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Una statua in ricordo di “Angelo”, il cane seviziato e ucciso

MONTEPAONE (CZ) – É stata inaugurata ieri a Montepaone una statua di Angelo, il cane seviziato e ucciso nel novembre del 2016 a Sangineto (Cosenza) da quattro giovani che per quell’atto sono stati condannati ad un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno. Lo rende noto Rinaldo Sidoli, responsabile nazionale iniziative speciali della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente.  «La storia di Angelo – afferma Sidoli – non deve essere dimenticata. Deve continuare a vivere nei cuori di tutte le persone e diventare il simbolo per il rispetto della vita.  Angelo è morto in cerca di una carezza, senza fare un gemito, in silenzio. Mentre veniva impiccato e preso a mazzate, chiedeva un po’ di pietà ai suoi quattro carnefici, scodinzolando».

Uccisione “Angelo”, il cane seviziato a Sangineto, attesa per oggi la sentenza

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PAOLA (CS) – E’ attesa per le ore 12.30 di oggi  la sentenza del giudice monocratico del tribunale di Paola Alfredo Cosenza. Il magistrato, dopo aver ascoltato le ultime repliche della difesa si è chiuso in camera di consiglio per decidere sulla sorte dei quattro giovani accusati di aver torturato e ucciso a Sangineto un cane, ribattezzato Angelo dagli animalisti. Luca e Francesco Bonanata, Nicolas Fusaro e Giuseppe Liparoto, questi i nomi dei ragazzi che uccisero il cane. La vicenda come si ricorderà suscitò grande scalpore mediatico anche per il fatto che i ragazzi ripresero con un cellulare le cruente sevizie inflitte al cane, caricando poi il video su Facebook. Quelle immagini suscitarono l’indignazione dell’opinione pubblica. Anche stamattina  il tribunale di Paola è presidiato da un gruppetto di rappresentanti di associazioni animaliste. L’accusa ha chiesto la condanna ai quattro giovani a 16 mesi di reclusione.

Il 26 maggio la sentenza per il caso del cane “Angelo” di Sangineto

PAOLA (CS) – Il giudice monocratico del tribunale di Paola ha rinviato al 26 maggio prossimo la sentenza per il caso del cane “Angelo” torturato e ucciso a Sangineto da quattro giovani finito sotto processo a Paola, secondo quanto si legge nel capo di accusa, per avere “in concorso tra loro e con crudeltà e senza necessità, in un medesimo disegno criminoso, torturato un cane randagio, catturandolo, impiccandolo ad un albero, stringendogli una fune intorno al collo, colpendolo ripetutamente e con violenza con una spranga fino a cagionare la sua morte. Il tutto riprendendo la scena in un video successivamente pubblicato su facebook”. L’accusa ha chiesto una condanna esemplare a sedici mesi di reclusione per ciascuno degli imputati. Si tratta di Nicolas Fusaro, Giuseppe Liparato e dei fratelli Francesco e Luca Bonanata.

Torturarono ed uccisero un cane, chiesti 16 mesi di carcere

PAOLA (CS) – Un anno e quattro mesi di carcere ciascuno: è questa la richiesta di pena invocata, durante la propria requisitoria, dal Procuratore facente funzioni di Paola, Maurizio De Franchis, per i quattro giovani di Sangineto, nel cosentino, accusati di aver ucciso e seviziato brutalmente il cane randagio soprannominato “Angelo”. Alla sbarra ci sono Nicolas Fusaro, Giuseppe Liparato e i fratelli Francesco e Luca Bonanata accusati del reato di “uccisione di animali”. Al giudice monocratico di Paola, Alfredo Cosenza, il procuratore De Franchis ha illustrato tutta la genesi dell’indagine compiuta dai Carabinieri e ha usato parole molto “dure” per gli imputati. L’accusa ha infatti definito il loro un “gesto crudele” e sottolineato come l’uccisione dell’animale non era neanche “necessaria” in quanto, stando alle carte dell’inchiesta, il cane non era risultato essere pericoloso per nessuno. Il pm ha infatti evidenziato come gli imputati avrebbero trovato “compiacimento” nel commettere l’assassinio del cane. In apertura di udienza, che si sta svolgendo attraverso la forma del rito abbreviato, il giudice Cosenza ha rigettato la richiesta, da parte delle difese, della “messa in prova ai servizi sociali” per i quattro giovani imputati. Se il giudice avesse accordato l’istanza il processo si sarebbe sospeso e il reato contestato si sarebbe estinto al termine della misura alternativa. Non c’erano però i presupposti, vista la gravità della vicenda, affinché i giovani potessero accedere a tale percorso riparativo. Al termine poi della camera di consiglio, durata oltre due ore, il giudice ha ammesso circa una trentina, escludendone altre dieci, di associazioni animaliste. L’omicidio del cane Angelo ha infatti mobilitato l’opinione pubblica nazionale e sono giunti a Paola decine e decine di attivisti per rivendicare i diritti degli animali e chiedere una giusta e severa condanna per i quattro giovani della provincia cosentina. Il fatto, avvenuto a Sangineto, risale al 21 giugno dello scorso anno. I quattro ragazzi, secondo le indagini condotte dal pm della Procura di Paola, Francesca Cerchiara, filmarono con il telefonino tutta la scena: prima attirarono il cane, che era docile e mansueto, poi lo impiccarono ad un albero ed infine lo uccisero con colpi di pala sulla testa. Angelo sarebbe stato seviziato poiché ritenuto “responsabile” della morte di alcune capre. Il video dell’uccisione divenne presto virale sui maggiori social network e permise ai Carabinieri di identificare nei presunti responsabili i quattro ventenni di Sangineto. Nel capo d’accusa formulato dalla Procura è racchiusa tutta la crudeltà del gesto commesso nei confronti dell’animale. Fusaro, Liparato e i fratelli Francesco e Luca Bonanata sono accusati “in concorso tra loro e con crudeltà e senza necessità, di un medesimo disegno criminoso e di aver torturato un cane randagio, catturandolo, impiccandolo ad un albero, stringendogli una fune intorno al collo, colpendolo ripetutamente e con violenza con una spranga fino a cagionare la sua morte. Il tutto riprendendo la scena in un video successivamente pubblicato su Facebook”. Adesso tutti e quattro rischiano una dura condanna che per il Procuratore De Franchis deve essere di 16 mesi di detenzione, ma che il giudice comunque potrebbe “aumentare” arrivando a comminare fino a due anni di carcere. Dopo gli interventi dei difensori degli imputati, al termine delle arringhe il giudice deciderà se andare in camera di consiglio per emettere la sentenza oppure accordare un rinvio dell’udienza per permettere all’accusa di replicare.