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Rinascita Scott, al via il maxi-processo di ‘ndrangheta a telecamere spente. I giornalisti si appellano a Bonafede

LAMEZIA TERME (CZ) – È partito oggi il più grande processo alla ‘ndrangheta. Alle 9.30, nella nuova aula bunker realizzata nell’area industriale di Lamezia Terme, infatti, è iniziata la prima udienza dibattimentale del procedimento “Rinascita-Scott” contro le cosche del vibonese ed i loro legami con ambienti politici, istituzionali e della massoneria deviata che si svolgerà nella nuova aula bunker realizzata nell’area industriale di Lamezia Terme. Oltre 300 gli imputati che dovranno rispondere di circa 400 capi di imputazione.  Niente telecamere

All’interno dell’aula Bunker non è stato permesso, però, l’ingresso alle telecamere. I giornalisti si sono visti recapitare l’elenco degli accreditamenti da parte del giudice Brigida Cavasino, nel quale si comunica che “le riprese audio-video durante la celebrazione dell’udienza non sono autorizzate”.  La questione ha infastidito non poco i giornalisti che si sono appellati al ministro della giustizia Alfonso Bonafede, denunciando il fatto. “Vale la pena ricordare che il processo “Rinascita Scott” vede 325 imputati, un numero che richiama il famoso maxi processo alla mafia istituito dai giudici Falcone e Borsellino a metà degli anni Ottanta. Non consentire l’ingresso delle telecamere, come avvenne invece a Palermo in occasione del maxiprocesso alla mafia del 1986, significherebbe impedire di documentare uno degli eventi giudiziari più importanti della storia repubblicana”, scrivono su giornalistiitalia.it. Si pensi solo che all’udienza si sono accreditati 19 giornalisti di testate regionali e nazionali ed anche estere del calibro di The Times, Bbc, Associated Press, Ard, Orf, France Press, Reuters. 

Gratteri: “non è più la mafia dei pastori”

Questo è “un processo alla ‘ndrangheta che vuole dare l’idea di cosa oggi sia la mafia calabrese, non più una mafia di pastori dedita ai sequestri di persona, ma una holding del crimine per contrastare la quale, sostengo da anni, ci deve essere la volontà della politica di apportare modifiche al codice penale”, dichiara il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, prima dell’inizio del processo: “Importante anche la mobilitazione spontanea della gente comune che in questo caso c’è stata. Continuiamo ad essere inondati da denunce”.