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Accoltella un uomo al collo in piazza, arrestato 38enne

VILLA SAN GIOVANNI – (RC) Avrebbe accoltellato un uomo in piazza. Un uomo di 38 anni, Roberto Gino Zanon, è stato arrestato dai carabinieri a Villa San Giovanni con l’accusa di tentato omicidio. Zanon è ritenuto l’autore del ferimento di un 32enne arrivato nei giorni scorsi, in tarda serata, nel pronto soccorso dell’ospedale di Reggio Calabria con una grave ferita da taglio al collo.

All’identità del presunto autore i carabinieri sono giunti dopo che partita la segnalazione al 112, hanno avviato gli accertamenti e, grazie alle dichiarazioni di alcuni testimoni e all’attività di indagine classica, sono riusciti a ricostruire l’ accaduto e a individuare il presunto responsabile dell’aggressione che, al momento dell’arresto, si trovava nella sua abitazione a Villa San Giovanni.

Il quadro indiziario, consegnato alla Procura di Reggio Calabria, diretta Giovanni Bombardieri, ha permesso di raccogliere un dettagliato scenario probatorio a carico Zanon oltre a stabilire il movente che, secondo i carabinieri, con tutta probabilità sta dietro il tentato omicidio.

L’accoltellamento è avvenuto, infatti, a Villa San Giovanni, in piazza Valsesia, al termine di un litigio nato per futili motivi.

Mentre Zanon è stato accompagnato in carcere, la vittima si trova attualmente ricoverata in prognosi riservata nell’ospedale di Reggio Calabria. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal sostituto Marco Antonio De Pasquale, proseguono per chiarire i contorni della vicenda.
  

‘Ndrangheta, confiscati beni per oltre 200mln al “miliardario del bitume”

REGGIO CALABRIA –Confiscati beni per un valore di 212 milioni di euro dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria e dallo Scico (Servizio Investigazione Criminalità Organizzata della Gdf) all’imprenditore Domenico Gallo, 65 anni, indiziato di contiguità con le cosche Piromalli e Zagari-Fazzalari della ‘ndrangheta, in esecuzione di un provvedimento richiesto dalla Dda.

Oltre a svariate disponibilità finanziarie, la confisca ha riguardato 13 società di capitali con il relativo patrimonio aziendale, le quote di un’altra società, 11 immobili, tra terreni e fabbricati e una villa di pregio, un autoveicolo e 12 orologi di lusso. 

Un collaboratore di giustizia aveva definito Domenico Gallo il “miliardario del bitume” perché é riuscito a creare, nel giro di alcune decine di anni, quell’amalgama con esponenti della ‘ndrangheta, rappresentanti della pubblica amministrazione e faccendieri che gli ha consentito di accaparrarsi l’esecuzione di grandi opere pubbliche.

 
 

Sin dal 1985 le informative della polizia lo indicavano quale emergente elemento di spicco della nuova alleanza tra imprenditoria mafiosa e mondo politico-amministrativo a livello locale e nazionale. Il nome di Gallo è comparso in numerose indagini contro la ‘ndrangheta. La sua figura, infatti, spunta nelle inchieste “Cumbertazione”, “Martingala” e “Waterfront”, condotte dai finanzieri del Gico e dello Scico, con il coordinamento della Dda reggina. Secondo quanto é emerso dalle indagini, c’era una sproporzione tra il profilo reddituale dichiarato e quello patrimoniale del nucleo familiare di Gallo. Per i pm, grazie a una serie di società a lui riconducibili o, comunque, nella sua disponibilità, l’imprenditore ha illecitamente operato in diversi contesti territoriali sia provinciali che nazionali. Il coinvolgimento di Gallo in contesti di criminalità organizzata per la commissione di reati di natura economico finanziaria, nonché contro la pubblica amministrazione, era già emerso nelle inchieste “Chaos”, “Amalgama”, “Arka di Noè” e “Red Line”.

Adottato su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Calogero Gaetano Paci e del pm Gianluca Gelso, il provvedimento di confisca di beni conferma il sequestro degli stessi disposto nel 2018 dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria e prevede anche, per Gallo, la misura della sorveglianza speciale per 5 anni.

Coniugi uccisi mentre raccoglievano olive, arrestato un parente delle vittime

REGGIO CALABRIA – Si sono aperte le porte del carcere per Francesco Barillà, di 65 anni, arrestato per il duplice omicidio, avvenuto il 9 dicembre scorso a Calanna, in provincia di Reggio Calabria, nel quale vennero uccisi i coniugi Giuseppe Cotroneo, di 58 anni, e Francesca Musolino di 51. Un’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dell’aggiunto Gerardo Dominijanni e del sostituto Flavia Modica.

L’arresto è stato eseguito stamattina all’alba dai carabinieri della compagnia di Villa San Giovanni e del comando provinciale.

Il motivo, un terreno confinante

Al termine delle indagini, in manette è finito Barillà, parente della coppia, proprietario di un terreno confinante con quello di Cotroneo e Musolino. La coppia, da subito, era apparsa lontana dagli ambienti criminali della zona.

Marito e moglie vennero uccisi a colpi di fucile mentre raccoglievano le olive. Dalle prime indiscrezioni, sembrerebbe proprio legato a dissidi sulla proprietà del terreno il possibile movente del duplice omicidio avvenuto in un momento in cui il figlio delle vittime si era allontanato dal terreno dove stavano lavorando i genitori.