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L’Ora della Calabria, chiuse anche le redazioni

COSENZA – «È proprio vero che non c’è limite al peggio quando il peggio diventa una forma mentis o uno stile di vita. Stamattina ci siamo ritrovati in redazione e abbiamo appreso che il misterioso liquidatore che attualmente non risulta ancora registrato alla Camera di Commercio ha mandato un’altra delle sue e-mail mannaia alle ore 18.47 di venerdì 18 aprile (lo stesso giorno in cui ha interrotto le pubblicazioni dell’Ora e ha oscurato il sito impedendo persino la consultazione dell’archivio quindi cancellando ogni traccia del nostro lavoro). Il contenuto di questa comunicazione noi lo ignoravamo poiché era stato inviato a un dipendente amministrativo quel giorno assente perché in ferie. Con questa email il Bilotta “autorizza” a organizzare già da stamattina il ritiro delle attrezzature e di tutto quanto apparteneva alla C&C, la nostra società editrice, all’interno delle nostre redazioni periferiche chiedendo lo sgombero immediato di tutti i locali delle redazioni in affitto». È quanto si afferma in un comunicato sottoscritto dal direttore de L’Ora della Calabria, Luciano Regolo, e dai giornalisti del quotidiano calabrese. «Ancora una volta – si aggiunge – i più elementari diritti dei lavoratori, le libertà fondamentali degli individui, la dignità umana e professionale sono stati gravemente calpestati. Nessuno di noi, per il momento, è stato licenziato. Come si può impedire di fatto, quindi, a qualcuno di andare sul posto di lavoro facendoglielo trovare chiuso o senza le strutture necessarie o senza aver avuto alcun preavviso? E soprattutto come può Bilotta agire da dittatore ed a che titolo? La sensazione è che la fretta nasca soltanto da voler far passare nel silenzio le manovre poco chiare che hanno scandito quest’ultimo mese dell’Ora. Manovre che conducono sempre alla volontà di far passare la testata a De Rose che magari poi l’affiderà ad un altro soggetto (noi sappiamo già chi è), nella trita e purtroppo drammatica logica dell’“accurduni” che uccide la Calabria».«Non possiamo ignorare queste violazioni – conclude il comunicato del direttore e della redazione de L’Ora della Calabria – e non possiamo farle passare nel silenzio. Queste sono solo l’apice di un malcostume diffuso nell’editoria locale, dove certe arroganze da padroni delle ferriere sono purtroppo state la regola per decenni».

Chiusura dell’Ora della Calabria, il sostegno del sindaco Mario Occhiuto al direttore, ai giornalisti e a tutti i dipendenti

COSENZA – “E’ un sentimento misto di impotenza e rabbia quello che trasmette il triste esito a cui è giunta la vicenda del quotidiano l’Ora della Calabria”.
Il sindaco Mario Occhiuto torna a manifestare la propria vicinanza al direttore, ai giornalisti, ai poligrafici e a tutto il personale amministrativo della testata che, all’indomani della proclamazione di uno sciopero di tre giorni, non andrà paradossalmente più in stampa per come comunicato dal liquidatore nominato dalla proprietà.
“Non è più solo una sconfitta per la libertà di informazione – aggiunge Occhiuto – Si tratta di un’assoluta mancanza di rispetto verso il diritto al lavoro e tutti i sacrifici  che, specie in queste ultime difficili settimane, sono stati compiuti da dipendenti rimasti senza garanzie per il futuro. Mettere improvvisamente la parola fine a questa realtà significa calpestare la dignità di coloro che, in un già  critico contesto generale, si ritroveranno privi di occupazione e anche di fiducia nel domani. All’Ora della Calabria – conclude il Sindaco – giunga il mio massimo sostegno”.

