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“Il Cinefilo” torna al Dam Unical per il trentennale della caduta del Muro di Berlino

RENDE (CS) – Nel trentesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino, avvenimento che segnò la storia dell’Europa e cambiò i destini del mondo, l’Associazione Culturale Entropia organizza una rassegna cinematografica pomeridiana pensata per gli studenti, dal titolo “Il Cinefilo – The Wall”.

Per tre martedì, dal 12 al 26 novembre 2019, alle ore 17,30 nel cineteatro del DAM (Edificio Polifunzionale, Università della Calabria) rivedremo insieme i film più belli sul tema, guidati da docenti dell’ateneo esperti di Storia e di Cinema.

Si comincia domani con la proiezione di “Le vite degli altri” di F.H. von Donnersmarck (Germania, 2006). Un agente della Stasi entra nella vita di una coppia, registrando e osservando ogni passo, parola e gesto, fino a interferire con le sue azioni. Un thriller coinvolgente e intenso premiato nel 2007 con l’Oscar per il Miglior Film Straniero e con il David di Donatello per il Miglior Film dell’Unione Europea. Sarà Brunello Mantelli, docente di Storia dei conflitti internazionali, ad introdurre la visione del film.

Martedì 19 spazio alla commedia, con la proiezione di Goodbye, Lenin! di Wolfgang Becker (Germania, 2003). Satira ben calibrata, plot originale: Christiane vive nella Germania dell’Est ed entra in coma poco prima della caduta del muro di Berlino. Quando si risveglia i figli si adoperano perché non scopra che il Paese è finito nelle mani dei capitalisti. L’introduzione alla visione è a cura di Antonella Salomoni, docente di Storia Contemporanea.

La rassegna si chiude il 26 novembre con un classico, “Il cielo sopra Berlino” (1987) di Wim Wenders, maggior esponente del “Nuovo cinema tedesco”. Parzialmente ispirato alle poesie di Rilke, il film racconta una Berlino complicata vista dagli occhi di due angeli, Damiel e Cassiel, che scendono dal cielo sopra la città, osservando il comportamento degli umani e i loro tormenti, senza poter fare nulla per aiutarli. Il film ha vinto il premio per la migliore regia alla quarantesima edizione del Festival di Cannes. L’introduzione sarà curata da Bruno Roberti, docente di Istituzioni di regia.

La rassegna rientra nell’ambito delle attività del progetto “Studenti senza Frontiere” e vede la partecipazione attiva dei volontari del Servizio Civile Universale.

E’ un modo per riflettere  su vecchie e nuove frontiere, sui regimi di ieri e di oggi, affinché le giovani generazioni prendano coscienza del passato e impediscano che altri muri ideologici si alzino in Europa.

Microteatro, doppio appuntamento al DAM Unical

RENDE (CS) – Terzo appuntamento di Microteatro, rassegna di teatro e socialità a km 0, organizzata da Associazione Culturale Entropia in collaborazione con Libero Teatro e Associazione Zahir. 

Martedì 14 maggio il Dam dell’Università della Calabria (CS) ospiterà un lungo pomeriggio di teatro.

Si comincia alle ore 17:00 con un incontro pubblico dal titolo “Politiche e pratiche del teatro che possiamo”, un momento di riflessione e analisi, uno spazio di confronto tra operatori e pubblico, un’occasione per scambiare informazioni con gli studenti dell’Università della Calabria e con quanti intendono intraprendere percorsi teatrali professionali nella nostra regione. 

PROGRAMMA

Alle 19:30 momento di convivialità con l’aperitivo a km zero organizzato in collaborazione con Fattoria Biò e Rocca Brettia, sponsor della rassegna. E alle 20:30 sipario aperto su “Bollari. Memorie dallo Jonio”, di e con Carlo Gallo (Teatro della Maruca), un monologo tratto dai racconti orali dei pescatori del mar Jonio che ha come sfondo il fascismo e la seconda guerra mondiale.
La recitazione è scandita dalla respirazione e dalla gestualità ricercata, dalla musicalità di una lingua, arcaica, poetica e comprensibile a tutti di fronte alla quale è impossibile non farsi travolgere e affascinare. “Bollari” è una parola antica annuncia l’avvistamento dei tonni a largo delle coste, un urlo di gioia a cui seguivano lanci e fragori di bombe in mare, una pratica illegale diffusa tra i pescatori dello Jonio al fine di ricavare più pesce possibile in poco tempo e sopperire alla fame. Una storia di mare che si chiude sopra il deserto dei valori di un mondo travolto dal regime e dalla guerra.

