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[#SerieTv] Atypical (Netflix), la recensione

“Sono strano, è quello che dicono tutti. A volte non capisco di cosa parlano le persone e questo mi fa sentire solo, anche se c’è altra gente intorno a me. E allora me ne resto seduto e inizio a gingillarmi, è il mio tipico comportamento autostimolatorio.”

Così inizia Atypical, nuovissima serie targata Netflix, vera e diretta come un pugno in faccia. Passata piuttosto inosservata fra le ultime uscite. La serie è arrivata sulla piattaforma streaming più in voga del momento l’11 Agosto, da un’idea di Robia Rashid e diretta da Seth Gordon.

LA TRAMA

La storia racconta le vicende di Sam Gardner, un diciottenne affetto da autismo che decide di cercare una fidanzata. Ovviamente la sua decisione si rivela molto più difficile del previsto e la sua voglia di autonomia gli farà affrontare le più svariate situazioni, che coinvolgeranno anche l’intera famiglia del ragazzo.

IL COMMENTO
In cosa consiste la forza di questo nuovo telefilm?

Cosa la rende una serie di forte impatto? Quella trattata non è una tematica semplice e inserirla in un contesto ilare è ancora più complicato. Il format del prodotto è infatti la commedia, con qualche sprazzo di drama, ma la genialità degli autori è stata quella di non banalizzare mai la condizione di Sam, ma semplicemente far passare la tragicità della sua realtà sotto un sottilissimo strato di ironia, quasi impercettibile. La serie è un concentrato perfetto di risate e forti momenti dal grande carattere psicologico.
La maggior parte delle persone non ha idea di cosa sia realmente l’autismo, non ne conosce i meccanismi e non saprebbe nemmeno come definirlo. Effettivamente questa è una condizione molto particolare e davvero difficile, sia da capire che da spiegare, perché ogni soggetto reagisce in un determinato modo. Solo chi vive a contatto con questa realtà può conoscere esattamente il significato del termine. Atypical forse lo rende un po’ più chiaro a tutti. Nella serie è Sam il centro di gravità permanente di ogni cosa, di ogni evento e di ogni azione, non potrebbe essere diversamente. C’è da dire, inoltre, che niente è stato strutturato per suscitare la compassione nello spettatore e questo lo si può notare già dal character design: Sam è un adolescente normale e vuole quella autonomia che alla sua età ogni ragazzo rivendica; nonostante la sua condizione e la continua protezione della famiglia, anche lui sente di voler diventare grande e lotta per ottenere questa indipendenza.

A tale proposito, è proprio la famiglia Gardner l’organo più complicato dell’intera opera: ogni membro, infatti, è a proprio modo proiettato tutto verso il protagonista, quasi come se egli fagocitasse ogni personaggio nella sua realtà. La madre troppo apprensiva, che si sente chiusa nella difficile monotonia della sua vita; il padre affettuoso ma che cerca di evitare il problema; la sorella minore cresciuta più in fretta del previsto. Questo modo di spiegare la gravità della situazione è anche molto realistico, infatti chi ha avuto modo di vivere realtà del genere o simili sa benissimo che determinate condizioni assorbono completamente qualsiasi persona intorno al soggetto che si ritiene bisognoso di maggiori attenzioni.

Questo non rende i personaggi stereotipati, tutt’altro, li rende semplicemente normali, li rende persone vere.

Non solo la famiglia di Sam, ma anche quei pochi amici e le semplici comparse, vengono tutti condizionati dal suo modo di essere e dal suo stile di vita. Nonostante questo, la forza del telefilm è che il protagonista non è sempre al centro degli episodi, ma è come un fantasma dietro ogni personaggio, costantemente presente. Vedremo infatti le vicende di ogni singolo protagonista anche al di fuori del contesto “Sam”, li vedremo gestire le loro vite e andare avanti con esse, ma tutto ritornerà sempre al punto di partenza in qualche modo.


Proprio per questo Atypical può essere considerato più un drama mascherato da commedia, bisogna saper leggere il dolore dietro le risate.

A questo ci pensa il cast, composto da attori di grandissimo livello fra cui spiccano Keir Gilchrist (Sam Gardner), perfetto nell’interpretazione di un ragazzo affetto da autismo, e Jennifer Jason Leigh (Elsa Gardner, madre di Sam), che riesce a trasmettere con chiarezza la lotta interiore del personaggio per sopravvivere ancora a questa difficile situazione.

IN CONCLUSIONE


Sicuramente Atypical è una delle rivelazioni di questo 2017, fresco, veloce, dinamico, non banale. Perfetta anche l’idea della durata di ogni episodio, di soli trenta minuti, perché questa è una serie che richiede velocità per non risultare noiosa e stancante. Con Atypical si comprende un po’ di più cosa significa avere a che fare con questo genere di situazioni realmente complicate. Di certo il messaggio della serie evidenzia la bellezza della vita e di quanto valga la pena viverla in qualsiasi condizione, ma prima di arrivare a questa consapevolezza bisogna lottare con tutta la forza che si ha.


Attendendo una possibile seconda stagione, non possiamo che consigliare assolutamente Atypical.
Buona visione!

Paolo Gabriele De Luca