppo turistico della città di Cosenza finalizzato a qualificare e sviluppare l’offerta turistica locale, attraverso una rete tra gli operatori dei musei e degli altri attrattori presenti sul territorio; una pianificazione strategica, di analisi settoriale, di elaborazione progettuale, di promozione e sostegno di azioni ed attività specifiche, di scambio di informazioni, di aggregazione e di interazione tra soggetti; l’integrazione dei punti di vista, delle competenze e degli obiettivi delle realtà del settore istituzionale, del settore profit e del terzo settore, delle strutture tradizionalmente impegnate nella promozione e nella commercializzazione turistica, al fine del coordinamento di una comune programmazione di iniziative volte alla valorizzazione, promozione e sviluppo dell’offerta turistica. Il tavolo tecnico sarà presieduto dal Sindaco Mario Occhiuto e dall’ Assessore al turismo e marketing territoriale Rosaria Succurro. Ed è stato proprio il Sindaco Mario Occhiuto a trarre le conclusioni della due giorni del Forum tenutosi al Castello Svevo al termine degli incontri tematici che si sono susseguiti. Estremamente positivo il bilancio delineato dal primo cittadino, soprattutto per l’entusiastica partecipazione e per la presenza, importante, di molti giovani «che – ha rimarcato Occhiuto – vedono finalmente nel nostro territorio la possibilità di una prospettiva futura di lavoro. Per fare turismo – ha aggiunto il sindaco – c’è un percorso da compiere, perché non siamo dotati di bacchette magiche. Il Forum è stato utilissimo perché ci ha consentito di avere un confronto con tutti gli stakeholders del settore e di ascoltare delle esperienze anche da chi veniva da altre realtà regionali più avanzate».

Scontro Occhiuto-Rai sul tesoro di Alarico. La replica della Tgr

COSENZA – «Il comitato di redazione della Tgr Calabria esprime sdegno e forte condanna rispetto alle esternazioni del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto rilasciate agli organi di informazione. Il sindaco dice testualmente: “La direzione di Alfonso Samengo è stata una delle più vergognose pagine della storia del nostro Tg3 regionale, piegato al volere dei potentati locali e strumentale agli interessi dei partiti. Servizi e paparazzate in ogni edizione del Tg per i loro amici, e attacchi di ogni genere a me”. Il cdr della Calabria esprime la più totale solidarietà al caporedattore Alfonso Samengo e rigetta in toto le accuse lanciate dal primo cittadino di Cosenza». E’ quanto si legge in una nota del comitato di redazione della Tgr regionale. «Si tratta di affermazioni false nei contenuti e volgari nella formulazione. Mai questo Tg è stato asservito a potentati. Mai ha realizzato paparazzate.Il sindaco di Cosenza impari a rispettare il lavoro altrui ed a confrontarsi senza offendere. Riguardo poi all’ultimo episodio, quello relativo agli scavi di Alarico, da cui scaturiscono le calunniose affermazioni di Mario Occhiuto, il cdr ribadisce di aver risposto in diretta al sindaco nella puntata di Buongiorno Regione del 18 ottobre 2016. Ricorda inoltre che il sindaco Occhiuto, invitato in trasmissione a replicare, ha preferito affidare le velenose e false dichiarazioni ad un comunicato stampa. Ci si sarebbe aspettata – conclude la nota – una reazione diversa di fronte allo spirito critico ed anche all’ironia intelligente che circonda la vicenda di Alarico che, a tutt’oggi, resta, comunque, un’affascinante leggenda».

Sgarbi a Cosenza: “Il tesoro di Alarico non esiste, è solo un mito, ma fa bene Occhiuto a non arrendersi”