Reading sul ’68 al DAM Unical con Ugo G. Caruso e Aldo D’Orrico

RENDE (CS) – “1968. Cambiate il mondo, sto arrivando!” è la personalissima rievocazione tra il tenero e l’ironico, a distanza di mezzo secolo, dell’anno più mitizzato e controverso del secondo Novecento da parte di un dodicenne di allora, timido ed ingenuo ma già molto curioso ed ansioso di gettarsi nella mischia, come si può intuire dall’esortazione contenuta nel titolo. Quel dodicenne è Ugo G. Caruso che riprendendo un suo testo a metà tra il racconto e il saggio, pubblicato con successo dieci anni prima, ha deciso sul finire dell’anno scorso di riproporlo in forma di reading, rielaborato e aggiornato, a distanza di mezzo secolo dal ’68.

Mercoledì 13 marzo alle ore 21 Caruso porterà il reading all’Università della Calabria, che non visse quei fermenti perché non esisteva ancora (la legge istitutiva è del 1968) ma sarebbe sorta di lì a poco e proprio sulla scia di quelle idee, nella prosecuzione dello spirito che aveva animato quel movimento di protesta.

La serata, organizzata dall’Associazione Culturale Entropia nella sala teatro del DAM – Filorosso (Edificio Polifunzionale), segna in qualche modo l’esordio di Caruso nel teatro di narrazione. Scritto, messo in scena e raccontato dallo stesso Caruso, lo spettacolo si avvarrà dell’accompagnamento di Aldo D’Orrico, uno dei più originali ed apprezzati artisti della scena musicale cosentina, che con la sua chitarra ricreerà l’atmosfera musicale dell’epoca, reinterpretando una serie di brani che contribuirono in modo determinante alla maturazione di quel clima sociale e culturale. Il reading sarà preceduto da un breve video realizzato da Lucio Montera, ultradecennale collaboratore di Caruso, che raccoglie una serie di scatti celebri che documentano quell’anno.

Lo spettacolo, sintetizzato per certi versi nell’elaborato mosaico della locandina firmata da Marco Cotti, racconta attraverso aneddoti spiritosi e spesso paradossali il disorientamento ed il senso di inadeguatezza frammisto al desiderio di partecipazione del giovanissimo Ugo di fronte a quel rivolgimento profondo e all’apparenza improvvisa che turba il mondo degli adulti, destabilizza le certezze conclamate, preoccupa l’establishment, mette in crisi persino il linguaggio comune.

E ovviamente non tralascia neppure di ricordare gli effetti sortiti nella piccola comunità cosentina fin lì intorpidita in un prolungato dopoguerra, a dispetto del boom già esauritosi, che ne viene traumatizzata fino a dividersi tra l’eterno ancien regime meridionale e quanti vogliono agganciarsi ai nuovi fermenti.

Ricostruendo mese dopo mese i tanti accadimenti succedutisi a livello planetario durante l’anno, quasi in modo simultaneo e ad un ritmo tamburreggiante, il testo esplora i cambiamenti nello scenario politico internazionale, nel costume, nella musica, nelle arti, nel cinema, nella televisione, nella pubblicità, mescolando gli eventi epocali alle novità più “pop”, in una sarabanda che coinvolge Herbert Marcuse e Gianni Rivera, Valle Giulia e il Golfo del Tonchino, Martin Luther King e Otis Redding, il Maggio francese e la Primavera di Praga, Ho Chi Minh e George Best, Patty Pravo ed Angela Davis, la missione dell’Apollo 8 e Il pianeta delle scimmie, Corto Maltese e Bob Kennedy, Sergio Endrigo e Cassius Clay, Rudi Dutschke e Bob Dylan, la Mrs Robinson de Il laureato e la seducente insegnante di matematica della seconda media, il sottomarino giallo e l’astronave di 2001 Odissea nello spazio, i provos e i zengakuren, i Beatles e Il Circolo Picwick, Snoopy e Pasolini, Daniel Cohn Bendit e Carosello, Piazza delle Tre culture e il cortile di casa.

