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D.i.Re contro gli attacchi all’autodeterminazione e per l’applicazione della legge 194

ROMA – In Italia, in Spagna e in Europa continuano gli attacchi alla autodeterminazione delle donne per mezzo di scelte politiche che negano o limitano le leggi per l’interruzione volontaria della gravidanza.
Lo scorso mese di dicembre, il governo spagnolo si è fatto promotore di una legge che, se sarà approvata dal parlamento spagnolo, limiterà l’aborto legale ai casi di violenza sessuale o di gravi condizioni di salute delle donne. Saranno delle commissioni di medici o di giudici a valutare la gravità dei casi, invece delle donne. Il governo spagnolo vuole riportare le donne indietro nel tempo, negando loro piena cittadinanza e libertà di scelta.
Nel nostro Paese l’obiezione di coscienza di ginecologi, che oggi riguarda il 70 per cento dei medici delle strutture pubbliche, ha lentamente ma inesorabilmente reso inapplicabile la legge 194. Il processo di svuotamento dell’efficacia della legge è cominciato sin dalla sua approvazione. Una legge civile che aveva affrontato il problema dell’aborto clandestino e permesso alle donne di interrompere la gravidanza in situazioni di sicurezza. L’attacco alla salute sessuale e riproduttiva delle donne ha compreso anche la falcidie dei consultori, luoghi dove si attuava educazione alla contraccezione e alla salute riproduttiva delle donne.
Il Parlamento europeo nel dicembre nero dei diritti delle donne, ha bocciato la risoluzione Estrela che prevede azioni a tutela della salute delle donne e delle ragazze, educazione sessuale e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
Questa politica vìola il diritto alla piena cittadinanza delle donne, le indebolisce e le espone a vittimizzazione e alla violenza maschile in totale contraddizione alle Convenzioni Internazionali che contrastano la violenza di genere.
Ci mobiliteremo in difesa del diritto alla salute e per la libertà di scelta, per fermare questa controriforma che apre le porte all’oscurantismo, nega i diritti e la piena cittadinanza alle donne in violazione della Carta Europea.
Il governo spagnolo, il parlamento europeo e il governo italiano devono cambiare rotta e rispettare i principi della democrazia : riconoscere e favorire l’autonomia morale, preservare la libertà di coscienza e garantire la pluralità di interessi di tutte le donne.
Siamo a fianco delle donne spagnole e chiediamo al parlamento e al governo italiano di attivarsi per affrontare il problema dell’obiezione di coscienza per un piena applicazione della legge 194.

ANCI e D.i.Re insieme contro la violenza di genere

ROMA – “Prevenzione e sensibilizzazione sono le due parole chiave del protocollo tra ANCI e D.i.Re che, se correttamente applicato, si dimostrerà utile per il contrasto della violenza nei confronti delle donne”. Così la delegata ANCI alle Pari Opportunità, Alessia De Paulis, sottolineando la sempre più stretta collaborazione tra Enti locali e associazioni per sviluppare azioni e progetti di prevenzione e lotta alla violenza di genere.

“ Il fenomeno della violenza maschile contro le donne è un crimine – ha sottolineato la delegata ANCI – e rappresenta una violazione fondamentale dei diritti umani” . In questo scenario positivo è stato l’ accordo siglato con D.i.Re perché “ si pone l’ obiettivo di svolgere una funzione di prevenzione e contrasto della violenza contro le donne attraverso iniziative concrete come l’ inserimento dei centri antiviolenza nei piani di zona, la formazione della polizia municipale e degli operatori dei servizi sociali e l’ adozione di un sistema che prevede la raccolta di dati certi sul fenomeno della violenza. La novità, infatti – ha concluso De Paulis – è proprio quella di intervenire in un settore purtroppo deficitario nel nostro Paese, che riguarda appunto i centri antiviolenza, e di poter quindi disporre di dati aggiornati che consentano di monitorare i casi di violenza” .

“ Il protocollo di intesa è un ottimo punto di partenza per realizzare a livello territoriale tutte le azioni necessarie affinché l’ Italia si uniformi alle direttive internazionali antiviolenza – ha detto Titti Carrano, presidente D.i.Re – sia per quanto riguarda il numero dei Centri antiviolenza che dei posti letto nelle case rifugio. Tutto questo è possibile solo con finanziamenti adeguati permanenti. Ma non basta: i centri antiviolenza devono essere riconosciuti come luoghi di elaborazione politica, di esperienza e competenza. I centri non sono un servizio, ma luoghi di progettualità e di valorizzazione delle donne che hanno avuto il merito di portare alla coscienza collettiva la questione della violenza contro le donne e del femminicidio. Ci appelliamo a tutti i comuni italiani affinché aderiscano al protocollo e si preoccupino che nei loro territori ci siano risposte adeguate per le donne discriminate e maltrattate” .