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Cosenza ( Cs) – Ha continuato a portare avanti la sua teoria Vittorio Sgarbi, quella cioè che il tesoro di Alarico “fondamentalmente non esiste”. E lo ha fatto come un fiume in piena, sostenendo la tesi, secondo cui, la presenza del tesoro del Re dei Goti, “altro non è che un mito, una vera e propria leggenda”. Secondo il critico d’arte ferrarese, “è un sano pensiero, effetto di una riuscitissima visione. Mario Occhiuto, di nome e di fatto,  ( il pubblico scoppia in una risata fragorosa) è stato in grado di creare un effetto che determina fantasia allo stato puro. Lo definirei – ha proseguito – il miracolo di Alarico, un sogno che si concretizza nella mitizzazione della realtà”. Vittorio Sgarbi stamane a Cosenza, in un affollatissimo Salone degli Specchi della Provincia, ha preso parte al convegno “Il cammino di Alarico. Un tesoro, una risorsa storica, una grande opportunità di sviluppo turistico e culturale” e ha conquistato i presenti ( la sala era troppo piccola per contenere così tanta gente) con la sua ironia e la sua pittoresca e nota visione del mondo e della storia in genere. “Non credevo – ha detto spiritosamente –  che la mia visita nella città dei Bruzi provocasse così tanto clamore da indurre 17 consiglieri a firmare le dimissioni e sancire la fine anticipata della sindacatura di Mario Occhiuto. Ma questi “signorotti”, non hanno capito, che gli hanno quasi fatto un favore, perché queste sono state le primarie di Occhiuto, che d’ora in avanti avrà più tempo per fare campagna elettorale e screditare il gruppo di traditori, rivoluzionari e pugnalatori”.

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Per Sgarbi Occhiuto è il degno discendente di Goebbels, “ma ti consiglio – rivolto all’ex primo cittadino di Cosenza-  di fare in maniera tale che il tesoro non venga mai trovato. Sapete che fine farebbero i reperti se venissero rinvenuti? Diretti a Catanzaro e una schiera di magistrati ( inveisce anche contro una parte di essi, osannando prima l’ex sindaco Mancini e poi Misasi ndr) e sovrintendenti  arriverebbero in città con la pretesa di dirigere e formalizzare le operazioni secondo legge. Ragione per cui – ha stuzzicato- se trovate qualcosa, buttatelo nuovamente nel fiume. Fate in modo che questo sogno e questa ricerca possano sempre proseguire”.  E se da una parte  ha promosso Occhiuto, definendolo astuto e assennato, per la questione relativa alla continua esplorazione e alla conseguente creazione di un vero e proprio fenomeno che ruota attorno alla figura del re visigoto, su due punti non si è trovato d’accordo: il primo è la posizione del  Museo di Alarico, che dovrebbe sorgere al posto dell’Hotel Jolly, definito dal professore “un vero cesso di museo e se potessi decidere, respingerei all’istante la richiesta”. La seconda questione, più personale,  che ha trovato Sgarbi profondamente in disaccordo porta il nome di Paolo Grassino, il maestro di Torino, al quale è stata incaricata la realizzazione di un’opera dedicata ad Alarico. “Grassino non deve realizzare quell’opera, è una <<capra>>”.  E’ stato l’unico, su quattromila invitati ad avere rifiutato l’invito alla mia Biennale, quantomeno che sia una donazione alla città e non spendete soldi. Ovviamente, se proprio non potete farne a meno, collocatelo in periferia o realizzasse la sua opera a Catanzaro!”, e  anche qui, gli applausi non si sono fatti attendere . Sulla questione, poi, relativa ad un presunto acquisto di una casa nel centro storico della città di Cosenza, è stato categorico “io non compro case, ma solo opere d’arte. Non saprei cosa farmene di un’abitazione qui a Cosenza” – ha chiarito sarcasticamente-.  La giornata di oggi è stata anche l’occasione per la presentazione del film del regista Massimo Scaglione “Alarico il re di tutti, Cosenza 410” le cui scene saranno interamente girate nella capoluogo bruzio, tra la Villa Vecchia, Corso Telesio e Via Popilia. Tra i protagonisti del film di Scaglione, anche Maurizio Bonetti ( molti lo ricorderanno tra gli attori di Squadra Antimafia e Distretto di Polizia) presente al convegno di stamane. Le riprese del film dovrebbero partire a breve, questa la speranza del regista,  intanto Sgarbi ne ha apprezzato l’idea, “perché siamo in presenza di una realtà che passa attraverso il grande schermo, un po’ come lo è stato per quei capolavori cinematografici ( cita Ben –Hur e Romeo e Giulietta), dove il film ci fa abitare il sogno, ma per me, – ha ribadito- il tesoro, quello materiale, puramente archeologico, non esiste. E’ solo illusione, delirio leggenda, favola, è appunto un mito e, tale deve rimanere”.

 

Raffaella Aquino

“Il Cammino di Alarico”, tra mito e turismo

COSENZA (CS) Storia, cinema e leggenda: la letteratura della settima arte è prodiga di titoli sul genere, dal filone mitologico dei greci e dei romani fino ai successi dei nostri giorni come 300 e Spartacus,  avventurose ricerche di tesori e battaglie epiche.