Il tono volutamente umoristico nel descrivere i tanti fraintendimenti in cui incorre il narratore per via dell’età troppo acerba per poter cogliere appieno il senso di quella protesta generazionale e delle vicende che ne seguirono, è alternato a rapide considerazioni a posteriori dell’autore, alla luce della sua formazione storico-politologica e del suo impegno negli anni immediatamente successivi.

Il racconto si conclude con un augurio che cade in un momento in cui se ne sente davvero il bisogno: quello che possa ricrearsi un nuovo ’68 inteso come ritorno all’engagement, agli ideali di cambiamento, ad una presa in carico delle sorti del mondo, in sostanza una potente rigenerazione collettiva.

Buon 23° compleanno Filorosso!

RENDE (Cs) – Il 14 dicembre è il 23° compleanno del Filorosso. Quest’anno si festeggerà aprendo il DAM – Dipartimento Multimediale Autogestito alla città, insieme alle associazioni artistiche e culturali con cui in questi anni ha condiviso condiviso spazi, idee, iniziative, progetti.

Compagnie teatrali, gruppi musicali, cinefili, fumettisti, fotografi, scrittori, piccoli editori, giornalisti, grafici, smanettoni del web, tutti alle prese con una mole di lavoro entusiasmante quanto problematica.

«Artisti e operatori pieni di creatività, coraggio, passione civile . è spiegato ella nota -, si industriano e si adoperano senza sosta, superando la prova del tempo, radicandosi e resistendo. Le potenzialità di questo impegno culturale, teso ad innovare, a diffondere cultura al tempo dell’ignoranza al potere, a tessere relazioni sociali nella società dell’individualismo, ad inventare nuove forme di vita e di lavoro, sono innegabili.
Noi ci troviamo in un luogo strategico per la formazione della coscienza critica, l’Università della Calabria, da cui transitano migliaia di giovani. Per questo sentiamo la responsabilità di sperimentare, di cercare altre strade, altre relazioni, altre parole. Uscire per contaminare il territorio, perché quello che abbiamo in Comune non ci basta. Le città possibili che abbiamo in mente sono città i cui spazi culturali sono condivisi, funzionanti, attrezzati, efficaci e produttivi. Spazi pubblici, in cui fare formazione e informazione, lavorare, progettare, convinti che solo la Cultura può rigenerare il tessuto urbano e civile del nostro Sud.
Cosa possiamo fare insieme perché la città che abbiamo in mente diventi reale, ricca di partecipazione, lavoro creativo riconosciuto, rapporti sociali continuativi, un senso civico e comunitario diffuso? Siamo abbastanza maturi da provare a costruire una proposta culturale organica, capace di condizionare, di diventare “egemone”, di influenzare la politica e le istituzioni? Quando passeremo dalla resistenza all’esistenza? Forse nessuno di noi avrà la risposta, ma mettere insieme le domande giuste e su quelle cominciare a interrogarci, ci sembra già un passo in avanti. Chiunque condivide questo spirito propositivo e sente di contribuire positivamente alla discussione è il benvenuto».

