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“Cittadini e guerrieri” di Daniele Castrizio presentato al Caffè Letterario “Mario La Cava” di Bovalino

BOVALINO (RC) – Ieri presso il Caffè Letterario “Mario La Cava” ha avuto luogo dalle ore 18,30 la presentazione del libro “Cittadini e guerrieri” (edizioni Città del Sole) del professore Daniele E. Castrizio, docente universitario di Numismatica all’Università di Messina e responsabile della chiesa ortodossa di reggio Calabria, in collaborazione con Cristina Iaria, scrittrice e appassionata di letteratura italiana. Moderatrice della serata Antonella Cuzzocrea, rappresentante della casa editrice reggina “Città del sole”, che ha stimolato attivamente l’autore a mettere in luce i particolari più accattivanti del volume. Elemento portante della stesura di questo libro, fortemente sorretto da una carica mitologica, è stata la volntà di far conoscere, soprattutto alle nuove generazioni, la storia degli antenati della città di Reggio, insieme alla necessità di dar loro un tributo di riconoscenza per non aver abbandonato le mura della città stessa. Tra le pagine scorrono l’acume ideologico del tempo e la tenacia tattica dei guerrieri reggini, un popolato da sempre abituato alle battaglie in difesa del territorio. La storia stessa racconta, infatti, di come i reggini fossero impegnati militarment nella difesa della loro terra, come scrive Strabone, storico e geografo antico del I secolo d.C.. Il professor Castrizio ha narrato in maniera concisa, non senza una nota d’ironia, le gesta dei guerrieri reggini, allontanando la visione stereotipata dei calabresi come ignoranti e incolti. Il volume di Castrizio è impreziosito dalle numerose illustrazioni dal tratto bizantino di Sergej Tikhnof, maestro iconografo di origini russe.

A concludere la serata i ringraziamenti del presidente del Caffè Letterario “Mario La Cava”, Domenico Calabria.

Bovalino, dopo le “Anime nere” arriva “Il saltozoppo” di Giocchino Criaco

BOVALINO (RC) – Ieri presso il Caffè Letterario “Mario La Cava” si è svolta la presentazione del nuovo romanzo dell’autore calabrese di Africo Gioacchino Criaco, già autore del fortunato “Anime nere”, dal titolo “Il saltozoppo”, edito dai tipi di Feltrinelli. A moderare l’incontro, cui ha preso parte un numeroso pubblico, la giornalista Maria Teresa D’Agostino. Il romanzo, insieme ad altri quattro lavori, è tra i finalisti al premio della Città di Rieti, per il prossimo mese di settembre. Una presentazione letterario un po’ fuori Il Saltozoppodagli schemi quella che ha visto un Gioacchino Criaco raccontare e raccontarsi, come fosse egli stesso un personaggio del romanzo della sua vita.

“Il saltozoppo” è una “favola nera” che mette in luce una Calabria dalla natura selvaggia e inquietante. Protagonista è una donna, la Ninfa, che in ogni modo di tenta di cambiare il suo destino, insieme a quello del suo innamorato. Il personaggio di Agnese, come ha rivelato lo stesso Criaco, non è del tutto inventato ma prende spunto dalla storia di una ragazza di molti secoli fa che i suoi familiari volevano “donare” in sposa un uomo, ricco però anziano contro il suo stesso volere: un esempio di donna forte in ul libro che, secondo l’autore, tutte le donne calabresi dovrebbero leggere. Del resto, lo scrittore ha voluto anche precisare che, nei suoi romanzi, non è la Calabria a dominare, bensì il mondo intero, di cui la Calabria non è che una stazione, come quelle che nel romanzo in questione partono, dall’Aspromonte e dalla Cina, per poi intreciarsi attraverso anni e anni di storia, in un incontro di etnie sullo sfondo di un cielo noir. Nel paesaggio delle piane dell’Allaro Julien Dominici e i gemelli Agnese e Alberto Therrime crescono insieme  e si legano in un amore contrastato dalle famiglie che spinge gli uomini a uccidere e uccidersi e le donne a partire con i figli.