In questo contesto, sono già  diventate una sceneggiatura per il grande schermo le pagine relative a re Alarico ed alla sua misteriosa scomparsa che si narra sia avvenuta alla confluenza dei fiumi a Cosenza. Sepolto sul letto del corso d’acqua del Busento insieme al suo ricchissimo tesoro frutto del famoso Sacco di Roma.

All’interno del convegno sul tema “Il cammino di Alarico. Un tesoro, una risorsa storica, una grande opportunità di sviluppo turistico e culturale”, che si svolgerà lunedì 8 febbraio alle 11,30 nel salone degli Specchi del palazzo della Provincia di Cosenza, in piazza XV Marzo, il regista Massimo Scaglione (fra i relatori dell’incontro insieme al padrone di casa Mario Occhiuto, sindaco e Presidente dell’ente provinciale, al critico d’arte Vittorio Sgarbi e a Maurizio Misasi, membro del Comitato tecnico-scientifico di Alarico), introdotto da una lettura dell’attore Massimo Bonetti,  presenterà in anteprima il teaser del suo futuro film in 3D “Alarico il re di tutti –  Cosenza 410”.

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Qualche anticipazione sulla pellicola: il  blockbuster  su Alarico sarà prodotto dalla RED MOON FILMS srl  in  cooproduzioni  con  ADLER & ASSOCIATES ENTERTAINMENT INC di Los Angeles,  MIBACeT e UE MEDIA e  il  Comune di Cosenza che parteciperà in servizi per la realizzazione, oltre a numerose realtà imprenditoriali locali che in associazione parteciperanno con capitali privati.

Su invito del regista Massimo Scaglione, al convegno di lunedì 8 febbraio saranno presenti l’attore Massimo Bonetti e  Osvaldo Desideri, scenografo premio Oscar per “L’ultimo Imperatore” di Bertolucci.

Con Scaglione, già autore della “Moglie del sarto” e del lungometraggio “Nel mondo di mezzo” attualmente in fase di montaggio, nel salone degli Specchi anche i suoi collaboratori Stella Milidoni (produttore esecutivo), Gianfranco Confessore  (effetti speciali), Rosaria Gaudio (autrice delle musiche), Pietro De Seta (bozzettista).

Nelle intenzioni di Scaglione, che darà tutte le anticipazioni sul progetto nel corso del convegno di lunedì mattina, il film di imminente realizzazione e incentrato sulla figura di re Alarico impegnerà circa mille persone tra maestranze e figure artistiche locali per una concreta valorizzazione delle risorse umane del territorio.

La valorizzazione del patrimonio culturale al centro dell’accordo tra il Comune di Cosenza e “Cultura e Innovazione”

COSENZA – Stipulato un accordo di cooperazione tra il Comune di Cosenza e il Consorzio “Cultura e innovazione”, gestore del Polo Tecnologico dei beni Culturali della Calabria”, rappresentato dal prof. Alessandro Bianchi, che ha come oggetto la cooperazione scientifica dei due enti, finalizzata alla messa a punto di attività di sviluppo sperimentale in specifiche e circoscritte aree archeologiche, di pregio architettonico e/o di interesse storico-artistico localizzate nell’area urbana di Cosenza.

Seguito di tale iniziativa sarà la sperimentazione nell’area urbana di una serie di azioni innovative e progetti pilota finalizzati alla valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale e delle aree di pregio ambientale e all’innovazione delle filiere produttive locali.

In particolare, coerentemente con quanto disposto in sede di progettazione e finanziamento europeo, è stato posto dalle due parti l’impegno di sviluppare un progetto pilota come laboratorio di valorizzazione e fruizione relativamente alla leggenda di Alarico per la sperimentazioni di nuovi modelli di fruizione interattiva, rivolta al largo pubblico, che fungano da linea guida per nuovi sviluppi museali che riguardino la valorizzazione e la promozione del Comune di Cosenza.

L’accordo siglato mira inoltre a tracciare un percorso organico di operatività strategica avente come obiettivi principali il trasferimento tecnologico e la facilitazione di progetti di ricerca, la formazione professionale, la Ricerca applicata in collaborazione con aziende interessate, con le università locali, nonché con altri enti di ricerca.

Alarico I, la leggenda calabrese.