“Rural Up” al DAM tornano gli studenti Erasmus ospiti di Entropia

ARCAVACATA DI RENDE (CS) – Tornano gli Erasmus al DAM dell’Università della Calabria. Anche quest’anno l’Associazione Culturale Entropia accoglierà dal 23 al 30 ottobre prossimi, 24 giovani (tutti fra i 18 ed i 25 anni) provenienti da quattro Paesi europei: Italia, Grecia, Slovacchia e Bulgaria. Il progetto si chiama “Rural Up” ed è organizzato in collaborazione con l’Agenzia Nazionale per i Giovani nell’ambito del programma Erasmus+ finanziato dalla Commissione Europea. Il format è lo stesso: una settimana di convivenza, conoscenza e scambio di esperienze – rigorosamente in lingua inglese – all’interno del Campus di Arcavacata, vitto e alloggio coperti senza oneri per i partecipanti. Tema centrale di “Rural Up” è l’occupazione giovanile, con focus specifico sulle aree rurali, l’empowerment dei giovani con minori opportunità e lo sviluppo delle aree rurali, questioni centrali nella realtà italiana (calabrese in particolare) come in quelle slovacca, bulgara e greca. I giovani europei che parteciperanno allo scambio vivono in territori dove è evidente una forte disoccupazione giovanile che li porta a trasferirsi in aree urbane. Il progetto ha l’obiettivo di offrire innanzitutto una maggiore conoscenza e comprensione del fenomeno dell’abbandono delle aree rurali, oltre che una maggiore consapevolezza della situazione occupazionale negli altri paesi europei con focus sulle aree rurali. Ma l’obiettivo è anche quello di divulgare le storie di successo di giovani imprenditori rurali, dovute spesso all’impiego innovativo delle tecnologie, ed incentivare i partecipanti a sviluppare idee e progetti per le proprie aree di provenienza. Per questo motivo si cercherà di selezionare partecipanti ambiziosi e persistenti, capaci di affrontare con creatività il mondo del lavoro e di offrire nuove idee per il cambiamento su larga scala, capaci di comunicare in inglese ed predisposti ad un dialogo aperto e costruttivo, ma anche curiosi e pieni di idee su come usare al meglio il potenziale dell’agricoltura nelle proprie comunità e in Europa, al fine di creare un impatto positivo sull’economia reale.

“Lavorare con lentezza” chiude la rassegna Il Cinefilo ’77 al DAM Unical

RENDE (CS) – Si avvia alla conclusione la rassegna cinematografica “Il Cinefilo ’77”, organizzata dal Dam (Dipartimento Autogestito Multimediale dell’Università della Calabria).

“Uno strano movimento di strani studenti”: così viene definito all’alba del ‘77 il Movimento che irrompe in Italia sotto forma di contestazione studentesca (contro la circolare Malfatti che cancella il piano di studi libero introdotto dal ’68) ma da subito svela la natura composita del “soggetto” che scende in piazza, formato da liceali e universitari, e proletari, operai, femministe, indiani metropolitani. Un soggetto rivoluzionario che trova il suo comun denominatore nella rottura definitiva con la sinistra istituzionale (che culminerà nella cacciata di Lama, segretario generale della Cgil, da La Sapienza di Roma occupata) e nel rifiuto di farsi istituzione a sua volta. Anno di fortissime tensioni e di manifestazioni di piazza che sfociano puntualmente nella guerriglia urbana, il ‘77: la violenza verrà teorizzata ed assunta da una parte del movimento come necessaria alla trasformazione dello Stato presente. Sarà questa la sua fine, nell’autunno, fra lotta armata ed eroina, ma il riflusso non cancellerà l’innovazione sociale prodotta da quel movimento. Il rifiuto del lavoro salariato e l’autorganizzazione della cooperazione, la nascita delle radio libere e dei centri sociali, l’autoproduzione artistica.

Quaranta anni dopo, la rassegna “Cinefilo ’77” ha guardato quindi a quell’anno attraverso l’occhio attento del cinema italiano, che ha saputo cogliere, persino in anticipo, il segno dei tempi, facendosi testimone e interprete di una stagione rivoluzionaria troppo spesso ridotta a “stagione del terrorismo” nella narrazione ufficiale.

Appuntamento quindi per mercoledi 31, dalle 20,30 alle 23,00, con il quarto ed ultimo appuntamento con la rassegna-viaggio breve nella storia italiana e nelle pieghe di un tempo che ha aperto immaginari, dispiegato pratiche, costruito amori e amicizie, distrutto vite. Dopo “Io sono un autarchico”, “Todo Modo” e “Assalto al cielo”, nei locali del DAM verrà proiettato il film di Guido Chiesa “Lavorare con Lentezza” (2004), interpretato fra gli altri dall’attore cosentino Max Mazzotta – che sarà presente alla proiezione: è la storia di Radio Alice nella Bologna del ’77, città nella quale il Movimento si espresse nella sua forma creativa e culturale più provocatoria.

Sinossi del film

Anni ’70, Italia. Per molti, gli anni dell’austerity, dell’inflazione al 21%, del terrorismo, delle stragi. Per altri, anni di gran divertimento… Bologna, 1976. Radio Alice è la radio del movimento studentesco: fantasia, rifiuto del lavoro salariato, libertà sessuale e provocazioni culturali. Un mondo estraneo ai tutori dell’ordine e ai “bravi cittadini”, ma anche alla maggioranza dei ragazzi delle periferie.

