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Locri, don Ciotti al corteo di Libera: «Abbiamo bisogno di verità»

LOCRI – Sono 25 mila i partecipanti al corteo di Libera, a Locri, per la XXII Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime innocenti delle mafie. Cinquecentomila nel complesso le presenze nei quattromila luoghi italiani in cui, in contemporanea a Locri, si sta svolgendo la giornata. In testa al corteo ci sono i familiari delle vittime che reggono due striscioni di Libera con lo slogan della Giornata di quest’anno: “Luoghi di speranza, testimoni di bellezza”. Dietro di loro una grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni giunti in Calabria a bordo di barconi nei mesi scorsi. A Libera lungomare di Locriseguire i gonfaloni, le autorità e migliaia di persone giunte da tutta Italia. «Sono orgogliosa che oggi, 21 marzo, per la prima volta si celebri per legge la Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie» dice la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini. «Dopo tanti anni di mobilitazione dei cittadini contro la criminalità organizzata, dal Parlamento italiano è finalmente arrivato, con il voto unanime espresso dalla Camera venti giorni fa, il riconoscimento ufficiale che questa partecipazione meritava. Voglio esprimere la mia affettuosa solidarietà a don Luigi Ciotti: le ignobili minacce che ha ricevuto, poche ore dopo l’importante visita a Locri del Presidente della Repubblica, dicono che non c’è nessun rischio di ritualità nelle migliaia di iniziative che oggi, grazie a Libera e tante altre associazioni, si svolgono in tutto il Paese. Aver istituito la Giornata – sottolinea ancora la Boldrini – è stato un atto legislativo dal forte significato simbolico. Nel voto del Parlamento si sono incontrati l’attività delle istituzioni, che in questa legislatura hanno dato più di una risposta, a partire dalla legge sul voto di scambio, e l’impegno della cittadinanza attiva. Questo dialogo tra le aule parlamentari e la “società civile responsabile” secondo la definizione cara a don Ciotti, è indispensabile se vogliamo sradicare le mafie dal nostro Paese». Presente anche il procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio. «Il lavoro in questo territorio è una cosa seria – ha detto – C’e’ assolutamente la necessità, anche come contrasto alle organizzazioni criminali, di creare opportunità di lavoro e occupazione giovanile. Bisogna operare – ha aggiunto – giorno dopo giorno. L’augurio è Corteo Libera Locriche oggi, con l’ingresso della primavera, per questo territorio e questa regione sia l’inizio di una nuova Primavera». “Orgogliosa di avere sposato uno sbirro”. E’ la scritta che la vedova del brigadiere Antonino Marino, ucciso a Bovalino il 9 luglio del 1990, ha scritto sulla propria camicia bianca con la quale sta marciando. «Quando ho visto le scritte di ieri – ha detto – mi sono arrabbiata, mi si è rivoltato lo stomaco. Da qui l’impulso di fare questa maglietta. Sono moglie e mamma di un carabiniere e oggi mi sento la mamma di tutti i carabinieri d’Italia. Gli sbirri sono persone perbene. E meritano rispetto». Alla manifestazione antimafia partecipa, tra gli altri, Maria Teresa Adornato, vedova del meccanico Fortunato Correale, ucciso il 22 novembre del 1995 all’interno della propria officina. «Mio marito era una persona onesta e un gran lavoratore. E’ stato barbaramente assassinato dentro la sua officina solo perché, in occasione dell’incendio di un’auto di un carabiniere, ha riferito agli investigatori di aver visto, dal luogo del danneggiamento, allontanarsi un’auto di media cilindrata di colore chiaro. Dopo l’omicidio di mio marito – ha aggiunto – io, vedova e senza lavoro, e madre di tre figli piccoli, sono stata abbandonata e senza aiuti da parte dello Stato. Dopo un po’ di tempo solo l’associazione Libera di don Luigi Ciotti mi è stata vicina e mi ha fornito assistenza e aiuti». Proprio don Ciotti ha ribadito la necessità di promuovere «una rivoluzione culturale, etica e sociale che ancora manca nel nostro Paese perché non è possibile che da secoli ancora parliamo di mafia. E’ un fatto molto importante per la Chiesa che per la prima volta la Conferenza episcopale calabrese aderisca al completo ad una manifestazione contro le mafie. Però c’è ancora anche qui tanto da fare. Quando guardo i visi dei familiari delle vittime delle mafie – ha aggiunto don Ciotti – penso che la maggioranza di loro non ha ancora avuto giustizia. Abbiamo bisogno di verità».