Sospesa la pubblicazione de “L’Ora della Calabria”

COSENZA – Purtroppo per la seconda volta in appena quattro mesi di lavoro giornalistico in Calabria devo pubblicamente denunciare un episodio grave ai danni della libertà di stampa, ma in questo caso anche contro l’esercizio dei diritti sindacali che colpisce la redazione dell’Ora e il sottoscritto. Essendo stati ieri proclamati tre giorni di sciopero per l’imminente rischio che la testata finisca in mano dello stampatore Umberto De Rose, principale creditore della C&C la casa che ci edita, lo stesso che la notte tra il 18 e il 19 febbraio faceva pressioni sull’editore perché mi spingesse a togliere la notizia relativa all’apertura di un’inchiesta giudiziaria sul figlio del senatore Gentile e annunciò poi un blocco delle rotative che impedì l’uscita del giornale, episodio per cui è indagato per “violenza privata” dalla Procura di Cosenza, il liquidatore, dott. Giuseppe Bilotta, ha annunciato via e-mail, alle 18.28 odierne, la cessazione delle pubblicazioni dell’Ora. Tale gesto improvviso, sulla base di spiegazioni pretestuose, quale la necessità di non gravare con ulteriori spese di stampa il bilancio (nei tre giorni di sciopero non si sarebbe comunque andati in stampa), si configura come una ritorsione inaccettabile specialmente perché sia il Cdr sia il sottoscritto nel numero oggi in edicola avevamo destato la pubblica attenzione su alcuni aspetti poco chiari nelle modalità e nelle procedure di liquidazione stessa. Tale convincimento è suffragato anche dal fatto che il liquidatore, con scelta “totalitaria”, annuncia anche la cessazione dell’attività online che non ha e non può avere alcun costo giornaliero sensibile ai fini del bilancio. Una scelta quindi solo dovuta alla volontà di mettere i bavagli alla redazione e al direttore dell’Ora.

Faccio notare altresì che meno di 24 ore prima, alle 20.01 di ieri, dell’e-mail che tacita l’Ora e il nostro sito, lo stesso Bilotta rassicurava l’intera redazione con una e-mail di cui ciascuno di noi conserva copia in cui annunciava che l’azienda avrebbe provveduto a pagare le spettanze dovute. Quindi, da un punto di vista contabile, non sollevava affatto il problema costituito dal costo del prosieguo delle pubblicazioni, che evidentemente è stato pretestuosamente tirato in ballo solo dopo la nostra protesta.
Devo inoltre annunciare che questo non è il primo grave episodio registrato. La sera del 7 aprile, infatti, poiché il giorno prima il Cdr aveva pubblicato un proprio comunicato sul giornale dichiarando lo stato di agitazione sempre per la situazione oscura sul futuro della testata, avendolo io cercato al telefono mi disse che avrebbe interrotto le pubblicazioni poiché il sindacato aveva “osato” indire una protesta. Mi chiese anzi di annunciare questa sua decisione a tutti i miei colleghi, cosa che io feci. Quando si stava elevando la nostra protesta congiunta, venne in redazione l’ex editore, Alfredo Citrigno, chiedendo la comprensione dei colleghi e spiegando che il dott, Bilotta non sarebbe aduso alle relazioni sindacali e che era stato commesso un errore, annunciando infine l’annullamento della decisione ritorsiva. Ma evidentemente non si trattava di mancanza di esperienza, c’è proprio la precisa volontà di impedire ogni replica e ogni attenzione su quanto si sta consumando ai danni di questa testata e di chi ci lavora, in spregio anche alle forme più elementari di rispetto, oltre che a diritti costituzionalmente garantiti, e ledendo la stessa dignità personale e professionale dei giornalisti, con metodi che ricordano quelli dittatoriali-ritorsivi del totalitarismo. Chiedo l’aiuto di tutti i colleghi calabresi e della stampa nazionale affinché ci sostengano in questa altra pagina oscura nel giornalismo di questa regione.

Luciano Regolo
direttore dell’Ora

L’Ora della Calabria sta per chiudere i battenti

COSENZA – E’ arrivato proprio in questo momento un comunicato sindacale riguardo le sorti del quotidiano calabrese L’Ora della Calabria. Ecco cosa recita: L’Ora della Calabria sta per chiudere i battenti. È una notizia che non avremmo mai voluto scrivere, eppure è così. Ci rivolgiamo, pertanto, agli imprenditori liberi, onesti, coraggiosi, non compromessi con la politica, che hanno voglia di dar voce a un pensiero indipendente: c’è ancora in Calabria qualcuno con queste caratteristiche, disposto a sposare un progetto di informazione libera come il nostro? Si dice spesso che quando muore un giornale muore anche un’Idea. C’è ancora in Calabria qualcuno con un’Idea? C’è ancora qualcuno disposto a difenderla? Se sì, che si manifesti al più presto.