 

“Pupetta Maresca” nel racconto melodico di Vincenzo Mercurio

Un nuovo appuntamento di grande spessore culturale è quello che si è svolto ieri sera alle ore 21.30 nei locali del Caffè letterario “Mario La Cava” di Bovalino Marina (RC), dove il Presidente Domenico Calabria fotoha dato appuntamento per assistere ad una esilarante performance musico-teatrale dell’artista campano Vincenzo Mercurio, nato a Vico Equense (Na) ma di chiare origini calabresi (la madre è di Serra San Bruno). Lo spettacolo, dal titolo “Levate a pistol down” (che rappresenta la napoletanizzazione del ritornello di Pistol Packin’ Mama, canzone che era molto popolare tra i soldati americani giunti a Napoli nel 1943), si è svolto alla presenta di un numeroso pubblico che ha occupato in ogni ordine di posto la sala del Caffè Letterario. E’ inutile dire che il Presidente del sodalizio culturale ci ha ormai abituati ad un programma stagionale ricco e denso di emozioni, non solo letterarie, ma anche musicali e teatrali che attraggono fortemente l’attenzione del pubblico che assiste con interesse e partecipazione all’evento. Vincenzo Mercurio è un attore e musicista poliedrico che con questa opera vuole raccontare mezzo secolo di storia vissuta nella provincia napoletana, a cominciare dagli anni ’50 in cui si registrano i primi segnali post-guerra di un benessere diffuso rappresentato dal commercio fiorente dell’ “oro rosso” (il pomodoro) e del mercato ortofrutticolo, per passare poi al periodo del contrabbando di sigarette ed al suo business e con essi, purtroppo, si registra anche il proliferare dell’industria criminale che raggiunge la sua escalation negli anni ’70 attraverso la nascita della nuova camorra organizzata (nota con l’acronimo di N.C.O.) prima, e della nuova famiglia (N.F.) poi. Gli enormi interessi in gioco, in tutti questi anni, portarono inevitabilmente anche ad intrecci matrimoniali tra le famiglie egemoni (i Maresca, gli Esposito, i Simonetti, i Cutolo ecc..) che segnarono il periodo nero di Napoli. Il racconto di Mercurio affronta principalmente il lato oscuro delle vicende che è rappresentato dalla cultura criminale che viene puntualmente stigmatizzata in ogni suo passaggio, egli ripercorre i periodi storici alternando racconti a canzoni in un mix di melodia, sceneggiata napoletana e musica popolare. In particolare, vengono raccontate con grande dovizia di particolari le gesta compiute soprattutto dalla famiglia Maresca, in particolare di Assunta detta “Pupetta” per la sua bellezza (vince infatti in quegli anni un noto concorso di bellezza), gesta che si alternano a momenti di cupa drammaticità (omicidio del marito Pasquale, morte del primo figlio Pasqualino ed a sua volta mandante anch’essa di vari omicidi di personaggi

appartenenti ai clan rivali), ad altri di relativa quiete in cui Pupetta sale alla ribalta delle cronache non per fatti criminali, ma per la sua partecipazione a film quali “Delitto a Posillipo” diretto da Renato Parravicini, girato nel 1967 ed ispirato alla sua vita, e nel film “Londra chiama Napoli”. Col passare degli anni le lotte intestine in seno alla camorra diventano sempre più cruente e lo diventano ancor più negli anni ’80 quando comincia ad essere fiorente il commercio della “polvere bianca” (droga), è questo il periodo della supremazia del clan di Raffaele Cutolo che scatena una guerra camorristica che in soli 5 anni ha registrato la morte di oltre 7.000 persone. A combattere il sistema criminale cutoliano ci pensa Pupetta che ebbe l’ardire di indire una conferenza stampa (era il 13 febbraio 1982) per minacciare apertamente Cutolo e la sua organizzazione. Passata la bufera (e dopo l’arresto di Cutolo), Pupetta Maresca si ritirò a vita privata e si dedicò alla gestione di due negozi di abbigliamento a Napoli, oggi uno di questi è adibito ad ufficio del Comune. Al termine dello spettacolo il Presidente del Caffè Letterario Domenico Calabria, dopo aver annunciato il prossimo appuntamento, ha espresso piena soddisfazione per la partecipazione calda ed affettuosa del pubblico ed ha ringraziato l’artista per la coinvolgente esibizione che ha riscaldato, con la sua allegra napoletanità, l’animo ed il cuore dei tanti presenti.