Locri, scritte offensive sui muri. Mattarella telefona a don Ciotti

LOCRI (RC) – La ‘ndrangheta lancia la sua sfida allo Stato. A poche ore dalla visita a Locri del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per l’incontro con i familiari delle vittime innocenti delle mafie ed il suo duro monito contro le cosche, ed alla vigilia della Giornata del ricordo e dell’impegno di Libera, mani ignote hanno voluto attaccare don Ciotti chiamandolo “sbirro” con chiaro intento dispregiativo. “Don Ciotti sbirro, più lavoro meno sbirri”, “Don Ciotti sbirro, siete tutti sbirri”, “Don Ciotti sbirro e più sbirro il Sindaco”. Queste le scritte vergate con una bomboletta spray nero su tre muri non scelti a caso: il Vescovado, dove è ospitato in questi giorni don Ciotti, una scuola media e il centro di aggregazione giovanile. Un messaggio in stile tipicamente ‘ndranghetista, è la lettura del procuratore antimafia di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, che non può fare a meno di definire «ignoranti chi interpreta queste scritte come una verità e non come un’enorme truffa della ‘ndrangheta. Sono le cosche a far fuggire le imprese che il lavoro lo danno». Don Ciotti – raggiunto da una telefonata di vicinanza del presidente Mattarella che proprio ieri aveva definito i mafiosi senza onore e coraggio – preferisce non commentare direttamente ed affida ad una nota congiunta con Libera il suo pensiero: «Siamo i primi a dire che il lavoro è necessario, anzi che è il primo antidoto alle mafie. Ma che sia un lavoro onesto, tutelato dai diritti, non certo quello procurato dalle organizzazioni criminali». E aggiunge che gli “sbirri”, «che sono persone al servizio di noi tutti, sarebbero meno presenti se la presenza mafiosa non fosse così soffocante». Poi, in serata, officia la messa in suffragio di una delle vittime innocenti delle mafie, Vincenzo Grasso, senza fare cenno alla vicenda. Messaggio, quello di don Ciotti, rilanciato dal vescovo di Locri mons. Francesco Oliva: «noi il lavoro non lo vogliamo dalla ‘ndrangheta». Il messaggio del Capo dello Stato – è la lettura che viene dato in ambienti inquirenti – è stato molto forte ed ha colpito nel segno. E con le scritte – subito cancellate dal comune – le cosche cercano di riaffermare il loro dominio sul territorio. Ma la città non ci sta. Tutti i consiglieri comunali, con in testa il sindaco Giovanni Calabrese, si sono ritrovati davanti al centro di aggregazione giovanile per esporre la loro risposta ai mafiosi, un cartello con la scritta “Orgogliosamente sbirri per il cambiamento”. E per le strade si sente qualcuno parlare di gesto offensivo per tutta Locri. Adesso sono i carabinieri a cercare di dare un nome alla mano anonima che ha vergato i messaggi, ma soprattutto capire chi sia il mandante. Al vaglio degli investigatori le immagini degli impianti di videosorveglianza della zona – dove si vedrebbero due persone a bordo di un’auto – ma anche quelle della visita di Mattarella. Una delle ipotesi prese in considerazione è che proprio a quella manifestazione possa avere assistito qualcuno a cui potrebbe essere riconducibile il gesto della notte scorsa. Messaggi di solidarietà sono giunti a don Ciotti da tutta Italia, dal presidente del Senato Pietro Grasso e dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, che domani saranno insieme a lui a Locri per la Giornata della memoria e dell’impegno, al Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, al presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, a politici di tutti gli schieramenti. E domani, in piazza, sono attese migliaia di persone per ricordare le vittime innocenti della mafia, ma adesso, dopo l’ennesima sfida delle cosche, per ribadire una volta di più il no convinto ad ogni forma di criminalità e di sopraffazione.