Come a Safagna, periferia Sud. Due ragazzi sui venti, Sgualo e Pelo, possono solo sognare una via d’uscita dal quotidiano grigio e opprimente. Qualche volta per ovviare alla cronica mancanza di denaro fanno qualche “lavoretto” per un ricettatore locale, Marangon. Questa volta, però, Marangon propone loro qualcosa di diverso… scavare un tunnel nel sottosuolo del centro. Obiettivo: la Cassa di Risparmio di Piazza Minghetti. I due, non senza tergiversare, accettano la rischiosa impresa. Ma, si sa, lavorare stanca. E per vivacizzare le lunghe ore notturne di “lavoro”, i due portano nel tunnel una radiolina. Contro ogni logica, trovano una stazione: Radio Alice. Il “flusso creativo” dell’emittente diviene la colonna sonora dei colpi di piccone. Una notte Pelo e Sgualo decidono di andare alla sede dell’emittente e… Inizia così per i due ragazzi l’avventura in un mondo nuovo, eccitante. Nel giro di pochi mesi scoprono musiche mai udite prima, conoscono la possibilità inebriante della comunicazione libera.

E’ una situazione, però, destinata a non poter durare. La sfida rappresentata da questa crescente massa di giovani che rifiutano il lavoro e le istituzioni, che non sognano il posto fisso, né di farsi famiglia e consumare, è troppo rischiosa per un sistema vacillante. Quando un carabiniere uccide uno studente durante dei tafferugli all’università, la rivolta a lungo covata esplode in tutta la sua tragica violenza. Radio Alice ne è la colonna sonora. Dopo due giorni di scontri e barricate, la radio viene chiusa, accusata di aver diretto gli scontri via etere. I ragazzi hanno perso la radio, gli amici, le donne. L’appuntamento con la Storia, forse. Ma la sensazione di averci provato, quella lì non li abbandonerà più. In attesa di provarci di nuovo. “Tutte le storie parlano di oggi. E di domani.”

All’Unical “Cameraconvista – Visioni di Vittorio Giordano”

RENDE (CS) – Dopo aver lanciato il Premio fotografico, in collaborazione con il Festival del fumetto Le Strade del Paesaggio e Corigliano Calabro Fotografia, verrà ufficialmente presentata il 6 marzo, a distanza di un anno dalla prematura scomparsa del fotografo cosentino Vittorio Giordano, l’associazione Camera con vista: collettivo di amici, creativi, appassionati che decidono di investire nel campo delle arti visive attraverso percorsi di formazione, proseguendo la linea artistica tracciata dal lavoro  del fotografo.

Ad accompagnare la presentazione della neonata associazione, saranno proprio le foto di Vittorio Giordano: in mostra trenta scatti del fotografo, che raccolgono in modo potente e significativo, un’attività nel campo delle arti visive ventennale, che ha sempre saputo emergere in modo libero e ricco di personalità in campi assolutamente variegati: dalla musica, al teatro, passando per i reportage, il racconto per immagini di Paesi suggestivi e vivissimi.

L’iniziativa, organizzata dall’associazione Camera con vista, in collaborazione con l’associazione culturale Entropia e Le Strade del Paesaggio, si svolgerà presso il DAM (Dipartimento autogestito multimediale), Edificio Polifunzionale, Università della Calabria, dove Vittorio ha tenuto dal 2011 al 2015 i suoi laboratori, formando decine e decine di giovani appassionati di fotografia.

La mostra rimarrà aperta fino al 20 marzo.

Dalla rabbia alla gioia di ribellarsi

COSENZA – 10 anni fa la città di Cosenza scrisse una delle pagine più belle della sua storia, per un giorno decine di migliaia di persone hanno smesso di fare qualunque cosa per scendere in piazza e protestare contro gli arresti degli attivisti no global coinvolti nell’inchiesta Sud ribelle che li vedeva imputati per associazione sovversiva e attentato agli organi istituzionali.

Una manifestazione che in realtà fu una festa popolare, si marciò pacificamente, si cantarono canzoni, si urlarono slogan, ci si tenne per mano e da estranei ci si riscoprì tutti amici, compagni accumunati da un unico intento, quello di dimostrare che il dissenso è un diritto e non un reato.