I Comuni e D.i.Re. si sono anche impegnati a favorire la creazione di tavoli tecnici interistituzionali per coinvolgere tutti gli attori interessati a sostenere le donne vittime di violenze di genere e i loro figli. ANCI e la Rete D.i.Re. stanno collaborando anche per la realizzazione di un vademecum destinato agli operatori e alle operatrici dei servizi sociali che si trovino a supportare donne vittime di maltrattamento, e che una volta realizzato, sarà il primo strumento di questo tipo a livello nazionale.

D.I.Re e Centro antiviolenza Lanzino, le politiche contro la violenza alle donne non siano solo uno slogan

COSENZA – Il 25 novembre si celebra la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donna: una data simbolica per riflettere collettivamente sulla gravità del fenomeno. Tuttavia, a fronte di una maggiore consapevolezza della pubblica opinione, la situazione non è migliorata. Nella risposte istituzionali prevalgono approcci scorretti al problema della violenza maschile a causa di disinformazione, stereotipi e pregiudizi. I centri antiviolenza hanno fatto emergere la violenza contro le donne e chiedono da tempo che l’Italia si adegui alle direttive internazionali per sostenere efficacemente le donne che denunciano violenze, rispettandone l’autodeterminazione.

Nel 2012 sono state 15mila le donne accolte nei sessantacinque centri antiviolenza aderenti a D.i.Re, e i dati disponibili rilevano che nel 2013 i femminicidi sono stati 109 e 78 quelli tentati. Si tratta di dati non esaustivi, perché nel nostro Paese non c’è ancora un osservatorio nazionale sulla violenza maschile contro le donne.
Oggi una donna che desidera interrompere una relazione con un partner violento ha diritto di essere ascoltata da personale adeguatamente formato ed ha diritto di essere ospitata in strutture protette, sia che abbia figli o no.
Ma questi diritti – che sono sanciti nei trattati internazionali, dalla Convenzione di Istanbul e dalla Cedaw – non sono applicati pienamente in Italia perché manca un sistema strutturato di interventi che rispetti gli standard definiti a livello internazionale.
Le risposte da parte dei tribunali, delle forze dell’ordine e dei servizi sociali sono carenti e non coerenti fra loro. Mancano protocolli di intervento omogenei sul territorio nazionale. Mancano le strutture per ospitare le donne (500 posti letto a fronte dei 5700 che sarebbero necessari se si applicassero gli standard internazionali) e i centri antiviolenza non hanno finanziamenti pubblici certi. I fondi previsti nella legge sul femminicidio per far fronte al problema della violenza sono del tutto insufficienti.
Queste gravi lacune rendono difficile i percorsi di uscita dalla violenza familiare e causano la vittimizzazione secondaria delle donne che vogliono separarsi da partner violenti.
Permane una cultura che mira alla conservazione ad ogni costo del legame familiare anche se è violento e distruttivo.
L’affido condiviso e il ricorso alla mediazione familiare non sono ancora esclusi dalle separazioni dove ci sono forme di violenza, e molte donne restano in contatto con gli ex partner violenti.
Ribadiamo l’invito al Governo affinché sia rinnovato il Piano Nazionale antiviolenza, lo strumento principale per definire in modo coerente l’insieme delle politiche di intervento sul problema della violenza contro le donne. Che ai buoni propositi facciano seguito politiche efficaci.
La violenza contro le donne non è uno slogan!

 

Doppio appuntamento con il Centro antiviolenza Lanzino

COSENZA – In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza alle donne il Centro antiviolenza Roberta Lanzino invita le cittadine e i cittadini a partecipare all’iniziativa Pro&Con i centri antiviolenza che si svolgerà a Cosenza domenica, 24 novembre, in Piazza XI Settembre dalle ore 9 alle ore 14.

Le imprenditrici agricole di Confagricoltura Donna Calabria doneranno le clementine contro la violenza alle donne insieme alle donne dei centri antiviolenza in diverse città di Italia per sostenere e promuovere i centri, per sensibilizzare e tenere alta l’attenzione sul problema della violenza alle donne.

L’Associazione Nazionale delle Donne in Rete contro la violenza (D.i.Re) e il centro antiviolenza Roberta Lanzino intendono ringraziare la Confagricoltura Donna per l’iniziativa che non è solo di  fund raising ma è soprattutto un contributo al cambiamento culturale necessario per affermare il valore della dignità, dei diritti e della vita delle  donne.

Il 25 Novembre il Centro antiviolenza Roberta Lanzino inaugurerà la nuova sede, in via Ernesto Fagiani 17, presso la sede dell’ assessorato provinciale al Mercato del Lavoro e Formazione Professionale (ex INAPLI). Alle ore 18,00 le donne del Centro antiviolenza, il Presidente della provincia di Cosenza – On.le Mario Oliverio, l’assessore Giuseppe Giudiceandrea ed altri rappresentanti istituzionali saranno lieti di ospitarvi nella nuova sede concessa dall’Amministrazione provinciale di Cosenza. In questa occasione la Confagricoltura Donna Calabria consegnerà al centro antiviolenza Roberta Lanzino il ricavato dalle vendite delle clementine antiviolenza.