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Italia e Turchia a confronto su un carcere che non esclude

COSENZA – Arriverà a Cosenza domani, 17 maggio, una delegazione turca nell’ambito del progetto “Formazione professionale di arrestati e condannati in Europa, Programmi di riabilitazione in prigione, Analisi dei sistemi di classificazione” promosso dal Ministero della Giustizia della Turchia.

Ad ospitare i partecipanti è la cooperativa sociale Dignità del Lavoro, partner ufficiale del progetto, che dell’inserimento lavorativo di persone con storie difficili alle spalle ha fatto la sua principale missione.

Fitto il programma di appuntamenti per le nove persone – tra cui due docenti, tre direttori di carcere, un magistrato ed esperti di servizi sociali – che da Ankara giungono in Calabria per mettere a confronto le conoscenze e le esperienze sul sistema penitenziario e sulle opportunità che sono offerte ai detenuti. Nell’arco della settimana che trascorreranno in città sono previsti incontri di tipo istituzionale con l’assessore alla Solidarietà e Coesione sociale del Comune di Cosenza, il presidente del Tribunale, il presidente dell’Ordine degli Avvocati, il Procuratore della Repubblica, ma anche le visite nel carcere di Cosenza e di Rossano per poter avere esperienza diretta con le tematiche individuate dal progetto. Un approccio a 360 gradi quello offerto ai partecipanti che include, tra gli altri, momenti di confronto presso l’Ufficio per l’Esecuzione Penale Esterna e il Centro di Giustizia Minorile.

Una programmazione che sul territorio vede la collaborazione di altri compagni di viaggio tra cui le sezioni cosentine di FIDAPA e Rotary Club.

Nell’ottica della completezza di informazioni da fornire e far conoscere alla delegazione turca non mancheranno le presentazioni delle realtà che offrono ai detenuti l’accompagnamento nella formazione professionale e nel reinserimento socio-lavorativo. La persona considerata nella sua umanità, oltre l’errore, oltre la pena. Cooperative e associazioni come Dignità del Lavoro, LiberaMente, Promidea, R-Accogliere, Il Segno, Arcadinoè sono spazi in cui rintracciare i fili spezzati con il resto della società che spesso – e più facilmente – emargina invece di includere, allontana e giudica invece di accogliere. Su questa scia sono anche le esperienze del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria che da qualche anno con il “laboratorio laureandi” ha consentito l’iscrizione ai corsi di quattro detenuti ristretti nel carcere di Rossano in regime di alta sicurezza, i quali stanno portando avanti il proprio percorso di studi universitari.

Una visita ricca di spunti di riflessione importanti, dunque, utile per i partecipanti turchi che avranno modo di arricchire il proprio bagaglio culturale e professionale, ma un’opportunità unica anche per la città che avrà la possibilità di mettere in mostra il prezioso lavoro che quotidianamente viene svolto da persone e realtà diverse a favore di chi, in un momento della propria vita, ha imboccato una strada sbagliata.

 

Mariacristiana Guglielmelli

 

Carceri italiane: risolvere il problema del sovraffollamento

VENAFRO (Is)  –  Credo che sia imprescindibile una riforma del sistema carcerario italiano che parta dall’Europa e che, tramite misure strettamente connesse alle caratteristiche dei nostri penitenziari, risolva il problema del sovraffollamento e delle condizioni di vita.

È questo, quanto ha dichiarato l’onorevole Aldo PATRICIELLO a seguito dei dati diffusi dal Consiglio d’Europa sulla spesa media del nostro Paese per ogni detenuto (123.68 euro) e che vede un aumento di quasi sette euro rispetto agli anni precedenti.

Dallo stesso rapporto emerge anche che tra il 2011 e il 2012 è aumentato il numero di guardie carcerarie, mentre al contempo scende il numero di detenuti.

In alcuni casi strettamente legati alla sicurezza – continua l’eurodeputato di Forza Italia– c’è bisogno di più unità operative all’interno delle carceri italiane che nonostante la contrazione del numero di detenuti risultano sempre troppo piene. L’obiettivo improrogabile però – va avanti – è legato a come si vive nei penitenziari.  Negatività sottolineata anche dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo che ha accusato l’Italia di violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea sui diritti umani. Io mi sono sempre battuto – precisa il candidato forzista alle prossime Europee – affinché le condizioni di vita nelle carceri migliorino e annullino i numerosi episodi di suicidio. Spesso mi sono recato tra i detenuti per capire come intervenire e sono convinto che l’impegno deve essere diversificato. La gestione del personale deve prevedere una differenziazione di compiti ed obiettivi. Sulla base di ciò le risorse devono essere riservate soprattutto ai programmi di reinserimento sociale. Chi sconta una pena detentiva – chiosa PATRICIELLO – deve avere la possibilità di effettuare un percorso riabilitativo specifico che possa garantirgli il reinserimento nella società ed evitare così recidive. Credo che conciliando tali fini, insieme ad una gestione oculata delle risorse, possiamo non solo evitare spese inutili ma garantire un sistema carcerario efficace ed efficiente. Indispensabile, infine –conclude – un iter giudiziario celere, troppi detenuti sono in attesa di giudizio; dato che causa non solo il blocco del sistema giudiziario ma anche un intasamento delle carceri inutile e deleterio”.