Quel giorno l’aria profumava di mandarini e di erba proibita, il corteo snodandosi allegramente per le vie della città e cresceva di ora in ora, era rumoroso e colorato e anche chi decise di rimanere a casa dimostrò la propria adesione lanciando fiori dai balconi, fu una giornata dalle emozioni intense e lontanissima dall’idea di chi la prospettò come un violento assedio.

Dopo una ventina di giorni tutti gli arrestati vennero rilasciati, nel dicembre 2004 cominciò il processo di primo grado, conclusosi a giugno di quest’anno in cassazione con la definitiva assoluzione di tutti gli imputati.

Per ricordare quei giorni Coessenza ha organizzato una mostra fotografica a cura di di Dino Grazioso con la collaborazione di diversi autori.

30 pannelli che raccontano 10 anni di avvenimenti, i più emblematici che partono dalla rabbia portata in piazza per un’ingiustizia alla gioia travolgente per la verità ritrovata.

La mostra da ieri è esposta all’Università della Calabria presso il DAM fino al 18 dicembre per poi spostarsi per il resto della vacanze natalizie in città nell’area delle ex Officine su viale Parco.

Questa mostra è decisamente importante, perché la rievocazione di quel periodo non è una semplice operazione del  “cosa è accaduto” o del “cosa abbiamo fatto”, ma è un importante esercizio di memoria collettiva, per ricordare chi ha pagato per dei reati di opinione, per ricordare che venire meno al dovere di ribellarsi contro un ordine ingiusto comporta diventare complici di quell’ingiustizia, per ricordare che resistere ai soprusi, alle ingiustizie e ai comportamenti illegittimi non è solo un diritto ma anche e soprattutto un dovere, per non dimenticare e rischiare di dare tutto per scontato.

Gaia Santolla

All’Unical la mostra ” Le giornate di Cosenza”

COSENZA – Oggi  giovedì 13 dicembre alle ore 18,00 presso il DAM, edificio polifunzionale Unical, verrà inaugurata una mostra che racconta una storia scritta il 23 novembre 2002 a Cosenza, quando decine di migliaia di persone scesero in piazza per chiedere la liberazione delle attiviste e degli attivisti noglobal arrestati nell’inchiesta sul sud ribelle.

A dieci anni di distanza la Coessenza ha ricordato quei giorni di mobilitazione, e le tappe successive della vicenda, con una mostra di materiali fotografici firmati da autori diversi che hanno volontariamente contribuito al progetto grafico curato da Dino Grazioso.

In trenta pannelli 70×100 viene raccontata la grande lezione di civiltà di una piccola città del Sud Italia capace di ribellarsi alle ingiustizie e di ribaltare con dignità e determinazione il corso degli eventi. Il 15 novembre 2002 Cosenza si risvegliò al centro di una maxioperazione di polizia che portò in carcere 20 persone per reati di cospirazione politica, legati alle vicende del G8 di Genova. La città reagì subito agli arresti, venne convocata una conferenza stampa, in cui presero posizione il sindaco e il consiglio comunale, assemblee e cortei si susseguirono – a Cosenza come a Napoli, a Roma e in altre città – fino al grande appuntamento del 23 novembre, preceduto da un’assemblea oceanica nell’Aula Magna dell’Unical. Nel giro di 18 giorni tutti gli arrestati vengono liberati. Il 2 dicembre 2004 iniziò il processo di primo grado che si è concluso solo a giugno di quest’anno in cassazione con la piena assoluzione di tutti gli imputati.

La mostra rappresenta un contributo alla memoria collettiva, grazie ai lavori di Gianni Muraca, Manuela Perna, Luca Mannarino, Francesco Grazioli, Guru, Luigi Celebre, Stefania Tropea, FataNera, Ciccio Noto e tanti altri. Allestita ieri all’Università della Calabria presso il DAM, resterà aperta fino al 18 dicembre (secondo gli orari d’apertura della struttura, dalle 9 alle 19, escluso sabato e domenica) per poi spostarsi in città nell’area delle ex Officine su viale Parco, dove rimarrà disponibile al Rialzo per tutte le vacanze natalizie. Nell’ambito dell’esposizione al DAM, l’Associazione culturale Entropia ha previsto per oggi giovedì 13 dicembre alle ore 18,00  la presentazione pubblica della mostra con i curatori della Coessenza.