Archivi tag: Centro antiviolenza Lanzino

Il presidente dell’ANM Albamonte ed il centro antiviolenza “Lanzino” insieme, dalla stessa parte

COSENZA – Eugenio Albamonte presidente dell’ANM (Associazione Nazionale Magistrati) si è recato ieri sera in visita al centro antiviolenza Roberta Lanzino. Ad accogliere il presidente Albamonte una nutrita rappresentanza del Centro Antiviolenza, il segretario di Magistratura democratica sezione di Catanzaro, Emilio Sirianni e la vice presidente dell’associazione nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re, Antonella Veltri.

Eugenio Albamonte, magistrato dal 1995, prima di ricoprire il ruolo di presidente dell’ANM, ha lavorato presso la Procura della Repubblica di Roma come Pubblico Ministero. È specializzato in indagini sui crimini informatici e cyberterrorismo. Si è occupato di fenomeni criminali che variano dalla pedo-pornografia online al traffico illecito sul deep web, dal contrasto al terrorismo islamico alle attività di cyber attivismo illegale, al cyber spionaggio.

In Calabria per motivi di lavoro, Eugenio Albamonte ha deciso di visitare Centro antiviolenza Lanzino poiché rappresenta un rifermento fortemente attivo nel contrasto alla violenza alle donne nella regione Calabria.

A presentare il Centro Antiviolenza Lancino, la sua storia, le numerose attività svolte ed anche le difficoltà con le quali ha attraversato trent’anni di storia, è stata la delegata, avvocata Chiara Gravina.

Antonella Veltri, oltre ad essere una figura storica del centro, in qualità di vicepresidente della rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re, ha ribadito l’importanza di una adeguata formazione per quanti operano nel campo della legalità in contrasto alla violenza di genere.

 

Prima di dare la parola allo speciale ospite, la referente del gruppo legale del centro, l’avvocata Marina Pasqua ha chiesto al dott. Albamonte, che venga posta maggiore attenzione all’interazione e al lavoro di rete tra tutti gli attori che si occupano di violenza di genere, sollecitando il massimo impulso alla specializzazione di questi ultimi, con la richiesta non di nuove leggi, ma di una precisa e corretta applicazione di quelle già esistenti, affinché le donne che da anni vengono accolte dal centro.

Il presidente Albamonte, che nella sua carriera ha, in diverse occasioni, manifestato grande sensibilità al tema della violenza alle donne, ha espresso la sua vicinanza al lavoro svolto dai centri antiviolenza, riconoscendo, in perfetto accordo, che è indispensabile una formazione costante da parte dei soggetti giurisdizionali coinvolti, ma che è altrettanto urgente e necessaria una rivoluzione culturale su tutti i livelli, giacché, come egli stesso ha potuto constatare nella sua esperienza nelle varie procure italiane, i retaggi culturali, possono, talvolta, portare a una lettura distorta del fenomeno che si ripercuote purtroppo sulle stesse vittime.

Il centro Lanzino, per ringraziare Eugenio Albamonte della sua presenza ha inteso rilasciare al presidente dell’ANM, la tessera di socio onorario. Un segno di stima, di vicinanza ma anche un suggello simbolico per quella necessaria coesione e collaborazione che non deve e non dovrà mai mancare tra chi si occupa di difendere i diritti di cittadine e cittadini sia a livello sociale che a livello giuridico.

D.I.Re e Centro antiviolenza Lanzino, le politiche contro la violenza alle donne non siano solo uno slogan

COSENZA – Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donna: una data simbolica per riflettere collettivamente sulla gravità del fenomeno. Tuttavia, a fronte di una maggiore consapevolezza della pubblica opinione, la situazione non è migliorata. Nella risposte istituzionali prevalgono approcci scorretti al problema della violenza maschile a causa di disinformazione, stereotipi e pregiudizi. I centri antiviolenza hanno fatto emergere la violenza contro le donne e chiedono da tempo che l’Italia si adegui alle direttive internazionali per sostenere efficacemente le donne che denunciano violenze, rispettandone l’autodeterminazione.

Nel 2012 sono state 15mila le donne accolte nei sessantacinque centri antiviolenza aderenti a D.i.Re, e i dati disponibili rilevano che nel 2013 i femminicidi sono stati 109 e 78 quelli tentati. Si tratta di dati non esaustivi, perché nel nostro Paese non c’è ancora un osservatorio nazionale sulla violenza maschile contro le donne.
Oggi una donna che desidera interrompere una relazione con un partner violento ha diritto di essere ascoltata da personale adeguatamente formato ed ha diritto di essere ospitata in strutture protette, sia che abbia figli o no.
Ma questi diritti – che sono sanciti nei trattati internazionali, dalla Convenzione di Istanbul e dalla Cedaw – non sono applicati pienamente in Italia perché manca un sistema strutturato di interventi che rispetti gli standard definiti a livello internazionale.
Le risposte da parte dei tribunali, delle forze dell’ordine e dei servizi sociali sono carenti e non coerenti fra loro. Mancano protocolli di intervento omogenei sul territorio nazionale. Mancano le strutture per ospitare le donne (500 posti letto a fronte dei 5700 che sarebbero necessari se si applicassero gli standard internazionali) e i centri antiviolenza non hanno finanziamenti pubblici certi. I fondi previsti nella legge sul femminicidio per far fronte al problema della violenza sono del tutto insufficienti.
Queste gravi lacune rendono difficile i percorsi di uscita dalla violenza familiare e causano la vittimizzazione secondaria delle donne che vogliono separarsi da partner violenti.
Permane una cultura che mira alla conservazione ad ogni costo del legame familiare anche se è violento e distruttivo.
L’affido condiviso e il ricorso alla mediazione familiare non sono ancora esclusi dalle separazioni dove ci sono forme di violenza, e molte donne restano in contatto con gli ex partner violenti.
Ribadiamo l’invito al Governo affinché sia rinnovato il Piano Nazionale antiviolenza, lo strumento principale per definire in modo coerente l’insieme delle politiche di intervento sul problema della violenza contro le donne. Che ai buoni propositi facciano seguito politiche efficaci.
La violenza contro le donne non è uno slogan!