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Operazione “Jonny”, inflitte 65 condanne

CATANZARO – Il gup di Catanzaro Carmela Tedesco ha inflitto 65 condanne, dai 6 mesi a 20 anni di reclusione, agli imputati coinvolti nel procedimento denominato “Jonny” e istruito dalla Dda di Catanzaro contro le cosche di ‘ndrangheta di Isola Capo Rizzuto. Al centro dell’inchiesta l’ingerenza del crimine organizzato all’interno del Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Isola Capo Rizzuto, gestito dalla Confraternita delle Misericordie.

 Il giudice ha condannato a 17 anni e 4 mesi l’ex governatore regionale delle Misericordie, Leonardo Sacco, considerato il terminale affaristico delle cosche di Isola Capo Rizzuto.

Le accuse vanno dall’associazione mafiosa, all’estorsione, porto e detenzione illegale di armi, intestazione fittizia di beni, malversazione ai danni dello Stato, truffa aggravata, frode in pubbliche forniture e altri reati di natura fiscale.
Diciotto le persone assolte e non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di due imputati.

Fonte e foto Ansa

Tesi, annullate condanne a Spataro e Vigna, la gioia di Occhiuto

COSENZA – «Una buona notizia che mi riempie di gioia. La Suprema Corte di Cassazione ha annullato le condanne del processo Tesi a Luciano Vigna e a Michelangelo Spataro, due fra i miei più validi collaboratori ma, soprattutto, miei amici carissimi».

È ciò che afferma il sindaco Mario Occhiuto in una nota stampa

«Questo dimostra, ove ci fosse bisogno, come debba essere sempre rispettato il principio della presunzione di innocenza fissato dalla Costituzione.

E dimostra inoltre come pure lontano dai riflettori e dai condizionamenti della (mala) politica le vicende si chiariscono in modo più sereno e secondo giustizia. Sono quindi veramente felice – conclude Occhiuto – e faccio ai miei due buoni e vecchi amici gli auguri più sentiti e affettuosi. Naturalmente ho conservato il posto in Giunta per Michele, che ora rientrerà subito nell’esecutivo, perché è giusto e perché ci può dare una grande mano».

Asp Cosenza, operazione “Camice Bianco”, emesse 22 condanne (I NOMI)

COSENZA- Avrebbero, durante l’orario di lavoro, falsificato gli orari di presenza e uscita con timbrature diversificate.  E’ l’inchiesta “Camice Bianco”, risalente a tre anni fa, la quale ha visto coinvolti medici, infermieri e dirigenti dell’Asp di Cosenza in servizio sia presso l’ospedale dell’Annunziata sia nelle varie strutture dislocate sul territorio. Sono 22 in tutto le condanne emesse dal giudice Marco Bilotta.

I condannati

Si tratta di Si tratta di Mario Avellino (1 anno e 6 mesi di reclusione e 600 euro di multa), Anna Maria Conforti (1 anno e 500 euro di multa), Francesca Zinno (1 anno e 2 mesi e 500 euro di multa), Angela Campolongo (1 anno e 2 mesi e 500 euro multa), Romeo Perri (1 anno e 500 euro di multa), Anna Turano (1 anno e 2 mesi e 500 euro di multa). Ed ancora: Ippolito Spagnuolo (1 anno e 500 euro di multa), Pasquale Morrone (1 anno e 6 mesi e 500 euro multa), Marina Sammarra (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa), Giulia Manna (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa ), Pia Pignataro (1 anno e 500 euro di multa), Katja De Rose (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa), Carla Caputo (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa), Giovanna Trimarchi (1 anno e 6 mesi e 600 euro di multa), Gisella Rizzuti (1 anno e 4 mesi e 500 euro multa), Vincenzo Reda e Asclepiade Felicioli (9 mesi e 500 euro di multa),Claudio Naccarato ed Eugenio Presta (9 mesi e 500 euro di multa), Orlando Spizzirri (1 anno e 350 euro di multa),Pieraldo Russo (8 mesi e 300 euro di multa), Annarita Salvo (14 mesi e 400 euro di multa). Sono stati invece assolti Elvira Vigna e Alberto Bevilacqua, perché il fatto non sussiste; Maria Naccarato, Luigi Carelli e Bice Casazzone, perché il fatto non costituisce reato.

‘Ndrangheta, chieste condanne per 220 anni

VIBO VALENTIA – Il pm Marisa Manzini al termine della sua requisitoria protrattasi per tre giorni ha chiesto un ammontare di 220 anni di reclusione per le 21 persone imputate nel processo “Black Money”, tutte presunte affiliate alla cosca Mancuso della ‘ndrangheta e accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa e altri reati. Le richieste di condanna vanno da un massimo di 29 anni ad un minimo di due anni e sei mesi. La più alta è stata inflitta a Giovanni Mancuso, mentre per Agostino Papaianni sono stati chiesti 28 anni e sei mesi e 27 anni per Antonio Mancuso. Nella sua requisitoria il pm Manzini ha sottolineato che la cosca Mancuso é rimasta attiva anche dopo la sentenza definitiva del processo “Dinasty-Affari di famiglia” del 2008 che certificò per la prima volta in via giudiziaria l’esistenza del clan i cui vertici furono decapitati nell’ottobre del 2003 con un blitz della Squadra mobile di Vibo e della stessa Dda nell’ambito di un’inchiesta coordinata proprio dal pm Manzini.

Processo “Cuore e Sorriso”, inflitte otto condanne

COSENZA – Emessa dal Tribunale di Cosenza la sentenza di primo grado relativa al processo scaturito dall’operazione “Cuore e Sorriso” scattata all’alba del 9 aprile 2013. A finire in manette erano stati i componenti di un’organizzazione che, secondo l’accusa, attraverso due fittizie associazioni di carattere assistenziale, raccoglieva fondi da utilizzare per scopi umanitari e che invece finivano nelle tasche dei componenti dell’organizzazione stessa. Oggi sono arrivate otto condanne inflitte dal collegio giudicante, presieduto da Lucia Angela Marletta. Sandro Daniele, indicato dagli investigatori come il capo del gruppo di truffatori e gestore all’epoca dei fatti di un noto centro sportivo rendese, ritenuto dall’accusa base logistica dell’organizzazione, è stato condannato a 4 anni e sei mesi di reclusione. Pena severa anche per Arianna Mauro e Giuseppe Ponzano, entrambi condannati a 4 anni. Il giudice ha inoltre inflitto una condanna a 3 anni e sei mesi di reclusione nei confronti di Alessandro Di Fino. 3 anni dovranno invece scontare Diego Damaggio, Marco Filippelli, Manuel Intrieri. 2 anni e sei mesi sono stati inflitti a Mattia Bibbò. Tutti dovranno inoltre scontare un ulteriore anno di libertà vigilata. Assolti per non aver commesso il fatto Serena Leggio, per la quale il pubblico ministero Giuseppe Visconti aveva chiesto la condanna a un anno e due mesi di reclusione, Francesco Benito Voltasio, Roberto Sprovieri e Francesco Filippelli. Il giudice ha accolto la tesi dell’associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Il collegio difensivo ha preannunciato il ricorso in appello.