Alaricus in latino, compare per la prima volta nelle cronache nel 390 quando, giovane principe della dinastia dei Balti, guidò i Visigoti, gli Unni ed altre tribù provenienti dalla sponda sinistra del Danubio nell’invasione della Tracia, culminata con il saccheggio di quella provincia. “Il re di tutti”, significato del suo nome, nacque nel 370 d.C. c.a. Acclamato nel 395 duce dei visigoti allora stanziati nella Pannonia e nella Mesia come foederati di Roma, invase la Macedonia, la Tessaglia, il Peloponneso e l’Epiro inserendosi abilmente nella discordia esistente tra i successori di Teodosio, Onorio e Arcadio e i rispettivi ministri, Stilicone e Rufino. Ricevette la nomina di magister militum dall’imperatore romano d’oriente Arcadio garantendo autonomia per il suo popolo a patto che cessasse le ostilità e le scorrerie. Nel 400 Alarico invase l’Italia dove, dopo aver varcato le Alpi Giulie, devastò le province di Venezia, Liguria ed Etruria, espugnando diverse città toccando perfino Mediolanum, l’allora capitale dell’impero, dove fu fermato dal generale Stilicone nel 402, comandate in capo dell’esercito romano d’occidente e protettore del nuovo imperatore Onorio. Fu stipulato un trattato con il quale Alarico, obbligato a ritirarsi di buon ordine dall’Italia, si impegnava ad asservire l’impero d’occidente. Tuttavia a tre anni dalla sconfitta, Alarico invase Verona e venne fermato ancora una volta dal generale Stilicone e si trovò nuovamente costretto a rinnovare il trattato di alleanza con il vincitore il quale grazie ad esso poteva assicurarsi un forte alleato contro l’impero d’oriente. Rientrato in Epiro, Alarico ricevette tributi da Stilicone il quale non voleva avere problemi sui confini orientali dell’impero, in particolare nel maggio del 408, quando deciso il generale si recava verso Costantinopoli rimasta senza un reggente a causa della morte di Arcadio, fratello dell’imperatore Onorio, nell’intenzione di conquistare finalmente l’illirico orientale. Seguirono numerose battaglie sanguinose e molto difficoltose per il generale Stilicone che si trovò a fronteggiare una nuova personalità scesa dall’antica Britannia ormai ribellatasi l’anno precedente, un certo Flavio Claudio Costantino, noto alla storia come futuro imperatore Costantino III. Nell’agosto di quell’anno Stilicone a causa di trame e intrighi venne messo a morte, causa tradimento, e per Alarico questo significava l’aprirsi nuovamente la strada per un ritorno nei territori italiani. Senza l’aiuto del cognato e futuro re, Atatulfo, impegnato in Pannonia, Alarico invase nuovamente l’Italia giungendo a Ravenna ed esigendo dall’imperatore un tributo annuo e un’insediamento nel Nordico ma senza successo. Arrivò allora fino a Roma accerchiandola non con l’intenzione di attaccarla ma come dimostrazione delle sue capacità. La città, difesa dalle sue fortificate mura, non cedette ma il prezzo fu altissimo: una pesante carestia e una forte epidemia di colera. Tolto l’assedio, Alarico rientrò in Toscana ottenendo dal senato romano l’elezione di Attalo Prisco come correggente di Onorio e la carica di magister militum dell’occidente. Ma quando Onorio nominò Saro generale, la nomina ambita dal re goto, e dopo l’attacco del nuovo generale ad Atatulfo e l’inadeguatezza di Attalo Prisco nella pianificazione della conquista africana, Alarico perdendo la pazienza mise in atto le sue minacce e nella notte del 24 agosto del 410 d.C. Alarico dei Balti entrò con il suo esercito a Roma passando per Porta Salaria. Seguirono tre giorni di saccheggi e violenze. Successivamente i barbari abbandonarono l’Urbe e si diressero verso il Sud della penisola con la probabile intenzione di raggiungere le coste africane per nuove invasioni e conquiste. Ma ecco l’imprevisto: Alarico, allora quarantenne, colto da improvvisa malattia, morì pare nei pressi di Reggio. Ed ecco che qui entra in gioco la leggenda: si narra che i Visigoti per evitare che mani romani potessero violare la tomba del loro re, deviarono il fiume Busento, nei pressi di Cosenza, e seppellirono nel suo letto Alarico in armi, insieme al suo cavallo ed al suo immenso tesoro, pare 25 tonnellate d’oro e 150 di argento, ripristinando successivamente il normale corso delle acque. Infine, gli schiavi utilizzati per deviare temporaneamente il corso del fiume vennero uccisi perché non rivelassero il segreto.

 

 

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